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Presentato da radicali e repubblicani nel quadro delle candidature-protesta, Agostinelli è eletto nel consiglio comunale di Ancona (luglio [[1895]]: 675 preferenze per lui), ma non vi entrerà mai a far parte. Da Lipari, dove nel frattempo è stato condotto, torna nella sua città nel novembre [[1896]] ed è immediatamente sottoposto a vigilanza speciale. Insieme a [[Adelmo Smorti|Smorti]] ed [[Emidio Recchioni]] organizza il rientro in [[Italia]] di [[Malatesta]], che ospita e al quale offre la propria esperienza per la nascita de «L'Agitazione». È Agostinelli a presentare [[Luigi Fabbri]] – allora giovane studente di Macerata – a [[Malatesta]] nel rifugio anconitano di quest'ultimo. | Presentato da radicali e repubblicani nel quadro delle candidature-protesta, Agostinelli è eletto nel consiglio comunale di Ancona (luglio [[1895]]: 675 preferenze per lui), ma non vi entrerà mai a far parte. Da Lipari, dove nel frattempo è stato condotto, torna nella sua città nel novembre [[1896]] ed è immediatamente sottoposto a vigilanza speciale. Insieme a [[Adelmo Smorti|Smorti]] ed [[Emidio Recchioni]] organizza il rientro in [[Italia]] di [[Malatesta]], che ospita e al quale offre la propria esperienza per la nascita de «L'Agitazione». È Agostinelli a presentare [[Luigi Fabbri]] – allora giovane studente di Macerata – a [[Malatesta]] nel rifugio anconitano di quest'ultimo. | ||
Nel marzo [[1897]] firma il manifesto astensionista ''I socialisti anarchici ai lavoratori italiani''. Al lavoro redazionale unisce un'intensa opera propagandistica, svolta attraverso riunioni e comizi che tiene anche nei paesi vicini al capoluogo marchigiano. All'indomani dell'attentato di [[Acciarito]], è messo agli arresti insieme al gerente de «L'Agitazione» ([[Benedetto Faccetti]]), a [[Ruggero Recchi]] e a [[Recchioni]], mentre il giornale è costretto a interrompere le pubblicazioni; quindi, per essersi rifiutato di sottoscrivere in questura l'impegno a mantenere la buona condotta, Agostinelli è di nuovo inviato all'isola di Ponza, in cui dimora dal maggio [[1897]] al maggio [[1898]]. In quei mesi subisce fra l'altro un processo, al termine del quale sarà assolto, per avere denunciato su «L'Agitazione» le terribili condizioni in cui i coatti politici sono sottoposti nella colonia di Gavi. | Nel marzo [[1897]] firma il manifesto astensionista ''I socialisti anarchici ai lavoratori italiani''. Al lavoro redazionale unisce un'intensa opera propagandistica, svolta attraverso riunioni e comizi che tiene anche nei paesi vicini al capoluogo marchigiano. All'indomani dell'attentato di [[Acciarito]], è messo agli arresti insieme al gerente de «L'Agitazione» ([[Benedetto Faccetti]]), a [[Ruggero Recchi]] e a [[Emidio Recchioni|Recchioni]], mentre il giornale è costretto a interrompere le pubblicazioni; quindi, per essersi rifiutato di sottoscrivere in questura l'impegno a mantenere la buona condotta, Agostinelli è di nuovo inviato all'isola di Ponza, in cui dimora dal maggio [[1897]] al maggio [[1898]]. In quei mesi subisce fra l'altro un processo, al termine del quale sarà assolto, per avere denunciato su «L'Agitazione» le terribili condizioni in cui i coatti politici sono sottoposti nella colonia di Gavi. | ||
Qualche settimana dopo il suo ritorno ad Ancona, parte per Fiume, dove risiede in compagnia di [[Tito Alfredo Baiocchi]] e lavora come cappellaio. In ottobre è espulso dall'Impero asburgico, tradotto in [[Italia]], quindi ancora assegnato al domicilio coatto da scontare a Pantelleria. Firmatario della professione di [[anarchismo]] comparsa su «L'Agitazione» nel luglio [[1900]] in solidarietà con i processati di Ancona, qualche mese più tardi Agostinelli è prosciolto dal confino e può dunque fare ritorno nel capoluogo marchigiano. Al pari di tre anni prima, rifiuta di sottoscrivere l'impegno alla buona condotta, nondimeno stavolta resta in libertà. Al suo recapito sono inviati i principali fogli libertari italiani, nonché alcuni periodici che [[Malatesta]] gli spedisce da Londra. | Qualche settimana dopo il suo ritorno ad Ancona, parte per Fiume, dove risiede in compagnia di [[Tito Alfredo Baiocchi]] e lavora come cappellaio. In ottobre è espulso dall'Impero asburgico, tradotto in [[Italia]], quindi ancora assegnato al domicilio coatto da scontare a Pantelleria. Firmatario della professione di [[anarchismo]] comparsa su «L'Agitazione» nel luglio [[1900]] in solidarietà con i processati di Ancona, qualche mese più tardi Agostinelli è prosciolto dal confino e può dunque fare ritorno nel capoluogo marchigiano. Al pari di tre anni prima, rifiuta di sottoscrivere l'impegno alla buona condotta, nondimeno stavolta resta in libertà. Al suo recapito sono inviati i principali fogli libertari italiani, nonché alcuni periodici che [[Malatesta]] gli spedisce da Londra. | ||
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Nel [[1916]] Agostinelli dà alle stampe due opuscoli [[antimilitaristi]], subito bloccati dalle autorità, che ne vietano la diffusione; il [[22 febbraio]] [[1919]] è sua la gerenza del numero unico «Guerra e pace», curato da [[Luigi Fabbri|Fabbri]] e anteprima della nuova serie di «Volontà». L'anno dopo si trasferisce a Milano, va ad abitare insieme a [[Malatesta]] e assume l'amministrazione di ''[[Umanità Nova]]'', sebbene manifesti inizialmente dubbi sulla realizzabilità del quotidiano. | Nel [[1916]] Agostinelli dà alle stampe due opuscoli [[antimilitaristi]], subito bloccati dalle autorità, che ne vietano la diffusione; il [[22 febbraio]] [[1919]] è sua la gerenza del numero unico «Guerra e pace», curato da [[Luigi Fabbri|Fabbri]] e anteprima della nuova serie di «Volontà». L'anno dopo si trasferisce a Milano, va ad abitare insieme a [[Malatesta]] e assume l'amministrazione di ''[[Umanità Nova]]'', sebbene manifesti inizialmente dubbi sulla realizzabilità del quotidiano. | ||
Nel marzo [[1921]] è fra i 22 processati (e assolti) per l'[[Strage del Teatro Diana|attentato al teatro milanese Diana]]. Di nuovo ad Ancona, si allontana dall'azione politica, soprattutto a causa dell'età ormai avanzata, che peraltro gli impedisce di lavorare. Tuttavia, la vigilanza su di lui rimane pressante, «giungendo perfino, negli ultimi mesi di vita, all'infamia di privar[lo] senza motivo, con un sotterfugio, [...] anche di quel modesto assegno che, estrema risorsa, gli veniva spedito regolarmente dall'estero [da | Nel marzo [[1921]] è fra i 22 processati (e assolti) per l'[[Strage del Teatro Diana|attentato al teatro milanese Diana]]. Di nuovo ad Ancona, si allontana dall'azione politica, soprattutto a causa dell'età ormai avanzata, che peraltro gli impedisce di lavorare. Tuttavia, la vigilanza su di lui rimane pressante, «giungendo perfino, negli ultimi mesi di vita, all'infamia di privar[lo] senza motivo, con un sotterfugio, [...] anche di quel modesto assegno che, estrema risorsa, gli veniva spedito regolarmente dall'estero [da [[Emidio RecchioniRecchioni]]]» («Almanacco libertario», [[1935]]). | ||
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