Enrico Baj: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
== Biografia ==
[[File:Baj4.jpg|thumb|250px|left|Enrico Baj fotografato da Berengo Gardin durante il "colpo di [[Stato]]" <ref name="Como"></ref> di Como del [[1969]].]]
[[File:Baj_Bak.jpg.jpg|thumb|Monumento a [[Michail BaKunin]] ([[1996]]).]]
Fra i più importanti artisti italiani degli anni Cinquanta e Sessanta, nasce a Milano nel [[1924]]. Dopo il diploma al Liceo Classico inizia gli studi di Medicina presso l'Università degli Studi di Milano, per abbandonarli dopo la Seconda guerra mondiale a favore della Facoltà di Giurisprudenza (che completa diventando avvocato) e dell'Accademia di Belle Arti di Brera, che frequenta parallelamente.
Fra i più importanti artisti italiani degli anni Cinquanta e Sessanta, nasce a Milano nel [[1924]]. Dopo il diploma al Liceo Classico inizia gli studi di Medicina presso l'Università degli Studi di Milano, per abbandonarli dopo la Seconda guerra mondiale a favore della Facoltà di Giurisprudenza (che completa diventando avvocato) e dell'Accademia di Belle Arti di Brera, che frequenta parallelamente.


Nel [[1951]] tiene la prima mostra personale alla ''Galleria San Fedele'' di Milano, dove espone opere informali. Nel [[1952]], insieme a Sergio Dangelo, firma il ''Manifesto della Pittura Nucleare'' e, nel [[1954]], insieme ad Asger Jorn, fonda il ''Mouvement international pour un Bauhaus Imaginiste'', schierandosi contro l'eccessiva razionalizzazione e geometrizzazione dell'arte. Nel [[1957]] firma il ''Manifesto Contro lo Stile'', che vuole affermare l'irripetibilità dell’opera d'arte. Per Baj sono anni di grande riflessione e scambio intellettuale grazie ai contatti con artisti internazionali come Lucio Fontana, Piero Manzoni, Joe Colombo, Lucio Del Pezzo, Giò Pomodoro, Max Ernst, Marcel Duchamp, Yves Klein.
Nel [[1951]] tiene la prima mostra personale alla ''Galleria San Fedele'' di Milano, dove espone opere informali. Nel [[1952]], insieme a Sergio Dangelo, firma il ''Manifesto della Pittura Nucleare'' e, nel [[1954]], insieme ad Asger Jorn, fonda il ''Mouvement international pour un Bauhaus Imaginiste'', schierandosi contro l'eccessiva razionalizzazione e geometrizzazione dell'arte. Nel [[1957]] firma il ''Manifesto Contro lo Stile'', che vuole affermare l'irripetibilità dell’opera d'arte. Per Baj sono anni di grande riflessione e scambio intellettuale grazie ai contatti con artisti internazionali come Lucio Fontana, Piero Manzoni, Joe Colombo, Lucio Del Pezzo, Giò Pomodoro, Max Ernst, Marcel Duchamp, Yves Klein.
[[File:Baj4.jpg|thumb|250px|Enrico Baj fotografato da Berengo Gardin durante il "colpo di [[Stato]]" <ref name="Como"></ref> di Como del [[1969]].]]
 
Nella sua ricerca artistica, che si esprime attraverso collage polimaterici e policromatici, si possono distinguere due tendenze: una più ludica e ironica <ref name ="arma">Baj considerava l'ironia, la satira e la denuncia di costume l'arma intellettuale più corrosiva e duratura.</ref>, in cui prevale il piacere di fare pittura con ogni sorta di materiale, e una più sarcastica <ref name ="arma"></ref>, contrassegnata da un forte impegno civile, che si esprime nei «'''generali'''» (individui appena abbozzati, volgari, tronfi, che, memori dell'«Ubu roi» di Jarry, rappresentano l'arroganza, la tracotanza, la grossolanità del [[potere]] e dell'[[autoritarismo]]) e nelle «'''parate militari'''» degli anni Sessanta <ref name="Como">Il [[21 settembre]] [[1969]] Baj sfida una pubblica piazza per una performance di denuncia politica: nel centro di Como, durante l'evento ''Campo Urbano'', proclama il colpo di [[Stato]] fra lo stupore dei passanti.</ref> e ancor più nelle opere degli anni Settanta: come '''''I funerali dell'anarchico Pinelli'''''  ([[1972]]), '''''Nixon Parade''''' ([[1974]]) e l''''''Apocalisse''''' ([[1979]]). Da qui in avanti la sua critica alla contemporaneità si fa sempre più forte. Nella serie ''Metamorfosi Metafore'' ([[1988]]) Baj sviluppa un immaginario dominato dal kitsch, unico stile che secondo l'artista riesce a rappresentare la cultura odierna.  
Nella sua ricerca artistica, che si esprime attraverso collage polimaterici e policromatici, si possono distinguere due tendenze: una più ludica e ironica <ref name ="arma">Baj considerava l'ironia, la satira e la denuncia di costume l'arma intellettuale più corrosiva e duratura.</ref>, in cui prevale il piacere di fare pittura con ogni sorta di materiale, e una più sarcastica <ref name ="arma"></ref>, contrassegnata da un forte impegno civile, che si esprime nei «'''generali'''» (individui appena abbozzati, volgari, tronfi, che, memori dell'«Ubu roi» di Jarry, rappresentano l'arroganza, la tracotanza, la grossolanità del [[potere]] e dell'[[autoritarismo]]) e nelle «'''parate militari'''» degli anni Sessanta <ref name="Como">Il [[21 settembre]] [[1969]] Baj sfida una pubblica piazza per una performance di denuncia politica: nel centro di Como, durante l'evento ''Campo Urbano'', proclama il colpo di [[Stato]] fra lo stupore dei passanti.</ref> e ancor più nelle opere degli anni Settanta: come '''''I funerali dell'anarchico Pinelli'''''  ([[1972]]), '''''Nixon Parade''''' ([[1974]]) e l''''''Apocalisse''''' ([[1979]]). Da qui in avanti la sua critica alla contemporaneità si fa sempre più forte. Nella serie ''Metamorfosi Metafore'' ([[1988]]) Baj sviluppa un immaginario dominato dal kitsch, unico stile che secondo l'artista riesce a rappresentare la cultura odierna.  


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