La Questione Sociale (Paterson): differenze tra le versioni

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È grazie a questa sottoscrizione straordinaria, che il [[29 luglio]] [[1903]] venne pubblicato a New York il numero unico '''''Umberto e Bresci''''' (con motto: '''''La morte di un tiranno è la vita di un popolo''''' - '''''Chi ama il popolo non può dolersi della morte di un tiranno'''''), uscito in sostituzione del n. 63 de ''La Questione Sociale'', e diffuso gratuitamente in oltre 50.000 esemplari «per facilitare l'operaio che ancora non conosce chi fu il magnanimo Umberto e chi l'assassino [[Bresci]]». <ref>Cfr., a p. 4, ''Il nostro compito e quello dei compagni''.</ref>
È grazie a questa sottoscrizione straordinaria, che il [[29 luglio]] [[1903]] venne pubblicato a New York il numero unico '''''Umberto e Bresci''''' (con motto: '''''La morte di un tiranno è la vita di un popolo''''' - '''''Chi ama il popolo non può dolersi della morte di un tiranno'''''), uscito in sostituzione del n. 63 de ''La Questione Sociale'', e diffuso gratuitamente in oltre 50.000 esemplari «per facilitare l'operaio che ancora non conosce chi fu il magnanimo Umberto e chi l'assassino [[Bresci]]». <ref>Cfr., a p. 4, ''Il nostro compito e quello dei compagni''.</ref>


In tutti gli scritti presenti nel supplemento troviamo esaltata la figura ed il gesto del «figlio del popolo» [[Bresci]], cui viene contrapposta quella del «tiranno» Umberto I, « parassita inutile e dannoso della società». Per entrambi - è detto - «noi attendiamo fiduciosi il verdetto della storia». Vedi gli articoli: ''Umberto-Bresci'', ''Confronto'' e ''Psicologia''. Infine, sotto il titolo ''Chi semina raccoglie'', viene fornito, in cifre, il bilancio dei 22 anni di regno di Umberto, durante i quali - è ricordato - il «re filantropo, buono e galantuomo, rubò al già dissanguato popolo italiano la bagatella di 400 milioni di lire. Fece massacrare in Africa ventimila giovani lavoratori... ventimila anni di carcere furono distribuiti agli affamati... mille e duecento lavoratori furono vigliaccamente massacrati dai sicari suoi... In tutto ciò non è compreso lo svaligiamento delle banche, il furto manifesto del gioco del lotto... più ancora... i delitti delle caserme, i relegati alle infami isole, gli incidenti sui lavori, l'emigrazione forzata di qualche duecentomila all'anno, il credito degl'italiani all'estero, l'Istruzione pubblica interna, il cretinismo religioso... E con tutto questo po' po' di sterminio umano, di vigliaccheria sfacciata, di ladrocinio, si trovano ancora dei neo-cavalieri Maffiosi, ricettari e ladri patentati che versano amare lagrime per la perdita irreparabile del più grande assassino d'Italia. Umberto fece bagnare di sangue del popolo le desolate terre italiane... ed a Milano, che ancora fresca era la memoria dei sepolti dell'anno prima, a Milano il tiranno seminò, e a due passi di distanza raccolse il frutto dei suoi orrendi delitti».
In tutti gli scritti presenti nel supplemento troviamo esaltata la figura ed il gesto del «figlio del popolo» [[Bresci]], cui viene contrapposta quella del «tiranno» Umberto I, «parassita inutile e dannoso della società». Per entrambi - è detto - «noi attendiamo fiduciosi il verdetto della storia». Vedi gli articoli: ''Umberto-Bresci'', ''Confronto'' e ''Psicologia''. Infine, sotto il titolo ''Chi semina raccoglie'', viene fornito, in cifre, il bilancio dei 22 anni di regno di Umberto, durante i quali - è ricordato - il «re filantropo, buono e galantuomo, rubò al già dissanguato popolo italiano la bagatella di 400 milioni di lire. Fece massacrare in Africa ventimila giovani lavoratori... ventimila anni di carcere furono distribuiti agli affamati... mille e duecento lavoratori furono vigliaccamente massacrati dai sicari suoi... In tutto ciò non è compreso lo svaligiamento delle banche, il furto manifesto del gioco del lotto... più ancora... i delitti delle caserme, i relegati alle infami isole, gli incidenti sui lavori, l'emigrazione forzata di qualche duecentomila all'anno, il credito degl'italiani all'estero, l'Istruzione pubblica interna, il cretinismo religioso... E con tutto questo po' po' di sterminio umano, di vigliaccheria sfacciata, di ladrocinio, si trovano ancora dei neo-cavalieri Maffiosi, ricettari e ladri patentati che versano amare lagrime per la perdita irreparabile del più grande assassino d'Italia. Umberto fece bagnare di sangue del popolo le desolate terre italiane... ed a Milano, che ancora fresca era la memoria dei sepolti dell'anno prima, a Milano il tiranno seminò, e a due passi di distanza raccolse il frutto dei suoi orrendi delitti».


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