Anarcopedia:Archivio Articolo Consigliato: differenze tra le versioni

Jump to navigation Jump to search
nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
 
(Una versione intermedia di uno stesso utente non è mostrata)
Riga 13: Riga 13:
<br />
<br />
{{Biblioteca/Titolo 2|nome=«Intorno alla critica anarchica dello Stato» (di Marco Cossutta)|autore=Marco Cossutta|altro=da openstarts.units.it}}
{{Biblioteca/Titolo 2|nome=«Intorno alla critica anarchica dello Stato» (di Marco Cossutta)|autore=Marco Cossutta|altro=da openstarts.units.it}}
[[File:Marco Cossutta.jpg|thumb|right|miniatura|250px|Marco Cossutta.]]
[[File:Marco Cossutta.jpg|thumb|right|miniatura|250px|Marco Cossutta]]
L'[[anarchismo]] appare quale l'unica corrente di pensiero politico (ad eccezione della prospettiva tradizionalistica), che, in epoca moderna, quindi post [[1648]], rifiuta in modo radicale la gestione dei rapporti politici attraverso lo [[Stato]], tanto da richiederne l'immediata abolizione come condizione imprescindibile per la piena realizzazione della persona umana. L'emancipazione materiale e spirituale dell'essere umano, per l'[[anarchismo]], non può prescindere dalla abolizione dello [[Stato]]. «In una parola, noi respingiamo ogni legislazione, ogni autorità ed ogni influenza privilegiata, patentata, ufficiale e legale, anche uscita dal suffragio universale, convinti che essa non potrebbe che ridondare a profitto di una minoranza dominante e governante, contro gl'interessi dell'immensa maggioranza asservita. Ecco in qual senso noi siamo realmente [[anarchici]]» ([[Bakunin]]). Anche in assenza di rapporti politici di natura [[statuale]], l'emancipazione non si realizza in modo automatico – vedi la società per censi o quella feudale –, ma è certo per l'[[anarchismo]] che in presenza dello [[Stato]] questa emancipazione non può né svilupparsi, né, tanto meno, affermarsi. Al di là di tali perentorie affermazioni, è d'uopo soffermarsi brevemente su una questione per così dire terminologica; ovvero cosa intendiamo e cosa intende l'[[anarchismo]], con il termine [[Stato]]. Il termine [[stato]] è termine ambiguo; allo stesso infatti può essere ascritta, sempre nel linguaggio politico-giuridico, una definizione di natura generale (più che lessicale) per la quale lo [[stato]] (da ''status'') è la condizione di un paese nei suoi dati sociali e politici, nella sua costituzione materiale e, quindi, nel suo ordinamento; lo [[stato]] è perciò tutto ciò che riguarda la vita umana organizzata e non direttamente rivolta ad un fine spirituale. In questo primo senso, lo stato descrive la struttura politica, quindi mondana, di una comunità. Alla luce di quanto rilevato, qualsivoglia organizzazione dei rapporti politici può venire designata con il termine [[stato]].
L'[[anarchismo]] appare quale l'unica corrente di pensiero politico (ad eccezione della prospettiva tradizionalistica), che, in epoca moderna, quindi post [[1648]], rifiuta in modo radicale la gestione dei rapporti politici attraverso lo [[Stato]], tanto da richiederne l'immediata abolizione come condizione imprescindibile per la piena realizzazione della persona umana. L'emancipazione materiale e spirituale dell'essere umano, per l'[[anarchismo]], non può prescindere dalla abolizione dello [[Stato]]. «In una parola, noi respingiamo ogni legislazione, ogni autorità ed ogni influenza privilegiata, patentata, ufficiale e legale, anche uscita dal suffragio universale, convinti che essa non potrebbe che ridondare a profitto di una minoranza dominante e governante, contro gl'interessi dell'immensa maggioranza asservita. Ecco in qual senso noi siamo realmente [[anarchici]]» ([[Bakunin]]). Anche in assenza di rapporti politici di natura [[statuale]], l'emancipazione non si realizza in modo automatico – vedi la società per censi o quella feudale –, ma è certo per l'[[anarchismo]] che in presenza dello [[Stato]] questa emancipazione non può né svilupparsi, né, tanto meno, affermarsi. Al di là di tali perentorie affermazioni, è d'uopo soffermarsi brevemente su una questione per così dire terminologica; ovvero cosa intendiamo e cosa intende l'[[anarchismo]], con il termine [[Stato]]. Il termine [[stato]] è termine ambiguo; allo stesso infatti può essere ascritta, sempre nel linguaggio politico-giuridico, una definizione di natura generale (più che lessicale) per la quale lo [[stato]] (da ''status'') è la condizione di un paese nei suoi dati sociali e politici, nella sua costituzione materiale e, quindi, nel suo ordinamento; lo [[stato]] è perciò tutto ciò che riguarda la vita umana organizzata e non direttamente rivolta ad un fine spirituale. In questo primo senso, lo stato descrive la struttura politica, quindi mondana, di una comunità. Alla luce di quanto rilevato, qualsivoglia organizzazione dei rapporti politici può venire designata con il termine [[stato]].
Accanto a questa definizione generale si colloca una seconda definizione, che qui definiamo – forse impropriamente – stipulativa, ai sensi della quale lo [[Stato]] (qui sinonimo di ''potestas'' – potere su – e non di ''auctoritas'' – potere di) non appare, per così dire, un concetto universale, onnicomprensivo di qualsiasi forma di organizzazione politica, ma indica e descrive unicamente una particolare forma di ordinamento politico sorto in Europa da un processo che affonda le proprie radici nel Tredicesimo secolo e giunge a compimento nel Diciannovesimo secolo. Questa particolare forma di [[stato]], che diventerà nel lessico comune lo [[Stato]] ''tout court'', è quella criticata aspramente dall'[[anarchismo]] e si caratterizza, al suo concreto sorgere agli albori del secolo Diciannovesimo, attraverso tre momenti che fanno sì che lo [[Stato]] sia, per usare la nota espressione di Max Weber, il monopolizzatore delle forza legittima.
Accanto a questa definizione generale si colloca una seconda definizione, che qui definiamo – forse impropriamente – stipulativa, ai sensi della quale lo [[Stato]] (qui sinonimo di ''potestas'' – potere su – e non di ''auctoritas'' – potere di) non appare, per così dire, un concetto universale, onnicomprensivo di qualsiasi forma di organizzazione politica, ma indica e descrive unicamente una particolare forma di ordinamento politico sorto in Europa da un processo che affonda le proprie radici nel Tredicesimo secolo e giunge a compimento nel Diciannovesimo secolo. Questa particolare forma di [[stato]], che diventerà nel lessico comune lo [[Stato]] ''tout court'', è quella criticata aspramente dall'[[anarchismo]] e si caratterizza, al suo concreto sorgere agli albori del secolo Diciannovesimo, attraverso tre momenti che fanno sì che lo [[Stato]] sia, per usare la nota espressione di Max Weber, il monopolizzatore delle forza legittima.
Riga 62: Riga 62:
La risposta va cercata negli anni a cavallo tra gli '80 e i '90, in quel periodo [[Hakim Bey]] pubblica una serie di scritti nei quali muove una critica al [[movimento anarchico]], ossia di essere fuori dalla storia, incapace di interpretare la realtà e di comunicare in maniera comprensibile un programma di emancipazione che possa essere fatto proprio dagli emarginati della società contemporanea. Come [[Hakim Bey|Bey]] risolverà la cosa è noto, inventandosi le [[TAZ]] (le zone temporaneamente autonome che hanno ispirato raver e resistenti post-autonomia, con le loro esistenze interstiziali nelle pieghe della [[società]] del controllo e i loro divenire minoritari in chiave anti-egemonica). Più o meno negli stessi anni, un professore di filosofia della Carolina del Sud, [[Todd May]], pubblica un libro destinato ad attirare l'attenzione di moltissimi [[anarchici]] ''The Political Philosophy of Poststructuralist Anarchism'', nel quale rilegge i principi della dottrina politica [[anarchica]] confrontandoli con i risultati delle analisi post-strutturaliste, in particolare con quelle di [[Foucault]] e di [[Gilles Deleuze|Deleuze]]-[[Félix Guattari|Guattari]]. L'esito di quella lettura parallela produrrà la ridefinizione di tutta una serie di valori e categorie, ereditati dalla matrice illuministica e ottocentesca, quali essenzialismo, etica, identità, natura umana, [[potere]], [[rivoluzione]], soggettività. Successivamente un altro professore, [[Saul Newman]] tornerà sulla medesima questione, ossia la necessità (ma anche l'opportunità) per il pensiero [[anarchico]] di liberarsi dalle ingenuità filosofiche moderne per fare proprio il lascito [[nietzscheano]] reinterpretato dai post-strutturalisti francesi. Di qui in poi sarà tutto un susseguirsi di analisi e contro-analisi interne al [[movimento anarchico]], tra accademici e non, che preferisco sorvolare, richiamando solo gli autori di alcuni dei contributi più interessanti, come [[Salvo Vaccaro]], [[Richard Day]], [[Vivien Garcia]] e [[Tomás Ibañez]].
La risposta va cercata negli anni a cavallo tra gli '80 e i '90, in quel periodo [[Hakim Bey]] pubblica una serie di scritti nei quali muove una critica al [[movimento anarchico]], ossia di essere fuori dalla storia, incapace di interpretare la realtà e di comunicare in maniera comprensibile un programma di emancipazione che possa essere fatto proprio dagli emarginati della società contemporanea. Come [[Hakim Bey|Bey]] risolverà la cosa è noto, inventandosi le [[TAZ]] (le zone temporaneamente autonome che hanno ispirato raver e resistenti post-autonomia, con le loro esistenze interstiziali nelle pieghe della [[società]] del controllo e i loro divenire minoritari in chiave anti-egemonica). Più o meno negli stessi anni, un professore di filosofia della Carolina del Sud, [[Todd May]], pubblica un libro destinato ad attirare l'attenzione di moltissimi [[anarchici]] ''The Political Philosophy of Poststructuralist Anarchism'', nel quale rilegge i principi della dottrina politica [[anarchica]] confrontandoli con i risultati delle analisi post-strutturaliste, in particolare con quelle di [[Foucault]] e di [[Gilles Deleuze|Deleuze]]-[[Félix Guattari|Guattari]]. L'esito di quella lettura parallela produrrà la ridefinizione di tutta una serie di valori e categorie, ereditati dalla matrice illuministica e ottocentesca, quali essenzialismo, etica, identità, natura umana, [[potere]], [[rivoluzione]], soggettività. Successivamente un altro professore, [[Saul Newman]] tornerà sulla medesima questione, ossia la necessità (ma anche l'opportunità) per il pensiero [[anarchico]] di liberarsi dalle ingenuità filosofiche moderne per fare proprio il lascito [[nietzscheano]] reinterpretato dai post-strutturalisti francesi. Di qui in poi sarà tutto un susseguirsi di analisi e contro-analisi interne al [[movimento anarchico]], tra accademici e non, che preferisco sorvolare, richiamando solo gli autori di alcuni dei contributi più interessanti, come [[Salvo Vaccaro]], [[Richard Day]], [[Vivien Garcia]] e [[Tomás Ibañez]].


'''[https://www.doppiozero.com/materiali/contemporanea/post-anarchismo Vai all'articolo]'''
'''[https://web.archive.org/web/20210228030635/https://www.doppiozero.com/materiali/contemporanea/post-anarchismo Vai all'articolo]'''
|}
|}


[[Categoria:Anarcopedia]]
[[Categoria:Anarcopedia]]
66 514

contributi

I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi. Utilizzando i nostri servizi, accetti il nostro utilizzo dei cookie.

Menu di navigazione