Cesare Agostinelli: differenze tra le versioni

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Nel [[1916]] Agostinelli dà alle stampe due opuscoli [[antimilitaristi]], subito bloccati dalle autorità, che ne vietano la diffusione; il [[22 febbraio]] [[1919]] è sua la gerenza del numero unico «Guerra e pace», curato da [[Luigi Fabbri|Fabbri]] e anteprima della nuova serie di «Volontà». L'anno dopo si trasferisce a Milano, va ad abitare insieme a [[Malatesta]] e assume l'amministrazione di ''[[Umanità Nova]]'', sebbene manifesti inizialmente dubbi sulla realizzabilità del quotidiano.  
Nel [[1916]] Agostinelli dà alle stampe due opuscoli [[antimilitaristi]], subito bloccati dalle autorità, che ne vietano la diffusione; il [[22 febbraio]] [[1919]] è sua la gerenza del numero unico «Guerra e pace», curato da [[Luigi Fabbri|Fabbri]] e anteprima della nuova serie di «Volontà». L'anno dopo si trasferisce a Milano, va ad abitare insieme a [[Malatesta]] e assume l'amministrazione di ''[[Umanità Nova]]'', sebbene manifesti inizialmente dubbi sulla realizzabilità del quotidiano.  


Nel marzo [[1921]] è fra i 22 processati (e assolti) per l'[[La Strage del Teatro Diana|attentato al teatro milanese Diana]]. Di nuovo ad Ancona, si allontana dall'azione politica, soprattutto a causa dell'età ormai avanzata, che peraltro gli impedisce di lavorare. Tuttavia, la vigilanza su di lui rimane pressante, «giungendo perfino, negli ultimi mesi di vita, all'infamia di privar[lo] senza motivo, con un sotterfugio, [...] anche di quel modesto assegno che, estrema risorsa, gli veniva spedito regolarmente dall'estero [da  Recchioni]» («Almanacco libertario», [[1935]]).
Nel marzo [[1921]] è fra i 22 processati (e assolti) per l'[[La strage del teatro Diana|attentato al teatro milanese Diana]]. Di nuovo ad Ancona, si allontana dall'azione politica, soprattutto a causa dell'età ormai avanzata, che peraltro gli impedisce di lavorare. Tuttavia, la vigilanza su di lui rimane pressante, «giungendo perfino, negli ultimi mesi di vita, all'infamia di privar[lo] senza motivo, con un sotterfugio, [...] anche di quel modesto assegno che, estrema risorsa, gli veniva spedito regolarmente dall'estero [da  Recchioni]» («Almanacco libertario», [[1935]]).


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