Attilio Sassi: differenze tra le versioni

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Nel [[1945]] contribuisce alla ricostruzione della [[CGIL]] e da segretario della [[Federazione Italiana Minatori e Cavatori]] (FIMEC) difende la pratica del [[anarco-sindacalismo|sindacalismo libertario]] e dell'[[azione diretta]], prodigandosi in favore dell'indipendenza dai meccanismi e dai partiti politici. Con [[Mario Mari]] promuove il comitato provvisorio delle Camere del Lavoro riunite di Arezzo e del Valdarno e nel dicembre del [[1945]] fa votare alla FIMEC una mozione per le 6 ore giornaliere per i minatori e il pensionamento dopo 25 anni di lavoro (comunque non oltre il 60° anno di età ). Chiamato a Roma nel [[1947]] da [[Giuseppe Di Vittorio]] che lo vuole al suo fianco, lancia un appello ai minatori: «Cercate di consolidare la Repubblica anche se non é quella che voi sognavate, per migliorarla e volgerla verso la [[libertà ]] e la [[giustizia sociale]]. Difendetela! Voi che sfidate la morte continuamente, entro le viscere della terra; voi che nel lavoro rappresentate l'aristocrazia del sacrificio, le vittime del dovere; difendetela dalla reazione da qualunque parte venga.»
Nel [[1945]] contribuisce alla ricostruzione della [[CGIL]] e da segretario della [[Federazione Italiana Minatori e Cavatori]] (FIMEC) difende la pratica del [[anarco-sindacalismo|sindacalismo libertario]] e dell'[[azione diretta]], prodigandosi in favore dell'indipendenza dai meccanismi e dai partiti politici. Con [[Mario Mari]] promuove il comitato provvisorio delle Camere del Lavoro riunite di Arezzo e del Valdarno e nel dicembre del [[1945]] fa votare alla FIMEC una mozione per le 6 ore giornaliere per i minatori e il pensionamento dopo 25 anni di lavoro (comunque non oltre il 60° anno di età ). Chiamato a Roma nel [[1947]] da [[Giuseppe Di Vittorio]] che lo vuole al suo fianco, lancia un appello ai minatori: «Cercate di consolidare la Repubblica anche se non é quella che voi sognavate, per migliorarla e volgerla verso la [[libertà ]] e la [[giustizia sociale]]. Difendetela! Voi che sfidate la morte continuamente, entro le viscere della terra; voi che nel lavoro rappresentate l'aristocrazia del sacrificio, le vittime del dovere; difendetela dalla reazione da qualunque parte venga.»


Nonostante le sue idee considerate "eretiche", Sassi è stimato e rispettato in seno alla CGIL ed oramai uno storico sindacalista dei minatori i cui interventi più importanti sono volti al «controllo dei lavoratori sulla produzione nel campo tecnico-amminsitrativo». Nell’ottobre [[1949]] a Genova al II Congresso della CGIL denuncia il vezzo di promuovere la formazione di commissioni tecniche e di studio con l’apporto di elementi vicini al padronato o al governo, esprimendosi per l’unità  dei [[sindacalismo|sindacati]] liberi dai vincoli dei partiti e per maggior potere decisionale degli operai\ie rispetto ai tentativi di influenza dei politici. Intanto, nel [[1950]], nel Valdarno esplodono gravi conflitti tra i minatori e il padronato e sassi dalle pagine di [[Umanità  Nova]] incita alla resistenza ad oltranza: «...i minatori lotteranno sino all’estremo delle loro forze e, se sarà  necessario, interverranno altre forze in aiuto per far sì che anche in questa lotta i minatori possano raggiungere la vittoria». Vittoria che arriverà  dopo 52 giorni di lotta nell’aprile [[1952]] e che affida la coltivazione delle miniere alla gestione operaia. Continua strenuamente a battersi contro l’idea del cottimo e gli “incentivi” volti a far aumentare il carico di lavoro sui proletari e al II congresso della CGIL ([[26 novembre]]-[[3 dicembre]] [[1952]]) la frazione [[anarco-sindacalismo|anarco-sindacalista]] interviene per criticare le interferenze dei partiti nei [[sindacalismo|sindacati]]. Amico intimo di Giuseppe Di Vittorio, nella CGIL dominata dai comunisti Sassi è molto rispettato nonostante la sua avversione all’URSS. A 80 anni fa il suo ultimo intervento al congresso della CGIL del febbraio-marzo [[1956]] e si scaglia contro la miseria della scala mobile, il regolamento per le commissioni interne, in favore di una radicalizzazione delle lotte e avanzando riserve su alcune nazionalizzazioni.  
Nonostante le sue idee considerate "eretiche", Sassi è stimato e rispettato in seno alla CGIL ed oramai uno storico sindacalista dei minatori i cui interventi più importanti sono volti al «controllo dei lavoratori sulla produzione nel campo tecnico-amminsitrativo». Nell’ottobre [[1949]] a Genova al II Congresso della CGIL denuncia il vezzo di promuovere la formazione di commissioni tecniche e di studio con l’apporto di elementi vicini al padronato o al governo, esprimendosi per l’unità  dei [[sindacalismo|sindacati]] liberi dai vincoli dei partiti e per maggior potere decisionale degli operai\ie rispetto ai tentativi di influenza dei politici. Intanto, nel [[1950]], nel Valdarno esplodono gravi conflitti tra i minatori e il padronato e sassi dalle pagine di [[Umanità  Nova]] incita alla resistenza ad oltranza: «...i minatori lotteranno sino all’estremo delle loro forze e, se sarà  necessario, interverranno altre forze in aiuto per far sì che anche in questa lotta i minatori possano raggiungere la vittoria». Vittoria che arriverà  dopo 52 giorni di lotta nell’aprile [[1952]] e che affida la coltivazione delle miniere alla gestione operaia. Continua strenuamente a battersi contro l’idea del cottimo e gli “incentivi” volti a far aumentare il carico di lavoro sui proletari e al II congresso della CGIL ([[26 novembre]]-[[3 dicembre]] [[1952]]) la frazione [[anarco-sindacalismo|anarco-sindacalista]] interviene per criticare le interferenze dei partiti nei [[sindacalismo|sindacati]]. Amico intimo di Giuseppe Di Vittorio, nella CGIL dominata dai comunisti Sassi è molto rispettato nonostante la sua avversione all’URSS. A 80 anni fa il suo ultimo intervento al congresso della CGIL del febbraio-marzo [[1956]] e si scaglia contro la miseria della scala mobile, il regolamento per le commissioni interne, in favore di una radicalizzazione delle lotte e avanzando riserve su alcune nazionalizzazioni.  


Muore il [[24 giugno]] del [[1957]] e i suoi funerali sono seguiti da una folla di amici, lavoratori, compagni di sindacato, rappresentanti della [[Federazione Anarchica Italiana]] e del PCI e naturalmente i suoi amati minatori. L’orazione funebre è tenuta da [[Armando Borghi]]. Nel [[2001]] il comune di Caviglia gli ha intestato la strada principale del Villaggio Minatori a Santa Barbara.
Muore il [[24 giugno]] del [[1957]] e i suoi funerali sono seguiti da una folla di amici, lavoratori, compagni di sindacato, rappresentanti della [[Federazione Anarchica Italiana]] e del PCI e naturalmente i suoi amati minatori. L’orazione funebre è tenuta da [[Armando Borghi]]. Nel [[2001]] il comune di Caviglia gli ha intestato la strada principale del Villaggio Minatori a Santa Barbara.
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