Propaganda col fatto: differenze tra le versioni

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La [[repressione]] che i [[comunardi]] subirono alla caduta della [[la Comune di Parigi (1871)|Comune di Parigi]] (1871), portò [[Bakunin]], poco prima della sua morte ([[1876]]), a pensare che era finito il tempo delle parole e fosse necessario agire.
La [[repressione]] che i [[comunardi]] subirono alla caduta della [[la Comune di Parigi (1871)|Comune di Parigi]] (1871), portò [[Bakunin]], poco prima della sua morte ([[1876]]), a pensare che era finito il tempo delle parole e fosse necessario agire.


Nel [[1876]], nel congresso di Berna dell'[[Internazionale antiautoritaria]], [[Malatesta]] e [[Cafiero]] lanciarono «la guerra continua alle istituzioni stabilite, ecco ciò che chiamiamo la rivoluzione in modo permanente!». «La Federazione italiana crede che il fatto insurrezionale, destinato ad affermare con delle azioni il principio socialista, sia il mezzo di propaganda più efficace ed il solo che, senza ingannare e corrompere le masse, possa penetrare nei più profondi strati sociali ed attrarre le forze vive dell'umanità nella lotta che l'Internazionale sostiene». <ref>Pier Carlo Masini, ''Storia degli anarchici italiani da Bakunin a Malatesta'', Milano, Rizzoli, 1973, p. 108</ref> Si trattava cioè di propagandare le idee anarchiche non solo con le parole ma soprattutto con l'esempio concreto, che potesse essere imitato dalle masse popolari.
Nel [[1876]], nel congresso di Berna dell'[[Internazionale antiautoritaria]], [[Malatesta]] e [[Cafiero]] lanciarono «la guerra continua alle istituzioni stabilite, ecco ciò che chiamiamo la rivoluzione in modo permanente!». «La Federazione italiana crede che il fatto insurrezionale, destinato ad affermare con delle azioni il principio socialista, sia il mezzo di propaganda più efficace ed il solo che, senza ingannare e corrompere le masse, possa penetrare nei più profondi strati sociali ed attrarre le forze vive dell'umanità nella lotta che l'Internazionale sostiene». <ref>Pier Carlo Masini, ''Storia degli anarchici italiani da Bakunin a Malatesta'', Milano, Rizzoli, 1973, p. 108</ref> Si trattava cioè di propagandare le idee anarchiche non solo con le parole ma soprattutto con l'esempio concreto, affinché potesse essere imitato dalle masse popolari.


Il [[9 giugno]] [[1877]], [[Andrea Costa]] animò a Genova una conferenza sulla «propaganda per il fatto». [[Andrea Costa]] è considerato da [[James Guillaume]] come l'inventore di questo neologismo popolarizzato qualche settimana dopo da [[Paul Brousse]] in un articolo pubblicato nel [[Fédération Jurassienne|Bulletin de la Fédération jurassienne]].
Il [[9 giugno]] [[1877]], [[Andrea Costa]] animò a Genova una conferenza sulla «propaganda per il fatto». [[Andrea Costa]] è considerato da [[James Guillaume]] come l'inventore di questo neologismo popolarizzato qualche settimana dopo da [[Paul Brousse]] in un articolo pubblicato nel [[Fédération Jurassienne|Bulletin de la Fédération jurassienne]].
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