66 518
contributi
K2 (discussione | contributi) |
K2 (discussione | contributi) |
||
Riga 4: | Riga 4: | ||
== Gli anni giovanili e l'anarchismo == | == Gli anni giovanili e l'anarchismo == | ||
Il poeta ebbe i primi contatti con il [[socialismo]] già a Rimini, durante gli anni liceali, in una città ricca di fermenti politici: qui conobbe alcuni attivisti con cui strinse amicizia e che lo introdussero negli ambienti dell'[[Internazionale antiautoritaria|Internazionale]]. Su tale scela di campo potrebbe avere influito la triste videnza personale di Giovanni, il cui padre Ruggero era stato assassinato nel [[1867]] da sicari rimasti impuniti: la famiglia, colpita anche da altri gravi lutti, aveva subito un declassamento economico e si era ritrovata in gravi difficoltà, tali da spingere Giovanni a nutrire un profondo senso di ingiustizia e oppressione. Fu, però, a Bologna, all'università <ref>Si era diplomato a Cesena nel [[1873]] e poté frequentare l'università grazie a una borsa di studi, vinta anche per interessamento di Giosuè Carducci.</ref> che il suo impegno politico divenne più concreto: in questa città conobbe, tra gli altri, [[Andrea Costa]] (forse nel [[1876]], dopo un processo per un moto anarchico che lo vide assolto). Insieme a [[Andrea Costa|Costa]], Pascoli aderì all'[[Internazionale antiautoritaria|Internazionale]] e sposò la causa dell'[[anarchismo]] di [[Bakunin]]. Partecipò a riunioni e incontri, scrivendo su un giornale con lo speudonimo di Gianni Schicchi. Le idee [[socialiste]] gli ispirarono alcune liriche, come ''La morte del ricco'' <ref>''[https://www.tititudorancea.com/z/giovanni_pascoli_la_morte_del_ricco.htm La morte del ricco]''</ref> (in cui un facoltoso moribondo è assediato dai fantasmi dei poveri che ha vessato), da cui emerge una forte critica di classe. Nel [[1875]] | Il poeta ebbe i primi contatti con il [[socialismo]] già a Rimini, durante gli anni liceali, in una città ricca di fermenti politici: qui conobbe alcuni attivisti con cui strinse amicizia e che lo introdussero negli ambienti dell'[[Internazionale antiautoritaria|Internazionale]]. Su tale scela di campo potrebbe avere influito la triste videnza personale di Giovanni, il cui padre Ruggero era stato assassinato nel [[1867]] da sicari rimasti impuniti: la famiglia, colpita anche da altri gravi lutti, aveva subito un declassamento economico e si era ritrovata in gravi difficoltà, tali da spingere Giovanni a nutrire un profondo senso di ingiustizia e oppressione. Fu, però, a Bologna, all'università <ref>Si era diplomato a Cesena nel [[1873]] e poté frequentare l'università grazie a una borsa di studi, vinta anche per interessamento di Giosuè Carducci.</ref> che il suo impegno politico divenne più concreto: in questa città conobbe, tra gli altri, [[Andrea Costa]] (forse nel [[1876]], dopo un processo per un moto anarchico che lo vide assolto). Insieme a [[Andrea Costa|Costa]], Pascoli aderì all'[[Internazionale antiautoritaria|Internazionale]] e sposò la causa dell'[[anarchismo]] di [[Bakunin]]. Partecipò a riunioni e incontri, scrivendo su un giornale con lo speudonimo di Gianni Schicchi. Le idee [[socialiste]] gli ispirarono alcune liriche, come ''La morte del ricco'' <ref>''[https://www.tititudorancea.com/z/giovanni_pascoli_la_morte_del_ricco.htm La morte del ricco]''</ref> (in cui un facoltoso moribondo è assediato dai fantasmi dei poveri che ha vessato), da cui emerge una forte critica di classe. Nel [[1875]] Pascoli perse la borsa di studio, che gli venne tolta per aver fischiato il ministro dell'istruzione Bonghi durante una visita all'università, e dovette interrompere gli studi. Furono anni difficili: molti suoi compagni furono arrestati e lo stesso [[Andrea Costa|Costa]] dovette riparare all'estero (anche con l'aiuto di Giovanni). Nel [[1878]] ci fu l'attentato al re Umberto I, in visita a Napoli, ad opera dell'anarchico [[Giovanni Passannante]]: a Pascoli fu attribuita un'ode <ref>L'ode venne subito dopo strappata (probabilmente per timore di essere arrestato o forse per essersi pentito, pensando all'assassinio del padre) e di essa si conoscono solamente gli ultimi due versi tramandati oralmente: «colla berretta d'un cuoco, faremo una bandiera».</ref> che inneggiava al gesto dell'uomo, anche se la sorella Maria negò in seguito questa paternità. Nel [[1879]] il poeta venne però arrestato per aver partecipato a una protesta a favore di alcuni anarchici sotto processo, accusati di aver manifestatoa favore di [[Giovanni Passannante|Passannante]]. Pascoli avrebbe gridato la frase: «Se questi sono i malfattori, viva i malfattori!». Venne incarcerato per tre mesi, venendo alla fine rilasciato dopo una piena assoluzione. La prigionia fu molto dura e lasciò segni profondi sul suo animo, acuendo probabilmente quel senso di ingiustizia che si portava dentro dall'infanzia. | ||
== La carriera di insegnante e l'allontanamento dalla militanza == | == La carriera di insegnante e l'allontanamento dalla militanza == |