Paolo Schicchi: differenze tra le versioni

Jump to navigation Jump to search
m
Sostituzione testo - ", ecc." con "ecc."
m (Sostituzione testo - ", ecc." con "ecc.")
Riga 15: Riga 15:


=== Ultimi ruggiti del Leone di Collesano ===
=== Ultimi ruggiti del Leone di Collesano ===
Anziché venir liberato, il [[28 gennaio]] [[1937]] è tradotto nelle carceri di Palermo. Ha 72 anni e soffre di idropisia, arteriosclerosi, palpitazione cardiaca, asma bronchiale, sciatica, catarro, cecità incipiente e rovina di tutti i denti. Nel frattempo la Questura di Palermo saccheggia la sua casa natale, sequestrando gran parte della biblioteca di famiglia, centinaia di giornali e di opuscoli e persino i quaderni compilati in carcere alla fine dell'Ottocento e muniti del visto della censura. Questo materiale servirà da pretesto per il suo invio al confino prima di Ponza, il [[9 marzo]] [[1937]], poi di Ventotene, il [[13 luglio]] [[1939]], dove viene circondato dalle premure e dall'affetto di tutti i confinati, al di là di ogni colore politico. Per le peggiorate condizioni di salute, l'[[8 ottobre]] [[1940]] il confino gli viene commutato in ammonizione ed egli può tornare a Collesano. Nel giugno [[1941]] riceve l'autorizzazione ad operarsi di ernia inguinale nella clinica ''Noto'' di Palermo, dove rimane convalescente fino alla fine della guerra, protetto dal primario dottor Pasqualino e soprattutto da Aurelio Drago, ex [[socialista]] e amico di gioventù, ora senatore del Regno, che gli evita la traduzione al nuovo confino di Ustica. Il [[10 settembre]] [[1943]] inizia a Palermo, d'intesa con giovani libertari, repubblicani, socialisti e comunisti, la pubblicazione di una serie di manifesti contro il vecchio e il risorgente fascismo («'''Siciliani!'''», «'''L'Impero di Ganellone'''», ecc.), riuniti sotto le comuni testate del «'''Fronte unico della liberazione'''» (due numeri) e de «'''La Diana del fronte unico della liberazione'''» (due numeri), tramutatesi col [[1944]] nel «'''Fronte unico del vespro sociale'''» (due numeri), e in un opuscolo di propaganda, «'''La Società Futura'''». Nel settembre [[1944]] Schicchi dà vita alla prima serie delle «'''Conversazioni sociali'''» (Palermo), a cui seguono l'anno dopo altre tre serie. Vi raccoglie ricordi, suoi scritti e pensieri antichi e recenti, anticipando quanto farà dal marzo [[1946]] con una nuova rivista mensile di cultura sociale, «'''L'Era nuova'''». Fanno scalpore in questo periodo le sue "avances" interlocutorie verso il separatismo siciliano e la bassa mafia. Nonostante l'età avanzata, partecipa attivamente alla rinascita del movimento anarchico nell'isola, promovendone un primo Convegno a Palermo il [[3 settembre|3]] e [[4 settembre]] [[1944]]. [[Image:S6.png|thumb|right|400px|Versi di [[Sandro Pertini]] per Paolo Schicchi.]]La sua posizione, favorevole all'unione «di tutte le sante forze proletarie rivoluzionarie, per opporla occorrendo a qualsiasi attacco della reazione», ma «senza alleanze ibride e senza deformazioni di nessuna specie», viene equivocata dai compagni dell'«Alleanza libertaria», riuniti in Congresso una settimana dopo a Napoli, che temono una sua adesione al fronte unico con i comunisti. Ne nasce una penosa con [[Giovanna Berneri]] e [[Cesare Zaccaria]] mai pienamente sopita. Così, nonostante approvi tacitamente la fondazione della Federazione anarchica siciliana, avvenuta a Palermo il [[2 marzo]] [[1947]], Schicci si ritrova l'anno dopo a fianco dell'anarchico napoletano [[Giuseppe Grillo]] nel suo attacco a Masini e gli "accentratori" della [[FAI]]. «'''L'Era nuova'''» interrompe intanto le pubblicazioni col numero doppio dell'aprile-maggio [[1948]] perché egli si rifiuta di ottemperare alle formalità richieste dalla nuova legge sulla stampa. Appaiono perciò una serie di numeri unici (11 e un supplemento), l'ultimo dei quali, «'''Il Vespro della nuova civiltà '''», esce nel maggio-giugno [[1950]], alla vigilia di una nuova operazione di ernia che gli sarà fatale. Schicchi cessa di vivere a Palermo il [[12 dicembre]] [[1950]]. I parenti che lo assistono in punto di morte, distintisi per il loro passato [[fascista]] e bigotto, spargono seduta stante la leggenda della sua conversione al cattolicesimo. È il primo tentativo di profanazione della sua memoria, presto smascherato, al quale non mancheranno di seguirne altri da parte dei suoi detrattori politici, numerosi nello stesso movimento anarchico. Tuttavia ancor oggi, in molti luoghi della Sicilia occidentale continuano a circolare leggende e aneddoti fantastici sul "leone di Collesano", sulla sua vita avventurosa e il suo carattere di lottatore indomito e ribelle.
Anziché venir liberato, il [[28 gennaio]] [[1937]] è tradotto nelle carceri di Palermo. Ha 72 anni e soffre di idropisia, arteriosclerosi, palpitazione cardiaca, asma bronchiale, sciatica, catarro, cecità incipiente e rovina di tutti i denti. Nel frattempo la Questura di Palermo saccheggia la sua casa natale, sequestrando gran parte della biblioteca di famiglia, centinaia di giornali e di opuscoli e persino i quaderni compilati in carcere alla fine dell'Ottocento e muniti del visto della censura. Questo materiale servirà da pretesto per il suo invio al confino prima di Ponza, il [[9 marzo]] [[1937]], poi di Ventotene, il [[13 luglio]] [[1939]], dove viene circondato dalle premure e dall'affetto di tutti i confinati, al di là di ogni colore politico. Per le peggiorate condizioni di salute, l'[[8 ottobre]] [[1940]] il confino gli viene commutato in ammonizione ed egli può tornare a Collesano. Nel giugno [[1941]] riceve l'autorizzazione ad operarsi di ernia inguinale nella clinica ''Noto'' di Palermo, dove rimane convalescente fino alla fine della guerra, protetto dal primario dottor Pasqualino e soprattutto da Aurelio Drago, ex [[socialista]] e amico di gioventù, ora senatore del Regno, che gli evita la traduzione al nuovo confino di Ustica. Il [[10 settembre]] [[1943]] inizia a Palermo, d'intesa con giovani libertari, repubblicani, socialisti e comunisti, la pubblicazione di una serie di manifesti contro il vecchio e il risorgente fascismo («'''Siciliani!'''», «'''L'Impero di Ganellone'''»ecc.), riuniti sotto le comuni testate del «'''Fronte unico della liberazione'''» (due numeri) e de «'''La Diana del fronte unico della liberazione'''» (due numeri), tramutatesi col [[1944]] nel «'''Fronte unico del vespro sociale'''» (due numeri), e in un opuscolo di propaganda, «'''La Società Futura'''». Nel settembre [[1944]] Schicchi dà vita alla prima serie delle «'''Conversazioni sociali'''» (Palermo), a cui seguono l'anno dopo altre tre serie. Vi raccoglie ricordi, suoi scritti e pensieri antichi e recenti, anticipando quanto farà dal marzo [[1946]] con una nuova rivista mensile di cultura sociale, «'''L'Era nuova'''». Fanno scalpore in questo periodo le sue "avances" interlocutorie verso il separatismo siciliano e la bassa mafia. Nonostante l'età avanzata, partecipa attivamente alla rinascita del movimento anarchico nell'isola, promovendone un primo Convegno a Palermo il [[3 settembre|3]] e [[4 settembre]] [[1944]]. [[Image:S6.png|thumb|right|400px|Versi di [[Sandro Pertini]] per Paolo Schicchi.]]La sua posizione, favorevole all'unione «di tutte le sante forze proletarie rivoluzionarie, per opporla occorrendo a qualsiasi attacco della reazione», ma «senza alleanze ibride e senza deformazioni di nessuna specie», viene equivocata dai compagni dell'«Alleanza libertaria», riuniti in Congresso una settimana dopo a Napoli, che temono una sua adesione al fronte unico con i comunisti. Ne nasce una penosa con [[Giovanna Berneri]] e [[Cesare Zaccaria]] mai pienamente sopita. Così, nonostante approvi tacitamente la fondazione della Federazione anarchica siciliana, avvenuta a Palermo il [[2 marzo]] [[1947]], Schicci si ritrova l'anno dopo a fianco dell'anarchico napoletano [[Giuseppe Grillo]] nel suo attacco a Masini e gli "accentratori" della [[FAI]]. «'''L'Era nuova'''» interrompe intanto le pubblicazioni col numero doppio dell'aprile-maggio [[1948]] perché egli si rifiuta di ottemperare alle formalità richieste dalla nuova legge sulla stampa. Appaiono perciò una serie di numeri unici (11 e un supplemento), l'ultimo dei quali, «'''Il Vespro della nuova civiltà '''», esce nel maggio-giugno [[1950]], alla vigilia di una nuova operazione di ernia che gli sarà fatale. Schicchi cessa di vivere a Palermo il [[12 dicembre]] [[1950]]. I parenti che lo assistono in punto di morte, distintisi per il loro passato [[fascista]] e bigotto, spargono seduta stante la leggenda della sua conversione al cattolicesimo. È il primo tentativo di profanazione della sua memoria, presto smascherato, al quale non mancheranno di seguirne altri da parte dei suoi detrattori politici, numerosi nello stesso movimento anarchico. Tuttavia ancor oggi, in molti luoghi della Sicilia occidentale continuano a circolare leggende e aneddoti fantastici sul "leone di Collesano", sulla sua vita avventurosa e il suo carattere di lottatore indomito e ribelle.


== La tendenza [[antiorganizzatrice]] ==
== La tendenza [[antiorganizzatrice]] ==
64 364

contributi

I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi. Utilizzando i nostri servizi, accetti il nostro utilizzo dei cookie.

Menu di navigazione