4
contributi
K2 (discussione | contributi) m (Sostituzione testo - " liberale " con " liberale ") |
|||
(3 versioni intermedie di 2 utenti non mostrate) | |||
Riga 17: | Riga 17: | ||
La '''''Carta del Lavoro''''' aveva attribuito la rappresentanza degli interessi nazionali alle corporazioni, organi di collegamento fra le associazioni dei datori di lavoro e le associazioni dei lavoratori, affidando dunque agli imprenditori e ai lavoratori uniti il compito di disciplinare l'attività delle imprese e i loro rapporti stessi. Quindi i datori di lavoro e gli operai dovevano (teoricamente) entrambi anteporre gli interessi nazionali a quelli individuali. | La '''''Carta del Lavoro''''' aveva attribuito la rappresentanza degli interessi nazionali alle corporazioni, organi di collegamento fra le associazioni dei datori di lavoro e le associazioni dei lavoratori, affidando dunque agli imprenditori e ai lavoratori uniti il compito di disciplinare l'attività delle imprese e i loro rapporti stessi. Quindi i datori di lavoro e gli operai dovevano (teoricamente) entrambi anteporre gli interessi nazionali a quelli individuali. | ||
La sostanza reazionaria e borghese della '''''Carta''''' si può cogliere in maniera chiara e inequivocabile nell'assioma VII, dove viene detto che lo [[Stato]] corporativo considera l'iniziativa privata nel campo della produzione come lo strumento più efficace e più utile nell'interesse della nazione. È evidente quindi che gli interessi dello [[Stato]] e degli imprenditori coincidevano perfettamente. In quest'assioma si parla certamente di «collaborazione delle forze produttive» e di «reciprocità dei diritti e dei doveri», in realtà la '''''Carta''''' mantiene le strutture [[gerarchia|gerarchiche]] e [[autorità |autoritarie]] della società, ovvero mantiene la divisione della stessa in classi, nonostante queste fossero state formalmente abolite. | La sostanza reazionaria e borghese della '''''Carta''''' si può cogliere in maniera chiara e inequivocabile nell'assioma VII, dove viene detto che lo [[Stato]] corporativo considera l'iniziativa privata nel campo della produzione come lo strumento più efficace e più utile nell'interesse della nazione. È evidente quindi che gli interessi dello [[Stato]] e degli imprenditori coincidevano perfettamente. In quest'assioma si parla certamente di «collaborazione delle forze produttive» e di «reciprocità dei diritti e dei doveri», ma, in realtà, la '''''Carta''''' mantiene le strutture [[gerarchia|gerarchiche]] e [[autorità |autoritarie]] della società, ovvero mantiene la divisione della stessa in classi, nonostante queste fossero state formalmente abolite. | ||
È sicuramente vero che gli imprenditori dovettero fare alcune concessioni al proletariato, ma ciò fu una necessità perché permise loro di spegnere ogni [[rivoluzione sociale|velleità rivoluzionaria]] a carattere sociale, relegandoli quindi nel loro eterno ruolo di dominati sottomessi ai dominatori. | È sicuramente vero che gli imprenditori dovettero fare alcune concessioni al proletariato, ma ciò fu una necessità perché permise loro di spegnere ogni [[rivoluzione sociale|velleità rivoluzionaria]] a carattere sociale, relegandoli quindi nel loro eterno ruolo di dominati sottomessi ai dominatori. | ||
La “Carta” permise al grande [[capitalismo]] finanziario, industriale ed agrario di mantenere il | La “Carta” permise al grande [[capitalismo]] finanziario, industriale ed agrario di mantenere il proprio predominio economico, mediante un [[capitalismo]] ed un protezionismo “mascherato”. Nel [[1930]] si costituì il [[Consiglio nazionale delle Corporazioni]] (fissate nel numero di 22) che nel [[1939]] finì per soppiantare il Parlamento, assumendo il nome di [[Camera dei Fasci e delle Corporazioni]]. Questa “svolta” determinò la fine di ogni dibattito interno, sostituito dal [[rituale]] demagogico e populista delle cerimonie fasciste. | ||
==Reazioni degli antifascisti al corporativismo== | ==Reazioni degli antifascisti al corporativismo== | ||
[[Image:Camillo Berneri_2.jpg|thumb|[[Camillo Berneri]]]] | [[Image:Camillo Berneri_2.jpg|thumb|200px|[[Camillo Berneri]]]] | ||
Le forze [[antifascismo|antifasciste]] (soprattutto comunisti e anarchici) giudicarono severamente questa legge poiché intrisa di un forte populismo, al di sotto del quale quale si | Le forze [[antifascismo|antifasciste]] (soprattutto comunisti e anarchici) giudicarono severamente questa legge, poiché intrisa di un forte populismo, al di sotto del quale quale si scorgeva il reale ispiratore della '''''Carta''''': la borghesia. | ||
«Stato Operaio», la rivista del partito comunista in esilio scrisse: | «Stato Operaio», la rivista del partito comunista in esilio, scrisse: | ||
: «Chi ha direzione e responsabilità della produzione ha anche nelle sue mani lo [[Stato]]. L'erigere quindi lo Stato ad arbitro dei conflitti tra lavoratori e datori di lavoro significa risolvere dalla borghesia, su un piano diverso, ma sempre unilaterale, le questioni in cui vi è contrasto di interesse tra le parti». | : «Chi ha direzione e responsabilità della produzione ha anche nelle sue mani lo [[Stato]]. L'erigere quindi lo Stato ad arbitro dei conflitti tra lavoratori e datori di lavoro significa risolvere dalla borghesia, su un piano diverso, ma sempre unilaterale, le questioni in cui vi è contrasto di interesse tra le parti». | ||
Tra gli anarchici [[Camillo Berneri]] espose la sua radicale critica al corporativismo | Tra gli anarchici, [[Camillo Berneri]] espose la sua radicale critica al corporativismo ed a tutte le forme di “statolatria”. | ||
: «Che certi socialisti, certi repubblicani, certi comunisti siano radicalmente avversi alla «riforma corporativa», quasi quanto noi lo siamo, è credibile, anzi certo [...] pochissimi sono coloro, fuori dal campo nostro, che di quella riforma rigettano non solo il carattere contingente ma anche le premesse teoriche e le storiche conseguenze». <ref name="corporativismo"> Pubblicato su «[[L'Adunata dei Refrattari]]» (New York) del [[16 febbraio]] [[1934]], sotto il titolo '''''La vergognosa di Pisa''''' </ref> | : «Che certi socialisti, certi repubblicani, certi comunisti siano radicalmente avversi alla «riforma corporativa», quasi quanto noi lo siamo, è credibile, anzi certo [...] pochissimi sono coloro, fuori dal campo nostro, che di quella riforma rigettano non solo il carattere contingente ma anche le premesse teoriche e le storiche conseguenze». <ref name="corporativismo"> Pubblicato su «[[L'Adunata dei Refrattari]]» (New York) del [[16 febbraio]] [[1934]], sotto il titolo '''''La vergognosa di Pisa''''' </ref> | ||
contributi