66 518
contributi
K2 (discussione | contributi) |
K2 (discussione | contributi) |
||
Riga 28: | Riga 28: | ||
=== La testimonianza di Aurora Failla === | === La testimonianza di Aurora Failla === | ||
Aurora Failla, [[libertaria]] carrarese, figlia di [[Alfonso Failla]] ed allieva della comunità ricorda i pic-nic nei quali la gente si ritrovava e passava del tempo insieme cucinando e mangiando, in un periodo nel quale non esistevano metodi alternativi di raccolta di denaro. Ricorda poi che l'esperienza aveva coinvolto moltissime persone che lavoravano gratuitamente, tra queste insegnanti e inservienti della scuola pubblica, che durante l'estate si mettevano a disposizione della colonia. La colonia era vista in modo benevolo dalla maggior parte delle persone della zona, che a volte donavano verdura, frutta, vivande in generale; l'unica eccezione era rappresentata dalla vicina colonia delle suore, che vedeva il gruppo come un'"Armata Brancaleone". Periodicamente veniva il medico, il dott. Gualtiero Figaia con un aiutante, per accertarsi che tutti stessero bene, oppure veniva chiamato in caso di necessità. Aurora racconta che nella colonia i bambini, figli di anarchici e non, si ritrovavano durante l'estate dopo che alcuni compagni, denominati "collettori", li avevano presi in affidamento da varie zone d'[[Italia]] (in alcuni casi anche dalla [[Francia]] e dalla [[Spagna]]) e li avevano accompagnati fino a Marina di Massa, utilizzando il treno. Così i ragazzi, che non avevano la possibilità di permettersi una vacanza con la famiglia, passavano comunque un mese estivo in compagnia e potevano socializzare con diverse persone; quelli che abitavano lontani non vedevano la famiglia per un mese intero, gli altri ricevevano le visite dei familiari, la domenica. Ma nonostante la giovane età non è mai successo che qualcuno risentisse troppo della lontananza dei propri cari (eccetto qualche caso raro), grazie alla compagnia ed alla competenza degli educatori, che non avendo uno schema obbligatorio di insegnamento potevano pensare ad allietare le giornate dei bambini. Aurora ricorda che bambini e insegnanti erano messi sullo stesso piano: non esistevano figure autoritarie che volevano imporre il proprio pensiero. Infatti, durante i comizi non si faceva circolare la dottrina anarchica: ognuno portava invece ciò che era a lui familiare, ossia le situazioni e le idee che erano veicolate nel proprio ambiente domestico, pertanto non vi era alcun tipo di indottrinamento. Per quanto riguarda le attività didattiche, venivano eseguite delle letture e i membri della colonia raccontavano le loro storie ed esperienze agli altri, in linea con il clima di scambio del progetto. Questo permetteva, grazie alla presenza di ragazzi stranieri, un approccio ad altre lingue e aveva la caratteristica di uno "scambio culturale". Tra le più importanti esperienze di apprendimento vi erano quelle relative all'osservazione della natura e degli animali ed il canto di canzoni per lo più anarchiche. Aurora sottolinea il fatto che i metodi utilizzati nella colonia erano molto innovativi: si organizzavano molte attività e la giornata era suddivisa in maniera ben precisa. La colazione era preparata da [[Giovanna Caleffi|Giovanna]], che coinvolgeva alcuni ragazzi, mentre gli altri allestivano la tavola. Subito dopo il gruppo veniva accompagnato al mare. La camminata era abbastanza lunga, più di un chilometro, durante la quale i bambini cantavano e si divertivano, a differenza dei ragazzi della vicina colonia religiosa, costretti a camminare in fila indossando grembiuli in piena estate. Dopo aver passato la mattina al mare, tra bagni e giochi, si rientrava a casa, dove si preparava il pranzo e la tavola. Il pomeriggio si articolava in diverse attività come quella della stampa dei giornalini, creati mediante l'utilizzo di rulli e tavole di linoleum per i disegni, sotto la supervisione di maestri molto competenti e dotati, che insegnavano ai ragazzi tecniche e nozioni di una certa complessità. L'obbiettivo era quello di favorire uno scambio di idee e opinioni anche diverse dalla comune mentalità. Dopo cena i ragazzi si ritiravano per dormire, alcuni all'interno della casa, altri all'interno di una grande tenda situata all'esterno, nella pineta. La colonia era aperta in luglio e agosto e accoglieva un numero di ragazzi compreso tra le 20 e le 30 unità; alla fine del primo mese vi era un ricambio sia dei ragazzi che degli educatori, per permettere al maggior numero possibile di persone di entrare a far parte del progetto. | Aurora Failla, [[libertaria]] carrarese, figlia di [[Alfonso Failla]] ed allieva della comunità ricorda i pic-nic nei quali la gente si ritrovava e passava del tempo insieme cucinando e mangiando, in un periodo nel quale non esistevano metodi alternativi di raccolta di denaro. Ricorda poi che l'esperienza aveva coinvolto moltissime persone che lavoravano gratuitamente, tra queste insegnanti e inservienti della scuola pubblica, che durante l'estate si mettevano a disposizione della colonia. La colonia era vista in modo benevolo dalla maggior parte delle persone della zona, che a volte donavano verdura, frutta, vivande in generale; l'unica eccezione era rappresentata dalla vicina colonia delle suore, che vedeva il gruppo come un'"Armata Brancaleone". Periodicamente veniva il medico, il dott. Gualtiero Figaia con un aiutante, per accertarsi che tutti stessero bene, oppure veniva chiamato in caso di necessità. Aurora racconta che nella colonia i bambini, figli di anarchici e non, si ritrovavano durante l'estate dopo che alcuni compagni, denominati "collettori", li avevano presi in affidamento da varie zone d'[[Italia]] (in alcuni casi anche dalla [[Francia]] e dalla [[Spagna]]) e li avevano accompagnati fino a Marina di Massa, utilizzando il treno. Così i ragazzi, che non avevano la possibilità di permettersi una vacanza con la famiglia, passavano comunque un mese estivo in compagnia e potevano socializzare con diverse persone; quelli che abitavano lontani non vedevano la famiglia per un mese intero, gli altri ricevevano le visite dei familiari, la domenica. Ma nonostante la giovane età non è mai successo che qualcuno risentisse troppo della lontananza dei propri cari (eccetto qualche caso raro), grazie alla compagnia ed alla competenza degli educatori, che non avendo uno schema obbligatorio di insegnamento potevano pensare ad allietare le giornate dei bambini. Aurora ricorda che bambini e insegnanti erano messi sullo stesso piano: non esistevano figure autoritarie che volevano imporre il proprio pensiero. Infatti, durante i comizi non si faceva circolare la dottrina anarchica: ognuno portava invece ciò che era a lui familiare, ossia le situazioni e le idee che erano veicolate nel proprio ambiente domestico, pertanto non vi era alcun tipo di indottrinamento. Per quanto riguarda le attività didattiche, venivano eseguite delle letture e i membri della colonia raccontavano le loro storie ed esperienze agli altri, in linea con il clima di scambio del progetto. Questo permetteva, grazie alla presenza di ragazzi stranieri, un approccio ad altre lingue e aveva la caratteristica di uno "scambio culturale". Tra le più importanti esperienze di apprendimento vi erano quelle relative all'osservazione della natura e degli animali ed il canto di canzoni per lo più anarchiche. Aurora sottolinea il fatto che i metodi utilizzati nella colonia erano molto innovativi: si organizzavano molte attività e la giornata era suddivisa in maniera ben precisa. La colazione era preparata da [[Giovanna Caleffi|Giovanna]], che coinvolgeva alcuni ragazzi, mentre gli altri allestivano la tavola. Subito dopo il gruppo veniva accompagnato al mare. La camminata era abbastanza lunga, più di un chilometro, durante la quale i bambini cantavano e si divertivano, a differenza dei ragazzi della vicina colonia religiosa, costretti a camminare in fila indossando grembiuli in piena estate. Dopo aver passato la mattina al mare, tra bagni e giochi, si rientrava a casa, dove si preparava il pranzo e la tavola. Il pomeriggio si articolava in diverse attività come quella della stampa dei giornalini, creati mediante l'utilizzo di rulli e tavole di linoleum per i disegni, sotto la supervisione di maestri molto competenti e dotati, che insegnavano ai ragazzi tecniche e nozioni di una certa complessità. L'obbiettivo era quello di favorire uno scambio di idee e opinioni anche diverse dalla comune mentalità. Dopo cena i ragazzi si ritiravano per dormire, alcuni all'interno della casa, altri all'interno di una grande tenda situata all'esterno, nella pineta. La colonia era aperta in luglio e agosto e accoglieva un numero di ragazzi compreso tra le 20 e le 30 unità; alla fine del primo mese vi era un ricambio sia dei ragazzi che degli educatori, per permettere al maggior numero possibile di persone di entrare a far parte del progetto. | ||
=== La testimonianza di Fenisia Cimoli === | |||
Fenisia Cimoli, istruttrice della comunità, ricorda di aver incontrato [[Giovanna Caleffi]] attraverso la conoscenza comune del dott. Gualtiero Figaia, partecipante anch'egli all'esperienza della colonia; aggiunge che proprio [[Giovanna Caleffi|Giovanna]] la spinse a seguire un corso sulla pedagogia ed educazione attiva presso il CEMEA (Centro Esercitazione Metodo Educazione Attiva): il centro forniva agli studenti una corretta formazione per adempiere al ruolo di istruttore pedagogico. Grazie a questo percorso Fenisia, che sarà sempre grata a [[Giovanna Caleffi|Giovanna]], acquisisce la giusta preparazione ed esperienza per poi inserirsi nella colonia. Fenisia racconta poi una giornata tipo alla colonia: «L'idea, non era quella di trasmettere messaggi anarchici, la politica non c'entra nulla con la pedagogia. Il nostro era un metodo basato sull'educazione attiva, il cui compito era di insegnare ai ragazzi un corretto comportamento e farli divertire con esperienze o al mare o in montagna. Innanzitutto si dividevano i ragazzi per categoria: vi erano i grandi, i medi e i più piccoli; a ogni istruttore era affidato un gruppetto di dieci ragazzi. I maschi e le femmine partecipavano assieme nelle escursioni, ma trascorrevano la notte in camere separate. Durante le uscite in spiaggia era compito degli istruttori progettare dei giochi di intrattenimento per tutti i ragazzi. I più piccoli giocavano a fare costruzioni con la sabbia, mentre per le uscite in montagna, che si effettuavano molto di rado, si usciva la mattina presto e si intraprendevano percorsi programmati, che culminavano con l'ora di pranzo, quando si mangiava all'aperto. Vi erano poi quelle giornate in cui il tempo non permetteva le uscite e allora si intrattenevano i ragazzi con giochi collettivi in colonia». Fenisia conclude: È stata davvero una bella esperienza, anche perché per me è stata la prima, ma soprattutto perché ho incontrato tanta brava gente». | |||
==Note== | ==Note== | ||
<references/> | <references/> |