Autopsia della tesi fondatrice dell'eurocentrismo (da africamaat.com)

Da Anarcopedia.
Jump to navigation Jump to search

L'articolo Autopsie de la thèse fondatrice de l'eurocentrisme di Cheikh Anta Diop, pubblicato sul sito africamaat (ora non più attivo), è incentrato sulla falsificazione operata dai sostenitori del modello storico definito «modello Ariano» [1], conosciuto con il nome di "approccio eurocentrico" alla storia dell'umanità.

Fondamenti delle tesi eurocentriche

Secondo gli studiosi occidentali, la Grecia antica sarebbe la culla originaria del pensiero filosofico e scientifico della storia dell'umanità. Per lo più abbondano nell'uso di superlativi che valorizzano la loro interpretazione storica, come per esempio Sir Thomas Heath che nel 1921 scriveva [2]:

«I greci, più di tutti gli altri popoli dell'Antichità, possedevano l'amore della conoscenza per la conoscenza; in loro questo si riconduceva ad un istinto, una passione. I greci erano una razza di pensatori (...). Ciò che hanno intrapreso, lo hanno portato al massimo della perfezione ed in questo non sono mai stati superati (sic).»

Nel 1809, il prussiano Wilhelm von Humboldt, allora Ministro dell'educazione, decise di introdurre le Umanità Classiche Europee nell'insegnamento per stimolare i suoi compatrioti. Egli spiegò la sua scelta in questi termini [3]:

«I Greci, per noi, escono dal cerchio della storia (...) La conoscenza dei Greci non è solamente per noi piacevole, utile o necessaria - no, il fatto è che solo i Greci ci offrono l'immagine ideale di quello che vorremmo essere, di quello che vorremmo produrre».

Questo modo di vedere la storia dell'umanità [4] impregna ancora oggi un buon numero di resoconti storici che mancano totalmente di solide basi scientifiche. Così, si può leggere ancora nelle opere di divulgazione scientifica attuali, questo tipo d'asserzione falsificatrice:

«La scienza come speculazione intellettuale è nata in Grecia, nel V secolo prima della nostra era"(...) Perché non in Mesopotamia, in Egitto, in Cina o in India che è nata quella che chiamiamo scienza? (sic)» [5]

Vediamo adesso la verità storica!

Autopsia della tesi fondatrice dell'eurocentrismo

La peculiarità dell'approccio accademico eurocentrico, nel sostenere che la civiltà sia nata in Grecia come risultato del genio intellettuale degli antichi europei, è gli storici occidentali per avvalorare le loro tesi si sono ridotti a ricorrere agli imbrogli, alle mistificazioni e alle astuzie di ogni tipo. Le loro ipotesi tesi non si fondano altro che su argomenti fallaci, non attestati dai loro stessi avi e non aventi alcun fondamento scientifico.

L'ignoranza e gli imbrogli intellettuali sono dunque i motori della storiografia occidentale e ciò a partire dal XVIII secolo. I profani, completamente imbevuti di teorie arraffate da qualsiasi parte e mantenuti volontariamente nell'ignoranza dei fatti, non conoscono nemmeno l'esistenza di alcuni documenti storici in grado di ricollocare l'eurocentrismo allo stadio di immensa «farsa umoristica».

Così, per riuscire nella loro impresa coloniale, generare il razzismo e forzare la capitolazione degli spiriti non europei, gli storici hanno dunque inventato di sana pianta una nuova «storia universale dell'umanità», scaturita dalle loro fantasie. Ed è precisamente questo che andremmo a dimostrare!

In realtà gli antichi "indo-europei" non possono essere responsabili della comparsa della civiltà sul continente europeo. È un fatto storico che è l'Africa nera ad essere la vera culla dell'umanità e della civiltà, e questo sulla base della verità dei documenti universali della storia dell'umanità!

Dicendo ciò, noi denunciamo pubblicamente una vasta impresa di falsificazione della storia dell'umanità , e gettiamo le basi di una società umana mondiale, maggiormente riconoscente di quella che è di diritto dell'Africa nera!

Gli antichi Africani: i veri introduttori della civiltà in Europa!

Esaminando metodicamente le testimonianze degli antichi europei, che erano maggiormente preoccupati della verità storica di quelli di oggi, ci si rende conto che c'è stato un popolo particolare, i cui membri erano neri, cioè il popolo dei Pelasgi, localizzato nel Peloponneso, che fu il reale recettore degli elementi civilizzatori provenienti dall'Africa nera e/o dalla regione di Canaan. (Fenicia)

In effetti, per gli antichi greci, i Pelasgi rappresentano una popolazione molto antica, insediata in Grecia prima dello stesso arrivo dei nomadi Dori. Questo popolo pre-ellenico fu nominato Pelasgi dai Greci [6], in ragione, dicono loro, dei loro eroi eponimi [7], figli di Zeus o di Poseidone, secondo il racconto: il re Pelasgo[8] Li si considerava come un popolo autoctono ed era formato da individui aventi una pelle relativamente scura.

A proposito di Pelasgo, il poeta Asio di Samos [9], sostenuto da Pausania [10], ci rivela un fatto importante su quella che può essere chiamata la negritudine dei Pelasgi [11]:

«E la terra nera produsse Pelasgi, simili agli Dei».

Così, non solamente i Pelasgi erano neri, ma erano ugualmente considerati i portatori della[[]] civiltà e della spiritualità sul continente europeo.

A questo proposito, il poeta Eschilo [12], conferma questa “negritudine” attraverso la nascita di una discendenza di Pelasgo, ovvero Epafo, nato da Io la figlia del re di Argos, dicendo così: [13] :

«E per ricordare in quale maniera Zeus lo ha messo al mondo, quello che tu partorirai (parlando di Io) sarà il nero Epafo».

La prova del DNA...

Un vasto studio sul DNA condotto in Grecia nel 2000, ha effettivamente provato che i primi abitanti di questi paesi erano originari dell'Africa nera. Così, i marcatori biologici dei Greci, li distinguono nettamente dal tipo mediterraneo.

In effetti, solo i Greci e i "negro-africani" dividono comunemente una sequenza simile di DNA, cioé: «0305, 0307, 0411, 0413, 0416, 0417, 0420, 1110, 1112, 1304, e 1310.. Le differenze genetiche sono dunque più prossime tra i Greci e i "negro-africani" che tra tutti gli altri gruppi umani» [14]

Vedi anche: Documento ufficiale del test di DNA, in inglese.

La testimonianza dei Greci

Quando si analizzano accuratamente le affermazioni dei Greci, infatti ci si accorge facilmente che solo i Pelasgi sono stati originariamente i recettori del sapere venuto dall'Egitto o dalla Fenicia e per nulla dai Dori [15]. Il poeta Eschilo spiega nella sua opera Le supplici [16], come Danao (il figlio di Epafo) e le sue figlie (descritte come nere nei testi greci) abbiano lasciato l'Egitto, allora cuore della civiltà mondiale, per il Peloponneso ancora barbaro, dove recuperarono il potere regale del loro antenato Inachos e trasmisero gli elementi della civiltà al popolo nero installatosi sul luogo chiamato Pelasgi dai Greci.

Euripide, poeta drammaturgo Greco (480 - 406 a.c) e autore di Archelao, di cui un estratto fu ripreso da Strabone, conferma questo fatto scrivendo [17]:

«Danao (...) venne sul luogo di Argo a fondare la città (...) Quindi volle - tale fu l'editto di Danaos - che nell'Ellade intera si prendesse nota che tutti coloro che si nominavano precedentemente Pelasgioti dovevano essere chiamati col nome di Danai».

Il padre della storia occidentale, il greco Erodoto, riconosce la veridicità di questi avvenimenti aggiungendo che [18]:

«Sulle feste di Demetra (versione greca della dea egiziana Iside) che i Greci chiamano Tesmoforie, tacciamo ugualmente salvo che su quello che la religione permette di rivelare: queste sono le figlie di Danao che hanno apportato dall'Egitto questi riti e li hanno insegnati alle donne dei Pelasgi; più tardi, si persero, dopo che i Dorici cacciarono le popolazioni dal Peloponneso».

A questo proposito Isocrate, rinomato oratore del IV secolo, conferma ancora questi apporti di civiltà ai Pelasgi proclamando che [19] «I barbari (...) si consideravano qualificati per divenire i capi delle città greche. Danao fuggendo dall'Egitto si impadronisce di Argo, Cadmo di Sidone regnò su Tebe».

Infine, Pausania, nel II° secolo a.c, ci indica anche in quale luogo Danao e i suoi figli sono approdati al loro arrivo in Grecia. Sono testimonianze comprovate che questi racconti venivano in Grecia largamente accettati [20]:

«Una seconda strada parte da Lerna, lungo il mare e conduce al paese chiamato Genesion, che ha sulla spiaggia un piccolo tempio di Poseiodone Genesios (...)È in questo luogo dell'Argolide che sbarcarono, si dice, Danao e i suoi figli».

Così nel 1854 lo storico inglese Sir William Smith, dopo aver studiato da vicino il complesso delle documentazioni storiche Greche, alla fine giunse a questa conclusione [21]:

«È stato generalmente ammesso in effetti che i Pelasgi erano usciti dalla barbarie grazie a degli stranieri (...) che si erano installati in questi paesi e avevano introdotto presso questi abitanti, altresì grossolani, i primi elementi di civiltà. Molti di questi racconti tuttavia non sono delle antiche leggende ma delle testimonianze molto più recenti».

Ma questo non è tutto! Il greco Diodoro di Sicilia ci informa che, prendendo a testimone la tradizione storica ammessa dall'intera élite greca, Cadmos il nero fenicio d'origine egiziana (suo padre e sua madre sono entrambi originari dell'Africa nera- Linea di Epafo) fu l'introduttore della scrittura in Grecia e l'istruttore dei Pelasgi e non dei Dori, allorché era stato alla ricerca di Europa, sua sorella [22]:

«Quando Cadmo ebbe portato quelle che si chiamano lettere (dell'alfabeto), fu il primo ad adattarle alla lingua greca, ad attribuire un nome a ciascuna e a fissarne i segni; in generale, queste lettere sono dunque chiamate “fenicie” perché è dalla Fenicia che sono state introdotte in Grecia, ma propriamente, hanno il nome di “pelagiche”, perché i Pelasgi sono stati i primi ad essersi serviti dei caratteri dopo il loro adattamento (...) Ma dunque Lino compose, si dice, in lettere pelasgiche una raccolta delle imprese del primo Dioniso e delle altre leggende e lo lasciò nelle sue memorie. Ugualmente, queste lettere pelasgiche furono utilizzate da Orfeo e da Pronopidès, il padrone di Omero, che fu un grandissimo compositore di canti» [23] .

Così, che cosa ne deduciamo? L'introduzione della civiltà in Europa è un affare esclusivamente africo-africana tra gli Egiziani, i Pelasgi e i Fenici che sono stati descritti come "negro-africani" dagli storici dell'antichità (Greci, Arabi, Ebrei ed Egiziani). Per esempio, l'Erodoto arabo Mas Udi, conferma le nostre affermazioni riportando quanto segue [24]:

«Quanto ai figli di Cam (cioè il figlio nero di Noé), si stabilirono nei paesi del sud (...) i più grandi nomi dei discendenti di Canaan, figli di Cam, vennero a risiedere i Siria (...) Nawfir, figlio di Put, figlio di Cam, alla testa dei suoi ragazzi e quelli che lo seguirono presso la strada dell'India e del Sindh (provincia del Pakistan) (...) sono discendenti di Nawfir, figlio di Put, figlio di Cam, figlio di Noé(...) Il primo che si stabilì in Egitto fu Misr, figlio di Bayar, figlio di Cam, figlio di Noé (...) Misr mise la corona e regnò su un territorio che comincia a Rafah, località della Palestina in Siria (...) Fino ad Assuan (in Africa).»

Ricordiamo l'analisi di Erodoto a proposito dell'apparizione degli oracoli in Grecia (oracoli che erano, secondo le sue affermazioni, due donne nere originarie di Tebe, in Egitto) [25]:

«Ecco a proposito la mia opinione personale: se i Fenici hanno veramente rapito queste sacerdotesse per venderle, l'una in Libia e l'altra in Grecia, quest'ultima ha dovuto essere venduta in una regione che fa oggi parte della Grecia ma che si chiamava in altri tempi la pelasgia».

Infine terminiamo con questa testimonianza:

«È molto strano, dichiara il celebre filosofo e teologo John Stuart Mill nel 1849, che la prima civiltà di cui abbiamo conoscenza sia stata una civiltà nera ed abbiamo tutti i motivi di crederlo. Gli Egiziani originari, a causa dell'evidenza delle loro sculture, suppongono essere stati una razza nera: dunque i Greci hanno preso le loro prime lezioni di civiltà da questi Neri e i filosofi greci, alla fine della loro carriera sono ricorsi alle tradizioni ed ai documenti di questi Neri (non direi con molto profitto) come ad un tesoro di una saggezza misteriosa».

Questa è la verità, quella che è dimostrabile con i fatti e la scienza storiografica. Ricordiamo che non si tratta qui affatto di negare l'antico genio europeo di Talete, Pitagora e anche Platone, ma semplicemente rimanere conformi alla storia, che attesta l'origine africana dei primi elementi del sapere europeo. (Tradotto da Autopsie de la thèse fondatrice de l'eurocentrisme)

Note

  1. Secondo il modello ariano, la civiltà classica greca fu il risultato della conquista della Grecia dal Nord da parte degli "Ellenici". Questi erano degli "Indo-europei" o "Ariani". La popolazione indigena dell'Egeo che hanno conquistata è semplicemente etichettata come "pre-ellenica" dagli studiosi moderni.
  2. Cf. Sir Thomas Heath, L'histoire des mathématiques grecques ("Storia delle matematiche greche"), 1921.
  3. Cf. Humboldt - 1903-1936, III, P. 188
  4. Cf. L'origine négro-africaine du savoir grec ("L'origine negro-africana del sapere greco") - Jean Philippe Omotunde, Ed. Menaibuc
  5. Cf. Rivista "Science & Vie", n° 965, 2000.
  6. Nome dato dai Greci agli abitanti dell'Egeide prima dell'arrivo degli Ellenici". Occorse molto tempo prima che il nome degli Ellenici potesse imporsi a tutti i Greci. Quello che lo prova meglio, è lo stesso Omero: lui che ha vissuto in un'epoca ancora ben posteriore alla guerra di Troia, non ha in nessun modo utilizzato il nome nell'insieme; non lo ha applicato che ai compagni di Achille, venuto da Ftia (Antica regione della Grecia settentrionale, in Tessaglia, fondata da Eaco, nonno di Achille, e patria di Peleo e della moglie Teti) che furono, per la precisione i primi Elleni; egli impiega nei suoi poemi il termine di Danai (Letteralmente significa stirpe di Danao. Questi, nella mitologia greca, era il figlio di Belo, generato quest'ultimo da Poseidone e Libia. Suo fratello gemello era Egitto.), Argivi (sinonimo di Danai), Achei (sinonimo di Danai). Non ha del resto più utilizzato il termine barbari, perché a mio avviso i Greci non erano ancora uniti, da parte loro, sotto un unico termine che vi si potesse opporre... (Nota dell'autore)
  7. Eponimo, letteralmente "soprannominato", cioè un personaggio, reale o fittizio, che dà il suo nome ad una città, una regione, una dinastia, una fase storica, un movimento artistico ecc.
  8. Eroe di Arcadia eponimo dei Pelasgi, i primi abitanti leggendari della Grecia.
  9. Asio di Samo figlio di Amfiptolemo
  10. Pausania (il Periegeta) esplora la Grecia, la Macedonia, l'Italia, l'Asia e l'Africa prima di stabilirsi a Roma verso il 174. Là, scrive una "Descrizione della Grecia" (Περιήγησις / Periêgêsis [Hellados]) o Perièghesis in 10 volumi. Alla maniera di una guida di viaggio moderna, dà, a mano a mano che il suo viaggio si svolge, la lista dettagliata dei luoghi che visita e le leggende che vi si raccontano. Meglio, per lo storico Paul Veyne (Les Grecs ont-ils cru à leurs mythes?, ovvero, I Greci hanno creduto ai loro miti?, 1983): «Pausania è l'equivalente di un filologo o di un archeologo tedesco della grande epoca; per descrivere i monumenti e raccontare la storia delle differenti regioni della Grecia, visita le biblioteche, viaggia moltissimo, ha visto tutto con i suoi occhi. (...) La precisione delle indicazioni e l'ampiezza delle informazioni sorprendono, così come la sicurezza della veduta.»
  11. Cf. Martin Barnal, Black Athena, tomo 1, ed. PUF
  12. Eschilo (in greco antico Αισχύλος‚ / Aiskhúlos), nato a Éleusis nel 526 a.c, morto a Gela (Sicilia) nel 456 a.c, è il più antico drammaturgo greco di cui si abbiano le opere
  13. Cf. Eschilo, Prometeo, v. 846-852
  14. Cf. HLA genes in Macedonians and the sub-Saharan origin of the Greeks Specialisti che hanno condotto lo studio: A. Arnaiz Villena, K. Dimitroski, A. Pacho, J. Moscoso, E. Gomez-Casado, C. Silvera-Redondo, P. Varela, M. Blagoevska, V. Zdravkovska et J. Matinez-Laso. Cf. http://chopo.pntic.mec.es/biolmol - Università di Madrid
  15. I Greci consideravano come un fatto storico la leggenda secondo la quale due generazioni prima della Guerra di Troia, v. 1100 a.c, aveva luogo un'invasione della Grecia da parte di un nuovo popolo venuto dal Nord e parlante in greco, i Dori
  16. Cf. Les racines africaines de la civilisation européenne («Le radici africane della civiltà europea») - Jean Philippe Omotunde, éd. Menaibuc
  17. Cf. Strabon, Livre V, 2, 4
  18. Cf. Erodoto, Libro II, 171
  19. CF. Isocrate, Elogio di Elena
  20. Cf. Pausania, (Descrizione della Grecia), II, 38, 4, ed. Loeb
  21. CF. Sir William Smith, L'histoire de la Grèce ("La storia della Grecia")
  22. Europa, secondo la testimonianza autentica degli storici greci, è la figlia di Agenore (suo padre), la sorella di Cadmo (suo fratello), la piccola figlia di Io (sua nonna) e di Epafo (suo nonno) e una dei discendenti del re della città di Argo nel Peloponneso, Inaco (il padre di Io), il re dei Pelasgi.
  23. Cf. Diodoro di Sicilia, Libro III, LXVII.1, Biblioteca Storica, ed. Les Belles Lettres
  24. Cf. Les prairies d'or ("I prati d'oro")
  25. Cf. Erodoto, Libro II, 55

Voci correlate


Copyright63px.png Testo di libera utilizzazione ai sensi della legge 22 aprile 1941, n. 633.