Antonio Pietropaolo: differenze tra le versioni

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Di origine calabrese, ma presto trasferitosi a Milano, si avvicina giovanissimo al movimento anarchico.
Di origine calabrese, ma presto trasferitosi a Milano, si avvicina giovanissimo al movimento anarchico.


È tra i 19 arrestati dopo l'[[attentato al Diana|attentato al Kursaal Diana]] del [[23 marzo]] [[1921]]. Condannato a una lunga pena detentiva, esce dal carcere nel [[1932]] grazie a un'amnistia. Dopo due anni di libertà vigilata a Vibo Valentia fa ritorno a Milano.
È tra i 19 arrestati dopo l'[[La strage del Teatro Diana|attentato al Kursaal Diana]] del [[23 marzo]] [[1921]]. Condannato a una lunga pena detentiva, esce dal carcere nel [[1932]] grazie a un'amnistia. Dopo due anni di libertà vigilata a Vibo Valentia fa ritorno a Milano.


Alla fine del [[1943]] si ritrova, sfollato, a Santa Cristina, nel Pavese, dove lavora come direttore commerciale alle Officine Guidetti, una fabbrica di motori e gruppi elettrogeni. Deciso a combattere contro i nazifascisti, con il nome di battaglia di Luciano, raccoglie attorno a sé un gruppo di militanti delle Officine Guidetti e crea un Comitato di agitazione antifascista − assieme a [[Sinogrante Castiglioni]], [[Prospero Saracchi]], [[Bruno Passoni]] e [[Luigi Discacciati]] − che costituirà l'ossatura della II Brigata partigiana anarchica [[Errico Malatesta]] (facente parte delle [[Brigate Bruzzi Malatesta]]). <ref>Mauro De Agostini, Franco Schirone, ''Per la rivoluzione sociale. Gli anarchici nella Resistenza a Milano (1943-1945)'', Zero in condotta, Milano, 2015, p. 89-97.</ref>
Alla fine del [[1943]] si ritrova, sfollato, a Santa Cristina, nel Pavese, dove lavora come direttore commerciale alle Officine Guidetti, una fabbrica di motori e gruppi elettrogeni. Deciso a combattere contro i nazifascisti, con il nome di battaglia di Luciano, raccoglie attorno a sé un gruppo di militanti delle Officine Guidetti e crea un Comitato di agitazione antifascista − assieme a [[Sinogrante Castiglioni]], [[Prospero Saracchi]], [[Bruno Passoni]] e [[Luigi Discacciati]] − che costituirà l'ossatura della II Brigata partigiana anarchica [[Errico Malatesta]] (facente parte delle [[Brigate Bruzzi Malatesta]]). <ref>Mauro De Agostini, Franco Schirone, ''Per la rivoluzione sociale. Gli anarchici nella Resistenza a Milano (1943-1945)'', Zero in condotta, Milano, 2015, p. 89-97.</ref>
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Il [[2 marzo]] [[1945]] Pietropaolo viene arrestato dalle SS naziste e tradotto nel carcere di San Vittore, a Milano, dove viene torturato. Uscirà solo alla Liberazione.
Il [[2 marzo]] [[1945]] Pietropaolo viene arrestato dalle SS naziste e tradotto nel carcere di San Vittore, a Milano, dove viene torturato. Uscirà solo alla Liberazione.


Dopo la liberazione insieme ad altri compagni ([[Mario Perelli]] e [[Germinal Concordia Michele]]) si distacca dalla [[F.A.I.]] e dà vita alla [[Federazione Libertaria Italiana]] ([[FLI]],) il cui organo di stampa, ''l'Internazionale'', lo vede assiduo collaboratore: si batte con vigore nel referendum per la repubblica. Nel [[1947]] a seguito dell'estromissione delle sinistre dal governo e della scissione socialdemocratica di Saragat, la [[FLI]] va in crisi: alcuni ([[Mario Perelli]], [[Carlo Andreoni]]) entrano nel PSLI, Pietropaolo si ritira dall'attività politica militante. Pur restando fondamentalmente anarchico, si pone vicino all'area socialista ed è sensibile al problema dell'unità di tutte le sinistre. Nel [[1956]], a seguito della rivolta ungherese, temendo la restaurazione di un regime clericofascista, pur dopo qualche esitazione, approva l'intervento sovietico.
Dopo la liberazione insieme ad altri compagni ([[Mario Perelli]] e [[Germinal Concordia Michele]]) si distacca dalla [[Federazione Anarchica Italiana|F.A.I.]] e dà vita alla [[Federazione Libertaria Italiana]] ([[FLI]],) il cui organo di stampa, ''l'Internazionale'', lo vede assiduo collaboratore: si batte con vigore nel referendum per la repubblica. Nel [[1947]] a seguito dell'estromissione delle sinistre dal governo e della scissione socialdemocratica di Saragat, la [[FLI]] va in crisi: alcuni ([[Mario Perelli]], [[Carlo Andreoni]]) entrano nel PSLI, Pietropaolo si ritira dall'attività politica militante. Pur restando fondamentalmente anarchico, si pone vicino all'area socialista ed è sensibile al problema dell'unità di tutte le sinistre. Nel [[1956]], a seguito della rivolta ungherese, temendo la restaurazione di un regime clericofascista, pur dopo qualche esitazione, approva l'intervento sovietico.


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