Il Risveglio Anarchico: differenze tra le versioni

Jump to navigation Jump to search
Nessun oggetto della modifica
Riga 34: Riga 34:
In sintesi, gli schemi organizzativi sostenuti da ''Il Risveglio'', possono essere considerati, a partire dagli anni '20, sostanzialmente conformi a quelli formulati dal'[[Unione Anarchica Italiana]], anche se a tale organismo il foglio ginevrino non fece mai atto di formale adesione, onde evitare dissensi e possibili spaccature all'interno del movimento italo-elvetico. Tale, almeno, la giustificazione più tardi addotta dallo stesso [[Luigi Bertoni|Bertoni]], quando, costretto a una nuova presa di posizione sulla spinosa questione, ebbe modo di precisare che:
In sintesi, gli schemi organizzativi sostenuti da ''Il Risveglio'', possono essere considerati, a partire dagli anni '20, sostanzialmente conformi a quelli formulati dal'[[Unione Anarchica Italiana]], anche se a tale organismo il foglio ginevrino non fece mai atto di formale adesione, onde evitare dissensi e possibili spaccature all'interno del movimento italo-elvetico. Tale, almeno, la giustificazione più tardi addotta dallo stesso [[Luigi Bertoni|Bertoni]], quando, costretto a una nuova presa di posizione sulla spinosa questione, ebbe modo di precisare che:
:«Se io avessi proposto ai compagni della [[Svizzera]] un'adesione in blocco all'[[Unione Anarchica Italiana]], avrei sollevato opposizioni, attriti, divisioni; risposi dunque che senza adesione formale, l'[[U.A.I.]] ci tenesse al corrente di tutta l'azione sua, che noi l'avremmo volta per volta appoggiata, facendo, se del caso, controproposte o proposte originali nostre. Il risultato era identico, trattandosi di aggruppamenti lontani e non aventi sede in una città o borgata italiana, dove già esistesse una sezione dell'UAI». <ref>''Dibattito vano'', n. 885, del 4 novembre 1933.</ref>
:«Se io avessi proposto ai compagni della [[Svizzera]] un'adesione in blocco all'[[Unione Anarchica Italiana]], avrei sollevato opposizioni, attriti, divisioni; risposi dunque che senza adesione formale, l'[[U.A.I.]] ci tenesse al corrente di tutta l'azione sua, che noi l'avremmo volta per volta appoggiata, facendo, se del caso, controproposte o proposte originali nostre. Il risultato era identico, trattandosi di aggruppamenti lontani e non aventi sede in una città o borgata italiana, dove già esistesse una sezione dell'UAI». <ref>''Dibattito vano'', n. 885, del 4 novembre 1933.</ref>
=== Sindacalismo ===
Per quanto favorevole ad un'attiva partecipazione [[anarchica]] alle lotte ed alle rivendicazioni operaie, il periodico non si lasciò mai invischiare nell'ingranaggio [[sindacale]], di cui intravvide, fin dall'inizio, i pericolosi limiti riformisti. Fin dai primi numeri, i redattori avevano infatti chiarito che:
:«Noi non siamo dei riformisti, ma siamo dei [[rivoluzionari]]. Tariffe locali e regionali, cassa di disoccupazione, di resistenza, di viatico, minimo di salario, diminuzione d'orario, ecc., non hanno per noi che un'importanza relativa e sono d'altronde questioni difficili a trattare in linea generale, perché la loro soluzione dipende da un cumulo di circostanze particolari che variano assai secondo i paesi e secondo le professioni. Col dire ai compagni: ''Sindacatevi!'' non intendiamo certo consigliar loro di accettare il salariato. Vogliamo solo col migliorare le condizioni nella misura del possibile, poter quindi disporre di maggiori forze per abbatterlo». <ref>''Gli anarchici e i sindacati'', a. I, n. 7, del 29 settembre 1900.</ref>
Tali vedute non significavano, tuttavia, la rinuncia a un intervento nelle lotte e nell'azione organizzata dalla classe lavoratrice, tanto che alcuni anni più tardi, rispondendo a un lettore che chiedeva se «un anarchico non dovrebbe agire individualmente senza ricorrere ad un sindacato, il cui statuto e le cui decisioni rappresentano una nuova legge», il foglio ginevrino, meglio chiarendo la propria posizione, affermava che:
:«Con o senza l'adesione degli [[anarchici]], il [[sindacato]] si forma ed intraprende un dato movimento. Possiamo disinteressarcene? No. Per influire sulla sua linea di condotta, saremo noi meglio in grado di farlo dentro o fuori del [[sindacato]]? La risposta non può essere dubbia. Membri del [[sindacato]] potremo controllarne e seguirne l'opera giorno per giorno, darle una certa direzione, fare intendere la nostra voce d'incoraggiamento o di protesta secondo i casi. Non appartenendovi, ci troveremo il più delle volte in faccia di decisioni già prese, che sarà ben difficile modificare. Quei benedetti statuti che paiono spaventare assai molti compagni, in realtà non contano gran cosa e, col sottrarsi ad essi, non ci si sottrae poi a certi contratti di lavoro, che siamo costretti di subire, a meno d'intenderci col padrone contro altri operai». <ref>Cfr. sul n. 256, del 5 giugno 1909, la rubrica ''Domande e Risposte''.</ref>
La concezione «bertoniana» del [[sindacalismo]] è meglio chiarita, tuttavia, in una serie di scritti polemici contro la posizione riformista del gruppo francese della ''Vie ouvrière'' (Monatte-Rosmer) e la troviamo riassunta nel testo di una conferenza tenuta da [[Luigi Bertoni|Bertoni]] a Parigi il [[28 gennaio]] [[1914]] (poi pubblicata, col titolo ''Notre syndicalisme'', nella parte francese de ''Le Réveil'', n. 377, del 7 febbraio 1914 e seguenti). I «mezzi e lo scopo del [[sindacalismo]]» vi erano così sintetizzati: <ref>''Notre syndicalisme'', n. 380, del 21 marzo 1914.</ref>
* «1. Realizzare la più netta separazione possibile fra sfruttati e sfruttatori, per rendere la lotta più estesa, più intensa e più manifesta [...]».
* «2. Opporsi ad ogni intromissione ed alle direttive date dal di fuori, non creando dei poteri centrali e distinguendo nettamente il [[sindacato]] da ogni partito politico. Ogni controparola o segnale d'azione deve provenire dalla stessa assemblea e non deve presentarsi come l'imposizione di una qualsivoglia autorità».
* «3. Il principio dell'azione diretta deve essere applicato sempre ed ovunque dagli stessi interessati e devono essere evitate il più possibile le rappresentanze e le deleghe di potere [...]».
* «4. Costituzione di un organismo, assolutamente indipendente dall'organismo [[statale]] e da tutte le istituzioni borghesi, che si opponga ad ogni intervento legale, rifiutando ogni sovvenzione ufficiale e combatta, soprattutto, la tendenza ad affidare delle nuove funzioni allo [[Stato]]. Questo perchè l'organizzazione operaia si realizza a misura che l'organizzazione statale perde d'importanza e diviene inutile mano a mano che il lavoro prende il posto del potere, dell'officina e del governo [...]».
* «5. Fondare una morale nuova, basata sul lavoro, la funzione più importante della vita, e sviluppare il senso di responsabilità di fronte al mestiere che esercitiamo, delle faccende che compiamo tutti i giorni. Denunciare anche il lavoro antisociale, quello cioè che nuoce ai nostri simili e che ci viene imposto al fine di mantenere l'attuale stato di miseria, di oppressione e di sfruttamento».
* «6. Formulare un diritto nuovo, per sviluppare nei lavoratori la coscienza sempre più netta della loro inferiorità e pertanto d'indegnità, contro la quale essi sono chiamati a rivoltarsi per ottenere con l'uguaglianza di fatto, il benessere e la [[libertà]]. Non si tratta, ben inteso, di un diritto scritto, ma della rivendicazione pratica per tutti dei beni e dei godimenti riservati oggi a pochi privilegiati».


==Note==
==Note==
64 364

contributi

I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi. Utilizzando i nostri servizi, accetti il nostro utilizzo dei cookie.

Menu di navigazione