Pierre-Joseph Proudhon: differenze tra le versioni

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: «[...] ciascuno farà quanto gli sarà possibile e solo questo. Prenderà direttamente parte alla formulazione delle leggi e al governo, così come parteciperà alla produzione e alla circolazione monetaria. Ogni cittadino sarà sovrano e avrà pieni poteri; regnerà e governerà e l'anarchia diventerà anarchia positiva». <ref>[https://ia800909.us.archive.org/25/items/DomenicoTarizzoLanarchia/Domenico%20Tarizzo%20-%20L%27anarchia.pdf ''L'anarchia''], D. Tarizzo, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1972</ref>
: «[...] ciascuno farà quanto gli sarà possibile e solo questo. Prenderà direttamente parte alla formulazione delle leggi e al governo, così come parteciperà alla produzione e alla circolazione monetaria. Ogni cittadino sarà sovrano e avrà pieni poteri; regnerà e governerà e l'anarchia diventerà anarchia positiva». <ref>[https://ia800909.us.archive.org/25/items/DomenicoTarizzoLanarchia/Domenico%20Tarizzo%20-%20L%27anarchia.pdf ''L'anarchia''], D. Tarizzo, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1972</ref>


In seguito Proudhon viene condannato al [[carcere]] (3 anni), per attività sovversiva, nello specifico la sua colpa è quella di aver attaccato Luigi Bonaparte (il futuro Napoleone III). Durante il periodo del [[abolizione del carcere|carcere]] scrive alcuni libri e matura convinzioni ancora più profonde sull'ineluttabilità della [[rivoluzione]].
In seguito Proudhon viene condannato al [[carcere]] (tre anni), per attività sovversiva, nello specifico la sua colpa è quella di aver attaccato Luigi Bonaparte (il futuro Napoleone III). Durante il periodo del [[abolizione del carcere|carcere]] scrive alcuni libri e matura convinzioni ancora più profonde sull'ineluttabilità della [[rivoluzione]].


Scontata la pena, trova enormi difficoltà per continuare la sua attività di scrittore, anche perché viene nuovamente arrestato per “offesa alla moralità”. Per sfuggire alle persecuzioni giudiziarie è costretto a passare un periodo di esilio in [[Belgio]] ([[1858]]) dopo il quale ritorna a Parigi ([[1862]]), dove affronta i temi nazionalistici e quelli dello [[Stato]] (già nel [[1848]] si dichiarò in favore dell'abolizione delle frontiere nazionali).
Scontata la pena, trova enormi difficoltà per continuare la sua attività di scrittore, anche perché viene nuovamente arrestato per “offesa alla moralità”. Per sfuggire alle persecuzioni giudiziarie è costretto a passare un periodo di esilio in [[Belgio]] ([[1858]]) dopo il quale ritorna a Parigi ([[1862]]), dove affronta i temi nazionalistici e quelli dello [[Stato]] (già nel [[1848]] si dichiarò in favore dell'abolizione delle frontiere nazionali).
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