Sciacalli d'Italia (comunicato di "anarchici e anarchiche a Napoli")

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Sciacalli d'Italia è un comunicato, a firma di anarchici e anarchiche napoletani, in cui vengono affrontate le tematiche inerenti il dopo-terremoto d'Abruzzo (aprile 2009). In particolare il comunicato si incentra sulla figura del capo della Protezione civile, Guido Bertolaso.

Sciacalli d'Italia

«Abbiamo messo alcuni paletti fondamentali e abbiamo risolto l'annosa vicenda di chi comanda: in campo di protezione civile bisogna sapere sempre chi è il capo, non ci può essere democrazia in emergenza» (Guido Bertolaso, Se la terra trema, Milano, Il Sole 24 ORE, 2006)

La notte del 6 aprile alle 3.32 un sisma di forte intensità devasta l'Abruzzo centrale. Si conteranno centinaia di morti e migliaia tra sfollati e feriti. I soccorsi governativi impiegheranno ore per arrivare e dispiegarsi in aiuto della popolazione abruzzese. Il primo vero atto della “macchina della solidarietà” governativa sarà chiudere le vie di accesso per arrivare nei luoghi disastrati. Per giorni interi penseranno più a mettere il cappello su qualsiasi iniziativa di “solidarietà” con i terremotati che a prestare realmente soccorso. Infatti i pazienti sfollati dell'ospedale crollato rimarranno parecchie notti di fila a dormire in strada. Di storie come queste ce ne sono tantissime. Ciò nonostante i mezzi di disinformazione paragovernativi batteranno sulla celerità dei soccorritori e sulle capacità organizzative dei vari enti di aiuto. Ma fino a qui niente di nuovo.

In questo paese la prassi del disastro annunciato con la relativa beatificazione degli enti di soccorso istituzionalizzato è una regola. Il secondo atto del soccorso statale, espletato attraverso l'onnipresente Protezione Civile di Guido Bertolaso, è stato lo scoraggiare qualunque forma di aiuto spontaneo da parte di persone accorse da ogni dove sui luoghi devastati. Alcuni hanno riferito di essere stati utilizzati per fare cose di massima inutilità.

Questi, di fatto, sono stati estromessi dalla possibilità di prestare realmente aiuto agli sfollati. Con un decreto legge ad hoc nei giorni successivi al sisma, il governo, con l'avallo di tutta l'opposizione, conferisce alla protezione civile il comando di tutta l'operazione di soccorso ai terremotati. La Protezione Civile è stata dotata di poteri anche sulle forze dell'ordine. Le immagini dei carabinieri sui blindati in tenuta da battaglia le abbiamo viste tutti. Pochi però si sono domandati a cosa serve la fanteria motorizzata dell'Arma in un luogo totalmente devastato da un terremoto. E a mezzo stampa il governo e la protezione civile giustificano il massiccio impiego di sbirri per fermare branchi di sciacalli pronti a setacciare le macerie. Ovviamente queste orde di sciacalli non si sono viste da nessuna parte. Sono spuntati invece su tutto il territorio interessato dal sisma, 180 campi di accoglienza per gli sfollati. La popolazione scampata ai disastri verrà rinchiusa in questi campi di “moderna” concezione gestiti dalla protezione civile e “difesi” dalle forze dell'ordine. Come potrete leggere più avanti, dai racconti degli internati, nei campi è vietato fare alcune cose come chiacchierare in più di quattro persone per volta o consumare caffè, alcolici e cioccolata. Il semplice gesto di andare in bagno o fare una doccia da soli è impossibile. Ci sono dei funzionari della protezione civile che controllano ogni passo della gente. Per circolare liberamente nei campi la popolazione deve avere dei braccialetti di riconoscimento ed è di fatto vietato l'ingresso a parenti o amici senza l'autorizzazione dell'ufficio della protezione civile presente in ogni campo. Non è permesso nemmeno distribuire un volantino. Non è possibile cucinarsi ed i pasti sono standardizzati ad una dieta povera di proteine e di fatto poco energetica. Praticamente più che campi d'accoglienza si parla di asili nido per terremotati dove la popolazione non è ritenuta in grado di provvedere da sé alle necessità quotidiane. Questo processo di infantilizzazione della gente nasconde però, un preciso disegno del governo di controllo e gestione totali del territorio e della sua popolazione. Un disegno che qui in Campania è stato abbozzato con la militarizzazione degli impianti di CDR (combustibile da rifiuti, per intenderci dove si fanno le ecoballe), e con la successiva invasione di militari per le strade delle città italiane.

Tutti questi dati indicano che l'interesse reale dei governi, con la scusa della sicurezza, è quello di abituare la popolazione ad essere spossessata di sempre maggiori spazi di socialità come strade o luoghi di aggregazione non mediate da alcuna forma di autorità. Queste operazioni di controllo vorrebbero nascondere la paura che lo stato ha quando le contraddizioni presenti in questo sistema di sfruttamento diventano più chiare a sempre maggiori parti di popolazione sfruttata. Le svolte autoritarie si hanno quando chi ha il potere sente che gli sta scappando di mano. Ecco perché stiamo assistendo a livello sociale ad un inasprimento del sistema repressivo: forze di controllo e telecamere dappertutto non danno affatto più sicurezza, ma difendono solo gli interessi e le proprietà di chi ci sfrutta.

Ed è proprio per ampliare questi interessi di maggiore profitto e potere, che governi di destra e di sinistra succedutisi negli ultimi anni hanno governato a colpi di “emergenze”. Dal 2001 ad oggi sono state più di 600 le “emergenze” i clan politico-finanziari hanno commissionato alla protezione civile, un carosello di “emergenze” come criminalità, terrorismo internazionale e locale, rifiuti e via dicendo fino “emergenze” viabilità e parcheggio nelle città.

Crediamo che due siano i motivi principali di questa logica: il primo è di ordine puramente economico in quanto dopo l'entrata dell'Italia nella fortezza Europa, i contributi dell'UE si calcolano in milioni di euro; il secondo motivo invece è la sperimentazione sociale che hanno messo in atto in Campania durante le lotte contro la munnezza ed ora stanno propinando all'Aquila. Qui si sta parlando di vera e propria ingegneria sociale. Nei tempi e nei modi che ognuno di noi ritiene opportuni, il nuovo affresco sociale della pacificazione imposta deve essere sabotato.

Chi è disposto a svendere un po'della propria libertà in cambio di un po'di sicurezza non merita la prima e non ottiene la seconda.

anarchici e anarchiche a napoli

napoli 10/06/09


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