Gli attentati individualistici nella storia dell'anarchismo (da anarcotico.net): differenze tra le versioni

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Conclusasi con il regicidio di [[Gaetano Bresci|Bresci]] la stagione degli attentati eccellenti che, secondo Maurizio Antonioli, sancì anche la fine del così detto "bombismo", l'interesse degli ambienti individualisti si localizzò sulla figura e sugli scritti di [[Max Stirner]], fino allora conosciuti in maniera frammentaria. La sua opera, L'Unico e la sua proprietà, apparsa in Italia solo nel corso del 1902, venne a fungere da copertura ideologica per alcuni settori del mondo anarchico ed in special modo per le giovani generazioni di sovversivi le quali, formatesi in una fase nichilista e decadente della cultura occidentale, si abbandonarono ad un ribellismo irrazionale dai forti connotati elitari.
Conclusasi con il regicidio di [[Gaetano Bresci|Bresci]] la stagione degli attentati eccellenti che, secondo Maurizio Antonioli, sancì anche la fine del così detto "bombismo", l'interesse degli ambienti individualisti si localizzò sulla figura e sugli scritti di [[Max Stirner]], fino allora conosciuti in maniera frammentaria. La sua opera, L'Unico e la sua proprietà, apparsa in Italia solo nel corso del 1902, venne a fungere da copertura ideologica per alcuni settori del mondo anarchico ed in special modo per le giovani generazioni di sovversivi le quali, formatesi in una fase nichilista e decadente della cultura occidentale, si abbandonarono ad un ribellismo irrazionale dai forti connotati elitari.


L'uscita di un saggio di [[Luigi Fabbri]] intitolato ''L'individualismo stirneriano nel movimento anarchico'' <ref>«[[Il Pensiero]]», 25 ottobre e 10 novembre 1903". Cfr. M. ANTONIOLI - P. C. MASINI, op. cit., p. 66, n. 48. 89 </ref>, in cui l'autore cercò di fare una lucida disamina delle origini storiche dell'anarchismo, innescò una diatriba interna al movimento tra gli "stirneriani", i quali consideravano il filosofo tedesco padre dell'anarchia integrale, e tutto il rimanente mondo anarchico che si opponeva a tale appiattimento dei loro credo politico, ribadendo con forza la naturale derivazione dell'anarchia dal socialismo. La polemica conobbe momenti di vasta eco grazie all'azione di due fratelli genovesi poco più che adolescenti, Attilio e Ludovico Corbella <ref> Stando alle carte della polizia, Attilio era nato nel 1887 ed aveva diciassette anni nel 1904. Dei fratello, pare più giovane, non esiste traccia presso il Casellario Politico Centrale. Entrambi erano studenti di ragioneria". Cfr. M. ANTONIOLI - [[Pier Carlo Masini|P. C. MASINI]], op. cit., p. 67, n. 51. </ref>, che su di alcuni fogli anarchici, tra cui «Il Grido della Folla» (il maggior giornale individualista dell'Italia d'inizio secolo nato a Milano nel 1902 grazie all'impegno di [[Ettore Molinari]] e di [[Nella Giacomelli]]) <ref> Per maggiori notizie su questi due personaggi del movimento anarchico si veda: [[Pier Carlo Masini|P.C. MASINI]], ''Storia degli anarchici italiani nell'epoca degli attentati'', Ed. Rizzoli, Milano 1981, pp. 199-202. Su [[Nella Giacomelli]] in particolare anche: P.C. MASINI, ''Le passionarie dell'Anarchia in Italia'' in Storia Illustrata, Ed. Mondadori, Milano, ottobre 1973. </ref>, si impegnarono a dimostrare che lo stirnerismo non era una degenerazione dell'idea libertaria bensì la sua stessa essenza. Nella lotta contro ogni tipo di "archia" - compresa la Morale, la Giustizia ed il Diritto - la dottrina di [[Max Stirner|Stirner]], secondo i due, intendeva raggiungere la dimensione autentica della libertà individuale. Presero comunque le distanze da questi estremismi anche altri individualisti come [[Oberdan Gigli]] <ref> [[Oberdan Gigli]] (1883-1949), [[anarco-individualismo|anarchico individualista]], diplomato in ragioneria, collaborò a numerosi periodici tra i quali «Il Grido della Folla», «Vir», «La Protesta Umana», «[[Il Pensiero]]» e «Sciarpa Nera». Si trasferì da Genova a Milano nel 1903, dove instaurò un rapporto d'amicizia con [[Nella Giacomelli]], e poi a Finale Emilia nel 1904, dove risiedette per molti anni e fu segretario della locale Camera dei lavoro. A causa dei suo interventismo abbandonò l'anarchismo e finì per ritirarsi dalla vita politica attiva. Ritornato a Milano nel [[1923]], nel [[1929]] venne radiato dallo schedario dei sovversivi per il totale disimpegno politico, unito ad un'apparente simpatia per il regime". Cfr. M. ANTONIOLI - [[Pier Carlo Masini|P. C. MASINI]], op. cit., p. 68, n. 62. 90 </ref> che, nonostante la priorità assegnata alla dimensione dei singolo, non giunsero a negare il concetto di Morale. La disputa non riscosse però l'approvazione dei semplici militanti anarchici nonostante essa avesse occupato con i suoi dibattiti politico-filosofici molti degli spazi dei movimento, perché di fatto essa si trasformò in una polemica per la polemica disattendendo le esigenze reali dei movimento di emancipazione dei lavoratori.
L'uscita di un saggio di [[Luigi Fabbri]] intitolato ''L'individualismo stirneriano nel movimento anarchico'' <ref>«[[Il Pensiero]]», 25 ottobre e 10 novembre 1903". Cfr. M. ANTONIOLI - P. C. MASINI, op. cit., p. 66, n. 48. 89 </ref>, in cui l'autore cercò di fare una lucida disamina delle origini storiche dell'anarchismo, innescò una diatriba interna al movimento tra gli "stirneriani", i quali consideravano il filosofo tedesco padre dell'anarchia integrale, e tutto il rimanente mondo anarchico che si opponeva a tale appiattimento dei loro credo politico, ribadendo con forza la naturale derivazione dell'anarchia dal socialismo. La polemica conobbe momenti di vasta eco grazie all'azione di due fratelli genovesi poco più che adolescenti, Attilio e Ludovico Corbella <ref> Stando alle carte della polizia, Attilio era nato nel 1887 ed aveva diciassette anni nel 1904. Dei fratello, pare più giovane, non esiste traccia presso il Casellario Politico Centrale. Entrambi erano studenti di ragioneria". Cfr. M. ANTONIOLI - [[Pier Carlo Masini|P. C. MASINI]], op. cit., p. 67, n. 51. </ref>, che su di alcuni fogli anarchici, tra cui «Il Grido della Folla» (il maggior giornale individualista dell'Italia d'inizio secolo nato a Milano nel 1902 grazie all'impegno di [[Ettore Molinari]] e di [[Nella Giacomelli]]) <ref> Per maggiori notizie su questi due personaggi del movimento anarchico si veda: [[Pier Carlo Masini|P.C. MASINI]], ''Storia degli anarchici italiani nell'epoca degli attentati'', Ed. Rizzoli, Milano 1981, pp. 199-202. Su [[Nella Giacomelli]] in particolare anche: P.C. MASINI, ''Le passionarie dell'Anarchia in Italia'' in Storia Illustrata, Ed. Mondadori, Milano, ottobre 1973. </ref>, si impegnarono a dimostrare che lo stirnerismo non era una degenerazione dell'idea libertaria bensì la sua stessa essenza. Nella lotta contro ogni tipo di "archia" - compresa la Morale, la Giustizia ed il Diritto - la dottrina di [[Max Stirner|Stirner]], secondo i due, intendeva raggiungere la dimensione autentica della libertà individuale. Presero comunque le distanze da questi estremismi anche altri individualisti come [[Oberdan Gigli]] <ref> [[Oberdan Gigli]] (1883-1949), [[anarco-individualismo|anarchico individualista]], diplomato in ragioneria, collaborò a numerosi periodici tra i quali «[[Il Grido della Folla]]», «Vir», «[[La Protesta Umana]]», «[[Il Pensiero]]» e «Sciarpa Nera». Si trasferì da Genova a Milano nel 1903, dove instaurò un rapporto d'amicizia con [[Nella Giacomelli]], e poi a Finale Emilia nel 1904, dove risiedette per molti anni e fu segretario della locale Camera dei lavoro. A causa dei suo interventismo abbandonò l'anarchismo e finì per ritirarsi dalla vita politica attiva. Ritornato a Milano nel [[1923]], nel [[1929]] venne radiato dallo schedario dei sovversivi per il totale disimpegno politico, unito ad un'apparente simpatia per il regime". Cfr. M. ANTONIOLI - [[Pier Carlo Masini|P. C. MASINI]], op. cit., p. 68, n. 62. 90 </ref> che, nonostante la priorità assegnata alla dimensione dei singolo, non giunsero a negare il concetto di Morale. La disputa non riscosse però l'approvazione dei semplici militanti anarchici nonostante essa avesse occupato con i suoi dibattiti politico-filosofici molti degli spazi dei movimento, perché di fatto essa si trasformò in una polemica per la polemica disattendendo le esigenze reali dei movimento di emancipazione dei lavoratori.


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