Per la libertà (di Errico Malatesta): differenze tra le versioni
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'''''Per la libertà''''' è un articolo di [[Errico Malatesta]] pubblicato sul periodico «Volontà» del [[27 settembre]] [[1913]]. | '''''Per la libertà''''' è un articolo di [[Errico Malatesta]] pubblicato sul periodico «Volontà» del [[27 settembre]] [[1913]]. | ||
Ci vengono segnalati dei casi in cui dei compagni nostri avrebbero, colla violenza diretta o provocando dei disordini, impedito ad altri di dire liberamente il loro pensiero. | |||
Sena entrare a esaminare e discutere i fatti particolari, ci teniamo a dichiarare che per noi la libertà di parlare, di scrivere, di manifestare in qualsiasi modo che non violi la libertà altrui, deve essere sacra per tutti, e che non si conduce da anarchico chi quella libertà non riconosce e rispetta. | |||
L'avversario può essere nell'errore, può avere tutti i torti immaginabili, la sua propaganda può essere dannosa: egli ha diritto lo stesso alla libertà più completa. Ché altrimenti chi giudicherebbe quale è la verità permessa e quale l'errore proibito? [...] | |||
Gli anarchici predicano e praticano (o dovrebbero praticare) la violenza per resistere e sottrarsi alla violenza; all'errore o alla menzogna non possono opporre che il ragionamento e la prova dei fatti. | |||
D'altra parte, noi che siamo piccola minoranza fra la massa arretrata e contro tutti i partiti che sfruttano ed ingannano la massa, perderemmo il diritto di reclamare la libertà per noi, se violassimo quella degli altri quando per avventura, in certi luoghi e certi momenti, ci troviamo in maggioranza. |
Versione delle 20:25, 5 ott 2024
Per la libertà è un articolo di Errico Malatesta pubblicato sul periodico «Volontà» del 27 settembre 1913.
Ci vengono segnalati dei casi in cui dei compagni nostri avrebbero, colla violenza diretta o provocando dei disordini, impedito ad altri di dire liberamente il loro pensiero.
Sena entrare a esaminare e discutere i fatti particolari, ci teniamo a dichiarare che per noi la libertà di parlare, di scrivere, di manifestare in qualsiasi modo che non violi la libertà altrui, deve essere sacra per tutti, e che non si conduce da anarchico chi quella libertà non riconosce e rispetta.
L'avversario può essere nell'errore, può avere tutti i torti immaginabili, la sua propaganda può essere dannosa: egli ha diritto lo stesso alla libertà più completa. Ché altrimenti chi giudicherebbe quale è la verità permessa e quale l'errore proibito? [...]
Gli anarchici predicano e praticano (o dovrebbero praticare) la violenza per resistere e sottrarsi alla violenza; all'errore o alla menzogna non possono opporre che il ragionamento e la prova dei fatti.
D'altra parte, noi che siamo piccola minoranza fra la massa arretrata e contro tutti i partiti che sfruttano ed ingannano la massa, perderemmo il diritto di reclamare la libertà per noi, se violassimo quella degli altri quando per avventura, in certi luoghi e certi momenti, ci troviamo in maggioranza.