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A cavallo tra gli anni '70 e '80 Baj dà vita a un'opera monumentale: ''L'Apocalisse'', una giostra di creature maligne e grottesche, un carosello di mostruosità esuberanti, un abisso psichedelico di danze macabre concepite per essere lo specchio di un mondo in degrado, viziato dal benessere a tal punto da non accorgersi del gorgo che lo inghiotte. La denuncia ai mali della contemporaneità sferrata da Baj a suon di linguacce e gestacci, di nomi osceni e irriverenti fa riflettere sulle miserie dell'umanità e su quell'ansia di [[potere]] che ha corrotto anche i suoi personaggi più mansueti, trasformandoli in piccoli demoni. Sullo sfondo della società dei consumi, il male per Baj è il qualunquismo, la logica mediatica che spegne le coscienze, il potere economico che diffonde falsi terrori. | A cavallo tra gli anni '70 e '80 Baj dà vita a un'opera monumentale: ''L'Apocalisse'', una giostra di creature maligne e grottesche, un carosello di mostruosità esuberanti, un abisso psichedelico di danze macabre concepite per essere lo specchio di un mondo in degrado, viziato dal benessere a tal punto da non accorgersi del gorgo che lo inghiotte. La denuncia ai mali della contemporaneità sferrata da Baj a suon di linguacce e gestacci, di nomi osceni e irriverenti fa riflettere sulle miserie dell'umanità e su quell'ansia di [[potere]] che ha corrotto anche i suoi personaggi più mansueti, trasformandoli in piccoli demoni. Sullo sfondo della società dei consumi, il male per Baj è il qualunquismo, la logica mediatica che spegne le coscienze, il potere economico che diffonde falsi terrori. | ||
== La Patafisica | == La Patafisica libertaria di Enrico Baj == | ||
La Patafisica, come l'arte, difende il principio della libertà e della libertà esisteniale | |||
Baj, il "patapittore", come lo definì il poeta Jean-Clarence Lambert, è uno tra i più fervidi seguaci di Alfred Jarry e della sua '''Patafisica''', sposa i contenuti di questa «scienza delle soluzioni immaginarie» portandoli a vessillo del proprio universo culturale. Baj matura negli anni una sua visione della Patafisica che proietta nella propria opera e che utilizza come arma contro le contraddizioni e le costrizioni del mondo e della società. L'irriverenza, l'ironia e il gusto del paradosso, propri di questa scienza, costituiscono per l'artista «gli anticorpi dell'uomo contemporaneo contro l'oppressione e la massificazione della burocrazia, dei codici fiscali, postali, telefonici, bancomatici, internettici eccetera». La Patafisica, che Baj riassume col motto «imago ergo sum», in opposizione alla razionalità matematica cartesiana, è nello stesso tempo musa e linfa vitale che rinnova e rinvigorisce la forza dell'immaginazione. Per Baj, infatti, il pittore, come il patafisico, rifiuta le spiegazioni scientifiche definitive, non riconoscendone alcuna valenza morale o estetica. Allo stesso modo egli azzera con la fantasia, facoltà «che può valicare le più alte vette e superare ogni difficoltà», la comune tensione a trovare una soluzione logica a ogni problema. | |||
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