Giovanni Pascoli: differenze tra le versioni

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(Creata pagina con "{{STUB4}} Giovanni Pascoli (San Mauro di Romagna, 31 dicembre 1855 – Bologna, 6 aprile 1912) è stato un poeta e critico letterario italiano che in gioventù svolse un'intensa militanza nelle fila socialiste ed anarchiche grazie anche alla forte amicizia che lo legava ad Andrea Costa, esponente anarchico di primo piano, che ebbe un ruolo decisivo nell'iniziazione del giovane Pascoli all'ideale anarchico. == Gli anni giovanili e l'anarchism...")
 
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== La maturità e il "socialismo patriottico" ==
== La maturità e il "socialismo patriottico" ==
Il Pascoli maturo coltivava la sua fede [[socialista]], am non più in direzione dell'[[anarchia]] e della [[rivoluzione]], piuttosto verso una solidarietà umana tra lavoratori, auspicando delle riforme sociali ed economiche che migliorassero la condizione dei poveri. Si interessò ai problemi dei piccoli contadini, spesso privi di terra e costretti a emigrare all'estero, e sperò che una politica di prestiti agevolati consentisse loro di acquistare un podere con cui sostenersi, con un programma umanitario e filantropico. Si trattava di una visione decisamente distante dalle idee giovanili e non molto realistica, dato che la crisi della piccola proprietà agricola si accentuò agli inizi del '900. Ciò speiga in parte la svolta politica di Pascoli degli ultimi anni, che è stata definita "socialismo patriottico": Pascoli si convinse che i problemi dei lavoratori si potevano risolvere con la politica coloniale e la lotta tra le nazioni, occupando cioè terre straniere dove i contadini sarebbero stati coloni e non più migranti sfruttati all'estero. In questo senso va letto il discorso «La grande proletaria si è mossa», pronunciato nel [[1911]] per celebrare i morti e i feriti della guerra di Libia, e in generale il favore accordato a quell'impresa come mezzo per dare speranza agli italiani impoveriti dalla crisi. Dunque la parabola politica di Pascoli non fu priva di contraddizioni, ma la sua militanza giovanile si inseriva in un Paese segnato da gravi tensioni, in cui il problema della povertà era diffuso e almeno in parte vissuto da lui stesso in prima persona. La sua posizione, per certi versi ingenua, ebbe il merito di riflettere nei suoi testi un tema non molto trattato al tempo se non in termini conservatori come, ad esempio, dall'ultimo Verga: nelle opere di Pascoli entrano i poveri e gli emigranti, verso i quali ebbe un sincero interesse.
Il Pascoli maturo coltivava la sua fede [[socialista]], ma non più in direzione dell'[[anarchia]] e della [[rivoluzione]], piuttosto verso una solidarietà umana tra lavoratori, auspicando delle riforme sociali ed economiche che migliorassero la condizione dei poveri. Si interessò ai problemi dei piccoli contadini, spesso privi di terra e costretti a emigrare all'estero, e sperò che una politica di prestiti agevolati consentisse loro di acquistare un podere con cui sostenersi, con un programma umanitario e filantropico. Si trattava di una visione decisamente distante dalle idee giovanili e non molto realistica, dato che la crisi della piccola proprietà agricola si accentuò agli inizi del '900. Ciò speiga in parte la svolta politica di Pascoli degli ultimi anni, che è stata definita "socialismo patriottico": Pascoli si convinse che i problemi dei lavoratori si potevano risolvere con la politica coloniale e la lotta tra le nazioni, occupando cioè terre straniere dove i contadini sarebbero stati coloni e non più migranti sfruttati all'estero. In questo senso va letto il discorso «La grande proletaria si è mossa», pronunciato nel [[1911]] per celebrare i morti e i feriti della guerra di Libia, e in generale il favore accordato a quell'impresa come mezzo per dare speranza agli italiani impoveriti dalla crisi. Dunque la parabola politica di Pascoli non fu priva di contraddizioni, ma la sua militanza giovanile si inseriva in un Paese segnato da gravi tensioni, in cui il problema della povertà era diffuso e almeno in parte vissuto da lui stesso in prima persona. La sua posizione, per certi versi ingenua, ebbe il merito di riflettere nei suoi testi un tema non molto trattato al tempo se non in termini conservatori come, ad esempio, dall'ultimo Verga: nelle opere di Pascoli entrano i poveri e gli emigranti, verso i quali ebbe un sincero interesse.


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