Anarchismo insurrezionale: differenze tra le versioni

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che non avevano alcuna probabilità di successo. Ma allora eravamo davvero in quattro gatti, volevamo obbligare il pubblico a discuterci ed i nostri tentativi erano semplicemente dei mezzi di propaganda» (''La "fretta" dei rivoluzionari'', in ''[[Umanità Nova]]'', Roma, [[6 settembre]] [[1921]]).</ref>, eleborando poi, nella maturità, un pensiero più profondo e [[gradualismo rivoluzionario|gradualista]] che, anziché partire dall'azione insurrezionale per coinvolgere il popolo, cerca di indurre il popolo stesso all'insurrezione:
che non avevano alcuna probabilità di successo. Ma allora eravamo davvero in quattro gatti, volevamo obbligare il pubblico a discuterci ed i nostri tentativi erano semplicemente dei mezzi di propaganda» (''La "fretta" dei rivoluzionari'', in ''[[Umanità Nova]]'', Roma, [[6 settembre]] [[1921]]).</ref>, eleborando poi, nella maturità, un pensiero più profondo e [[gradualismo rivoluzionario|gradualista]] che, anziché partire dall'azione insurrezionale per coinvolgere il popolo, cerca di indurre il popolo stesso all'insurrezione:


:«La [[rivoluzione]] non si fa in quattro gatti. Degl'individui e dei gruppi isolati possono fare un po' di propaganda; dei colpi audaci, delle bombe e simili cose, se fatte con retto criterio (il che purtroppo non è sempre il caso) possono attirare l'attenzione pubblica sui mali dei lavoratori e sulle nostre idee, possono sbarazzarci di qualche ostacolo potente; ma la [[rivoluzione]] non si fa che quando il popolo scende in piazza. E se noi vogliamo farla bisogna che attirammo a noi la folla, quanto più folla è possibile» (''L'Art. 248'', Ancona, [[4 febbraio]] [[1894]]). <ref name="RLQ">L'intero scritto è presente nell'antologia [http://www.centrostudifsmerlino.org/wp-content/uploads/2020/12/malatesta_rivoluzione_e_lotta.pdf ''Rivoluzione e lotta quotidiana''], a cura di [[Gino Cerrito]].</ref>
:«La [[rivoluzione]] non si fa in quattro gatti. Degl'individui e dei gruppi isolati possono fare un po' di propaganda; dei colpi audaci, delle bombe e simili cose, se fatte con retto criterio (il che purtroppo non è sempre il caso) possono attirare l'attenzione pubblica sui mali dei lavoratori e sulle nostre idee, possono sbarazzarci di qualche ostacolo potente; ma la [[rivoluzione]] non si fa che quando il popolo scende in piazza. E se noi vogliamo farla bisogna che attirammo a noi la folla, quanto più folla è possibile» (da ''Andiamo verso il popolo'', in ''L'Art. 248'', Ancona, [[4 febbraio]] [[1894]]). <ref name="RLQ">L'intero scritto è presente nell'antologia [http://www.centrostudifsmerlino.org/wp-content/uploads/2020/12/malatesta_rivoluzione_e_lotta.pdf ''Rivoluzione e lotta quotidiana''], a cura di [[Gino Cerrito]].</ref>


:«[...] noi vogliamo una [[rivoluzione]] profonda, che trasformi tutte le condizioni della vita, che metta tutto il popolo, cioè tutti gl'individui che formano il popolo, in grado di concorrere direttamente alla costituzione delle nuove forme di convivenza sociale, e perciò dall'insurrezione'' ''noi non ci aspettiamo, non possiamo aspettarci, l'attuazione immediata e generale delle nostre idee, ma solo la creazione di circostanze più favorevoli alla nostra propaganda ed alla nostra azione, il principio insomma della nostra [[Rivoluzione]]. E questo noi potremo conseguire, poiché, quando il'' ''governo attuale sarà abbattuto da una insurrezione [...] noi non prometteremo al popolo di fare il suo bene, ma lo spingeremo a farselo da sé stesso, a prendere possesso della ricchezza, a esercitare di fatto la [[libertà]] conquistata [...]» [[Image:Schirru.jpg|thumb|left|[[Michele Schirru]]]] (in ''Volontà'', [[1 novembre]] [[1913]]). <ref name="RLQ"></ref>
:«[...] noi vogliamo una [[rivoluzione]] profonda, che trasformi tutte le condizioni della vita, che metta tutto il popolo, cioè tutti gl'individui che formano il popolo, in grado di concorrere direttamente alla costituzione delle nuove forme di convivenza sociale, e perciò dall'insurrezione'' ''noi non ci aspettiamo, non possiamo aspettarci, l'attuazione immediata e generale delle nostre idee, ma solo la creazione di circostanze più favorevoli alla nostra propaganda ed alla nostra azione, il principio insomma della nostra [[Rivoluzione]]. E questo noi potremo conseguire, poiché, quando il'' ''governo attuale sarà abbattuto da una insurrezione [...] noi non prometteremo al popolo di fare il suo bene, ma lo spingeremo a farselo da sé stesso, a prendere possesso della ricchezza, a esercitare di fatto la [[libertà]] conquistata [...]» [[Image:Schirru.jpg|thumb|left|[[Michele Schirru]]]] (in ''Volontà'', [[1 novembre]] [[1913]]). <ref name="RLQ"></ref>
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