Nichilismo: differenze tra le versioni

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*Un movimento politico russo, per questo chiamato "nichilismo distruttore", responsabile dell'assassinio dello zar Alessandro II di Russia.
*Un movimento politico russo, per questo chiamato "nichilismo distruttore", responsabile dell'assassinio dello zar Alessandro II di Russia.


== I padri fondatori e i teorici del nichilismo ==
== I padri fondatori e i teorici del nichilismo <ref>Fonte principale: [http://www.bibliotecamarxista.org/scaliati_gius/la_fiacc_de_anarch.htm ''La Fiaccola dell'anarchia'']</ref>==
[[File:Stirner.jpg|thumb|200px|Max Stirner]]
[[File:Stirner.jpg|thumb|200px|Max Stirner]]
Il nichilismo, nell'arco del suo percorso storico, nega continuamente l'ordine esistente, e di conseguenza qualsiasi entità superiore, sia essa lo [[Stato]] o Dio, ed ha quindi numerosi punti di contatto con la dottrina politico-filosofica dell'[[anarchismo]].
Il nichilismo, nell'arco del suo percorso storico, nega continuamente l'ordine esistente, e di conseguenza qualsiasi entità superiore, sia essa lo [[Stato]] o Dio, ed ha quindi numerosi punti di contatto con la dottrina politico-filosofica dell'[[anarchismo]].
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Mentre il maggior rappresentante del movimento anarchico internazionale [[Michail Bakunin]], si proclamava fondatore del nichilismo ed apostolo dell'anarchia, radicalizzando il fenomeno nichilista in un connubio esplosivo d'idee anarchiche, socialiste e utopico-libertarie.  
Mentre il maggior rappresentante del movimento anarchico internazionale [[Michail Bakunin]], si proclamava fondatore del nichilismo ed apostolo dell'anarchia, radicalizzando il fenomeno nichilista in un connubio esplosivo d'idee anarchiche, socialiste e utopico-libertarie.  


La paternità del termine, che secondo alcuni già nel Medioevo veniva utilizzato per indicare gli [[Eresia | eretici]] cristiani, se l'attribuì con un certo vigore lo scrittore russo [[Ivan Sergeevic Turgenev]] ([[1818]]-[[1883]]). <ref>«In realtà, il termine nichilismo era già stato impiegato in precedenza, sia altrove sia nella stessa Russia. Per esempio, già nel 1829 il critico romantico N. I. Nadeždin, in un articolo intitolato ''L'adunata dei nichilisti'' (''Somnišče nigilistov''), aveva definito nichilisti coloro che nulla sanno e nulla capiscono. E anche M. N. Katkov aveva usato l'epiteto di "nichilisti" per criticare i collaboratori della rivista "Il Contemporaneo" come gente che non crede a nulla. Comunque sia, a Turgenev va riconosciuto [...] almeno il merito di aver reso popolare il termine» (Franco Volpi, ''Il nichilismo'', Laterza).</ref>
La paternità del termine, che secondo alcuni già nel Medioevo veniva utilizzato per indicare gli [[Eresia | eretici]] cristiani <ref>«Prescindendo dall'uso non meglio attestato che già Agostino ne avrebbe fatto con l'apostrofare come "nichilisti" i non credenti, l'apparizione del termine, nella variante nihilianismus, è documentata in Gualtiero di San Vittore. Questi lo usa per designare l'eresia cristologica secondo la quale, essendo il logos divino eterno e non creato, l'umanità compete a Cristo solo come accidente. Tale "nichilianismo teologico" sarebbe stato sostenuto da Pietro Lombardo nel quarto dei suoi celebri ''Libri sententiarum'', che per questo è attaccato da Gualtiero di San Vittore e da Roberto di Melun, e poi ufficialmente condannato da papa Alessandro III, che nel [[1173]] scrive a Guglielmo di Champagne, allora arcivescovo di Sens, per condannare l'eresia dei nichilisti. Se ci si attiene [...] rigorosamente alla forma nihilismus, essa compare per la prima volta nel [[1733]] nel titolo del trattato di Fridrich Lebrecht Goetz ''De nonismo et nihilismo in theologia'', in cui è definito nichilismo il ritenere che tutto sia nulla, "pro nihilo habere omnia"» (Franco Volpi, ''Il nichilismo'', Laterza, Bari 1999).</ref>, se l'attribuì con un certo vigore lo scrittore russo [[Ivan Sergeevic Turgenev]] ([[1818]]-[[1883]]). <ref>«In realtà, il termine nichilismo era già stato impiegato in precedenza, sia altrove sia nella stessa Russia. Per esempio, già nel 1829 il critico romantico N. I. Nadeždin, in un articolo intitolato ''L'adunata dei nichilisti'' (''Somnišče nigilistov''), aveva definito nichilisti coloro che nulla sanno e nulla capiscono. E anche M. N. Katkov aveva usato l'epiteto di "nichilisti" per criticare i collaboratori della rivista "Il Contemporaneo" come gente che non crede a nulla. Comunque sia, a Turgenev va riconosciuto [...] almeno il merito di aver reso popolare il termine» (Franco Volpi, ''Il nichilismo'', Laterza, Bari 1999).</ref>


Egli definisce nel suo romanzo ''[[Padri e figli]]'' del [[1862]], nichilista il modo di pensare del protagonista, il quale è in conflitto con la generazione dei padri, e ne nega i valori e i princìpi impegnandosi a rimpiazzarli con altri nuovi.
Egli definisce nel suo romanzo ''[[Padri e figli]]'' del [[1862]], nichilista il modo di pensare del protagonista, il quale è in conflitto con la generazione dei padri, e ne nega i valori e i princìpi impegnandosi a rimpiazzarli con altri nuovi.


Il primo uso [[filosofia|filosofico]] vero e proprio del concetto, invece, viene individuato verso la fine del XVIII secolo nel contesto delle controversie che caratterizzavano la nascita dell'idealismo.
Il primo uso [[filosofia|filosofico]] vero e proprio del concetto, invece, viene individuato verso la fine del XVIII secolo <ref>« [...] un primo uso più generale della parola è stato individuato nella cultura francese della Rivoluzione. In questo contesto storico l'attributo "nichilista" fi impiegato per qualificare la schiera di coloro che non erano "né per né contro la Rivoluzione". Trasferendo questo significato sul piano delle convinzioni religiose, Anacharsis Cloots [...]  affermava in un suo discorso del [[26 dicembre]] [[1793]] che "la Repubblica dei diritti dell'uomo non è né teista né atea, è nichilista"» (Franco Volpi, ''Il nichilismo'', Laterza, Bari 1999).</ref> nel contesto delle controversie che caratterizzavano la nascita dell'idealismo. <ref>«Jacobi accusa l'idealismo di essere un nichilismo, introducendo per primo il termine con una valenza filosofica. [...] in una missiva di Jacobi a Fichte, stesa nel marzo e pubblicata nell'autunno del [[1799]], Jacobi afferma: "In verità, mio caro Fichte, non deve infastidirmi se Lei, o chicchessia, vuole chiamare ''chimerismo'' quello che io contrappongo all'idealismo, a cui muovo il rimprovero di ''nichilismo''". [...] Daniel Jenisch [...] impiega [il termine nichilismo] nel suo trattato ''Sul fondamento e sul valore delle scoperte del prof. Kant in metafisica, morale ed estetica'' ([...] [[1796]]) [...] Più o meno contemporaneamente a Jacobi [...] usano il termine "nihilismo" anche altri autori noti come Friedrich Schlegel e Jean Paul. [...] il termine viene impiegato in senso tecnico [...] dai giovani Schelling e Hegel [... e da] altri esponenti minori del movimento, come Karl Rosenkranz, Christian Weisse e Immanuel H. Fichte, di volta in volta con accentuazioni diverse. Ma più ci si allontana dall'originaria controversia circa la genesi dell'idealismo, più il significato del termine si sposta dall'ambito strettamente filosofico-speculativo a quello sociale e politico, cioè alle conseguenze ingenerate dall''''assunzione, da parte di un soggetto privilegiato, di un atteggiamento di radicale annichilimento di tutto ciò che ne delimita l'agire'''. Fa la sua comparsa la figura del "'''nichilista'''" quale '''libero pensatore che demolisce ogni presupposto, ogni pregiudizio, ogni condizione già data, quindi anche ogni valore tradizionale''', e che prefigura così i tratti del '''nichilista anarchico-libertario''' che vivrà la sua stagione più intensa negli ultimi decenni dell'Ottocento» (Franco Volpi, ''Il nichilismo'', Laterza, Bari 1999).</ref>


Nella contrapposizione dell'idealismo al dogmatismo, il termine viene impiegato per caratterizzare l'operazione filosofica mediante la quale l'idealismo intende “annullare” nella riflessione l'oggetto del senso comune, al fine di mostrare come esso, non sia in verità, altro che il prodotto di un'invisibile ed inconsapevole attività del soggetto.  
Nella contrapposizione dell'idealismo al dogmatismo, il termine viene impiegato per caratterizzare l'operazione filosofica mediante la quale l'idealismo intende “annullare” nella riflessione l'oggetto del senso comune, al fine di mostrare come esso, non sia in verità, altro che il prodotto di un'invisibile ed inconsapevole attività del soggetto.  
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Il primo grande teorico del nichilismo, come già sostenuto, è stato l'anarchico tedesco del filone individualista [[Max Stirner]] ([[1806]]-[[1846]]).  
Il primo grande teorico del nichilismo, come già sostenuto, è stato l'anarchico tedesco del filone individualista [[Max Stirner]] ([[1806]]-[[1846]]).  


La sua opera principale ''[[L'unico e la sua proprietà]]'' <ref>[https://www.edizionianarchismo.net/library/max-stirner-l-unico-e-la-sua-proprieta.pdf L'unico e la sua proprietà]</ref>, del [[1844]], è l'espressione più rabbiosa e corrosiva del radicalismo di sinistra nato come reazione allo [[Hegel|hegelismo]]. Attraverso la negazione di Dio e della religione, secondo l'anarchico, si attua il processo di liberare l'uomo.  
La sua opera principale ''[[L'unico e la sua proprietà]]'' <ref>[http://www.ristretti.it/areestudio/cultura/libri/unico.pdf L'unico e la sua proprietà]</ref>, del [[1844]], è l'espressione più rabbiosa e corrosiva del radicalismo di sinistra nato come reazione allo [[Hegel|hegelismo]]. Attraverso la negazione di Dio e della religione, secondo l'anarchico, si attua il processo di liberare l'uomo.  


Stirner sostiene che Dio e l'umanità hanno fondato la loro causa sul nulla, su null'altro che se stessi. Allo stesso modo quindi, continua i filosofo, «io fondo allora la mia causa su me stesso, io che, al pari di Dio, sono il nulla di ogni altro». <ref>Questo capitolo è stato estratto da [http://www.bibliotecamarxista.org/scaliati_gius/la_fiacc_de_anarch.htm La Fiaccola dell'anarchia]</ref>
Stirner sostiene che Dio e l'umanità hanno fondato la loro causa sul nulla, su null'altro che stessi. Allo stesso modo quindi, continua i filosofo, «io fondo allora la mia causa su me stesso, io che, al pari di Dio, sono il nulla di ogni altro».


== Nichilismo filosofico ==
== Nichilismo filosofico ==
[[File:Nietzsche.jpg|thumb|200px|left|[[Nietzsche]] nel 1861]]
[[File:Nietzsche.jpg|thumb|200px|left|[[Nietzsche]] nel 1861]]
Con le parole del filosofo [[Pier Paolo Ottonello]] (n. 1941) possiamo affermare:
Con le parole del filosofo [[Pier Paolo Ottonello]] possiamo affermare:
: «Il nichilismo come negazione radicale o metafisica, è dunque negazione del senso dell'essere e degli enti in quanto significato e realtà sostanziali e valorativi, che possono essere tali solo in quanto fondati nell'assolutezza dell'essere. Nichilismo è dunque, essenzialmente, l'assoluta negazione di ogni assolutezza, che percorre le strade o dell'indeterminazione dell'essere e degli enti o dell'univocità radicale essere nulla».
: «Il nichilismo come negazione radicale o metafisica, è dunque negazione del senso dell'essere e degli enti in quanto significato e realtà sostanziali e valorativi, che possono essere tali solo in quanto fondati nell'assolutezza dell'essere. Nichilismo è dunque, essenzialmente, l'assoluta negazione di ogni assolutezza, che percorre le strade o dell'indeterminazione dell'essere e degli enti o dell'univocità radicale essere nulla».


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Il filosofo [[Augusto Del Noce]] ([[1910]]-[[1989]]) ha dato una definizione originale del nichilismo dei nostri giorni:
Il filosofo [[Augusto Del Noce]] ([[1910]]-[[1989]]) ha dato una definizione originale del nichilismo dei nostri giorni:


: «Il nichilismo oggi corrente è il ''nichilismo gaio'', nei due sensi, che è senza inquietudine (cioè cerca una sequenza di godimenti superficiali nell'intento di eliminare il dramma dal cuore dell'uomo) - forse per la soppressione dell'"inquietum cor meum" agostiniano - e che ha il suo simbolo nell'"omosessualità" (per il fatto che intende sempre l'amore "omosessualmente", anche quando mantiene il rapporto uomo-donna) [il giudizio che qui ci interessa è ''antropologico'', non anzitutto etico: il nichilismo gaio "non vedendo" la differenza, anche sessuale, come segno dell'altro, rischia di concepire l'amore come puro prolungamento dell'io (appunto "omosessualmente")]» (cf. A. Del Noce, ''Lettera a Rodolfo Quadrelli'', [[1984]]).
: «Il nichilismo oggi corrente è il ''nichilismo gaio'', nei due sensi, che è senza inquietudine (cioè cerca una sequenza di godimenti superficiali nell'intento di eliminare il dramma dal cuore dell'uomo) - forse per la soppressione dell'"inquietum cor meum" agostiniano - e che ha il suo simbolo nell'"omosessualità" (per il fatto che intende sempre l'amore "omosessualmente", anche quando mantiene il rapporto uomo-donna) [il giudizio che qui ci interessa è ''antropologico'', non anzitutto etico: il nichilismo gaio "non vedendo" la differenza, anche sessuale, come segno dell'altro, rischia di concepire l'amore come puro prolungamento dell'io (appunto "omosessualmente")]» (cfr. A. Del Noce, ''Lettera a Rodolfo Quadrelli'', [[1984]]).


Il nichilismo oltre che una [[filosofia]] è una "cultura", che ha profondamente segnato i saperi e le istituzioni, la politica dei gruppi dirigenti, il disciplinamento sociale di massa, il declino delle professioni umanistiche (cf. Karl Löwith, ''Il nichilismo europeo'', Laterza, Roma-Bari [[1999]])
Il nichilismo oltre che una [[filosofia]] è una "cultura", che ha profondamente segnato i saperi e le istituzioni, la politica dei gruppi dirigenti, il disciplinamento sociale di massa, il declino delle professioni umanistiche (cfr. Karl Löwith, ''Il nichilismo europeo'', Laterza, Roma-Bari [[1999]]).


Secondo [[Karl Löwith]] ([[1897]]-[[1973]]) mentre [[Friedrich Nietzsche|Nietzsche]] con la dottrina dell'"eterno ritorno" aveva pensato il nichilismo come principio filosofico, [[Heidegger]], invece, pensa il principio filosofico come nichilismo.
Secondo [[Karl Löwith]] ([[1897]]-[[1973]]) mentre [[Friedrich Nietzsche|Nietzsche]] con la dottrina dell'"eterno ritorno" aveva pensato il nichilismo come principio filosofico, [[Heidegger]], invece, pensa il principio filosofico come nichilismo.


Per [[Sergio Givone]] (n. 1944) se da una parte il "nichilismo metafisico" afferma che il mondo non ha senso (perché la morte è l'orrore che tutto annienta) e termina così in un assurdo e, da un punto di vista cristiano, in una bestemmia, dall'altra il nichilismo dei nostri giorni è più tranquillizzante e consolatorio: predica l'accettazione da parte dell'uomo della propria condizione e l'inutilità delle speranze che sono fuori dalla sua portata.
Per [[Sergio Givone]] se da una parte il "nichilismo metafisico" afferma che il mondo non ha senso (perché la morte è l'orrore che tutto annienta) e termina così in un assurdo e, da un punto di vista cristiano, in una bestemmia, dall'altra il nichilismo dei nostri giorni è più tranquillizzante e consolatorio: predica l'accettazione da parte dell'uomo della propria condizione e l'inutilità delle speranze che sono fuori dalla sua portata.


Scrive [[Emanuele Severino]] (n. 1929) che tutti da millenni credono che le cose e gli uomini nascono dal nulla e nel nulla ritornano:
Scrive [[Emanuele Severino]] che tutti da millenni credono che le cose e gli uomini nascono dal nulla e nel nulla ritornano:


:«Nascere vuole dire [...] uscire dal niente; morire vuol dire tornare nel niente: il vivente è ciò che esce dal niente e torna nel niente» (in ''Che cosa fanno oggi i filosofi?'', Milano [[1982]]).  
:«Nascere vuole dire [...] uscire dal niente; morire vuol dire tornare nel niente: il vivente è ciò che esce dal niente e torna nel niente» (in ''Che cosa fanno oggi i filosofi?'', Milano [[1982]]).  


Tuttavia, scrive Diego Fusaro, «per [[Severino]] tutto è eterno. Non basta: solo in superficie si crede che le cose vengano dal nulla e che nel nulla alla fine precipitino, perché nel profondo siamo convinti che quel breve segmento di luce che è la vita è esso stesso nulla. È il nichilismo. È l'omicidio primario, l'uccisione dell'essere. Ma è una contraddizione: ciò che è non può non essere, né può essere stato o potrà mai essere nulla. Una contraddizione che è la follia dell'Occidente, e ormai di tutta la terra. Una ferita che necessita di numerosi conforti, dalla religione all'arte, tutti affreschi sul buio, tentativi di nascondere, medicare il nulla che ci fa orrore. Per fortuna ci attende la Non Follia, l'apparire dell'eternità di tutte le cose. Noi siamo eterni e mortali perché l'eterno entra ed esce dall'apparire. La morte è l'assentarsi dell'eterno. Abbiamo tutti nel sangue il nichilismo. (...) Tutto è eterno significa che ogni momento della realtà è, ossia non esce e non ritorna nel nulla, significa che anche alle cose e alle vicende più umili e impalpabili compete il trionfo che si è soliti riservare a Dio».
Tuttavia, scrive Diego Fusaro, «per [[Severino]] tutto è eterno. Non basta: solo in superficie si crede che le cose vengano dal nulla e che nel nulla alla fine precipitino, perché nel profondo siamo convinti che quel breve segmento di luce che è la vita è esso stesso nulla. È il nichilismo. È l'omicidio primario, l'uccisione dell'essere. Ma è una contraddizione: ciò che è non può non essere, né può essere stato o potrà mai essere nulla. Una contraddizione che è la follia dell'Occidente, e ormai di tutta la terra. Una ferita che necessita di numerosi conforti, dalla religione all'arte, tutti affreschi sul buio, tentativi di nascondere, medicare il nulla che ci fa orrore. Per fortuna ci attende la Non Follia, l'apparire dell'eternità di tutte le cose. Noi siamo eterni e mortali perché l'eterno entra ed esce dall'apparire. La morte è l'assentarsi dell'eterno. Abbiamo tutti nel sangue il nichilismo. [...] Tutto è eterno significa che ogni momento della realtà è, ossia non esce e non ritorna nel nulla, significa che anche alle cose e alle vicende più umili e impalpabili compete il trionfo che si è soliti riservare a Dio».


Contro nuovi e possibili irrigidimenti metafisici (non sono più concepibili princìpi immutabili) si esprime il filosofo italiano [[Gianni Vattimo]] (n. 1936) che critica il “nichilismo negativo”, che si ostina a propugnare l'idea di un fondamento (una verità, un valore, un'idea) naturale:  
Contro nuovi e possibili irrigidimenti metafisici (non sono più concepibili princìpi immutabili) si esprime il filosofo italiano [[Gianni Vattimo]] che critica il “nichilismo negativo”, che si ostina a propugnare l'idea di un fondamento (una verità, un valore, un'idea) naturale:  


: «[...] già tentare di modellare leggi, costituzioni, provvedimenti politici ordinari, sull'idea di una progressiva liberazione di norme e regole da ogni preteso limite “naturale” (e cioè ovvio solo per chi detiene il potere) può diventare un progetto politico positivo» (in ''Nichilismo ed emancipazione. Etica, politica, diritto'', 2003, p. 8).  
: «[...] già tentare di modellare leggi, costituzioni, provvedimenti politici ordinari, sull'idea di una progressiva liberazione di norme e regole da ogni preteso limite “naturale” (e cioè ovvio solo per chi detiene il potere) può diventare un progetto politico positivo» (in ''Nichilismo ed emancipazione. Etica, politica, diritto'', 2003, p. 8).  
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Egli affida un compito politico alla tradizione della Sinistra:
Egli affida un compito politico alla tradizione della Sinistra:


: «Una sinistra nichilistica non-metafisica, non potrà più fondare le proprie rivendicazioni sull'uguaglianza, ma dovrà invece porre alla base la dissoluzione della violenza. È chiaro perché: l'uguaglianza è sempre ancora una tesi metafisica che si espone a essere confutata come tale, in quanto pretesa di cogliere una essenza umana data una volta per tutte». (p.104).  
: «Una sinistra nichilistica non-metafisica, non potrà più fondare le proprie rivendicazioni sull'uguaglianza, ma dovrà invece porre alla base la dissoluzione della violenza. È chiaro perché: l'uguaglianza è sempre ancora una tesi metafisica che si espone a essere confutata come tale, in quanto pretesa di cogliere una essenza umana data una volta per tutte» (in ''Nichilismo ed emancipazione. Etica, politica, diritto'', 2003, p. 104).  


Nella società attuale si possono ricondurre al nichilismo vari fenomeni sociali; fra essi, quasi come un estremo, l'odierno fenomeno [[Punk|anarcho-punk]], che associa al nichilismo una visione politica impropria e riadattata del concetto di [[anarchia]] per sottolineare caos e confusione.
Nella società attuale si possono ricondurre al nichilismo vari fenomeni sociali; fra essi, quasi come un estremo, l'odierno fenomeno [[Punk|anarcho-punk]], che associa al nichilismo una visione politica impropria e riadattata del concetto di [[anarchia]] per sottolineare caos e confusione.
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[[File:Perovskaya-sophia.jpg|thumb|150px|[[Sofia Perovskaya]]]]
[[File:Perovskaya-sophia.jpg|thumb|150px|[[Sofia Perovskaya]]]]
[[File:Nechayev.png|thumb|150px|left|[[Sergej Nečaev]]]]
[[File:Nechayev.png|thumb|150px|left|[[Sergej Nečaev]]]]
: «''¡Vnaród!'' [andiamo al popolo, uniamoci a lui]. Nel corso degli anni tra il 1860 e il 1865, in quasi tutte le case delle famiglie benestanti si sosteneva una lotta feroce tra i genitori, decisi a mantenere le antiche tradizioni, ed i loro figli e figlie, che difendevano il loro diritto a disporre della propria esistenza secondo i loro ideali [...] In ogni popolazione russa, in ogni distretto di San Pietroburgo, si formavano piccoli gruppi di mutua assistenza; le opere di filosofi, il lavoro di economisti, la ricerca della nuova scuola della storia russa venivano letti con attenzione in quei circoli, in cui seguivano grandi discussioni. L'oggetto di tutta questa lotta non era altro che la soluzione del grande problema che gli stava davanti. [...] Questi ragazzi e ragazze non avevano nella loro mente alcun pensiero di ricostruzione sociale, né pensavano alla rivoluzione; si preoccupavano solo di insegnare alla massa dei contadini a leggere e di istruirla su vari aspetti, fornire assistenza medica e aiuto con tutti i mezzi possibili per farla uscire dall'oscurità e dalla miseria, insegnando ciò che erano gli ideali popolari per una vita sociale migliore» ([[Kropotkin]], ''Memorie di un rivoluzionario'').
: «''¡Vnaród!'' [andiamo al popolo, uniamoci a lui]. Nel corso degli anni tra il [[1860]] e il [[1865]], in quasi tutte le case delle famiglie benestanti si sosteneva una lotta feroce tra i genitori, decisi a mantenere le antiche tradizioni, ed i loro figli e figlie, che difendevano il loro diritto a disporre della propria esistenza secondo i loro ideali [...] In ogni popolazione russa, in ogni distretto di San Pietroburgo, si formavano piccoli gruppi di mutua assistenza; le opere di filosofi, il lavoro di economisti, la ricerca della nuova scuola della storia russa venivano letti con attenzione in quei circoli, in cui seguivano grandi discussioni. L'oggetto di tutta questa lotta non era altro che la soluzione del grande problema che gli stava davanti. [...] Questi ragazzi e ragazze non avevano nella loro mente alcun pensiero di ricostruzione sociale, né pensavano alla rivoluzione; si preoccupavano solo di insegnare alla massa dei contadini a leggere e di istruirla su vari aspetti, fornire assistenza medica e aiuto con tutti i mezzi possibili per farla uscire dall'oscurità e dalla miseria, insegnando ciò che erano gli ideali popolari per una vita sociale migliore» ([[Kropotkin]], ''Memorie di un rivoluzionario'').


Decisivo per la preparazione e la diffusione del concetto di nichilismo fu il già menzionato romanzo di Turgenev, anche se la mente del fenomeno fu [[Nikolaj Gavrilovic Cernysevskij]] ([[1828]]-[[1889]]): il suo romanzo ''Che fare?'' rappresentò, infatti, uno dei principali manifesti del nichilismo russo.  
Decisivo per la preparazione e la diffusione del concetto di nichilismo fu il già menzionato romanzo di Turgenev, anche se la mente del fenomeno fu [[Nikolaj Gavrilovic Cernysevskij]] ([[1828]]-[[1889]]): il suo romanzo ''Che fare?'' rappresentò, infatti, uno dei principali manifesti del nichilismo russo.  


Nonostante la dura repressione, le idee nichiliste si diffusero rapidamente e infiammarono la gioventù russa per merito di [[Sergej Gennadjevič Nečaev]] ([[1847]]-[[1882]]), autore di un ''[https://www.anarcotraffico.org/sites/default/files/2018-10/Il%20catechismo%20del%20rivoluzionario.%20Bakunin%20-%20Michael%20Confino.pdf Catechismo del rivoluzionario''], il quale entrò in contatto con [[Michail Bakunin]]. <ref>Per conoscere la storia del rapporto tra [[Bakunin]] e [[Nečaev]] si veda la voce relativa a quest'ultimo nonché il libro di Michael Confino [https://www.anarcotraffico.org/sites/default/files/2018-10/Il%20catechismo%20del%20rivoluzionario.%20Bakunin%20-%20Michael%20Confino.pdf ''Il catechismo del rivoluzionario - Bakunin e l'affare Nečaev''].</ref> Il termine ''nečaevismo'' fu allora impiegato per designare le forme più spregiudicate e intransigenti di nichilismo politico, un modo estremo di concepire l'azione rivoluzionaria. <ref>Il testo del ''Catechismo'' ci mette di fronte a un atteggiamento rivoluzionario di tipo [[nichilista]]: l'autore descrive la rivoluzione come un fine in sé, al quale tutto il resto è subordinato. Il carattere strettamente attivista de ''Il catechismo'' salta subito agli occhi. Normalmente, il rivoluzionario cerca l'azione di massa; e poiché il suo scopo è di aiutare i lavoratori a organizzarsi, egli si sforza di mobilitarli e di inquadrarli, ideologicamente e praticamente, per aiutarli a prendere coscienza dei propri interessi e delle proprie forze, cosicché possano lottare efficacemente per gli obiettivi economici, sociali e politici da raggiungere. In questa prospettiva, il rivoluzionario è un uomo che si è schierato personalmente, impegnandosi nelle file del proletariato, uno che sceglie di partecipare '''direttamente''' alla lotta di classe. Il punto di vista dell'autore de ''Il catechismo'', invece, è completamente diverso. Per lui, il ruolo fondamentale di un rivoluzionario non è più quello di impegnarsi in un'azione di massa, né di aiutare con gli strumenti intellettuali della dottrina, dell'informazione o della propaganda, le classi sfruttate a prendere coscienza della loro condizione, e ancor meno di lottare a fianco dei lavoratori per la causa rivoluzionaria. È dall'esterno che il [[nichilista]] agirà sulla pratica rivoluzionaria: il suo metodo consisterà, dunque, nel provocare dall'esterno e '''indirettamente''' agitazioni irreversibili utili alla rivoluzione. Il [[nichilista]] dovrà imparare a manipolare passioni dall'impatto devastante. Dovrà creare situazioni insostenibili e provocare ovunque la [[repressione]]. Qui il popolo non è più il fine, bensì il mezzo della rivoluzione. Non c'è più bisogno di un'ideologia: bastano poche idee elementari. La rivoluzione è un problema di fisica, le masse sono la fonte d'energia. Da qui il profondo disprezzo per Nečaev per tutti i dottrinari, i rivoluzionari a parole e gli studenti, che provenivano generalmente dalla piccola nobiltà o dalla borghesia. Egli era assolutamente convinto, difatti, che la [[rivoluzione russa]] non sarebbe mai arrivata grazie ai membri dell'intellighenzia» (Jean Préposiet, ''Storia dell'anarchismo'', pp. 400-401).</ref> <ref>Scrive [[Albert Camus]] ne ''L'uomo in rivolta'': «Da questo momento [dopo la morte di [[Nečaev]]], in seno alla rivoluzione, tutto è veramente lecito, l'omicidio può essere eretto a principio. Si è tuttavia creduto, col rinnovarsi del populismo nel [[1870]], che questo movimento rivoluzionario, sorto dalle tendenze religiose ed etiche che troviamo nei decembristi e nel socialismo di [[Lavrov]] e di [[Herzen]], dovesse frenare l'evoluzione verso il cinismo politico illustrata da [[Nečaev]]. Il movimento faceva appello alle "anime vive", chiedeva loro d'andare verso il popolo e di educarlo affinché muovesse da sé alla liberazione. I "gentiluomini penitenti" lasciavano le loro famiglie, indossavano povere vesti e andavano per i villaggi a catechizzare il contadino. Ma il contadino diffidava e taceva. Quando non taceva, denunciava l'apostolo al gendarme. Questa sconfitta delle bell'anime doveva respingere il movimento verso il cinismo di un [[Nečaev]], o almeno verso la [[violenza]]. Per non aver potuto ricondurre a sé il popolo, l'''intellighenzia'' si è sentita di nuovo sola dinanzi all'autocritica; di nuovo, il mondo le è apparso sotto le specie del padrone e dello schiavo. Il gruppo ''[[Volontà del Popolo]]'' erigerà dunque a principio il terrorismo individuale e inaugurerà la serie degli omicidi che è continuata fino al [[1905]], col partito socialista rivoluzionario. I terroristi nascono a questo punto, distolti dall'amore, certi contro la colpevolezza dei padroni, ma solitari con la loro disperazione, di fronte alle proprie contraddizioni che non potranno risolvere se non nel duplice sacrificio della loro innocenza e della vita».</ref>
Nonostante la dura repressione, le idee nichiliste si diffusero rapidamente e infiammarono la gioventù russa per merito di [[Sergej Gennadjevič Nečaev]] ([[1847]]-[[1882]]), autore di un ''[https://www.anarcotraffico.org/sites/default/files/2018-10/Il%20catechismo%20del%20rivoluzionario.%20Bakunin%20-%20Michael%20Confino.pdf Catechismo del rivoluzionario''], il quale entrò in contatto con [[Michail Bakunin]]. <ref>Per conoscere la storia del rapporto tra [[Bakunin]] e [[Nečaev]] si veda la voce relativa a quest'ultimo nonché il libro di Michael Confino [https://www.anarcotraffico.org/sites/default/files/2018-10/Il%20catechismo%20del%20rivoluzionario.%20Bakunin%20-%20Michael%20Confino.pdf ''Il catechismo del rivoluzionario - Bakunin e l'affare Nečaev''].</ref> Il termine ''nečaevismo'' fu allora impiegato per designare le forme più spregiudicate e intransigenti di nichilismo politico, un modo estremo di concepire l'azione rivoluzionaria. <ref>«Il testo del ''Catechismo'' ci mette di fronte a un atteggiamento rivoluzionario di tipo [[nichilista]]: l'autore descrive la rivoluzione come un fine in sé, al quale tutto il resto è subordinato. Il carattere strettamente attivista de ''Il catechismo'' salta subito agli occhi. Normalmente, il rivoluzionario cerca l'azione di massa; e poiché il suo scopo è di aiutare i lavoratori a organizzarsi, egli si sforza di mobilitarli e di inquadrarli, ideologicamente e praticamente, per aiutarli a prendere coscienza dei propri interessi e delle proprie forze, cosicché possano lottare efficacemente per gli obiettivi economici, sociali e politici da raggiungere. In questa prospettiva, il rivoluzionario è un uomo che si è schierato personalmente, impegnandosi nelle file del proletariato, uno che sceglie di partecipare '''direttamente''' alla lotta di classe. Il punto di vista dell'autore de ''Il catechismo'', invece, è completamente diverso. Per lui, il ruolo fondamentale di un rivoluzionario non è più quello di impegnarsi in un'azione di massa, né di aiutare con gli strumenti intellettuali della dottrina, dell'informazione o della propaganda, le classi sfruttate a prendere coscienza della loro condizione, e ancor meno di lottare a fianco dei lavoratori per la causa rivoluzionaria. È dall'esterno che il [[nichilista]] agirà sulla pratica rivoluzionaria: il suo metodo consisterà, dunque, nel provocare dall'esterno e '''indirettamente''' agitazioni irreversibili utili alla rivoluzione. Il [[nichilista]] dovrà imparare a manipolare passioni dall'impatto devastante. Dovrà creare situazioni insostenibili e provocare ovunque la [[repressione]]. Qui il popolo non è più il fine, bensì il mezzo della rivoluzione. Non c'è più bisogno di un'ideologia: bastano poche idee elementari. La rivoluzione è un problema di fisica, le masse sono la fonte d'energia. Da qui il profondo disprezzo per Nečaev per tutti i dottrinari, i rivoluzionari a parole e gli studenti, che provenivano generalmente dalla piccola nobiltà o dalla borghesia. Egli era assolutamente convinto, difatti, che la [[rivoluzione russa]] non sarebbe mai arrivata grazie ai membri dell'intellighenzia» (Jean Préposiet, ''Storia dell'anarchismo'', pp. 400-401).</ref> <ref>Scrive [[Albert Camus]] ne ''L'uomo in rivolta'': «Da questo momento [dopo la morte di [[Nečaev]]], in seno alla rivoluzione, tutto è veramente lecito, l'omicidio può essere eretto a principio. Si è tuttavia creduto, col rinnovarsi del populismo nel [[1870]], che questo movimento rivoluzionario, sorto dalle tendenze religiose ed etiche che troviamo nei decembristi e nel socialismo di [[Lavrov]] e di [[Herzen]], dovesse frenare l'evoluzione verso il cinismo politico illustrata da [[Nečaev]]. Il movimento faceva appello alle "anime vive", chiedeva loro d'andare verso il popolo e di educarlo affinché muovesse da sé alla liberazione. I "gentiluomini penitenti" lasciavano le loro famiglie, indossavano povere vesti e andavano per i villaggi a catechizzare il contadino. Ma il contadino diffidava e taceva. Quando non taceva, denunciava l'apostolo al gendarme. Questa sconfitta delle bell'anime doveva respingere il movimento verso il cinismo di un [[Nečaev]], o almeno verso la [[violenza]]. Per non aver potuto ricondurre a sé il popolo, l'''intellighenzia'' si è sentita di nuovo sola dinanzi all'autocritica; di nuovo, il mondo le è apparso sotto le specie del padrone e dello schiavo. Il gruppo ''[[Volontà del Popolo]]'' erigerà dunque a principio il terrorismo individuale e inaugurerà la serie degli omicidi che è continuata fino al [[1905]], col partito socialista rivoluzionario. I terroristi nascono a questo punto, distolti dall'amore, certi contro la colpevolezza dei padroni, ma solitari con la loro disperazione, di fronte alle proprie contraddizioni che non potranno risolvere se non nel duplice sacrificio della loro innocenza e della vita».</ref>


Il [[13 marzo]] [[1881]] il gruppo [[Volontà del Popolo]] mise in atto un attentato mortale nei confronti dello Zar Alessandro II: quando questi si trovava nei pressi del Palazzo d'Inverno di San Pietroburgo, fu mortalmente ferito dal lancio di alcune bombe a mano. I congiurati, [[Nikolai Kibalcic]] [[Sofia Perovskaya]], [[Nikolai Rysakov]] [[Timofei Mikhailov]] e [[Andrei Zhelyabov]], furono arrestati e condannati a morte. [[Gesy Gelfman]] fu invece mandato in esilio in Siberia. L'assassino materiale fu identificato in [[Ignacy Hryniewiecki]], morto durante l'attacco. <ref>Questo capitolo è stato estratto in parte da [http://www.giuseppescaliati.it/A.htm La Fiaccola dell'anarchia]</ref>
Il [[13 marzo]] [[1881]] il gruppo [[Volontà del Popolo]] mise in atto un attentato mortale nei confronti dello Zar Alessandro II: quando questi si trovava nei pressi del Palazzo d'Inverno di San Pietroburgo, fu mortalmente ferito dal lancio di alcune bombe a mano. I congiurati, [[Nikolai Kibalcic]] [[Sofia Perovskaya]], [[Nikolai Rysakov]] [[Timofei Mikhailov]] e [[Andrei Zhelyabov]], furono arrestati e condannati a morte. [[Gesy Gelfman]] fu invece mandato in esilio in Siberia. L'assassino materiale fu identificato in [[Ignacy Hryniewiecki]], morto durante l'attacco. <ref>Questo capitolo è stato estratto in parte da [http://www.giuseppescaliati.it/A.htm La Fiaccola dell'anarchia]</ref>
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«La mia libertà» - scrisse [[Renzo Novatore|Novatore]] in un articolo apparso su ''[[Iconoclasta!]]'' n° 10 del [[26 novembre]] [[1919]] ed intitolato [http://il-neroveleno.blogspot.com/2014/03/lespropriatore.html ''L'Espropriatore''] - «e i miei diritti sono tanti quanto la mia capacità di potenza. Anche la felicità e la grandezza l'avrò solo in misura della mia forza. L'Espropriatore è la più bella figura maschia spregiudicata e virile che io abbia incontrato nell'anarchismo».
«La mia libertà» - scrisse [[Renzo Novatore|Novatore]] in un articolo apparso su ''[[Iconoclasta!]]'' n° 10 del [[26 novembre]] [[1919]] ed intitolato [http://il-neroveleno.blogspot.com/2014/03/lespropriatore.html ''L'Espropriatore''] - «e i miei diritti sono tanti quanto la mia capacità di potenza. Anche la felicità e la grandezza l'avrò solo in misura della mia forza. L'Espropriatore è la più bella figura maschia spregiudicata e virile che io abbia incontrato nell'anarchismo».


[[Camillo Berneri|Berneri]] non condannò aprioristicamente la [[violenza]] quale strumento di lotta politica, ma prese le distanze dall'esaltazione della [[violenza]] come fine a se stessa e come atto di libertà: «La mia libertà è la mia forza, quanto più sono capace di volere e quanto meglio è diretto il mio volere tanto più sono libero. All'autorità delle gerarchie basate sulla violenza e sul privilegio anteponiamo quella delle gerarchie tecniche, agenti per utilità generale e formatesi liberamente. L'autorità è libera quando l'autorità sia mezzo di liberazione, ma lo sforzo antiautoritario è necessario come processo di autonomia». <ref>Sono tematiche che [[Camillo Berneri|Berneri]] riprese da uno dei suoi maestri e rielaborò, quel [[Luigi Fabbri]] che aveva affrontato la stessa questione: «L'anarchismo» - sosteveva [[Luigi Fabbri|Fabbri]] - «è il sistema filosofico per eccellenza negatore dell'autorità, la quale della violenza è la prima forma esplicativa. Quando infatti gli anarchici si dicono nemici del principio di autorità lo dicono in quanto in nessuno riconoscono il diritto di coartare la libertà e l'azione degli altri, di limitare e violentarne la libertà. Questo concetto della libertà individuale [...] posto a base della convivenza civile [...] esclude la possibilità della violenza sistematica, giacché dove c'è autorità c'è violenza e dove c'è violenza non c'è libertà, e quindi non c'è anarchia possibile» (da [http://www.bibliotecaginobianco.it/flip/PEN/08/0600/#8 ''Il concetto di violenza secondo l'anarchismo''], in ''[[Il Pensiero]]'' del [[16 marzo]] [[1910]]).</ref>
[[Camillo Berneri|Berneri]] non condannò aprioristicamente la [[violenza]] quale strumento di lotta politica, ma prese le distanze dall'esaltazione della [[violenza]] come fine a se stessa e come atto di libertà: «La mia libertà è la mia forza, quanto più sono capace di volere e quanto meglio è diretto il mio volere tanto più sono libero. All'autorità delle gerarchie basate sulla violenza e sul privilegio anteponiamo quella delle gerarchie tecniche, agenti per utilità generale e formatesi liberamente. L'autorità è libera quando l'autorità sia mezzo di liberazione, ma lo sforzo antiautoritario è necessario come processo di autonomia». <ref>Sono tematiche che [[Camillo Berneri|Berneri]] riprese da uno dei suoi maestri e rielaborò, quel [[Luigi Fabbri]] che aveva affrontato la stessa questione: «L'anarchismo» - sosteveva [[Luigi Fabbri|Fabbri]] - «è il sistema filosofico per eccellenza negatore dell'autorità, la quale della violenza è la prima forma esplicativa. Quando infatti gli anarchici si dicono nemici del principio di autorità lo dicono in quanto in nessuno riconoscono il diritto di coartare la libertà e l'azione degli altri, di limitare e violentarne la libertà. Questo concetto della libertà individuale [...] posto a base della convivenza civile [...] esclude la possibilità della violenza sistematica, giacché dove c'è autorità c'è violenza e dove c'è violenza non c'è libertà, e quindi non c'è anarchia possibile» (da [https://www.bibliotecaginobianco.it/flip/PEN/08/0600/#8 ''Il concetto di violenza secondo l'anarchismo''], in ''[[Il Pensiero]]'' del [[16 marzo]] [[1910]]).</ref>


La reazione di [[Renzo Novatore|Novatore]] fu veemente, volgare ed offensiva e tendente a tracciare un solco incolmabile tra le due diverse concezioni dell'anarchia, secondo lui assolutamente inconciliabili. <ref>La risposta di [[Renzo Novatore|Novatore]] è contenuta in un articolo intitolato [http://individualismoanarchico.blogspot.com/2013/09/sferzata.html ''Sferzata''], pubblicato su ''[[Iconoclasta!]]'' nn. 1-2 del [[20 febbraio]] [[1921]]: nel testo definisce [[Camillo Berneri|Berneri]] «stercomane», «castrato», «caco isterico geloso della mia penna», mentre lui stesso si definisce «amoralista in quanto anarchico».</ref>
La reazione di [[Renzo Novatore|Novatore]] fu veemente, volgare ed offensiva e tendente a tracciare un solco incolmabile tra le due diverse concezioni dell'anarchia, secondo lui assolutamente inconciliabili. <ref>La risposta di [[Renzo Novatore|Novatore]] è contenuta in un articolo intitolato [http://individualismoanarchico.blogspot.com/2013/09/sferzata.html ''Sferzata''], pubblicato su ''[[Iconoclasta!]]'' nn. 1-2 del [[20 febbraio]] [[1921]]: nel testo definisce [[Camillo Berneri|Berneri]] «stercomane», «castrato», «caco isterico geloso della mia penna», mentre lui stesso si definisce «amoralista in quanto anarchico».</ref>
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=== Il nichilismo oggi ===
=== Il nichilismo oggi ===
[[File:Federazione Anarchica Informale Logo 2.jpg|thumb|250px|Logo della [[Cospirazione delle Cellule di Fuoco]], un gruppo informale greco che si autodefinisce anarco-nichilista.]]
[[File:Federazione Anarchica Informale Logo 2.jpg|thumb|250px|Logo della [[Cospirazione delle Cellule di Fuoco]], un gruppo informale greco che si autodefinisce anarco-nichilista.]]
Il filosofo Franco Volpi nella sua opera ''Il nichilismo'' scrive: <ref>[http://www.nilalienum.it/Sezioni/Aggiornamenti/Filosofia/VolpiNichil.html Il nichilismo], di Franco Volpi, Laterza, Bari 1999</ref>
Il filosofo Franco Volpi nella sua opera ''Il nichilismo'' scrive: <ref>[http://www.nilalienum.it/Sezioni/Aggiornamenti/Filosofia/VolpiNichil.html ''Il nichilismo''], di Franco Volpi, Laterza, Bari 1999</ref>


«La civiltà tecnologico-industriale ha ormai raggiunto un pun­to di non ritorno e ha assunto il carattere dell'irreversibilità. Non v'è più forza - non il sapere, non la filosofia, né la religione né l'arte - in grado di produrre una nuova immagine del mondo. La civiltà della scienza e della tecnica è giunta a quella che - in un omonimo saggio del [[1961]] - Gehlen chiama la cristallizzazione culturale».
«La civiltà tecnologico-industriale ha ormai raggiunto un pun­to di non ritorno e ha assunto il carattere dell'irreversibilità. Non v'è più forza - non il sapere, non la filosofia, né la religione né l'arte - in grado di produrre una nuova immagine del mondo. La civiltà della scienza e della tecnica è giunta a quella che - in un omonimo saggio del [[1961]] - Gehlen chiama la cristallizzazione culturale».
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*[[Max Stirner]], ''L'unico e la sua proprietà '', Adelphi, 1999
*[[Max Stirner]], ''L'unico e la sua proprietà '', Adelphi, 1999
*Karl Löwith, ''Il nichilismo europeo'', Laterza, Roma-Bari, 1999
*Karl Löwith, ''Il nichilismo europeo'', Laterza, Roma-Bari, 1999
*Franco Volpi, ''Il nichilismo'', Laterza, Bari, 1999
*Emanuele Severino, ''Essenza del nichilismo'', Milano, 1972
*Emanuele Severino, ''Essenza del nichilismo'', Milano, 1972
*Nicola Abbagnano, ''Dizionario di Filosofia'', Utet, Torino, 1971
*Nicola Abbagnano, ''Dizionario di Filosofia'', Utet, Torino, 1971
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