Giovanni Pascoli: differenze tra le versioni

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Partecipò a riunioni e incontri, scrivendo sul periodico rivoluzionario ''[[Il Martello]]'' (in ogni numero la ''Rassegna della Stampa socialista'' fu redatta da Pascoli <ref>[https://www.bibliotecasalaborsa.it/bolognaonline/events/il_martello_riprende_le_pubblicazioni ''"Il Martello" riprende le pubblicazioni'']</ref>). Le idee [[socialiste]] gli ispirarono alcune liriche, come ''La morte del ricco'' <ref>''[https://www.tititudorancea.com/z/giovanni_pascoli_la_morte_del_ricco.htm La morte del ricco]''</ref> (in cui un facoltoso moribondo è assediato dai fantasmi dei poveri che ha vessato), da cui emerge una forte critica di classe. Furono anni difficili: molti suoi compagni furono arrestati e lo stesso [[Andrea Costa|Costa]] dovette riparare all'estero (anche con l'aiuto di Giovanni <ref>«Costa dovette in quei giorni cambiare continuamente di alloggio, e fra i pochi che sapevano come trovarlo, era il Pascoli» (G.B. Lolli, ''Pascoli internazionalista'' in «Il Resto del Carlino», 7 aprile 1912).</ref> <ref>«Giovanni Pascoli, che era il più povero di tutti, gli dette tutto il denaro che possedeva» (L. Lipparini, ''Andrea Costa rivoluzionario. La vita dell'anarchco che fu il "padre" del socialismo italiano'', Longanesi, Milano, 1977, p. 97).</ref>).  
Partecipò a riunioni e incontri, scrivendo sul periodico rivoluzionario ''[[Il Martello]]'' (in ogni numero la ''Rassegna della Stampa socialista'' fu redatta da Pascoli <ref>[https://www.bibliotecasalaborsa.it/bolognaonline/events/il_martello_riprende_le_pubblicazioni ''"Il Martello" riprende le pubblicazioni'']</ref>). Le idee [[socialiste]] gli ispirarono alcune liriche, come ''La morte del ricco'' <ref>''[https://www.tititudorancea.com/z/giovanni_pascoli_la_morte_del_ricco.htm La morte del ricco]''</ref> (in cui un facoltoso moribondo è assediato dai fantasmi dei poveri che ha vessato), da cui emerge una forte critica di classe. Furono anni difficili: molti suoi compagni furono arrestati e lo stesso [[Andrea Costa|Costa]] dovette riparare all'estero (anche con l'aiuto di Giovanni <ref>«Costa dovette in quei giorni cambiare continuamente di alloggio, e fra i pochi che sapevano come trovarlo, era il Pascoli» (G.B. Lolli, ''Pascoli internazionalista'' in «Il Resto del Carlino», 7 aprile 1912).</ref> <ref>«Giovanni Pascoli, che era il più povero di tutti, gli dette tutto il denaro che possedeva» (L. Lipparini, ''Andrea Costa rivoluzionario. La vita dell'anarchco che fu il "padre" del socialismo italiano'', Longanesi, Milano, 1977, p. 97).</ref>).  


Nel gennaio del [[1878]] Pascoli scrisse il violentissimo inno anarchico ''Soffriamo!'' <ref>[https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=55387&lang=it ''Soffriamo!'']</ref>; il testo poetico si fonda «sugli ideali insurrezionalistici (pugnale, dinamite e petrolio) e propone soprattutto la rivoluzione, la liquidazione sociale, la lotta antiborghese, il "giorno dell'ira" e dell'odio: è insomma una canzone di protesta e di vendetta e non un inno al lavoro». <ref>E. Graziosi, ''Pascoli edito e ignoto: inno per l'Internazionale anarchica'' in «Giornale storico delle letteratura italiana», vol. CLXXXIV, fasc. 606.</ref> Alla fine di novembre in una nota del ministero dell'interno al prefetto di Bologna <ref>Nota del Ministero del 27.11.1878, ASB.</ref> si parlava di progetti rivoluzionari in tutta Italia e veniva citato Pascoli: «In quanto riguarda le Romagne le diverse sezioni della provincia di Forlì, e quelle di Ravenna, Faenza, Imola e Lugo, avrebbero l'incarico di convergere tutte le forze insurrezionali sulla città di Bologna. In cotesta città, l'organizzatore capo dell'azione, siccome deve esserle stato già riferito dal Prefetto di Forlì, sarebbe il noto Pascoli». I documento testimonia che non solo Pascoli era in questo periodo notissimo alla prefettura, non solo scriveva da tempo manifesti sovversivi oltre a ricoprire ruoli importanti come quello di segretario per la corripondenza estera, ma accentrava su di sé la fiducia di tutte le altre sezioni. <ref>R. Boschetti, ''L'anarchico gentile'', Il Ponte Vecchio, Cesena, 2022.</ref> Scattarono immediatamente le indagini su di lui, descritto come «studente, assistente del prof. Carducci e amico intimo del Costa». <ref>Nota del Prefetto al Questore di Bologna, 28.11.1878, ASB</ref> Il ministero, inoltre, incitava la prefettura a sorvegliare Pascoli: «Per quanto riguarda il Pascoli vedrà la S.V. se non sia il caso di rappresentare, in via confidenziale, al Sig. Sindaco la sconvenienza di mantenere al posto di insegnante in un Istituto comunale, un individuo di principi contrari non solo alle istituzioni dello Stato, ma ben anche ad ogni ordine sociale». <ref>Nota del Prefetto dirigente al Prefetto di Bologna, Roma, 30 gennaio 1879, ASB.</ref>
Nel gennaio del [[1878]] Pascoli scrisse il violentissimo inno anarchico ''Soffriamo!'' <ref>[https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=55387&lang=it ''Soffriamo!'']</ref>; il testo poetico si fonda «sugli ideali insurrezionalistici (pugnale, dinamite e petrolio) e propone soprattutto la rivoluzione, la liquidazione sociale, la lotta antiborghese, il "giorno dell'ira" e dell'odio: è insomma una canzone di protesta e di vendetta e non un inno al lavoro». <ref>E. Graziosi, ''Pascoli edito e ignoto: inno per l'Internazionale anarchica'' in «Giornale storico delle letteratura italiana», vol. CLXXXIV, fasc. 606.</ref>  


Alla fine di novembre in una nota del ministero dell'interno al prefetto di Bologna <ref>Nota del Ministero del 27.11.1878, ASB.</ref> si parlava di progetti rivoluzionari in tutta Italia e veniva citato Pascoli: «In quanto riguarda le Romagne le diverse sezioni della provincia di Forlì, e quelle di Ravenna, Faenza, Imola e Lugo, avrebbero l'incarico di convergere tutte le forze insurrezionali sulla città di Bologna. In cotesta città, l'organizzatore capo dell'azione, siccome deve esserle stato già riferito dal Prefetto di Forlì, sarebbe il noto Pascoli». I documento testimonia che non solo Pascoli era in questo periodo notissimo alla prefettura, non solo scriveva da tempo manifesti sovversivi oltre a ricoprire ruoli importanti come quello di segretario per la corripondenza estera, ma accentrava su di sé la fiducia di tutte le altre sezioni. <ref>R. Boschetti, ''L'anarchico gentile'', Il Ponte Vecchio, Cesena, 2022.</ref> Scattarono immediatamente le indagini su di lui, descritto come «studente, assistente del prof. Carducci e amico intimo del Costa». <ref>Nota del Prefetto al Questore di Bologna, 28.11.1878, ASB</ref> Il ministero, inoltre, incitava la prefettura a sorvegliare Pascoli: «Per quanto riguarda il Pascoli vedrà la S.V. se non sia il caso di rappresentare, in via confidenziale, al Sig. Sindaco la sconvenienza di mantenere al posto di insegnante in un Istituto comunale, un individuo di principi contrari non solo alle istituzioni dello Stato, ma ben anche ad ogni ordine sociale». <ref>Nota del Prefetto dirigente al Prefetto di Bologna, Roma, 30 gennaio 1879, ASB.</ref>


 
Nel [[1878]] c'era stato l'attentato al re Umberto I, in visita a Napoli, ad opera dell'anarchico [[Giovanni Passannante]]: a Pascoli fu attribuita un'ode <ref>L'ode venne subito dopo strappata (probabilmente per timore di essere arrestato o forse per essersi pentito, pensando all'assassinio del padre) e di essa si conoscono solamente gli ultimi due versi tramandati oralmente: «colla berretta d'un cuoco, faremo una bandiera».</ref> che inneggiava al gesto dell'uomo, anche se la sorella Maria negò in seguito questa paternità. Nel [[1879]] il poeta venne però arrestato per aver partecipato a una protesta a favore di alcuni anarchici sotto processo, accusati di aver manifestato a favore di [[Giovanni Passannante|Passannante]]. Pascoli avrebbe gridato la frase: «Se questi sono i malfattori, viva i malfattori!». Venne incarcerato per tre mesi, venendo alla fine rilasciato dopo una piena assoluzione. La prigionia fu molto dura e lasciò segni profondi sul suo animo, acuendo probabilmente quel senso di ingiustizia che si portava dentro dall'infanzia.
Nel [[1878]] ci fu l'attentato al re Umberto I, in visita a Napoli, ad opera dell'anarchico [[Giovanni Passannante]]: a Pascoli fu attribuita un'ode <ref>L'ode venne subito dopo strappata (probabilmente per timore di essere arrestato o forse per essersi pentito, pensando all'assassinio del padre) e di essa si conoscono solamente gli ultimi due versi tramandati oralmente: «colla berretta d'un cuoco, faremo una bandiera».</ref> che inneggiava al gesto dell'uomo, anche se la sorella Maria negò in seguito questa paternità. Nel [[1879]] il poeta venne però arrestato per aver partecipato a una protesta a favore di alcuni anarchici sotto processo, accusati di aver manifestatoa  favore di [[Giovanni Passannante|Passannante]]. Pascoli avrebbe gridato la frase: «Se questi sono i malfattori, viva i malfattori!». Venne incarcerato per tre mesi, venendo alla fine rilasciato dopo una piena assoluzione. La prigionia fu molto dura e lasciò segni profondi sul suo animo, acuendo probabilmente quel senso di ingiustizia che si portava dentro dall'infanzia.


== La carriera di insegnante e l'allontanamento dalla militanza ==
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