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La '''''Carta del Lavoro''''' aveva attribuito la rappresentanza degli interessi nazionali alle corporazioni, organi di collegamento fra le associazioni dei datori di lavoro e le associazioni dei lavoratori, affidando dunque agli imprenditori e ai lavoratori uniti il compito di disciplinare l’attività delle imprese e i loro rapporti stessi. Quindi i datori di lavoro e gli operai dovevano (teoricamente) entrambi anteporre gli interessi nazionali a quelli individuali. | La '''''Carta del Lavoro''''' aveva attribuito la rappresentanza degli interessi nazionali alle corporazioni, organi di collegamento fra le associazioni dei datori di lavoro e le associazioni dei lavoratori, affidando dunque agli imprenditori e ai lavoratori uniti il compito di disciplinare l’attività delle imprese e i loro rapporti stessi. Quindi i datori di lavoro e gli operai dovevano (teoricamente) entrambi anteporre gli interessi nazionali a quelli individuali. | ||
La sostanza reazionaria e borghese della '''''Carta''''' si può cogliere in maniera chiara e inequivocabile nell’assioma VII, dove viene detto che lo [[Stato]] corporativo considera l’iniziativa privata nel campo della produzione come lo strumento più efficace e più utile nell’interesse della nazione. | La sostanza reazionaria e borghese della '''''Carta''''' si può cogliere in maniera chiara e inequivocabile nell’assioma VII, dove viene detto che lo [[Stato]] corporativo considera l’iniziativa privata nel campo della produzione come lo strumento più efficace e più utile nell’interesse della nazione. È evidente quindi che gli interessi dello [[Stato]] e degli imprenditori coincidevano perfettamente. In quest’assioma si parla certamente di «collaborazione delle forze produttive» e di «reciprocità dei diritti e dei doveri», in realtà la '''''Carta''''' mantiene le strutture [[gerarchia|gerarchiche]] e [[autorità |autoritarie]] della società , ovvero mantiene la divisione della stessa in classi, nonostante queste fossero state formalmente abolite. | ||
È sicuramente vero che gli imprenditori dovettero fare alcune concessioni al proletariato, ma ciò fu una necessità perché permise loro di spegnere ogni [[rivoluzione sociale|velleità rivoluzionaria]] a carattere sociale, relegandoli quindi nel loro eterno ruolo di dominati sottomessi ai dominatori. | È sicuramente vero che gli imprenditori dovettero fare alcune concessioni al proletariato, ma ciò fu una necessità perché permise loro di spegnere ogni [[rivoluzione sociale|velleità rivoluzionaria]] a carattere sociale, relegandoli quindi nel loro eterno ruolo di dominati sottomessi ai dominatori. |