Comunità «Maria Luisa Berneri»: differenze tra le versioni

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=== La testimonianza di Fenisia Cimoli ===  
=== La testimonianza di Fenisia Cimoli ===  
Fenisia Cimoli, istruttrice della comunità, ricorda di aver incontrato [[Giovanna Caleffi]] attraverso la conoscenza comune del dott. Gualtiero Figaia, partecipante anch'egli all'esperienza della colonia; aggiunge che proprio [[Giovanna Caleffi|Giovanna]] la spinse a seguire un corso sulla [[pedagogia]] ed educazione attiva presso il CEMEA (Centro Esercitazione Metodo Educazione Attiva): il centro forniva agli studenti una corretta formazione per adempiere al ruolo di istruttore pedagogico. Grazie a questo percorso Fenisia, che sarà sempre grata a [[Giovanna Caleffi|Giovanna]], acquisì la giusta preparazione ed esperienza per poi inserirsi nella colonia. Fenisia racconta poi una giornata tipo alla colonia: «L'idea, non era quella di trasmettere messaggi anarchici, la politica non c'entra nulla con la pedagogia. Il nostro era un metodo basato sull'educazione attiva, il cui compito era di insegnare ai ragazzi un corretto comportamento e farli divertire con esperienze o al mare o in montagna. Innanzitutto si dividevano i ragazzi per categoria: vi erano i grandi, i medi e i più piccoli. Ad ogni istruttore era affidato un gruppetto di dieci ragazzi. I maschi e le femmine partecipavano assieme nelle escursioni, ma trascorrevano la notte in camere separate. Durante le uscite in spiaggia era compito degli istruttori progettare dei giochi di intrattenimento per tutti i ragazzi. I più piccoli giocavano a fare costruzioni con la sabbia, mentre per le uscite in montagna, che si effettuavano molto di rado, si usciva la mattina presto e si intraprendevano percorsi programmati, che culminavano con l'ora di pranzo, quando si mangiava all'aperto. Vi erano poi quelle giornate in cui il tempo non permetteva le uscite e allora si intrattenevano i ragazzi con giochi collettivi in colonia». Fenisia conclude: «È stata davvero una bella esperienza, anche perché per me è stata la prima, ma soprattutto perché ho incontrato tanta brava gente».
Fenisia Cimoli, istruttrice della comunità, ricorda di aver incontrato [[Giovanna Caleffi]] attraverso la conoscenza comune del dott. Gualtiero Figaia, partecipante anch'egli all'esperienza della colonia; aggiunge che proprio [[Giovanna Caleffi|Giovanna]] la spinse a seguire un corso sulla [[pedagogia]] ed educazione attiva presso il CEMEA (Centro Esercitazione Metodo Educazione Attiva): il centro forniva agli studenti una corretta formazione per adempiere al ruolo di istruttore pedagogico. Grazie a questo percorso Fenisia, che sarà sempre grata a [[Giovanna Caleffi|Giovanna]], acquisì la giusta preparazione ed esperienza per poi inserirsi nella colonia. Fenisia racconta poi una giornata tipo alla colonia: «L'idea, non era quella di trasmettere messaggi anarchici, la politica non c'entra nulla con la pedagogia. Il nostro era un metodo basato sull'educazione attiva, il cui compito era di insegnare ai ragazzi un corretto comportamento e farli divertire con esperienze o al mare o in montagna. Innanzitutto si dividevano i ragazzi per categoria: vi erano i grandi, i medi e i più piccoli. Ad ogni istruttore era affidato un gruppetto di dieci ragazzi. I maschi e le femmine partecipavano assieme nelle escursioni, ma trascorrevano la notte in camere separate. Durante le uscite in spiaggia era compito degli istruttori progettare dei giochi di intrattenimento per tutti i ragazzi. I più piccoli giocavano a fare costruzioni con la sabbia, mentre per le uscite in montagna, che si effettuavano molto di rado, si usciva la mattina presto e si intraprendevano percorsi programmati, che culminavano con l'ora di pranzo, quando si mangiava all'aperto. Vi erano poi quelle giornate in cui il tempo non permetteva le uscite e allora si intrattenevano i ragazzi con giochi collettivi in colonia». Fenisia conclude: «È stata davvero una bella esperienza, anche perché per me è stata la prima, ma soprattutto perché ho incontrato tanta brava gente».
=== Gli attriti con la FAI ===
Nel febbraio del [[1966]] [[Aurelio Chessa]] e [[Pio Turroni]] pubblicano un opuscolo intitolato ''Sulla "Comunità M.L. Berneri"''. Il tema portante sono alcune decisioni del Congresso di Carrara del [[1965]] (nello stesso anno i due anarchici avevano abbandonato la [[FAI]] per dare vita ai [[GIA]]) riguardanti la Comunità. <ref>«Il Congresso, esaminata la situazione dell'iniziativa, così come emersa dai documentati interventi di numerosi compagni, rigetta ogni qualsiasi rivalsa privatistica sulla proprietà della Comunità. Dà mandato agli attuali incaricati di assicurare , d'intesa con la C.di C., il rispetto della gestione collegiale, nell'interesse morale e materiale dela F.A.I. e di tutti gli anarchici. Pertanto i compagni Ugo Mazzucchelli, Alfredo Mazzucchelli, Virgilo Antonelli e Lilla Vatteroni si metteranno in contatto con i compagni Aurelio Chessa e Pio Turroni al fine di dare soluzione al problema nel senso indicato dal Congresso».</ref>


==Note==
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