Cesare Agostinelli: differenze tra le versioni

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[[File:Cesare Agostinelli.jpg|miniatura|400px|Cesare Agostinelli]]
'''Cesare Agostinelli''' (Ancona, [[30 ottobre]] [[1854]] - Ancona, [[23 aprile]] [[1933]]) è stato un [[anarchico]] italiano.
'''Cesare Agostinelli''' (Ancona, [[30 ottobre]] [[1854]] - Ancona, [[23 aprile]] [[1933]]) è stato un [[anarchico]] italiano.


== Biografia <ref>Fonte principale: ''[https://www.bfscollezionidigitali.org/entita/12874-agostinelli-cesare?i=0 Dizionario biografico degli anarchici italiani]''</ref> ==  
== Biografia <ref>Fonte: R. Giulianelli, [https://www.bfscollezionidigitali.org/entita/12874 ''Cesare Agostinelli''], in ''Dizionario biografico degli anarchici italiani'', Tomo I, Pisa, BFS, 2003, pp. 13-14</ref> ==  
Cesare Agostinelli nasce ad Ancona da Pacifico, giornaliero, liquorista, cappellaio. “Cesarì” o “Tigna” – soprannome, il secondo, testimone di una tenacia che talvolta tracima in ostinazione, come peraltro [[Malatesta]] rileva in alcune lettere – è uno dei personaggi più noti dell'[[anarchismo]] in [[Italia]] fra Ottocento e Novecento.  
Cesare Agostinelli nasce ad Ancona da Pacifico, giornaliero, liquorista, cappellaio. “Cesarì” o “Tigna” – soprannome, il secondo, testimone di una tenacia che talvolta tracima in ostinazione, come peraltro [[Malatesta]] rileva in alcune lettere – è uno dei personaggi più noti dell'[[anarchismo]] in [[Italia]] fra Ottocento e Novecento.  


Repubblicano, quindi internazionalista, riceve le prime condanne già negli anni Settanta e nel [[1881]] è ammonito per contrabbando di tabacco. L'anno seguente si associa alla pubblica protesta per la condanna ad [[Amilcare Cipriani]] ed è processato insieme a [[Vincenzo Matteuzzi]], [[Augusto Tacchini]] e [[Carlo Fanti]]. Nel giugno [[1883]] è condotto al domicilio coatto di Ponza, dove resta fino al dicembre [[1884]].  
Repubblicano, quindi internazionalista, riceve le prime condanne già negli anni Settanta e nel [[1881]] è ammonito per contrabbando di tabacco. L'anno seguente si associa alla pubblica protesta per la condanna ad [[Amilcare Cipriani]] ed è processato insieme a [[Vincenzo Matteuzzi]], [[Augusto Tacchini]] e [[Carlo Fanti]]. Nel giugno [[1883]] è condotto al domicilio coatto di Ponza, dove resta fino al dicembre [[1884]].  


Appena rilasciato, s'imbarca per l'[[Argentina]] con [[Malatesta]], [[Francesco Natta]], [[Francesco Pezzi]] e [[Galileo Palla]]: secondo alcune fonti, giunge in Patagonia e s'inventa cercatore d'oro. Rientra non più tardi dell'autunno [[1885]], quando contravviene agli obblighi dell'ammonizione ed è perciò processato. In questo periodo collabora al periodico «Il Paria», poi a «Il Libero patto», per il quale cura una rubrica (''Ergastoli industriali'') sullo sfruttamento degli operai.  
Appena rilasciato, s'imbarca per l'[[Argentina]] con [[Malatesta]], [[Francesco Natta]], [[Francesco Pezzi]] e [[Galileo Palla]]: secondo alcune fonti, giunge in Patagonia e s'inventa cercatore d'oro. Rientra non più tardi dell'autunno [[1885]], quando contravviene agli obblighi dell'ammonizione ed è perciò processato. In questo periodo collabora al periodico «Il Paria», poi a «Il Libero Patto», per il quale cura una rubrica (''Ergastoli industriali'') sullo sfruttamento degli operai.  


Tuttavia, quella del giornalista non è l'attività che predilige, preferendo stimolare gli altri a scrivere, mentre per sé riserva sovente la gestione finanziaria dei fogli. Si mette in evidenza nelle iniziative promosse dal Circolo "Studi Sociali", accanto ad [[Adelmo Smorti]], con cui condividerà gran parte della sua vita di militante,
Tuttavia, quella del giornalista non è l'attività che predilige, preferendo stimolare gli altri a scrivere, mentre per sé riserva sovente la gestione finanziaria dei fogli. Si mette in evidenza nelle iniziative promosse dal Circolo "Studi Sociali", accanto ad [[Adelmo Smorti]], con cui condividerà gran parte della sua vita di militante,
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Propagandista infaticabile, fa della sua bottega il centro delle riunioni [[anarchiche]] anconitane e il recapito della stampa sovversiva italiana ed estera che egli stesso s'incarica di distribuire. Il [[17 gennaio]] [[1895]] la commissione provinciale per il domicilio coatto lo invia a Porto Ercole. È poi condannato dal tribunale di Perugia per avere emesso grida sovversive transitando per la città umbra sul treno che lo porta alla sua nuova dimora forzata: Tremiti.  
Propagandista infaticabile, fa della sua bottega il centro delle riunioni [[anarchiche]] anconitane e il recapito della stampa sovversiva italiana ed estera che egli stesso s'incarica di distribuire. Il [[17 gennaio]] [[1895]] la commissione provinciale per il domicilio coatto lo invia a Porto Ercole. È poi condannato dal tribunale di Perugia per avere emesso grida sovversive transitando per la città umbra sul treno che lo porta alla sua nuova dimora forzata: Tremiti.  


Presentato da radicali e repubblicani nel quadro delle candidature-protesta, Agostinelli è eletto nel consiglio comunale di Ancona (luglio [[1895]]: 675 preferenze per lui), ma non vi entrerà mai a far parte. Da Lipari, dove nel frattempo è stato condotto, torna nella sua città nel novembre [[1896]] ed è immediatamente sottoposto a vigilanza speciale. Insieme a [[Smorti]] ed [[Emidio Recchioni]] organizza il rientro in [[Italia]] di [[Malatesta]], che ospita e al quale offre la propria esperienza per la nascita de «L'Agitazione». È Agostinelli a presentare [[Luigi Fabbri]] – allora giovane studente di Macerata – a [[Malatesta]] nel rifugio anconitano di quest'ultimo.  
Presentato da radicali e repubblicani nel quadro delle candidature-protesta, Agostinelli è eletto nel consiglio comunale di Ancona (luglio [[1895]]: 675 preferenze per lui), ma non vi entrerà mai a far parte. Da Lipari, dove nel frattempo è stato condotto, torna nella sua città nel novembre [[1896]] ed è immediatamente sottoposto a vigilanza speciale. Insieme a [[Adelmo Smorti|Smorti]] ed [[Emidio Recchioni]] organizza il rientro in [[Italia]] di [[Malatesta]], che ospita e al quale offre la propria esperienza per la nascita de «L'Agitazione». È Agostinelli a presentare [[Luigi Fabbri]] – allora giovane studente di Macerata – a [[Malatesta]] nel rifugio anconitano di quest'ultimo.  


Nel marzo [[1897]] firma il manifesto astensionista ''I socialisti anarchici ai lavoratori italiani''. Al lavoro redazionale unisce un'intensa opera propagandistica, svolta attraverso riunioni e comizi che tiene anche nei paesi vicini al capoluogo marchigiano. All'indomani dell'attentato di [[Acciarito]], è messo agli arresti insieme al gerente de «L'Agitazione» ([[Benedetto Faccetti]]), a [[Ruggero Recchi]] e a [[Recchioni]], mentre il giornale è costretto a interrompere le pubblicazioni; quindi, per essersi rifiutato di sottoscrivere in questura l'impegno a mantenere la buona condotta, Agostinelli è di nuovo inviato all'isola di Ponza, in cui dimora dal maggio [[1897]] al maggio [[1898]]. In quei mesi subisce fra l'altro un processo, al termine del quale sarà assolto, per avere denunciato su «L'Agitazione» le terribili condizioni in cui i coatti politici sono sottoposti nella colonia di Gavi.  
Nel marzo [[1897]] firma il manifesto astensionista ''I socialisti anarchici ai lavoratori italiani''. Al lavoro redazionale unisce un'intensa opera propagandistica, svolta attraverso riunioni e comizi che tiene anche nei paesi vicini al capoluogo marchigiano. All'indomani dell'attentato di [[Acciarito]], è messo agli arresti insieme al gerente de «L'Agitazione» ([[Benedetto Faccetti]]), a [[Ruggero Recchi]] e a [[Emidio Recchioni|Recchioni]], mentre il giornale è costretto a interrompere le pubblicazioni; quindi, per essersi rifiutato di sottoscrivere in questura l'impegno a mantenere la buona condotta, Agostinelli è di nuovo inviato all'isola di Ponza, in cui dimora dal maggio [[1897]] al maggio [[1898]]. In quei mesi subisce fra l'altro un processo, al termine del quale sarà assolto, per avere denunciato su «L'Agitazione» le terribili condizioni in cui i coatti politici sono sottoposti nella colonia di Gavi.  


Qualche settimana dopo il suo ritorno ad Ancona, parte per Fiume, dove risiede in compagnia di [[Tito Alfredo Baiocchi]] e lavora come cappellaio. In ottobre è espulso dall'Impero asburgico, tradotto in [[Italia]], quindi ancora assegnato al domicilio coatto da scontare a Pantelleria. Firmatario della professione di [[anarchismo]] comparsa su «L'Agitazione» nel luglio [[1900]] in solidarietà con i processati di Ancona, qualche mese più tardi Agostinelli è prosciolto dal confino e può dunque fare ritorno nel capoluogo marchigiano. Al pari di tre anni prima, rifiuta di sottoscrivere l'impegno alla buona condotta, nondimeno stavolta resta in libertà. Al suo recapito sono inviati i principali fogli libertari italiani, nonché alcuni periodici che [[Malatesta]] gli spedisce da Londra.  
Qualche settimana dopo il suo ritorno ad Ancona, parte per Fiume, dove risiede in compagnia di [[Tito Alfredo Baiocchi]] e lavora come cappellaio. In ottobre è espulso dall'Impero asburgico, tradotto in [[Italia]], quindi ancora assegnato al domicilio coatto da scontare a Pantelleria. Firmatario della professione di [[anarchismo]] comparsa su «L'Agitazione» nel luglio [[1900]] in solidarietà con i processati di Ancona, qualche mese più tardi Agostinelli è prosciolto dal confino e può dunque fare ritorno nel capoluogo marchigiano. Al pari di tre anni prima, rifiuta di sottoscrivere l'impegno alla buona condotta, nondimeno stavolta resta in libertà. Al suo recapito sono inviati i principali fogli libertari italiani, nonché alcuni periodici che [[Malatesta]] gli spedisce da Londra.  


Nel marzo [[1902]] è eletto nella commissione esecutiva della Camera del Lavoro di Ancona, ma a luglio – al pari di [[Smorti]] – si dimette per motivi di lavoro. Promuove i giornali «La Vita operaia» e «Lo Sprone»: su quest'ultimo, nel giugno-agosto [[1910]], accende una polemica con [[Luigi Fabbri|Fabbri]] sul giudizio in merito alle lotte agrarie in Romagna e il [[16 ottobre]] successivo pubblica un manifesto contro [[Giovanni Gavilli]], di cui critica aspramente l'[[anarco-individualismo|individualismo]].  
Nel marzo [[1902]] è eletto nella commissione esecutiva della Camera del Lavoro di Ancona, ma a luglio – al pari di [[Adelmo Smorti|Smorti]] – si dimette per motivi di lavoro. Promuove i giornali «La Vita Operaia» e «Lo Sprone»: su quest'ultimo, nel giugno-agosto [[1910]], accende una polemica con [[Luigi Fabbri|Fabbri]] sul giudizio in merito alle lotte agrarie in Romagna e il [[16 ottobre]] successivo pubblica un manifesto contro [[Giovanni Gavilli]], di cui critica aspramente l'[[anarco-individualismo|individualismo]].  


Il [[9 febbraio|9]]-[[10 febbraio]] [[1913]] partecipa a Fabriano al Congresso [[anarchico]] umbro-marchigiano. Agostinelli ospita [[Malatesta]] al ritorno di questi dall'Inghilterra, contribuendo poi alla ricostituzione del Circolo "Studi sociali". Entra quindi nella redazione di «Volontà», della quale diventa responsabile all'indomani della [[Settimana rossa]] e fino alla momentanea chiusura del giornale (luglio [[1915]]). [[Ugo Fedeli]] ha scritto che «[[Malatesta]], prima di prendere una qualsiasi iniziativa usava dire: "Sentirò Agostinelli", perché era sicuro che il buon senso di questo uomo del popolo rispecchiava sempre con molta chiarezza il punto di vista della generalità dei militanti».  
Il [[9 febbraio|9]]-[[10 febbraio]] [[1913]] partecipa a Fabriano al Congresso [[anarchico]] umbro-marchigiano. Agostinelli ospita [[Malatesta]] al ritorno di questi dall'Inghilterra, contribuendo poi alla ricostituzione del Circolo "Studi sociali". Entra quindi nella redazione di «Volontà», della quale diventa responsabile all'indomani della [[Settimana rossa]] e fino alla momentanea chiusura del giornale (luglio [[1915]]). [[Ugo Fedeli]] ha scritto che «[[Malatesta]], prima di prendere una qualsiasi iniziativa usava dire: "Sentirò Agostinelli", perché era sicuro che il buon senso di questo uomo del popolo rispecchiava sempre con molta chiarezza il punto di vista della generalità dei militanti».  


Nel [[1916]] Agostinelli dà alle stampe due opuscoli [[antimilitaristi]], subito bloccati dalle autorità, che ne vietano la diffusione; il [[22 febbraio]] [[1919]] è sua la gerenza del numero unico «Guerra e pace», curato da [[Luigi Fabbri|Fabbri]] e anteprima della nuova serie di «Volontà». L'anno dopo si trasferisce a Milano, va ad abitare insieme a [[Malatesta]] e assume l'amministrazione di ''[[Umanità Nova]]'', sebbene manifesti inizialmente dubbi sulla realizzabilità del quotidiano.  
Nel [[1916]] Agostinelli dà alle stampe due opuscoli [[antimilitaristi]], subito bloccati dalle autorità, che ne vietano la diffusione; il [[22 febbraio]] [[1919]] è sua la gerenza del numero unico «Guerra e Pace», curato da [[Luigi Fabbri|Fabbri]] e anteprima della nuova serie di «Volontà». L'anno dopo si trasferisce a Milano, va ad abitare insieme a [[Malatesta]] e assume l'amministrazione di ''[[Umanità Nova]]'', sebbene manifesti inizialmente dubbi sulla realizzabilità del quotidiano.  


Nel marzo [[1921]] è fra i 22 processati (e assolti) per l'[[Strage del Teatro Diana|attentato al teatro milanese Diana]]. Di nuovo ad Ancona, si allontana dall'azione politica, soprattutto a causa dell'età ormai avanzata, che peraltro gli impedisce di lavorare. Tuttavia, la vigilanza su di lui rimane pressante, «giungendo perfino, negli ultimi mesi di vita, all'infamia di privar[lo] senza motivo, con un sotterfugio, [...] anche di quel modesto assegno che, estrema risorsa, gli veniva spedito regolarmente dall'estero [da Recchioni]» («Almanacco libertario», [[1935]]).
Nel marzo [[1921]] è fra i 22 processati (e assolti) per l'[[Strage del Teatro Diana|attentato al teatro milanese Diana]]. Di nuovo ad Ancona, si allontana dall'azione politica, soprattutto a causa dell'età ormai avanzata, che peraltro gli impedisce di lavorare. Tuttavia, la vigilanza su di lui rimane pressante, «giungendo perfino, negli ultimi mesi di vita, all'infamia di privar[lo] senza motivo, con un sotterfugio, [...] anche di quel modesto assegno che, estrema risorsa, gli veniva spedito regolarmente dall'estero <nowiki>[da</nowiki> [[Emidio Recchioni|Recchioni]]<nowiki>]</nowiki>» («Almanacco libertario», [[1935]]).


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