Zo d'Axa: differenze tra le versioni

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Zo d'Axa è liberato nel luglio [[1894]]. Pubblica allora ''De Mazas à Jérusalem'' (''Da Mazas a Gerusalemme'' <ref name="gratis">Edizioni Gratis, Firenze, 2000</ref>), che egli ha scritto in [[carcere]] e che riceve delle critiche ditirambiche ed unanimi. Malgrado questo successo, Zo d'Axa si ritrova ingentemente indebitato, il suo giornale chiuso ed i suoi collaboratori dispersi. Cessa allora ogni attività pubblica sino al caso Dreyfus. Diventa filo-Dreyfus per il principio di [[giustizia sociale|giustizia]] e per opporsi all'esercito, anche se la persona dello stesso Dreyfus le è antipatica: «Se questo signore non è stato un traditore, fu capitano; passiamoci sopra». Fonda un nuovo [[stampa anarchica|giornale]], «La Feuille», in cui redige l'essenziale dei testi, illustrati tra tanti altri artisti anche da [[Steinlen]], [[Luce]], [[Anquetin]], [[Willette]] e [[Hermann-Paul]].
Zo d'Axa è liberato nel luglio [[1894]]. Pubblica allora ''De Mazas à Jérusalem'' (''Da Mazas a Gerusalemme'' <ref name="gratis">Edizioni Gratis, Firenze, 2000</ref>), che egli ha scritto in [[carcere]] e che riceve delle critiche ditirambiche ed unanimi. Malgrado questo successo, Zo d'Axa si ritrova ingentemente indebitato, il suo giornale chiuso ed i suoi collaboratori dispersi. Cessa allora ogni attività pubblica sino al caso Dreyfus. Diventa filo-Dreyfus per il principio di [[giustizia sociale|giustizia]] e per opporsi all'esercito, anche se la persona dello stesso Dreyfus le è antipatica: «Se questo signore non è stato un traditore, fu capitano; passiamoci sopra». Fonda un nuovo [[stampa anarchica|giornale]], «La Feuille», in cui redige l'essenziale dei testi, illustrati tra tanti altri artisti anche da [[Steinlen]], [[Luce]], [[Anquetin]], [[Willette]] e [[Hermann-Paul]].


Sino al [[1899]], Zo d'Axa publica in «La Feuille» diversi articoli [[antimilitarismo|antimilitaristi]] e [[anticapitalismo|anti-capitalisti]]. Lancia una campagna per l'abolizione dei [[carcere|carceri]] minorili. Durante le elezioni del [[1898]], «La Feuille» sceglie un asino come candidato ufficiale; portato in giro per Parigi, farà scandalo. Il giorno delle elezioni, Zo d'Axa percorre la città su di un carro trainato da un asino bianco, seguito da una folla numerosa e divertita. La polizia interviene, vuole mettere fine alla manifestazione e portare l'asino al canile municipale; ne segue un gran tafferuglio e Zo d'Axa rilascia l'asino dicendo: «Non ha importanza, è ora un candidato ufficiale!».
Sino al [[1899]], Zo d'Axa publica in «La Feuille» diversi articoli [[antimilitarismo|antimilitaristi]] e [[anticapitalismo|anti-capitalisti]]. Lancia una campagna per l'abolizione dei [[carcere|carceri]] minorili. Durante le elezioni del [[1898]], «La Feuille» sceglie un asino come candidato ufficiale; portato in giro per Parigi, farà scandalo. Il giorno delle elezioni, Zo d'Axa percorre la città su di un carro trainato da un asino bianco, seguito da una folla numerosa e divertita. La [[polizia]] interviene, vuole mettere fine alla manifestazione e portare l'asino al canile municipale; ne segue un gran tafferuglio e Zo d'Axa rilascia l'asino dicendo: «Non ha importanza, è ora un candidato ufficiale!».


Tutta questa attività finisce con lo stancarlo. Nel [[1900]], parte di nuovo e visita gli [[Stati Uniti]], il [[Canada]], il [[Messico]], il [[Brasile]], la [[Cina]], il [[Giappone]] e l'[[India]]. Invia da ognuno di questi paesi degli articoli in cui si ritrova la sua sete inestinguibile di giustizia. Negli [[Stati Uniti]], ad esempio, fa visita alla vedova di [[Gaetano Bresci|Bresci]] che uccise il re d'[[Italia]] Umberto I.
Tutta questa attività finisce con lo stancarlo. Nel [[1900]], parte di nuovo e visita gli [[Stati Uniti]], il [[Canada]], il [[Messico]], il [[Brasile]], la [[Cina]], il [[Giappone]] e l'[[India]]. Invia da ognuno di questi paesi degli articoli in cui si ritrova la sua sete inestinguibile di giustizia. Negli [[Stati Uniti]], ad esempio, fa visita alla vedova di [[Gaetano Bresci|Bresci]] che uccise il re d'[[Italia]] Umberto I.
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