Lev Tolstoj: differenze tra le versioni

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===La crisi spirituale: l'anarchismo cristiano===
===La crisi spirituale: l'anarchismo cristiano===
[[File:Leo-Tolstoy.jpg|thumb|200px|Ritratto di [[Clifford Harper]].]]
Alla fine degli anni '70, cominciano in Tolstoj a manifestarsi i primi sintomi della sua crisi spirituale: studia i Vangeli canonici, scrive saggi religiosi e polemici contro la [[Chiesa]] Ortodossa. Questo tormento lo porterà a pubblicare diverse opere a carattere morale e religioso: ''Confessione'' ([[1882]]), ''[[Qual è la mia fede]]'' ([[1888]]), ''[[I Vangeli]]'' ([[1890]]), ''[[La Chiesa e lo Stato]]'' ([[1891]]), ''[[Il regno di Dio è in noi]]'' ([[1894]]).
Alla fine degli anni '70, cominciano in Tolstoj a manifestarsi i primi sintomi della sua crisi spirituale: studia i Vangeli canonici, scrive saggi religiosi e polemici contro la [[Chiesa]] Ortodossa. Questo tormento lo porterà a pubblicare diverse opere a carattere morale e religioso: ''Confessione'' ([[1882]]), ''[[Qual è la mia fede]]'' ([[1888]]), ''[[I Vangeli]]'' ([[1890]]), ''[[La Chiesa e lo Stato]]'' ([[1891]]), ''[[Il regno di Dio è in noi]]'' ([[1894]]).
Nei primi anni '80 comincia a lavorare la terra perché vuol vivere come i suoi contadini, rinuncia almeno formalmente ai privilegi dell'agiatezza, un fatto che porterà alla nascita di interminabili conflitti familiari: la moglie riteneva folli le idee di Lev, mentre i figli si divisero: le figlie simpatizzeranno per le idee del padre, mentre i figli maschi difendevano la madre. <ref>AA.VV., ''I giganti. Lev Tolstoj'', Mondadori, 1970, pp. 11-19.</ref> Tolstoj in questa fase abbraccia totalmente l'idea [[Nonviolenza|non violenta]], diviene [[vegetariano|vegetariano]] (per compassione verso gli animali), si convince che il mondo non possa che cambiare pacificamente e solo attraverso il lavoro manuale ed individuale. Prende inoltre la decisione definitiva di rimanere per sempre a Jàsnaja Poljàna e dichiara: «Ho completamente rotto con la vita del mio ambiente».  
Nei primi anni '80 comincia a lavorare la terra perché vuol vivere come i suoi contadini, rinuncia almeno formalmente ai privilegi dell'agiatezza, un fatto che porterà alla nascita di interminabili conflitti familiari: la moglie riteneva folli le idee di Lev, mentre i figli si divisero: le figlie simpatizzeranno per le idee del padre, mentre i figli maschi difendevano la madre. <ref>AA.VV., ''I giganti. Lev Tolstoj'', Mondadori, 1970, pp. 11-19.</ref> Tolstoj in questa fase abbraccia totalmente l'idea [[Nonviolenza|non violenta]], diviene [[vegetariano|vegetariano]] (per compassione verso gli animali), si convince che il mondo non possa che cambiare pacificamente e solo attraverso il lavoro manuale ed individuale. Prende inoltre la decisione definitiva di rimanere per sempre a Jàsnaja Poljàna e dichiara: «Ho completamente rotto con la vita del mio ambiente».  
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Qualche settimana dopo la sua morte, così lo ricordò l'anarchico [[Luigi Fabbri]]:
Qualche settimana dopo la sua morte, così lo ricordò l'anarchico [[Luigi Fabbri]]:
: «Leone Tolstoj è morto. E con lui è scomparso uno dei grandi geni che hanno onorato la specie umana non solo con le opere dell'ingegno ma anche con un apostolato ideale di bontà. In poco volgere di anni, quanti il mondo ha perduto di questi fari di luce! A essi tutti gli uomini di pensiero libero e tutti gli oppressori si volgevano fidenti, sicuri di poter trarne un ammaestramento e un incoraggiamento nella lotta faticosa contro il privilegio e per la libertà. Sia che, come in Zola, Ibsen, Björson, la loro battaglia fosse combattuta nel campo letterario; o, come in Spencer e Bovio, nel campo filosofico; o, infine, come in Luisa Michel, Eliseo Reclus, Francisco Ferrer e Leone Tolstoj, la loro fosse una battaglia molteplice e sul terreno della sociologia e su quello dell'azione pratica, certo è che tutti questi grandi figli dell'umanità hanno lasciato dietro di sé un vuoto enorme, che ci inspira una inconsolata malinconia [...] Ché pur noi anarchici siamo troppo imbevuti dello spirito utilitaristico e bassamente materiale dei nostri tempi; e sarebbe un vivificare e nobilitare il nostro movimento, se riuscissimo a trasfondervi quello spirito di sacrificio e di idealismo che da qualche tempo ci manca, e che Tolstoj, purtroppo unilateralmente ed esclusivamente, ha meglio di tutti impersonato nel mondo.» (da «[[Il Pensiero]]», Bologna, [[16 dicembre]] [[1910]])
: «Leone Tolstoj è morto. E con lui è scomparso uno dei grandi geni che hanno onorato la specie umana non solo con le opere dell'ingegno ma anche con un apostolato ideale di bontà. In poco volgere di anni, quanti il mondo ha perduto di questi fari di luce! A essi tutti gli uomini di pensiero libero e tutti gli oppressori si volgevano fidenti, sicuri di poter trarne un ammaestramento e un incoraggiamento nella lotta faticosa contro il privilegio e per la libertà. Sia che, come in Zola, Ibsen, Björson, la loro battaglia fosse combattuta nel campo letterario; o, come in Spencer e Bovio, nel campo filosofico; o, infine, come in Luisa Michel, Eliseo Reclus, Francisco Ferrer e Leone Tolstoj, la loro fosse una battaglia molteplice e sul terreno della sociologia e su quello dell'azione pratica, certo è che tutti questi grandi figli dell'umanità hanno lasciato dietro di sé un vuoto enorme, che ci inspira una inconsolata malinconia [...] Ché pur noi anarchici siamo troppo imbevuti dello spirito utilitaristico e bassamente materiale dei nostri tempi; e sarebbe un vivificare e nobilitare il nostro movimento, se riuscissimo a trasfondervi quello spirito di sacrificio e di idealismo che da qualche tempo ci manca, e che Tolstoj, purtroppo unilateralmente ed esclusivamente, ha meglio di tutti impersonato nel mondo» (da «[[Il Pensiero]]», Bologna, [[16 dicembre]] [[1910]]).


== Il pensiero ==
== Il pensiero ==
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In occasione dell'uccisione del re d'[[Italia]] Umberto I, per opera dell'anarchico [[Gaetano Bresci]], Tolstoj mostra tutta la sua arguzia e il suo coraggio non prostrandosi di fronte al povero “Re buono” (cosa che invece fecero Carducci, Pascoli, De Amicis e altri intellettuali). Nell'articolo ''[http://archive.is/GBtMx Non uccidere]'' scrive:  
In occasione dell'uccisione del re d'[[Italia]] Umberto I, per opera dell'anarchico [[Gaetano Bresci]], Tolstoj mostra tutta la sua arguzia e il suo coraggio non prostrandosi di fronte al povero “Re buono” (cosa che invece fecero Carducci, Pascoli, De Amicis e altri intellettuali). Nell'articolo ''[http://archive.is/GBtMx Non uccidere]'' scrive:  


: «L'attuale struttura della società alimenta l'egoismo della gente, pronta a vendere la propria [[libertà]] e il proprio onore per un piccolo vantaggio economico [...] Se Alessandro di Russia, se Umberto non hanno meritato la morte, assai meno l'hanno meritata le migliaia di caduti di Plevna o in terra d'Abissinia. Sono terribili tali uccisioni non per la loro crudeltà o ingiustizia ma per l'irragionevolezza di coloro che le compiono. Se gli uccisori di re sono spinti ad essere tali da un sentimento personale di indignazione suscitato dalle sofferenze del popolo in schiavitù di cui appaiono loro responsabili Alessandro, Carnot, Umberto o da un sentimento personale di offesa e vendetta, allora tali azioni per quanto ingiuste appaiono comprensibili; ma qual'è l'organizzazione di questi uomini, anarchici come si dice ora, che hanno affidato a Bresci la missione di uccidere e hanno minacciato altri imperatori, di che organizzazione si tratta se non riesce ad immaginare per migliorare la situazione della gente niente altro che l'assassinio di persone dalla cui eliminazione non si può ricavare più utilità che dal tagliare la testa al mostro delle fiabe cui al posto di quella tagliata ne cresceva subito una nuova? I re e gli imperatori hanno da tempo creato intorno a sé un' organizzazione pari a quella di un fucile a ripetizione: non appena parte un colpo, subito ne compare un altro al suo posto. Le roi est mart, vive le roi! Allora a che pro ucciderli?». <ref>Si veda [http://www.arivista.org/riviste/Arivista/297/38.htm ''Tolstoj, gli anarchici e la violenza''] di Piero Brunello.</ref>
: «L'attuale struttura della società alimenta l'egoismo della gente, pronta a vendere la propria [[libertà]] e il proprio onore per un piccolo vantaggio economico [...] Se Alessandro di Russia, se Umberto non hanno meritato la morte, assai meno l'hanno meritata le migliaia di caduti di Plevna o in terra d'Abissinia. Sono terribili tali uccisioni non per la loro crudeltà o ingiustizia ma per l'irragionevolezza di coloro che le compiono. Se gli uccisori di re sono spinti ad essere tali da un sentimento personale di indignazione suscitato dalle sofferenze del popolo in schiavitù di cui appaiono loro responsabili Alessandro, Carnot, Umberto o da un sentimento personale di offesa e vendetta, allora tali azioni per quanto ingiuste appaiono comprensibili; ma qual è l'organizzazione di questi uomini, anarchici come si dice ora, che hanno affidato a Bresci la missione di uccidere e hanno minacciato altri imperatori, di che organizzazione si tratta se non riesce ad immaginare per migliorare la situazione della gente niente altro che l'assassinio di persone dalla cui eliminazione non si può ricavare più utilità che dal tagliare la testa al mostro delle fiabe cui al posto di quella tagliata ne cresceva subito una nuova? I re e gli imperatori hanno da tempo creato intorno a sé un' organizzazione pari a quella di un fucile a ripetizione: non appena parte un colpo, subito ne compare un altro al suo posto. Le roi est mart, vive le roi! Allora a che pro ucciderli?». <ref>Si veda [http://www.arivista.org/riviste/Arivista/297/38.htm ''Tolstoj, gli anarchici e la violenza''] di Piero Brunello.</ref>


Il suo pensiero fortemente [[antimilitarismo | antimilitarista]] lo porta quindi a sostenere che «l'esempio della [[violenza]] viene dall'alto con le guerre, le parate, le rappresaglie, il culto dell'orrore e della gloria militare».
Il suo pensiero fortemente [[antimilitarismo | antimilitarista]] lo porta quindi a sostenere che «l'esempio della [[violenza]] viene dall'alto con le guerre, le parate, le rappresaglie, il culto dell'orrore e della gloria militare».
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Tolstoj non si è mai riconosciuto all'interno di nessun movimento anarchico e mai si è ai dichiarato tale (anche [[Max Stirner]] mai si dichiarò anarchico), tuttavia molti suoi principi hanno perfettamente collimato con quelli dell'[[anarchismo]] (seppur caratterizzandolo con le sue peculiarità religiose esclusive).  
Tolstoj non si è mai riconosciuto all'interno di nessun movimento anarchico e mai si è ai dichiarato tale (anche [[Max Stirner]] mai si dichiarò anarchico), tuttavia molti suoi principi hanno perfettamente collimato con quelli dell'[[anarchismo]] (seppur caratterizzandolo con le sue peculiarità religiose esclusive).  


'''La sua visione anarchico-religiosa è antidogmatica, fondata sulla ragione e contro ogni potere religioso e istituzionale''' (ogni [[autorità]] che si frappone tra l'individuo e Dio ostacolano la [[libertà]] dell'[[Individuo|individuo]]), divenendo il capostipite della corrente anarchica denominata "[[anarchismo cristiano]]", diffusasi in [[Russia]], verso la fine dell'ottocento, per merito dei suoi insegnamenti. <ref name="fiaccola">Si veda [https://archive.ph/0yLM ''Anarchismo religioso: Tolstoj''] (tratto da ''La fiaccola dell'anarchia'') e la voce sull'[[anarchismo cristiano]].</ref>
'''La sua visione anarchico-religiosa è antidogmatica, fondata sulla ragione e contro ogni potere religioso e istituzionale''' (ogni [[autorità]] che si frappone tra l'individuo e Dio ostacolano la [[libertà]] dell'[[Individuo|individuo]]), divenendo il capostipite della corrente anarchica denominata "[[anarchismo cristiano]]", diffusasi in [[Russia]], verso la fine dell'ottocento, per merito dei suoi insegnamenti. <ref name="fiaccola">Si veda [https://web.archive.org/web/20160407142144/http://www.libreriadiquartiere.it/ilbastoncinoverde/risposta_al_sinodo.html ''Anarchismo religioso: Tolstoj''] (tratto da ''La fiaccola dell'anarchia'') e la voce sull'[[anarchismo cristiano]].</ref>


Per mettere in atto la sua "verità ", Tolstoj ritenne di fondamentale importanze riformare la [[pedagogia]] secondo principi libertari. Sviluppò questo progetto in 2 fasi, dal [[1859]] alle prime settimane del [[1863]] (anche se in tutto il [[1860]] e parte del [[1861]] Tolstoj viaggiò per l'Europa alla ricerca di metodi pedagogici alternativi) e dal [[1871]] al [[1875]]: fondò la rivista prevalentemente pedagogica ''[[Jàsnaja Poljàna (rivista)|Jàsnaja Poljàna]]'', scrisse numerosi articoli e saggi, tra cui ''Osservazioni e materiali pedagogici'' ([[1860]]), C''hi ha bisogno di imparare da chi: i ragazzi contadini da noi, o noi dai ragazzi contadini?'' ([[1862]]), l'''Abbecedario'' ([[1871]]), ''Sull'istruzione pubblica'' ([[1874]]) e ''Grammatica per le scuole rurali'' ([[1874]]). Soprattutto però istituì nel [[1859]] la scuola libertaria di [[Jàsnaja Poljàna]] <ref name="jasnaja">Si veda [http://www.google.it/books?id=EILW92dYEbIC&pg=PA45&dq=bookchin#PPA72,M1 ''Jàsnaja Poljàna''] ed [http://www.arivista.org/?nr=304&pag=38.htm ''Educare alla libertà''] di Filippo Trasatti.</ref> (attiva sino all'inizio del [[1863]]) in cui venivano istruiti ed educati, secondo principi fortemente [[autorità |antiautoritari]] <ref name="cultura">[http://www.criticamente.com/cultura_arte/Tolstoj_Lev_-_Educazione_e_formazione_culturale.htm ''Educazione e formazione culturale''] di Lev Tolstoj.</ref>, i figli e le figlie dei contadini che lavoravano nelle sue [[La proprietà |proprietà]].
Per mettere in atto la sua "verità ", Tolstoj ritenne di fondamentale importanze riformare la [[pedagogia]] secondo principi libertari. Sviluppò questo progetto in 2 fasi, dal [[1859]] alle prime settimane del [[1863]] (anche se in tutto il [[1860]] e parte del [[1861]] Tolstoj viaggiò per l'Europa alla ricerca di metodi pedagogici alternativi) e dal [[1871]] al [[1875]]: fondò la rivista prevalentemente pedagogica ''[[Jàsnaja Poljàna (rivista)|Jàsnaja Poljàna]]'', scrisse numerosi articoli e saggi, tra cui ''Osservazioni e materiali pedagogici'' ([[1860]]), C''hi ha bisogno di imparare da chi: i ragazzi contadini da noi, o noi dai ragazzi contadini?'' ([[1862]]), l'''Abbecedario'' ([[1871]]), ''Sull'istruzione pubblica'' ([[1874]]) e ''Grammatica per le scuole rurali'' ([[1874]]). Soprattutto però istituì nel [[1859]] la scuola libertaria di [[Jàsnaja Poljàna]] <ref name="jasnaja">Si veda [http://www.google.it/books?id=EILW92dYEbIC&pg=PA45&dq=bookchin#PPA72,M1 ''Jàsnaja Poljàna''] ed [http://www.arivista.org/?nr=304&pag=38.htm ''Educare alla libertà''] di Filippo Trasatti.</ref> (attiva sino all'inizio del [[1863]]) in cui venivano istruiti ed educati, secondo principi fortemente [[autorità |antiautoritari]] <ref name="cultura">[http://www.criticamente.com/cultura_arte/Tolstoj_Lev_-_Educazione_e_formazione_culturale.htm ''Educazione e formazione culturale''] di Lev Tolstoj.</ref>, i figli e le figlie dei contadini che lavoravano nelle sue [[La proprietà |proprietà]].
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#nessuna divisione dei bambini in fasce d'età  
#nessuna divisione dei bambini in fasce d'età  
#centralità dello studente rispetto all'insegnante, il quale deve tenere conto dei bisogni, ritmi e capacità di ogni singolo\a allievo\a
#centralità dello studente rispetto all'insegnante, il quale deve tenere conto dei bisogni, ritmi e capacità di ogni singolo\a allievo\a
#l'insegnante deve suscitare l'interesse dello studente («Maestro non è colui che sa, ma colui che ama ciò che fa con i suoi allievi») <ref>''[http://www.arivista.org/?nr=304&pag=38.htm Educare alla libertà]'' di Filippo Trasatti.</ref>
#l'insegnante deve suscitare l'interesse dello studente («maestro non è colui che sa, ma colui che ama ciò che fa con i suoi allievi») <ref>''[http://www.arivista.org/?nr=304&pag=38.htm Educare alla libertà]'' di Filippo Trasatti.</ref>


===Tolstoj, la rivoluzione e il marxismo: la questione della terra e della proprietà privata ===
===Tolstoj, la rivoluzione e il marxismo: la questione della terra e della proprietà privata ===
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Esplicita il suo pensiero in molti scritti, tra cui ''Al popolo lavoratore'' (1902), probabilmente uno dei testi dove maggiormente affronta la questione della terra. Scrive Tolstoj:
Esplicita il suo pensiero in molti scritti, tra cui ''Al popolo lavoratore'' (1902), probabilmente uno dei testi dove maggiormente affronta la questione della terra. Scrive Tolstoj:
:«È inevitabile che la proprietà venga abolita giacché l'ingiustizia, l'insensatezza e la crudeltà di questa situazione sono divenute troppo evidenti. Il problema è solo come arrivare alla sua abolizione.».  
:«È inevitabile che la proprietà venga abolita giacché l'ingiustizia, l'insensatezza e la crudeltà di questa situazione sono divenute troppo evidenti. Il problema è solo come arrivare alla sua abolizione».  


Egli, come detto, rifiuta la [[violenza]] rivoluzionaria, auspicando l'abolizione del latifondo attraverso la non-collaborazione con gli sfruttatori del popolo russo; sostenendo, inoltre, che per liberarsi dall'asservimento sia necessario «comprendere che la proprietà terriera è un crimine, e nel non esserne più complici, né come soldati d'un esercito che toglie terra ai lavoratori, né come braccianti che prestano l'opera loro sulle terre dei proprietari, né prendendo in affitto queste terre.». Tolstoj credeva che il cambiamento sociale potesse realizzarsi solo ed esclusivamente partendo dall'animo dell'uomo e non certo attraverso attraverso le [[rivoluzione sociale|rivoluzioni sociali]], che erano contrarie al principio di "non resistenza al male".
Egli, come detto, rifiuta la [[violenza]] rivoluzionaria, auspicando l'abolizione del latifondo attraverso la non-collaborazione con gli sfruttatori del popolo russo; sostenendo, inoltre, che per liberarsi dall'asservimento sia necessario «comprendere che la proprietà terriera è un crimine, e nel non esserne più complici, né come soldati d'un esercito che toglie terra ai lavoratori, né come braccianti che prestano l'opera loro sulle terre dei proprietari, né prendendo in affitto queste terre». Tolstoj credeva che il cambiamento sociale potesse realizzarsi solo ed esclusivamente partendo dall'animo dell'uomo e non certo attraverso attraverso le [[rivoluzione sociale|rivoluzioni sociali]], che erano contrarie al principio di "non resistenza al male".


Nel suo ''Appello ai russi'' (1905), Tolstoj si rivolge al «popolo lavoratore e cristiano», intimandogli di non collaborare tanto con l'[[autocrazia]] russa («non prestar servizio nell'esercito, nella polizia, nella Guardia rurale, nella Guardia civica, nelle decurie, non prestar servizio in nessuna istituzione governativa ...») quanto con i rivoluzionari («non andare alle assemblee, alle riunioni dei lavoratori, non partecipare agli scioperi, non bruciare e non rovinare le case altrui ...»), proponendo la costituzione di una nuova organizzazione sociale, priva di governo e [[autorità]]:
Nel suo ''Appello ai russi'' (1905), Tolstoj si rivolge al «popolo lavoratore e cristiano», intimandogli di non collaborare tanto con l'[[autocrazia]] russa («non prestar servizio nell'esercito, nella polizia, nella Guardia rurale, nella Guardia civica, nelle decurie, non prestar servizio in nessuna istituzione governativa») quanto con i rivoluzionari («non andare alle assemblee, alle riunioni dei lavoratori, non partecipare agli scioperi, non bruciare e non rovinare le case altrui»), proponendo la costituzione di una nuova organizzazione sociale, priva di governo e [[autorità]]:
:«Dicono che sia difficile e addirittura impossibile vivere senza governo eppure voi, lavoratori russi, e specialmente i contadini, sapete bene che quando vivete nelle campagne la vostra vita pacifica, piena d'amore per il vostro lavoro, usufruendo della terra con eguali diritti e risolvendo le vostre questioni nel Mir, del governo non avete proprio nessun bisogno.»
:«Dicono che sia difficile e addirittura impossibile vivere senza governo eppure voi, lavoratori russi, e specialmente i contadini, sapete bene che quando vivete nelle campagne la vostra vita pacifica, piena d'amore per il vostro lavoro, usufruendo della terra con eguali diritti e risolvendo le vostre questioni nel Mir, del governo non avete proprio nessun bisogno».
Queste sue posizioni [[anticapitalismo|anticapitalistiche]] furono oggetto di analisi da parte di molti [[marxismo|marxisti]], tra cui lo stesso [[Lenin]], che da un lato elogiò lo scrittore russo per aver negato valore alla [[proprietà privata]] della terra, in mano ai grandi latifondisti, senza assecondare quella statale (detta ''nadel''). Tuttavia [[Lenin]] individuò nella «non violenza tolstoiana» un grosso limite, soprattutto per la sua indeterminatezza scientifica e incapacità di fronteggiare la reazione della classe borghese di fronte alle minacce proletarie. <ref>[http://www.homolaicus.com/teorici/lenin/lenin_tolstoi.htm Lenin su Tolstoj].</ref>
Queste sue posizioni [[anticapitalismo|anticapitalistiche]] furono oggetto di analisi da parte di molti [[marxismo|marxisti]], tra cui lo stesso [[Lenin]], che da un lato elogiò lo scrittore russo per aver negato valore alla [[proprietà privata]] della terra, in mano ai grandi latifondisti, senza assecondare quella statale (detta ''nadel''). Tuttavia [[Lenin]] individuò nella «non violenza tolstoiana» un grosso limite, soprattutto per la sua indeterminatezza scientifica e incapacità di fronteggiare la reazione della classe borghese di fronte alle minacce proletarie. <ref>[http://www.homolaicus.com/teorici/lenin/lenin_tolstoi.htm Lenin su Tolstoj].</ref>


=== Tolstoj e l'esperanto ===
=== Tolstoj e l'esperanto ===
Esperantista convinto, Tolstoj si dichiarò in favore di una lingua internazionale capace di unire tutti gli esseri umani. L'[[esperanto]], a suo dire, faceva al caso in quanto era semplice e facile da imparare:
Esperantista convinto, Tolstoj si dichiarò in favore di una lingua internazionale capace di unire tutti gli esseri umani. L'[[esperanto]], a suo dire, faceva al caso in quanto era semplice e facile da imparare:
:«Ho trovato il Volapük molto complicato e, al contrario, l'Esperanto molto semplice. Avendo ricevuto, sei anni fa, una grammatica, un dizionario e degli articoli di Esperanto, ho potuto facilmente imparare, dopo due sole ore, se non a scrivere, almeno a leggere fluentemente. [...] I sacrifici che ogni uomo del nostro mondo europeo farà, dedicando tempo al suo studio, sono talmente piccoli, ed i risultati ottenuti così immensi, che non possiamo rifiutare questo tentativo.» <ref>[http://fr.wikipedia.org/wiki/L%C3%A9on_Tolsto%C3%AF#Tolsto.C3.AF_et_l.27esp.C3.A9ranto ''Tolstoï et l'espéranto'']</ref>
:«Ho trovato il Volapük molto complicato e, al contrario, l'Esperanto molto semplice. Avendo ricevuto, sei anni fa, una grammatica, un dizionario e degli articoli di Esperanto, ho potuto facilmente imparare, dopo due sole ore, se non a scrivere, almeno a leggere fluentemente. [...] I sacrifici che ogni uomo del nostro mondo europeo farà, dedicando tempo al suo studio, sono talmente piccoli, ed i risultati ottenuti così immensi, che non possiamo rifiutare questo tentativo». <ref>[http://fr.wikipedia.org/wiki/L%C3%A9on_Tolsto%C3%AF#Tolsto.C3.AF_et_l.27esp.C3.A9ranto ''Tolstoï et l'espéranto'']</ref>


===Tolstoj e il vegetarianesimo===
===Tolstoj e il vegetarianesimo===
{{approff|Il primo gradino}}
{{approff|Il primo gradino}}
Tolstoj ha adottato una [[vegetariano|dieta vegetariana]] sin dal [[1885]]. Sostenne apertamente il "pacifismo vegetariano" e il rispetto per la vita in tutte le sue forme. Egli scrisse che uccidendo l'animale «l'uomo sopprime in sé stesso inutilmente la massima capacità spirituale - la simpatia e la pietà verso le creature viventi come lui - e che, violando i propri sentimenti, diventa crudele» <ref>Lev Tolstoj, ''The morals of diet, or, the first step'', 1900.</ref>. Ripeté tenacemente che «il consumo di carne animale è assolutamente immorale, in quanto implica un atto contrario al buon costume: uccisione». <ref>Lev Tolstoj, ''Writings on civil disobedience and nonviolence'', 1987.</ref>
Tolstoj ha adottato una [[vegetariano|dieta vegetariana]] sin dal [[1885]]. Sostenne apertamente il "pacifismo vegetariano" e il rispetto per la vita in tutte le sue forme. Egli scrisse che uccidendo l'animale «l'uomo sopprime in sé stesso inutilmente la massima capacità spirituale - la simpatia e la pietà verso le creature viventi come lui - e che, violando i propri sentimenti, diventa crudele». <ref>Lev Tolstoj, ''The morals of diet, or, the first step'', 1900.</ref> Ripeté tenacemente che «il consumo di carne animale è assolutamente immorale, in quanto implica un atto contrario al buon costume: uccisione». <ref>Lev Tolstoj, ''Writings on civil disobedience and nonviolence'', 1987.</ref>


===Critiche===
===Critiche===
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Tuttavia queste sue convinzioni, seppur deprecabili, non lo portano però a voler dominare la donna, per la quale nutre un sentimento di forte simpatia, piuttosto a rispettarla per la sua “natura”. Le sue teorie sull'universo femminile hanno ricevuto e ricevono tuttora dissenso da anarchici e non, ma le critiche non portano a giudicare il pensiero di Tolstoj come ''becero'' maschilismo, perché come egli stesso dice:
Tuttavia queste sue convinzioni, seppur deprecabili, non lo portano però a voler dominare la donna, per la quale nutre un sentimento di forte simpatia, piuttosto a rispettarla per la sua “natura”. Le sue teorie sull'universo femminile hanno ricevuto e ricevono tuttora dissenso da anarchici e non, ma le critiche non portano a giudicare il pensiero di Tolstoj come ''becero'' maschilismo, perché come egli stesso dice:


: «[riferendosi all'”inferiorità” femminile...] Ma, questa non è una buona ragione per considerarle socialmente inferiori.».
: «[riferendosi all'”inferiorità” femminile...] Ma, questa non è una buona ragione per considerarle socialmente inferiori».


Nonostante queste giuste critiche, il pensiero tolstojano è ancora oggi un valido monito, per i giovani e i meno giovani, contro le ingiustizie di chi detiene il potere.
Nonostante queste giuste critiche, il pensiero tolstojano è ancora oggi un valido monito, per i giovani e i meno giovani, contro le ingiustizie di chi detiene il potere.
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*[https://docplayer.it/180259464-Il-cristianesimo-anarchico-di-lev-tolstoj.html ''Il cristianesimo «anarchico» di Lev Tolstoj''] di Gabriele Repaci  
*[https://docplayer.it/180259464-Il-cristianesimo-anarchico-di-lev-tolstoj.html ''Il cristianesimo «anarchico» di Lev Tolstoj''] di Gabriele Repaci  
*[http://www.arivista.org/?nr=318&pag=36.htm ''Una rondine fa primavera. L'ultimo Tolstoj e il movimento anarchico italiano''] a cura delle Edizioni Spartaco  
*[http://www.arivista.org/?nr=318&pag=36.htm ''Una rondine fa primavera. L'ultimo Tolstoj e il movimento anarchico italiano''] a cura delle Edizioni Spartaco  
*[http://www.bibliotecaginobianco.it/flip/PEN/08/2400/?#4 ''Il pensiero anarchico in Leone Tolstoj''], di [[Luigi Fabbri]], da «[[Il Pensiero]]» - anno VIII - n. 24 - dicembre 1910
*[https://www.bibliotecaginobianco.it/flip/PEN/08/2400/?#4 ''Il pensiero anarchico in Leone Tolstoj''], di [[Luigi Fabbri]], da «[[Il Pensiero]]» - anno VIII - n. 24 - dicembre 1910
*[https://www.bibliotecaginobianco.it/flip/VOL/VOL06-1011/40/ ''Il pensiero di Tolstoi''] di Heiner Koechlin, da «[[Volontà]]» - anno VI - n. 10/11 - dicembre 1952
*[https://www.bibliotecaginobianco.it/flip/VOL/VOL06-1011/40/ ''Il pensiero di Tolstoi''] di Heiner Koechlin, da «[[Volontà]]» - anno VI - n. 10/11 - dicembre 1952


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