La Battaglia: differenze tra le versioni

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Sul terreno dell'intervento, ''La Battaglia'' affrontò tutti i maggiori problemi politici e sociali del Paese, attaccando coraggiosamente le oligarchie dei proprietari terrieri, denunciando la rapacità padronale, gli abusi ed i crimini polizieschi e le porcherie del clero, intervenendo contro il vergognoso sfruttamento della mano d'opera straniera e del lavoro minorile <ref>Crf. ''La strage degli innocenti'', n. 3, del 10 febbraio 1907.</ref> e portando avanti, infine, una lodevole opera di educazione e di sensibilizzazione su molti problemi sociali (fra cui l'alcoolismo, che costituiva, purtroppo, una delle maggiori piaghe del [[Brasile]]. <ref>Vedi, per esempio, l'appello ''Operai, non bevete!'', n. 191, dell'8 novembre 1908.</ref> Nel corso della seconda annata, il giornale s'impegnò, in particolare, in una violenta campagna contro la massoneria, una delle componenti (col [[clero]] e gli organi di [[polizia]]) di quella «triplice alleanza» che l'organo [[anarchico]] additava quale responsabile della grave crisi economica e politica in cui era piombato il [[Brasile]]:
Sul terreno dell'intervento, ''La Battaglia'' affrontò tutti i maggiori problemi politici e sociali del Paese, attaccando coraggiosamente le oligarchie dei proprietari terrieri, denunciando la rapacità padronale, gli abusi ed i crimini polizieschi e le porcherie del clero, intervenendo contro il vergognoso sfruttamento della mano d'opera straniera e del lavoro minorile <ref>Crf. ''La strage degli innocenti'', n. 3, del 10 febbraio 1907.</ref> e portando avanti, infine, una lodevole opera di educazione e di sensibilizzazione su molti problemi sociali (fra cui l'alcoolismo, che costituiva, purtroppo, una delle maggiori piaghe del [[Brasile]]. <ref>Vedi, per esempio, l'appello ''Operai, non bevete!'', n. 191, dell'8 novembre 1908.</ref> Nel corso della seconda annata, il giornale s'impegnò, in particolare, in una violenta campagna contro la massoneria, una delle componenti (col [[clero]] e gli organi di [[polizia]]) di quella «triplice alleanza» che l'organo [[anarchico]] additava quale responsabile della grave crisi economica e politica in cui era piombato il [[Brasile]]:
:«L'architetto di questo sporco edificio - scriveva [Alessandro Cerchiai|Cerchiai]], in ''Preti, poliziotti e massoni'' <ref>Sul n. 72, del 18 marzo 1906.</ref> - l'ha dato la massoneria e lo sostiene il gesuitismo; la [[polizia]] ha l'incarico di castigare i recalcitranti». <ref>Vedi, fra gli altri, gli articoli: ''Le pagliacciate della massoneria svelate al popolo'', n. 52, del 16 settembre 1905; ''La Massoneria all'apogeo del ridicolo'', n. 53, del 30 settembre 1905; ''La Massoneria è la più maccheronica e chiercuta istituzione borghese'', n. 54, del 15 ottobre 1905; ''La Massoneria sotto processo'', n. 60, del 17 dicembre 1905.</ref> Da segnalare è ancora lo scritto, di qualche anno più tardi, di [[Gigi Damiani]], ''Un'altra canaglia della Massoneria'' <ref> Sul n. 228, del 5 settembre 1909.</ref>, diretto a smascherare le mene eversive messe in atto, in quell'anno, dalla coalizione massonica, e l'articolo ''La massoneria e il movimento operaio'' <ref>Sul n. 394 (de ''La Barricata'') del 20 aprile 1913.</ref>, con cui si metteva in guardia che «come riflesso di un'azione identica svoltasi in Europa e specialmente in [[Francia]], avremo, o forse abbiamo, anche qui un tentativo d'inquinazione [...] massonica nelle organizzazioni di resistenza proletarie».
:«L'architetto di questo sporco edificio - scriveva [[Alessandro Cerchiai|Cerchiai]], in ''Preti, poliziotti e massoni'' <ref>Sul n. 72, del 18 marzo 1906.</ref> - l'ha dato la massoneria e lo sostiene il gesuitismo; la [[polizia]] ha l'incarico di castigare i recalcitranti». <ref>Vedi, fra gli altri, gli articoli: ''Le pagliacciate della massoneria svelate al popolo'', n. 52, del 16 settembre 1905; ''La Massoneria all'apogeo del ridicolo'', n. 53, del 30 settembre 1905; ''La Massoneria è la più maccheronica e chiercuta istituzione borghese'', n. 54, del 15 ottobre 1905; ''La Massoneria sotto processo'', n. 60, del 17 dicembre 1905.</ref> Da segnalare è ancora lo scritto, di qualche anno più tardi, di [[Gigi Damiani]], ''Un'altra canaglia della Massoneria'' <ref> Sul n. 228, del 5 settembre 1909.</ref>, diretto a smascherare le mene eversive messe in atto, in quell'anno, dalla coalizione massonica, e l'articolo ''La massoneria e il movimento operaio'' <ref>Sul n. 394 (de ''La Barricata'') del 20 aprile 1913.</ref>, con cui si metteva in guardia che «come riflesso di un'azione identica svoltasi in Europa e specialmente in [[Francia]], avremo, o forse abbiamo, anche qui un tentativo d'inquinazione [...] massonica nelle organizzazioni di resistenza proletarie».


Dove massimamente si rivela la combattività dell'organo [[anarchico]], è tuttavia nell'intervento in favore dei lavoratori agricoli delle zone caffeifere e nella denuncia del regime feudale e schiavista, di fatto vigente nelle fazendas brasiliane. Su questi due temi, ''La Battaglia'' impostò una coraggiosa campagna, portata avanti ininterrottamente per tutta la durata delle pubblicazioni, particolarmente attraverso le rubriche fisse '''''Dalla fazenda maledetta''''', '''''Dalle Caienne Brasiliane''''' e '''''Dall'interno dello Stato'''''. Valgano, a titolo di esempio di questa appassionata difesa dei diritti dei coloni, gli scritti di [[Oreste Ristori|Ristori]], ''Retrocessione verso l'animalità primitiva'' <ref>Sui n. 85 e 87, dell'8 e 22 luglio 1906.</ref>, oltre quelli apparsi sotto il titolo generico ''Gli orrori delle ‘fazendas’'' <ref>Sui n. 98 e 100, del 21 ottobre e 11 novembre 1906.</ref>, destinati a designare una nuova rubrica, rimasta, invece, senza seguito.
Dove massimamente si rivela la combattività dell'organo [[anarchico]], è tuttavia nell'intervento in favore dei lavoratori agricoli delle zone caffeifere e nella denuncia del regime feudale e schiavista, di fatto vigente nelle fazendas brasiliane. Su questi due temi, ''La Battaglia'' impostò una coraggiosa campagna, portata avanti ininterrottamente per tutta la durata delle pubblicazioni, particolarmente attraverso le rubriche fisse '''''Dalla fazenda maledetta''''', '''''Dalle Caienne Brasiliane''''' e '''''Dall'interno dello Stato'''''. Valgano, a titolo di esempio di questa appassionata difesa dei diritti dei coloni, gli scritti di [[Oreste Ristori|Ristori]], ''Retrocessione verso l'animalità primitiva'' <ref>Sui n. 85 e 87, dell'8 e 22 luglio 1906.</ref>, oltre quelli apparsi sotto il titolo generico ''Gli orrori delle ‘fazendas’'' <ref>Sui n. 98 e 100, del 21 ottobre e 11 novembre 1906.</ref>, destinati a designare una nuova rubrica, rimasta, invece, senza seguito.
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Alla fine del [[1911]] [[Oreste Ristori|Ristori]], con decisione «che per la sua irrevocabilità, ci ha lasciato tutti dolorosamente sorpresi», lasciava la redazione de ''La Battaglia'', che dal [[7 gennaio]] del [[1912]] venne assunta da [[Gigi Damiani]]. <ref> Cfr. sul n. 336, del 7 gennaio 1912, il trafiletto ''Poche parole...''</ref> Alcuni mesi più tardi verrà precisato che [[Oreste Ristori|Ristori]] abbandonò l'impegno redazionale «dichiarando di non credere più nella redenzione del popolo e l'ideale considerando come concezione permessa a pochi» <ref>Cfr. ''Ai compagni ed agli abbonati'', n. 367, del 1 settembre 1912.</ref>
Alla fine del [[1911]] [[Oreste Ristori|Ristori]], con decisione «che per la sua irrevocabilità, ci ha lasciato tutti dolorosamente sorpresi», lasciava la redazione de ''La Battaglia'', che dal [[7 gennaio]] del [[1912]] venne assunta da [[Gigi Damiani]]. <ref> Cfr. sul n. 336, del 7 gennaio 1912, il trafiletto ''Poche parole...''</ref> Alcuni mesi più tardi verrà precisato che [[Oreste Ristori|Ristori]] abbandonò l'impegno redazionale «dichiarando di non credere più nella redenzione del popolo e l'ideale considerando come concezione permessa a pochi» <ref>Cfr. ''Ai compagni ed agli abbonati'', n. 367, del 1 settembre 1912.</ref>


Coadiuvato da [Alessandro Cerchiai|Cerchiai]], [[Gigi Damiani|Damiani]] tenne la direzione del periodico per poco più di un anno: un arco di tempo relativamente breve ma senza dubbio fra i più tormentati per la vita del giornale, divenuto bersaglio di attacchi ingiuriosi e provocatori e oggetto di critiche e dicerie sotto il profilo, particolarmente, della sua conduzione amministrativa. Nel maggio del [[1912]] l'organo [[anarchico]] ''Tierra y Libertad'' di Barcelona era anzi giunto ad accogliere una corrispondenza di certo J. Fernandez Monteiro, nella quale si accusava la vecchia redazione de ''La Battaglia'' di essersi appropriata dei fondi di una sottscrizione aperta «pro [[rivoluzione]] messicana». Alle «fantastiche e sporche accuse» ospitate sulle colonne del foglio barcellonese, [[Gigi Damiani|Damiani]] e [Alessandro Cerchiai|Cerchiai]] avevano risposto con una fiera smentita, in cui si chiedeva altresì una riparazione «al male fattoci sia pure inconsciamente, ma con molta leggerezza». <ref>Cfr. ''Contro un'infamia'', in ''Il Risveglio Socialista-Anarchico'' (Ginevra), n. 339, del 17 agosto 1912; ed anche [[Ugo Fedeli]], ''Gigi Damiani. Note biografiche...'', Cesena, 1954, pp. 22-23.</ref> Ma essendosi dovuto constatare il persistere di una marcata diffidenza nei confronti del giornale, venne presa alla fine una serie di provvedimenti, fra cui quello di mutarne il titolo. Il numero 367 del [[1° settembre]] [[1912]] uscì recando in manchette l'avvertenza che «a cominciare dal prossimo numero ''La Battaglia'' cambierà nome e si chiamerà ''La Barricata''»: una decisione - confermava il già citato redazionale ''Ai compagni ed agli abbonati'' - presa anche in considerazione del fatto «che intorno a ''La Battaglia'' si sono accumulati sospetti e dicerie ed in molti è la certezza che essa sia fonte di tanti guadagni».
Coadiuvato da [[Alessandro Cerchiai|Cerchiai]], [[Gigi Damiani|Damiani]] tenne la direzione del periodico per poco più di un anno: un arco di tempo relativamente breve ma senza dubbio fra i più tormentati per la vita del giornale, divenuto bersaglio di attacchi ingiuriosi e provocatori e oggetto di critiche e dicerie sotto il profilo, particolarmente, della sua conduzione amministrativa. Nel maggio del [[1912]] l'organo [[anarchico]] ''Tierra y Libertad'' di Barcelona era anzi giunto ad accogliere una corrispondenza di certo J. Fernandez Monteiro, nella quale si accusava la vecchia redazione de ''La Battaglia'' di essersi appropriata dei fondi di una sottscrizione aperta «pro [[rivoluzione]] messicana». Alle «fantastiche e sporche accuse» ospitate sulle colonne del foglio barcellonese, [[Gigi Damiani|Damiani]] e [[Alessandro Cerchiai|Cerchiai]] avevano risposto con una fiera smentita, in cui si chiedeva altresì una riparazione «al male fattoci sia pure inconsciamente, ma con molta leggerezza». <ref>Cfr. ''Contro un'infamia'', in ''Il Risveglio Socialista-Anarchico'' (Ginevra), n. 339, del 17 agosto 1912; ed anche [[Ugo Fedeli]], ''Gigi Damiani. Note biografiche...'', Cesena, 1954, pp. 22-23.</ref> Ma essendosi dovuto constatare il persistere di una marcata diffidenza nei confronti del giornale, venne presa alla fine una serie di provvedimenti, fra cui quello di mutarne il titolo. Il numero 367 del [[1° settembre]] [[1912]] uscì recando in manchette l'avvertenza che «a cominciare dal prossimo numero ''La Battaglia'' cambierà nome e si chiamerà ''La Barricata''»: una decisione - confermava il già citato redazionale ''Ai compagni ed agli abbonati'' - presa anche in considerazione del fatto «che intorno a ''La Battaglia'' si sono accumulati sospetti e dicerie ed in molti è la certezza che essa sia fonte di tanti guadagni».


La vita del giornale sembra tuttavia che fosse già definitivamente compromessa, tanto che nel marzo dell'anno successivo questi dovette adattarsi ad uscire su due sole pagine, dopo essersi fuso col foglio, di lingua portoghese ''Germinal!'':
La vita del giornale sembra tuttavia che fosse già definitivamente compromessa, tanto che nel marzo dell'anno successivo questi dovette adattarsi ad uscire su due sole pagine, dopo essersi fuso col foglio, di lingua portoghese ''Germinal!'':
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