I Malfattori: differenze tra le versioni

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'''''I Malfattori''''' è stato un settimanale anarchico in lingua italiana pubblicato da [[Emilio Covelli]] a Ginevra, dal [[21 maggio]] al [[1° luglio]] del [[1881]].
'''''I Malfattori''''' è stato un settimanale anarchico in lingua italiana pubblicato da [[Emilio Covelli]] a Ginevra, dal [[21 maggio]] al [[1° luglio]] del [[1881]].


== Storia ==
== Storia e pensiero==
[[File:Emilio Covelli.jpg|thumb|Emilio Covelli]]
[[File:Emilio Covelli.jpg|thumb|Emilio Covelli]]
II fallimento dei [[Banda del Matese|moti del Matese]], le ondate repressive scatenatesi dopo il [[1878]] e, infine, la «defezione» di [[Andrea Costa]], avevano inevitabilmente determinato, negli ambienti internazionalisti italiani, un clima di disorientamento e quindi di sfiducia sulla validità della vecchia strategia [[insurrezionale]]. Iniziarono a manifestarsi, pertanto, i primi sintomi di quel ripiegamento verso posizioni nichiliste e [[anarco-individualismo|individualiste]], sfociate poi, durante gli anni '90, nel [[ravacholismo]].
II fallimento dei [[Banda del Matese|moti del Matese]], le ondate repressive scatenatesi dopo il [[1878]] e, infine, la «defezione» di [[Andrea Costa]], avevano inevitabilmente determinato, negli ambienti internazionalisti italiani, un clima di disorientamento e quindi di sfiducia sulla validità della vecchia strategia [[insurrezionale]]. Iniziarono a manifestarsi, pertanto, i primi sintomi di quel ripiegamento verso posizioni nichiliste e [[anarco-individualismo|individualiste]], sfociate poi, durante gli anni '90, nel [[ravacholismo]].


Una chiara anticipazione a tali correnti di idee, si ebbe appunto, con ''I Malfattori'', una rivista di dibattito teorico, fondata da [[Emilio Covelli]], l'internazionalista pugliese, già redattore, a Napoli, de ''[[L'Anarchia]]'' ([[1877]]), che proprio in quello scorcio di anni andava maturando concezioni marcatamente nichiliste conformi alle tesi dell'attentato individuale e dell'«azione continua di eccitamento e di perpetrazione di ogni specie di reati contro l'ordine pubblico». <ref>''Redattori della «Lotta»'', Londra, 17 novembre 1880; cit. da P. C. Masini, ''Storia degli anarchici italiani da Bakunin a Malatesta'', Milano, 1969, p. 167, n. 21.</ref> In una forma innegabilmente elegante e di indubbia raffinatezza intellettuale e letteraria, [[Emilio Covelli|Covelli]] vi teorizzò l'ideologia dei malfattori, «il precipitato putrido delle altre classi sociali», la massa anonima ed oppressa del sottoproletariato, ma futura artefice della [[rivoluzione]] [[anarchica]] («morale»), «ch'è la parola ultima della rivoluzione sociale», perché rappresenta «la libertà umana di svolgersi secondo la necessità della propria natura». Dalle altre due classi sociali chiamate in causa (operai e piccola borghesia) non è infatti possibile attendersi che rivoluzioni per fini parziali: [[rivoluzione]] «economica» da parte dei primi e [[rivoluzione]] «politica» (democrazia) da parte dei ceti piccolo borghesi. «È perciò che la la lotta per l'[[anarchia]] è la lotta, per eccellenza, de' malfattori, i quali, si voglia o non si voglia, sono uno degli elementi della gran massa ch'è per la [[rivoluzione]]. E l'[[Italia]] che non ha una borghesia né una classe operaia come ne hanno [[Francia]], [[Germania]], [[Inghilterra]], ma ha tanti spostati e il maggior numero di malfattori di tutte le specie e gradazioni, ha perciò il primato dell'[[anarchia]], della [[rivoluzione]] morale, de' malfattori». <ref>''Il primato d'Italia'', n. 3, del 4 giugno (l'articolo non è firmato ma è sicuramente di [[Emilio Covelli|Covelli]], dal momento che la firma di questi compare sotto la riproduzione dello stesso articolo, fatta dall'''Humanitas'' di Napoli del [[18 settembre]] [[1887]]; cfr. P. C. Masini, ''Cafiero'', Milano, 1974, p. 410, n. 8.</ref>
Una chiara anticipazione a tali correnti di idee, si ha appunto, con ''I Malfattori'', una rivista di dibattito teorico, fondata da [[Emilio Covelli]], l'internazionalista pugliese, già redattore, a Napoli, de ''[[L'Anarchia]]'' ([[1877]]), che proprio in quello scorcio di anni va maturando concezioni marcatamente nichiliste conformi alle tesi dell'attentato individuale e dell'«azione continua di eccitamento e di perpetrazione di ogni specie di reati contro l'ordine pubblico». <ref>''Redattori della «Lotta»'', Londra, 17 novembre 1880; cit. da P. C. Masini, ''Storia degli anarchici italiani da Bakunin a Malatesta'', Milano, 1969, p. 167, n. 21.</ref>
 
In una forma innegabilmente elegante e di indubbia raffinatezza intellettuale e letteraria, [[Emilio Covelli|Covelli]] vi teorizza l'ideologia dei malfattori, «il precipitato putrido delle altre classi sociali», la massa anonima ed oppressa del sottoproletariato, ma futura artefice della [[rivoluzione]] [[anarchica]] («morale»), «ch'è la parola ultima della rivoluzione sociale», perché rappresenta «la libertà umana di svolgersi secondo la necessità della propria natura». Dalle altre due classi sociali chiamate in causa (operai e piccola borghesia) non è infatti possibile attendersi che rivoluzioni per fini parziali: [[rivoluzione]] «economica» da parte dei primi e [[rivoluzione]] «politica» (democrazia) da parte dei ceti piccolo borghesi. «È perciò che la la lotta per l'[[anarchia]] è la lotta, per eccellenza, de' malfattori, i quali, si voglia o non si voglia, sono uno degli elementi della gran massa ch'è per la [[rivoluzione]]. E l'[[Italia]] che non ha una borghesia né una classe operaia come ne hanno [[Francia]], [[Germania]], [[Inghilterra]], ma ha tanti spostati e il maggior numero di malfattori di tutte le specie e gradazioni, ha perciò il primato dell'[[anarchia]], della [[rivoluzione]] morale, de' malfattori». <ref>''Il primato d'Italia'', n. 3, del 4 giugno (l'articolo non è firmato ma è sicuramente di [[Emilio Covelli|Covelli]], dal momento che la firma di questi compare sotto la riproduzione dello stesso articolo, fatta dall'''Humanitas'' di Napoli del [[18 settembre]] [[1887]]; cfr. P. C. Masini, ''Cafiero'', Milano, 1974, p. 410, n. 8.</ref>


Per gli [[anarchici]], pertanto, accelerare questo processo rivoluzionario, significa «andare al popolo» per «eccitare il fermento, portare l'agitazione nel seno stesso della corruzione, perché si desti al più presto la forza medicatrice della natura, perché si possa svolgere la nuova generazione». <ref name="IM">''I Malfattori'', n. 2, del 28 maggio.</ref> Consequenziale diviene, in questo quadro l'esaltazione di ogni atto di rivolta individuale contro le leggi e le istituzioni borghesi, giacché è diritto naturale di «quanti nascono e si svolgono in un ambiente che non permette di elevarsi alle cause della nostra infelicità», riprendersi, con qualunque mezzo, quanto spetta loro di diritto. «La propaganda, l'azione, la [[rivoluzione]] possono solo sviluppare l'ambiente che infonde negli esseri umani la coscienza della socialità nel bene come nel male, e trasforma il gran numero degli autori di reati comuni in malfattori per la giustizia e per la libertà. Non abbiamo visto come ne' giorni di insurrezione cessano come per incanto i delitti, i reati comuni, e la popolazione delle carceri, liberata, combatte da brava e muore eroicamente per la libertà di tutti, per un nuovo ordine sociale, per la [[rivoluzione]]?» <ref name="IM"></ref>
Per gli [[anarchici]], pertanto, accelerare questo processo rivoluzionario, significa «andare al popolo» per «eccitare il fermento, portare l'agitazione nel seno stesso della corruzione, perché si desti al più presto la forza medicatrice della natura, perché si possa svolgere la nuova generazione». <ref name="IM">''I Malfattori'', n. 2, del 28 maggio.</ref> Consequenziale diviene, in questo quadro l'esaltazione di ogni atto di rivolta individuale contro le leggi e le istituzioni borghesi, giacché è diritto naturale di «quanti nascono e si svolgono in un ambiente che non permette di elevarsi alle cause della nostra infelicità», riprendersi, con qualunque mezzo, quanto spetta loro di diritto. «La propaganda, l'azione, la [[rivoluzione]] possono solo sviluppare l'ambiente che infonde negli esseri umani la coscienza della socialità nel bene come nel male, e trasforma il gran numero degli autori di reati comuni in malfattori per la giustizia e per la libertà. Non abbiamo visto come ne' giorni di insurrezione cessano come per incanto i delitti, i reati comuni, e la popolazione delle carceri, liberata, combatte da brava e muore eroicamente per la libertà di tutti, per un nuovo ordine sociale, per la [[rivoluzione]]?» <ref name="IM"></ref>
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