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| Immediatamente dopo l'arresto dichiarò: | | Immediatamente dopo l'arresto dichiarò: |
| :''«Ho attentato al Capo dello Stato perché è responsabile di tutte le vittime pallide e sanguinanti del sistema che lui rappresenta e fa difendere. Concepii tale disegnamento dopo le sanguinose repressioni avvenute in Sicilia in seguito agli stati d'assedio emanati per decreto reale. E dopo avvenute le altre repressioni del '98 ancora più numerose e più barbare, sempre in seguito agli stati d'assedio emanati con decreto reale»''. | | :''«Ho attentato al Capo dello Stato perché è responsabile di tutte le vittime pallide e sanguinanti del sistema che lui rappresenta e fa difendere. Concepii tale disegnamento dopo le sanguinose repressioni avvenute in Sicilia in seguito agli stati d'assedio emanati per decreto reale. E dopo avvenute le altre repressioni del '98 ancora più numerose e più barbare, sempre in seguito agli stati d'assedio emanati con decreto reale»''. |
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| ==== Il processo, la condanna e la morte ====
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| Il processo contro [[Gaetano Bresci|Bresci]] fu istruito in brevissimo tempo. Il [[29 agosto]] [[1900]], cioè un mese esatto dopo il delitto, [[Gaetano Bresci|Bresci]] comparve nella corte d'Assise di Piazza Beccaria a Milano. La sentenza era scontata in partenza. [[Gaetano Bresci|Bresci]] aveva chiesto come difensore il deputato [[socialista]] Filippo Turati, ma questi aveva declinato l'incarico e fu sostituito dall'avvocato anarchico [[Francesco Saverio Merlino]].
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| L'imputato mantenne un contegno conforme al personaggio che rappresentava. Freddo e distaccato, quasi sereno, ascoltò la lettura del capo d'accusa (per la verità retorico fino all'inverosimile) senza mostrare né pentimento né spavalderia.
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| Scontò la pena nel penitenziario di S. Stefano, presso Ventotene (Isole Ponziane) e per poterlo controllare a vista venne edificata per lui una speciale cella di tre metri per tre, priva di suppellettili.
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| Morì il [[22 maggio]] [[1901]] "suicidato" dallo [[Stato]] e probabilmente venne ucciso anche prima di questa data ufficiale. Le [[autorità]] divulgarono la notizia del suo suicidio: impiccato per mezzo di un lenzuolo o un asciugamani.
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| Alcune coincidenze: un carcerato di Santo Stefano condannato all'ergastolo ottenne la grazia, il direttore raddoppiò il suo stipendio.
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| Vi è incertezza anche sul luogo della sua sepoltura: secondo alcune fonti, fu seppellito assieme ai suoi effetti personali nel cimitero di S. Stefano; secondo altre, il suo corpo venne gettato in mare. Le sole cose rimaste di lui sono il suo cappello da ergastolano (andato distrutto durante una rivolta di carcerati nel dopoguerra) e la rivoltella con cui compì il regicidio.
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