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===La diserzione alle armi, la fuga all'estero === | ===La diserzione alle armi, la fuga all'estero === | ||
Chiamato alle armi diserta nel novembre [[1915]] e ripara in [[Svizzera]] insieme a Mantovani.<br /> Rifugiatosi a Lucerna e Ginevra, partecipa alle riunioni del gruppo anarchico "[[Il Risveglio]]" e si lega sentimentalmente alla compagna di fede [[Giacinta Magrini]]. Arrestato nel quartiere ginevrino di Plainpalais, il [[3 settembre]] [[1916]] insieme a [[Emilio Emidio Leonardi]], [[Enrico Arrigoni]] e [[Dario Fieramonte]] durante una manifestazione, è accusato di “scandalo e ribellione??? | Chiamato alle armi diserta nel novembre [[1915]] e ripara in [[Svizzera]] insieme a Mantovani.<br /> Rifugiatosi a Lucerna e Ginevra, partecipa alle riunioni del gruppo anarchico "[[Il Risveglio]]" e si lega sentimentalmente alla compagna di fede [[Giacinta Magrini]]. Arrestato nel quartiere ginevrino di Plainpalais, il [[3 settembre]] [[1916]] insieme a [[Emilio Emidio Leonardi]], [[Enrico Arrigoni]] e [[Dario Fieramonte]] durante una manifestazione, è accusato di “scandalo e ribellione???.<br /> Il gruppetto viene rilasciato nel novembre dello stesso anno. In seguito Giordano lavora a La Chaux-de-Fonds /NE al giornale socialista La Sentinelle. | ||
=== Il ritorno in Italia e il secondo arresto=== | === Il ritorno in Italia e il secondo arresto=== | ||
Rimpatriato dopo l'amnistia nittiana del [[2 settembre]] [[1919]], fa il tipografo presso la redazione del quotidiano «[[Umanità Nova]]» di Milano fino al [[23 marzo]] [[1921]], quando avviene la [[Teatro Diana|strage del teatro Diana]].<br /> Oggetto, il 22 aprile, di un mandato di cattura, fugge in Svizzera, ma in giugno, viene arrestato a Mendrisio /TI “per varco clandestino di | Rimpatriato dopo l'amnistia nittiana del [[2 settembre]] [[1919]], fa il tipografo presso la redazione del quotidiano «[[Umanità Nova]]» di Milano fino al [[23 marzo]] [[1921]], quando avviene la [[Teatro Diana|strage del teatro Diana]].<br /> Oggetto, il 22 aprile, di un mandato di cattura, fugge in Svizzera, ma in giugno, viene arrestato a Mendrisio /TI “per varco clandestino di frontiera”, insieme a [[Silvio Ferdinando Biscaro]] e [[Carlo Bianchi]]. Detenuto a Bellinzona /TI, riesce a evadere, ma viene ripreso dopo 48 ore. Estradato in [[Italia]] nel mese di settembre, si protesta innocente e il [[1 giugno]] [[1922]] viene assolto dai giudici di Milano, dopo 1 anno di detenzine preventiva.<br /> Nel [[1924]] comincia a collaborare con «[[L'Adunata dei Refrattari]]» di New York, firmandosi "Geffe". Subisce una perquisizione domiciliare nell'ottobre 1926, poi evita di andare per 3 anni al confino, passando illegalmente in [[Svizzera]] e poi a Parigi. Qui interviene nelle manifestazioni contro la condanna a morte di [[Sacco e Vanzetti]], lavora come tipografo, collabora a «[[Il Monito]]» e riprende a scrivere per «[[L'Adunata dei Refrattari|L'Adunata]]». Denuncia il bolscevismo come «la più infame necrofagia della rivoluzione», partecipando a campagne in favore degli anarchici arrestati in [[Belgio]] o in Siberia (come per esempio [[Francesco Ghezzi]]) e ospita numerosi rifugiati. Muore a Parigi per un'infezione, dopo un intervento chirurgico, il [[2 novembre]] [[1930]]. | ||
== Voci correlate == | == Voci correlate == |