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== Contesto storico == | == Contesto storico == | ||
La rivolta di '''Spartaco''' si sviluppa in un contesto, quello | La rivolta di '''Spartaco''' si sviluppa in un contesto, quello dell'antica Roma, strutturato in una rigida [[gerarchia]] in cui gli spazi di [[libertà ]] erano fortemente limitati. All'ultimo gradino della gerarchia romana vi erano proprio gli schiavi, considerati poco più che bestie da lavoro. | ||
=== Schiavismo e ribellioni | === Schiavismo e ribellioni nell'impero romano === | ||
{{vedi anche|Schiavismo}} | {{vedi anche|Schiavismo}} | ||
La ricchezza, a Roma, era soprattutto agraria e la manodopera impiegata era costituita essenzialmente da schiavi. | La ricchezza, a Roma, era soprattutto agraria e la manodopera impiegata era costituita essenzialmente da schiavi. | ||
Gli schiavi erano | Gli schiavi erano pur'essi strutturati gerarchicamente: al vertice c'era il ''villicus'' (uno schiavo che godeva della fiducia del padrone e aveva compiti di amministrazione e coordinazione degli altri schiavi); i ''monitores'' (erano scelti dal villicus ed erano addetti al mantenimento dell'ordine) infine vi erano nell'ordine: gli schiavi pastori, gli schiavi non incatenati ("soluti") e gli schiavi incatenati ("vinciti"). | ||
===Le rivolte degli schiavi=== | ===Le rivolte degli schiavi=== | ||
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Nonostante gli schiavi fossero letteralmente disprezzati, anche dai ceti meno abbienti, di tanto in tanto i cittadini romani liberi solidarizzarono con loro, anche se ciò, a onor del vero, accadeva assai raramente. Per esempio nel 57 d.c, 400 schiavi furono condannati a morte per ritorsione dell'uccisione di un cittadino libero, colpito da uno schiavo. I cittadini liberi però si ribellarono e cercarono di impedire questo massacro, anche se tutto fu inutile. | Nonostante gli schiavi fossero letteralmente disprezzati, anche dai ceti meno abbienti, di tanto in tanto i cittadini romani liberi solidarizzarono con loro, anche se ciò, a onor del vero, accadeva assai raramente. Per esempio nel 57 d.c, 400 schiavi furono condannati a morte per ritorsione dell'uccisione di un cittadino libero, colpito da uno schiavo. I cittadini liberi però si ribellarono e cercarono di impedire questo massacro, anche se tutto fu inutile. | ||
L'episodio descritto fu un'eccezione piuttosto che la regola, infatti la [[lotta di classe]] si sviluppava, nell'antica Roma, tra cittadini liberi e altri cittadini liberi, gli schiavi erano considerati poco più che bestie, quindi in linea di massima lasciati al loro destino. Le [[autorità ]] romane erano abilissime nello spezzare la solidarietà tra gli sfruttati, poiché ciò li agevolava nel mantenimento del potere e nell'esclusione della maggior parte dei cittadini dalla vita pubblica. | |||
Tuttavia gli schiavi, nonostante il loro isolamento sociale, riuscirono a scuotere, più volte, il mondo romano, con numerose rivolte; due volte, in particolare, la ribellione fu ampia e partecipativa: la prima in Sicilia (dal 139 al 132 a.c migliaia di schiavi fuggirono, lasciandosi andare a numerose violenze, soprattutto per vendetta); la seconda fu quella di "Spartaco il gladiatore". | Tuttavia gli schiavi, nonostante il loro isolamento sociale, riuscirono a scuotere, più volte, il mondo romano, con numerose rivolte; due volte, in particolare, la ribellione fu ampia e partecipativa: la prima in Sicilia (dal 139 al 132 a.c migliaia di schiavi fuggirono, lasciandosi andare a numerose violenze, soprattutto per vendetta); la seconda fu quella di "Spartaco il gladiatore". | ||
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Una volta fatto prigioniero è certo che Spartaco si ribellò nella scuola dei gladiatori di Capua, a cui era stato destinato, e che fuggì, insieme ad altri 200 compagni, verso le pendici del Vesuvio. Poichè era un uomo di grande abilità e dal grande carisma, riuscì ad attirarsi le simpatie non solo degli schiavi ma anche di altri cittadini e dei pastori (in sostanza egli fu consapevole della necessità di unire le lotte dei subordinati, allargando la [[lotta di classe]] a tutti gli sfruttati, cosa non facile, come già sottolineato nel precedente capitolo, in quel periodo a Roma), formando delle truppe che respinsero efficacemente le poche unità romane inviate a reprimere la rivolta. Bisogna però considerare il fatto che il concetto di [[lotta di classe]] non è da intendersi come il concetto moderno che ne abbiamo ora; di fatto Spartaco non aveva l'idea di creare uno stato in cui fosse abolita la schiavitù, ma il desiderio di ritornare nella sua patria, in Tracia, come uomo libero. | Una volta fatto prigioniero è certo che Spartaco si ribellò nella scuola dei gladiatori di Capua, a cui era stato destinato, e che fuggì, insieme ad altri 200 compagni, verso le pendici del Vesuvio. Poichè era un uomo di grande abilità e dal grande carisma, riuscì ad attirarsi le simpatie non solo degli schiavi ma anche di altri cittadini e dei pastori (in sostanza egli fu consapevole della necessità di unire le lotte dei subordinati, allargando la [[lotta di classe]] a tutti gli sfruttati, cosa non facile, come già sottolineato nel precedente capitolo, in quel periodo a Roma), formando delle truppe che respinsero efficacemente le poche unità romane inviate a reprimere la rivolta. Bisogna però considerare il fatto che il concetto di [[lotta di classe]] non è da intendersi come il concetto moderno che ne abbiamo ora; di fatto Spartaco non aveva l'idea di creare uno stato in cui fosse abolita la schiavitù, ma il desiderio di ritornare nella sua patria, in Tracia, come uomo libero. | ||
Le vittorie portarono | Le vittorie portarono all'estensione della rivolta e del fronte di solidarietà tra gli sfruttati. Molti poveri e contadini, oltre ad altri schiavi, si unirono alle truppe di Spartaco, arrivando a contare anche 150000 uomini. | ||
Mentre Crixio (alleato di Spartaco ed ex comandante celta che aderì alla rivolta) fu battuto e ucciso dopo un primo scontro, Spartaco decise di spostarsi verso Nord, dove sconfisse, le une dopo le altre, tutte le truppe inviate contro di lui. La vendetta dei ribelli fu terribile: trecento soldati romani, fatti prigionieri, furono costretti a combattere tra loro per vendicare la morte del gladiatore Crixio. | Mentre Crixio (alleato di Spartaco ed ex comandante celta che aderì alla rivolta) fu battuto e ucciso dopo un primo scontro, Spartaco decise di spostarsi verso Nord, dove sconfisse, le une dopo le altre, tutte le truppe inviate contro di lui. La vendetta dei ribelli fu terribile: trecento soldati romani, fatti prigionieri, furono costretti a combattere tra loro per vendicare la morte del gladiatore Crixio. | ||
A questo punto | A questo punto l'idea di Spartaco fu quella di cercare la fuga oltre le Alpi, recuperare la [[libertà ]], arrivare sino in Gallia, ove poter sfruttare, in chiave rivoluzionaria, il malcontento della popolazione locale che già da tempo mostrava una certa insofferenza verso la dominazione romana (Spartaco era quindi consapevole che le [[rivoluzione|rivoluzioni]], per essere vittoriose, non dovevano rinchiudersi entro i confini locali o nazionali, ma dovevano essere estese il più possibile). Tuttavia una buona parte dei rivoltosi (soprattutto i contadini e i poveri meridionali) preferirono restare in [[Italia]] e provare ad approfittare della debolezza momentanea dell'esercito romano. Nonostante Spartaco non fosse pienamente convinto di quella decisione, la accettò e decise di ripiegare nuovamente verso l'Italia meridionale. | ||
Nel dicembre nel 72 a.C il Senato romano, preoccupato | Nel dicembre nel 72 a.C il Senato romano, preoccupato dell'estendersi della rivolta, che avrebbe potuto "minare" la loro [[autorità ]], diede a Marco Licinio Crasso l'incarico di reprimere la rivolta. Crasso, forte di una schiacciante superiorità numerica, ordinò la creazione di un grande blocco militare volto a impedire i rifornimenti alle truppe ribelli. | ||
Spartaco, preso in controtempo da questa decisione, decise allora di sbarcare in Sicilia in modo tale da unirsi a una rivolta di schiavi, indipendente alla sua (citata nel precedente capitolo), ma fu costretto a rimanere fermo forse a causa di alcuni tradimenti. | Spartaco, preso in controtempo da questa decisione, decise allora di sbarcare in Sicilia in modo tale da unirsi a una rivolta di schiavi, indipendente alla sua (citata nel precedente capitolo), ma fu costretto a rimanere fermo forse a causa di alcuni tradimenti. |