Nichilismo: differenze tra le versioni

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*Un movimento politico russo, per questo chiamato "nichilismo distruttore", responsabile dell'assassinio dello zar Alessandro II di Russia.
*Un movimento politico russo, per questo chiamato "nichilismo distruttore", responsabile dell'assassinio dello zar Alessandro II di Russia.


== I padri fondatori e i teorici del nichilismo ==
== I padri fondatori e i teorici del nichilismo <ref>Fonte principale: [http://www.bibliotecamarxista.org/scaliati_gius/la_fiacc_de_anarch.htm ''La Fiaccola dell'anarchia'']</ref>==
[[File:Stirner.jpg|thumb|200px|Max Stirner]]
[[File:Stirner.jpg|thumb|200px|Max Stirner]]
Il nichilismo, nell'arco del suo percorso storico, nega continuamente l'ordine esistente, e di conseguenza qualsiasi entità superiore, sia essa lo [[Stato]] o Dio, ed ha quindi numerosi punti di contatto con la dottrina politico-filosofica dell'[[anarchismo]].
Il nichilismo, nell'arco del suo percorso storico, nega continuamente l'ordine esistente, e di conseguenza qualsiasi entità superiore, sia essa lo [[Stato]] o Dio, ed ha quindi numerosi punti di contatto con la dottrina politico-filosofica dell'[[anarchismo]].
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Egli definisce nel suo romanzo ''[[Padri e figli]]'' del [[1862]], nichilista il modo di pensare del protagonista, il quale è in conflitto con la generazione dei padri, e ne nega i valori e i princìpi impegnandosi a rimpiazzarli con altri nuovi.
Egli definisce nel suo romanzo ''[[Padri e figli]]'' del [[1862]], nichilista il modo di pensare del protagonista, il quale è in conflitto con la generazione dei padri, e ne nega i valori e i princìpi impegnandosi a rimpiazzarli con altri nuovi.


Il primo uso [[filosofia|filosofico]] vero e proprio del concetto, invece, viene individuato verso la fine del XVIII secolo nel contesto delle controversie che caratterizzavano la nascita dell'idealismo.
Il primo uso [[filosofia|filosofico]] vero e proprio del concetto, invece, viene individuato verso la fine del XVIII secolo <ref>« [...] un primo uso più generale della parola è stato individuato nella cultura francese della Rivoluzione. In questo contesto storico l'attributo "nichilista" fi impiegato per qualificare la schiera di coloro che non erano "né per né contro la Rivoluzione". Trasferendo questo significato sul piano delle convinzioni religiose, Anacharsis Cloots [...]  affermava in un suo discorso del [[26 dicembre]] [[1793]] che "la Repubblica dei diritti dell'uomo non è né teista né atea, è nichilista"» (Franco Volpi, ''Il nichilismo'', Laterza, Bari 1999).</ref> nel contesto delle controversie che caratterizzavano la nascita dell'idealismo. <ref>«Jacobi accusa l'idealismo di essere un nichilismo, introducendo per primo il termine con una valenza filosofica. [...] in una missiva di Jacobi a Fichte, stesa nel marzo e pubblicata nell'autunno del [[1799]], Jacobi afferma: "In verità, mio caro Fichte, non deve infastidirmi se Lei, o chicchessia, vuole chiamare ''chimerismo'' quello che io contrappongo all'idealismo, a cui muovo il rimprovero di ''nichilismo''". [...] Daniel Jenisch [...] impiega [il termine nichilismo] nel suo trattato ''Sul fondamento e sul valore delle scoperte del prof. Kant in metafisica, morale ed estetica'' ([...] [[1796]]) [...] Più o meno contemporaneamente a Jacobi [...] usano il termine "nihilismo" anche altri autori noti come Friedrich Schlegel e Jean Paul. [...] il termine viene impiegato in senso tecnico [...] dai giovani Schelling e Hegel [... e da] altri esponenti minori del movimento, come Karl Rosenkranz, Christian Weisse e Immanuel H. Fichte, di volta in volta con accentuazioni diverse. Ma più ci si allontana dall'originaria controversia circa la genesi dell'idealismo, più il significato del termine si sposta dall'ambito strettamente filosofico-speculativo a quello sociale e politico, cioè alle conseguenze ingenerate dall''''assunzione, da parte di un soggetto privilegiato, di un atteggiamento di radicale annichilimento di tutto ciò che ne delimita l'agire'''. Fa la sua comparsa la figura del "'''nichilista'''" quale '''libero pensatore che demolisce ogni presupposto, ogni pregiudizio, ogni condizione già data, quindi anche ogni valore tradizionale''', e che prefigura così i tratti del '''nichilista anarchico-libertario''' che vivrà la sua stagione più intensa negli ultimi decenni dell'Ottocento» (Franco Volpi, ''Il nichilismo'', Laterza, Bari 1999).</ref>


Nella contrapposizione dell'idealismo al dogmatismo, il termine viene impiegato per caratterizzare l'operazione filosofica mediante la quale l'idealismo intende “annullare” nella riflessione l'oggetto del senso comune, al fine di mostrare come esso, non sia in verità, altro che il prodotto di un'invisibile ed inconsapevole attività del soggetto.  
Nella contrapposizione dell'idealismo al dogmatismo, il termine viene impiegato per caratterizzare l'operazione filosofica mediante la quale l'idealismo intende “annullare” nella riflessione l'oggetto del senso comune, al fine di mostrare come esso, non sia in verità, altro che il prodotto di un'invisibile ed inconsapevole attività del soggetto.  
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Il primo grande teorico del nichilismo, come già sostenuto, è stato l'anarchico tedesco del filone individualista [[Max Stirner]] ([[1806]]-[[1846]]).  
Il primo grande teorico del nichilismo, come già sostenuto, è stato l'anarchico tedesco del filone individualista [[Max Stirner]] ([[1806]]-[[1846]]).  


La sua opera principale ''[[L'unico e la sua proprietà]]'' <ref>[https://www.edizionianarchismo.net/library/max-stirner-l-unico-e-la-sua-proprieta.pdf L'unico e la sua proprietà]</ref>, del [[1844]], è l'espressione più rabbiosa e corrosiva del radicalismo di sinistra nato come reazione allo [[Hegel|hegelismo]]. Attraverso la negazione di Dio e della religione, secondo l'anarchico, si attua il processo di liberare l'uomo.  
La sua opera principale ''[[L'unico e la sua proprietà]]'' <ref>[http://www.ristretti.it/areestudio/cultura/libri/unico.pdf L'unico e la sua proprietà]</ref>, del [[1844]], è l'espressione più rabbiosa e corrosiva del radicalismo di sinistra nato come reazione allo [[Hegel|hegelismo]]. Attraverso la negazione di Dio e della religione, secondo l'anarchico, si attua il processo di liberare l'uomo.  


Stirner sostiene che Dio e l'umanità hanno fondato la loro causa sul nulla, su null'altro che se stessi. Allo stesso modo quindi, continua i filosofo, «io fondo allora la mia causa su me stesso, io che, al pari di Dio, sono il nulla di ogni altro». <ref>Questo capitolo è stato estratto da [http://www.bibliotecamarxista.org/scaliati_gius/la_fiacc_de_anarch.htm La Fiaccola dell'anarchia]</ref>
Stirner sostiene che Dio e l'umanità hanno fondato la loro causa sul nulla, su null'altro che stessi. Allo stesso modo quindi, continua i filosofo, «io fondo allora la mia causa su me stesso, io che, al pari di Dio, sono il nulla di ogni altro».


== Nichilismo filosofico ==
== Nichilismo filosofico ==
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[[File:Perovskaya-sophia.jpg|thumb|150px|[[Sofia Perovskaya]]]]
[[File:Perovskaya-sophia.jpg|thumb|150px|[[Sofia Perovskaya]]]]
[[File:Nechayev.png|thumb|150px|left|[[Sergej Nečaev]]]]
[[File:Nechayev.png|thumb|150px|left|[[Sergej Nečaev]]]]
: «''¡Vnaród!'' [andiamo al popolo, uniamoci a lui]. Nel corso degli anni tra il 1860 e il 1865, in quasi tutte le case delle famiglie benestanti si sosteneva una lotta feroce tra i genitori, decisi a mantenere le antiche tradizioni, ed i loro figli e figlie, che difendevano il loro diritto a disporre della propria esistenza secondo i loro ideali [...] In ogni popolazione russa, in ogni distretto di San Pietroburgo, si formavano piccoli gruppi di mutua assistenza; le opere di filosofi, il lavoro di economisti, la ricerca della nuova scuola della storia russa venivano letti con attenzione in quei circoli, in cui seguivano grandi discussioni. L'oggetto di tutta questa lotta non era altro che la soluzione del grande problema che gli stava davanti. [...] Questi ragazzi e ragazze non avevano nella loro mente alcun pensiero di ricostruzione sociale, né pensavano alla rivoluzione; si preoccupavano solo di insegnare alla massa dei contadini a leggere e di istruirla su vari aspetti, fornire assistenza medica e aiuto con tutti i mezzi possibili per farla uscire dall'oscurità e dalla miseria, insegnando ciò che erano gli ideali popolari per una vita sociale migliore» ([[Kropotkin]], ''Memorie di un rivoluzionario'').
: «''¡Vnaród!'' [andiamo al popolo, uniamoci a lui]. Nel corso degli anni tra il [[1860]] e il [[1865]], in quasi tutte le case delle famiglie benestanti si sosteneva una lotta feroce tra i genitori, decisi a mantenere le antiche tradizioni, ed i loro figli e figlie, che difendevano il loro diritto a disporre della propria esistenza secondo i loro ideali [...] In ogni popolazione russa, in ogni distretto di San Pietroburgo, si formavano piccoli gruppi di mutua assistenza; le opere di filosofi, il lavoro di economisti, la ricerca della nuova scuola della storia russa venivano letti con attenzione in quei circoli, in cui seguivano grandi discussioni. L'oggetto di tutta questa lotta non era altro che la soluzione del grande problema che gli stava davanti. [...] Questi ragazzi e ragazze non avevano nella loro mente alcun pensiero di ricostruzione sociale, né pensavano alla rivoluzione; si preoccupavano solo di insegnare alla massa dei contadini a leggere e di istruirla su vari aspetti, fornire assistenza medica e aiuto con tutti i mezzi possibili per farla uscire dall'oscurità e dalla miseria, insegnando ciò che erano gli ideali popolari per una vita sociale migliore» ([[Kropotkin]], ''Memorie di un rivoluzionario'').


Decisivo per la preparazione e la diffusione del concetto di nichilismo fu il già menzionato romanzo di Turgenev, anche se la mente del fenomeno fu [[Nikolaj Gavrilovic Cernysevskij]] ([[1828]]-[[1889]]): il suo romanzo ''Che fare?'' rappresentò, infatti, uno dei principali manifesti del nichilismo russo.  
Decisivo per la preparazione e la diffusione del concetto di nichilismo fu il già menzionato romanzo di Turgenev, anche se la mente del fenomeno fu [[Nikolaj Gavrilovic Cernysevskij]] ([[1828]]-[[1889]]): il suo romanzo ''Che fare?'' rappresentò, infatti, uno dei principali manifesti del nichilismo russo.  
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«La mia libertà» - scrisse [[Renzo Novatore|Novatore]] in un articolo apparso su ''[[Iconoclasta!]]'' n° 10 del [[26 novembre]] [[1919]] ed intitolato [http://il-neroveleno.blogspot.com/2014/03/lespropriatore.html ''L'Espropriatore''] - «e i miei diritti sono tanti quanto la mia capacità di potenza. Anche la felicità e la grandezza l'avrò solo in misura della mia forza. L'Espropriatore è la più bella figura maschia spregiudicata e virile che io abbia incontrato nell'anarchismo».
«La mia libertà» - scrisse [[Renzo Novatore|Novatore]] in un articolo apparso su ''[[Iconoclasta!]]'' n° 10 del [[26 novembre]] [[1919]] ed intitolato [http://il-neroveleno.blogspot.com/2014/03/lespropriatore.html ''L'Espropriatore''] - «e i miei diritti sono tanti quanto la mia capacità di potenza. Anche la felicità e la grandezza l'avrò solo in misura della mia forza. L'Espropriatore è la più bella figura maschia spregiudicata e virile che io abbia incontrato nell'anarchismo».


[[Camillo Berneri|Berneri]] non condannò aprioristicamente la [[violenza]] quale strumento di lotta politica, ma prese le distanze dall'esaltazione della [[violenza]] come fine a se stessa e come atto di libertà: «La mia libertà è la mia forza, quanto più sono capace di volere e quanto meglio è diretto il mio volere tanto più sono libero. All'autorità delle gerarchie basate sulla violenza e sul privilegio anteponiamo quella delle gerarchie tecniche, agenti per utilità generale e formatesi liberamente. L'autorità è libera quando l'autorità sia mezzo di liberazione, ma lo sforzo antiautoritario è necessario come processo di autonomia». <ref>Sono tematiche che [[Camillo Berneri|Berneri]] riprese da uno dei suoi maestri e rielaborò, quel [[Luigi Fabbri]] che aveva affrontato la stessa questione: «L'anarchismo» - sosteveva [[Luigi Fabbri|Fabbri]] - «è il sistema filosofico per eccellenza negatore dell'autorità, la quale della violenza è la prima forma esplicativa. Quando infatti gli anarchici si dicono nemici del principio di autorità lo dicono in quanto in nessuno riconoscono il diritto di coartare la libertà e l'azione degli altri, di limitare e violentarne la libertà. Questo concetto della libertà individuale [...] posto a base della convivenza civile [...] esclude la possibilità della violenza sistematica, giacché dove c'è autorità c'è violenza e dove c'è violenza non c'è libertà, e quindi non c'è anarchia possibile» (da [http://www.bibliotecaginobianco.it/flip/PEN/08/0600/#8 ''Il concetto di violenza secondo l'anarchismo''], in ''[[Il Pensiero]]'' del [[16 marzo]] [[1910]]).</ref>
[[Camillo Berneri|Berneri]] non condannò aprioristicamente la [[violenza]] quale strumento di lotta politica, ma prese le distanze dall'esaltazione della [[violenza]] come fine a se stessa e come atto di libertà: «La mia libertà è la mia forza, quanto più sono capace di volere e quanto meglio è diretto il mio volere tanto più sono libero. All'autorità delle gerarchie basate sulla violenza e sul privilegio anteponiamo quella delle gerarchie tecniche, agenti per utilità generale e formatesi liberamente. L'autorità è libera quando l'autorità sia mezzo di liberazione, ma lo sforzo antiautoritario è necessario come processo di autonomia». <ref>Sono tematiche che [[Camillo Berneri|Berneri]] riprese da uno dei suoi maestri e rielaborò, quel [[Luigi Fabbri]] che aveva affrontato la stessa questione: «L'anarchismo» - sosteveva [[Luigi Fabbri|Fabbri]] - «è il sistema filosofico per eccellenza negatore dell'autorità, la quale della violenza è la prima forma esplicativa. Quando infatti gli anarchici si dicono nemici del principio di autorità lo dicono in quanto in nessuno riconoscono il diritto di coartare la libertà e l'azione degli altri, di limitare e violentarne la libertà. Questo concetto della libertà individuale [...] posto a base della convivenza civile [...] esclude la possibilità della violenza sistematica, giacché dove c'è autorità c'è violenza e dove c'è violenza non c'è libertà, e quindi non c'è anarchia possibile» (da [https://www.bibliotecaginobianco.it/flip/PEN/08/0600/#8 ''Il concetto di violenza secondo l'anarchismo''], in ''[[Il Pensiero]]'' del [[16 marzo]] [[1910]]).</ref>


La reazione di [[Renzo Novatore|Novatore]] fu veemente, volgare ed offensiva e tendente a tracciare un solco incolmabile tra le due diverse concezioni dell'anarchia, secondo lui assolutamente inconciliabili. <ref>La risposta di [[Renzo Novatore|Novatore]] è contenuta in un articolo intitolato [http://individualismoanarchico.blogspot.com/2013/09/sferzata.html ''Sferzata''], pubblicato su ''[[Iconoclasta!]]'' nn. 1-2 del [[20 febbraio]] [[1921]]: nel testo definisce [[Camillo Berneri|Berneri]] «stercomane», «castrato», «caco isterico geloso della mia penna», mentre lui stesso si definisce «amoralista in quanto anarchico».</ref>
La reazione di [[Renzo Novatore|Novatore]] fu veemente, volgare ed offensiva e tendente a tracciare un solco incolmabile tra le due diverse concezioni dell'anarchia, secondo lui assolutamente inconciliabili. <ref>La risposta di [[Renzo Novatore|Novatore]] è contenuta in un articolo intitolato [http://individualismoanarchico.blogspot.com/2013/09/sferzata.html ''Sferzata''], pubblicato su ''[[Iconoclasta!]]'' nn. 1-2 del [[20 febbraio]] [[1921]]: nel testo definisce [[Camillo Berneri|Berneri]] «stercomane», «castrato», «caco isterico geloso della mia penna», mentre lui stesso si definisce «amoralista in quanto anarchico».</ref>
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*[[Max Stirner]], ''L'unico e la sua proprietà '', Adelphi, 1999
*[[Max Stirner]], ''L'unico e la sua proprietà '', Adelphi, 1999
*Karl Löwith, ''Il nichilismo europeo'', Laterza, Roma-Bari, 1999
*Karl Löwith, ''Il nichilismo europeo'', Laterza, Roma-Bari, 1999
*Franco Volpi, ''Il nichilismo'', Laterza, Bari, 1999
*Emanuele Severino, ''Essenza del nichilismo'', Milano, 1972
*Emanuele Severino, ''Essenza del nichilismo'', Milano, 1972
*Nicola Abbagnano, ''Dizionario di Filosofia'', Utet, Torino, 1971
*Nicola Abbagnano, ''Dizionario di Filosofia'', Utet, Torino, 1971
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