Bernardino Verro: differenze tra le versioni

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Alle elezioni municipali del [[1907]] ottenne il numero di voti maggiori, divenendo consigliere provinciale.
Alle elezioni municipali del [[1907]] ottenne il numero di voti maggiori, divenendo consigliere provinciale.


Il [[6 novembre]] [[1910]] subì un primo attentato a colpi di fucile, che miracolosamente colpirono il cappello e solo di striscio la mano sinistra. Dopo aver coraggiosamente denunciato i colpevoli, la Direzione socialista di Reggio Calabria e Messina, per evitare conseguenze peggiori, lo trasferì in una delle cooperative impegnate nella ricostruzione dopo il terremoto del [[1908]].  
Il [[6 novembre]] [[1910]] subì un primo attentato a colpi di fucile, che miracolosamente colpirono il cappello e solo di striscio la mano sinistra. Dopo aver coraggiosamente denunciato i colpevoli, la Direzione [[socialista]] di Reggio Calabria e Messina, per evitare conseguenze peggiori, lo trasferì in una delle cooperative impegnate nella ricostruzione dopo il terremoto del [[1908]].  


Sei giorni dopo un pubblico comizio, tenuto la sera del [[31 ottobre]] [[1910]] a Corleone, in cui aveva attaccatto la mafia e l'amministrazione comunale, Verro scampò ad un attentato compiuto da alcuni sicari mafiosi. Fallito l'attentato, la [[mafia]] e gli agrari provarono ad eliminare Verro con l'arma della calunnia, accusandolo di aver falsificato delle cambiali e di aver truffato il Banco di Sicilia. Le accuse gli erano state rivolte dall'autentico falsario, ovvero Angelo Palazzo, cassiere dell'"Unione agricola". Egli aveva coinvolto Verro nel falso in cambiali con l'intento di attenuare le proprie responsabilità ed anche perché spinto dalle pressioni ricevute dai capo-mafia locali, che speravano così di infangane l'onore e spedirlo in [[carcere]]. Verro rimase in stato di detenzione per dieci mesi, ma finalmente nel luglio [[1913]] fu liberato e fece ritorno a Corleone, dove i contadini lo accolsero festosamente convinti della sua onestà.  
Sei giorni dopo un pubblico comizio, tenuto la sera del [[31 ottobre]] [[1910]] a Corleone, in cui aveva attaccatto la mafia e l'amministrazione comunale, Verro scampò ad un attentato compiuto da alcuni sicari mafiosi. Fallito l'attentato, la [[mafia]] e gli agrari provarono ad eliminare Verro con l'arma della calunnia, accusandolo di aver falsificato delle cambiali e di aver truffato il Banco di Sicilia. Le accuse gli erano state rivolte dall'autentico falsario, ovvero Angelo Palazzo, cassiere dell'"Unione agricola". Egli aveva coinvolto Verro nel falso in cambiali con l'intento di attenuare le proprie responsabilità ed anche perché spinto dalle pressioni ricevute dai capo-mafia locali, che speravano così di infangane l'onore e spedirlo in [[carcere]]. Verro rimase in stato di detenzione per dieci mesi, ma finalmente nel luglio [[1913]] fu liberato e fece ritorno a Corleone, dove i contadini lo accolsero festosamente convinti della sua onestà.  
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