Difesa di Parma del 1922: differenze tra le versioni

Jump to navigation Jump to search
m
Sostituzione testo - " liberale " con " liberale "
m (Sostituzione testo - " liberale " con " liberale ")
Riga 26: Riga 26:
Mentre avvenivano queste trasformazioni, rimaneva, per converso, diviso in due l'aspetto social-logistico: l'Oltretorrente, chiamato anche Parma vecchia, a ovest, in cui alla fine dell'ottocento, in edifici spesso inadeguati, si era raccolto un miscuglio di abitanti di diverse provenienze geografiche e sociali, che si era integrato nel tessuto sociale già esistente: ''contadini inurbati, montanari in cerca di lavoro nel campo edilizio tenuto conto dell'incrementato sviluppo cittadino''. Ad est quella che era la parte più antica della città, ma che veniva chiamata Parma nuova proprio per il suo aspetto più moderno e decoroso, era popolata in prevalenza dai diversi ceti borghesi e vi erano, ed ancora in gran parte permangono, le sedi dei poteri istituzionali. Il dato sociale, comunque, indicava una coesione sociale di Parma vecchia molto superiore a quella di Parma nuova. Un esempio del tessuto sociale di provenienza diversa ma amalgamato era un Ardito del Popolo, Enrico Griffith. <ref name="Griffith"> [https://web.archive.org/web/20081105172341/http://www.romacivica.net/anpiroma/antifascismo/biografie%20antifascisti96.html Biografie] [https://web.archive.org/web/20070930094715/http://www.criticaeconflitto.org/artpdf/storia_movimentooperaio_parma/griffit1.pdf Griffith] la XXXXVII [[Brigate Garibaldi|brigata Garibaldi]] operante sull'Appennino parmense nella [[Resistenza]] avrà il suo nome.</ref>
Mentre avvenivano queste trasformazioni, rimaneva, per converso, diviso in due l'aspetto social-logistico: l'Oltretorrente, chiamato anche Parma vecchia, a ovest, in cui alla fine dell'ottocento, in edifici spesso inadeguati, si era raccolto un miscuglio di abitanti di diverse provenienze geografiche e sociali, che si era integrato nel tessuto sociale già esistente: ''contadini inurbati, montanari in cerca di lavoro nel campo edilizio tenuto conto dell'incrementato sviluppo cittadino''. Ad est quella che era la parte più antica della città, ma che veniva chiamata Parma nuova proprio per il suo aspetto più moderno e decoroso, era popolata in prevalenza dai diversi ceti borghesi e vi erano, ed ancora in gran parte permangono, le sedi dei poteri istituzionali. Il dato sociale, comunque, indicava una coesione sociale di Parma vecchia molto superiore a quella di Parma nuova. Un esempio del tessuto sociale di provenienza diversa ma amalgamato era un Ardito del Popolo, Enrico Griffith. <ref name="Griffith"> [https://web.archive.org/web/20081105172341/http://www.romacivica.net/anpiroma/antifascismo/biografie%20antifascisti96.html Biografie] [https://web.archive.org/web/20070930094715/http://www.criticaeconflitto.org/artpdf/storia_movimentooperaio_parma/griffit1.pdf Griffith] la XXXXVII [[Brigate Garibaldi|brigata Garibaldi]] operante sull'Appennino parmense nella [[Resistenza]] avrà il suo nome.</ref>


Il borgo del Naviglio, al margine nord orientale, aveva amalgama sociale simile all'[[Oltretorrente]] (tralasciando, ovviamente, la zona dei bordelli, posizionata da lunga data fra borgo Tasso e borgo S. Silvestro). [[Antonio Cieri]] dirigerà l'epica sortita del Naviglio a danno degli [[squadristi]], magistralmemte raccontata nel libro ''Oltretorrente'' di [[Pino Cacucci]]. La suddivisione in due parti, o quasi, di Parma avrà anche grande importanza militare nello svolgersi della difesa della città dagli squadristi nel'Agosto [[1922]]. È ancora da notare, per la vicenda, un dato riguardo all'artigianato, in quanto nell'Oltretorrente ci sono laboratori per scarpe e busti femminili con molti addetti/e, andati in crisi con l'avvento della guerra ed, a parte, quindi, la crescita di malcontento, c'è da supporre una parte di manodopera femminile relativamente emancipata: da cui l'importanza delle donne nella difesa di [[Parma]] sia nei combattimenti sia per supporto nelle retrovie, organizzazione lodata a denti stretti dalla stesso [[Italo Balbo]], non solo donne ma anche suore che curavano gli Arditi ed i combattenti feriti e che il vescovo della città dovette difendere dalle proteste dei [[ras]] [[Fascismo|squadristi]]. Anche il Parmense risentì degli effetti dell'entrata in guerra del '15, coi problemi precedenti e susseguenti il conflitto: inflazione che erodeva i salari, difficoltà di rifornimenti di alimentari e combustibili, debilitazione fisica diffusa e aumento delle malattie (anche a Parma nel 1919 infuriò la "spagnola"). La mancanza di uomini, spediti al fronte, e la sostituzione con ragazzi e donne porta nuovamente alla formazione di una base operaia femminile emancipata dal lavoro e collegata, quindi, al problema militare della difesa di Parma. Ovviamente, anche se ci fu il blocco di lavori pubblici (l'ospedale ad esempio fu finito nel [[1925]] ed il formidabile monumento a Giuseppe Verdi nel [[1920]]), non ci furono gravi problemi di disoccupazione visto lo "spopolamento" di manodopera maschile per l'invio alla guerra. È chiaro che la situazione era presagio dello scontro coi fascisti, visto anche la notevole presenza di dirigenti interventisti di sinistra ormai delusi e con capi riconosciuti sia a livello nazionale che locale, ad esempio [[Alceste De Ambris]]. Gli interventisti di sinistra hanno associazioni e formazioni molto attive in loco come la ''Legione Proletaria [[Filippo Corridoni]]'': Mussolini avrà l'amara sorpresa di trovarsi contro i Corridoniani. Ma non fu del tutto una sorpresa, poiché Mussolini stesso aveva intuito l'aria che tirava, nonostante nella sede della ''Legione Proletaria [[Filippo Corridoni]]'' ci fosse un ritratto del periodo di D'Annunzio, con dedica, che fa infuriare sia Mussolini che Farinacci ([[Pino Caccucci]], ''oltretorrente''). Nel parmense la guerra, tramite le commesse, porta ad un incremento industriale sia nel settore agricolo che della manipolazione dei prodotti della terra. In buona sostanza, però, nonostante i tempi convulsi, la borghesia parmense non muta di atteggiamento dall'ante-conflitto e non vede di buon occhio, per risolvere i conflitti sociali, gli [[squadristi]] e i loro sistemi criminali: continua a far riferimento alla "politica" ed ai dettami ideologici della potente Associazione Agraria Parmense, quella che aveva battuto lo sciopero del [[1908]]. Ecco perché a Parma ci fu un'organizzazione della difesa quasi corale, e la borghesia in linea di massima non pose forti ostacoli all'azione degli [[Arditi del Popolo]] e della massa proletaria in generale. <ref name="estratti"> Esistono documenti ed estratti di giornale di stampo liberale che lo dimostrano</ref>. D'altro canto vi era un ritorno di reduci fortemente delusi, in quanto Parma era stata città con forte stampo interventista, e anche moltissimi con stampo di sinistra, come si può desumere anche da quanto già detto; oltre alla delusione c'erano tutte le difficoltà del dopoguerra che attraversavano Italia ed Europa anche se in misura diversa: in questa situazione era ovvia la ribellione all'intervento degli [[Fascismo|squadristi]]: i reduci addestrati e delusi avevano ragioni e mezzi per organizzare la difesa.
Il borgo del Naviglio, al margine nord orientale, aveva amalgama sociale simile all'[[Oltretorrente]] (tralasciando, ovviamente, la zona dei bordelli, posizionata da lunga data fra borgo Tasso e borgo S. Silvestro). [[Antonio Cieri]] dirigerà l'epica sortita del Naviglio a danno degli [[squadristi]], magistralmemte raccontata nel libro ''Oltretorrente'' di [[Pino Cacucci]]. La suddivisione in due parti, o quasi, di Parma avrà anche grande importanza militare nello svolgersi della difesa della città dagli squadristi nel'Agosto [[1922]]. È ancora da notare, per la vicenda, un dato riguardo all'artigianato, in quanto nell'Oltretorrente ci sono laboratori per scarpe e busti femminili con molti addetti/e, andati in crisi con l'avvento della guerra ed, a parte, quindi, la crescita di malcontento, c'è da supporre una parte di manodopera femminile relativamente emancipata: da cui l'importanza delle donne nella difesa di [[Parma]] sia nei combattimenti sia per supporto nelle retrovie, organizzazione lodata a denti stretti dalla stesso [[Italo Balbo]], non solo donne ma anche suore che curavano gli Arditi ed i combattenti feriti e che il vescovo della città dovette difendere dalle proteste dei [[ras]] [[Fascismo|squadristi]]. Anche il Parmense risentì degli effetti dell'entrata in guerra del '15, coi problemi precedenti e susseguenti il conflitto: inflazione che erodeva i salari, difficoltà di rifornimenti di alimentari e combustibili, debilitazione fisica diffusa e aumento delle malattie (anche a Parma nel 1919 infuriò la "spagnola"). La mancanza di uomini, spediti al fronte, e la sostituzione con ragazzi e donne porta nuovamente alla formazione di una base operaia femminile emancipata dal lavoro e collegata, quindi, al problema militare della difesa di Parma. Ovviamente, anche se ci fu il blocco di lavori pubblici (l'ospedale ad esempio fu finito nel [[1925]] ed il formidabile monumento a Giuseppe Verdi nel [[1920]]), non ci furono gravi problemi di disoccupazione visto lo "spopolamento" di manodopera maschile per l'invio alla guerra. È chiaro che la situazione era presagio dello scontro coi fascisti, visto anche la notevole presenza di dirigenti interventisti di sinistra ormai delusi e con capi riconosciuti sia a livello nazionale che locale, ad esempio [[Alceste De Ambris]]. Gli interventisti di sinistra hanno associazioni e formazioni molto attive in loco come la ''Legione Proletaria [[Filippo Corridoni]]'': Mussolini avrà l'amara sorpresa di trovarsi contro i Corridoniani. Ma non fu del tutto una sorpresa, poiché Mussolini stesso aveva intuito l'aria che tirava, nonostante nella sede della ''Legione Proletaria [[Filippo Corridoni]]'' ci fosse un ritratto del periodo di D'Annunzio, con dedica, che fa infuriare sia Mussolini che Farinacci ([[Pino Caccucci]], ''oltretorrente''). Nel parmense la guerra, tramite le commesse, porta ad un incremento industriale sia nel settore agricolo che della manipolazione dei prodotti della terra. In buona sostanza, però, nonostante i tempi convulsi, la borghesia parmense non muta di atteggiamento dall'ante-conflitto e non vede di buon occhio, per risolvere i conflitti sociali, gli [[squadristi]] e i loro sistemi criminali: continua a far riferimento alla "politica" ed ai dettami ideologici della potente Associazione Agraria Parmense, quella che aveva battuto lo sciopero del [[1908]]. Ecco perché a Parma ci fu un'organizzazione della difesa quasi corale, e la borghesia in linea di massima non pose forti ostacoli all'azione degli [[Arditi del Popolo]] e della massa proletaria in generale. <ref name="estratti"> Esistono documenti ed estratti di giornale di stampo [[liberale]] che lo dimostrano</ref>. D'altro canto vi era un ritorno di reduci fortemente delusi, in quanto Parma era stata città con forte stampo interventista, e anche moltissimi con stampo di sinistra, come si può desumere anche da quanto già detto; oltre alla delusione c'erano tutte le difficoltà del dopoguerra che attraversavano Italia ed Europa anche se in misura diversa: in questa situazione era ovvia la ribellione all'intervento degli [[Fascismo|squadristi]]: i reduci addestrati e delusi avevano ragioni e mezzi per organizzare la difesa.


== Sintesi avvenimenti ==
== Sintesi avvenimenti ==
Riga 41: Riga 41:
Inoltre, ormai da poco più di un anno operano le squadre di autodifesa proletaria di [[Guido Picelli]], socialista internazionalista; tali organismi di autodifesa paramilitare avevano un perfetto serbatoio di reclutamento nel tessuto sociale proletario parmense incline al socialismo radicale ed all'[[anarchismo]].
Inoltre, ormai da poco più di un anno operano le squadre di autodifesa proletaria di [[Guido Picelli]], socialista internazionalista; tali organismi di autodifesa paramilitare avevano un perfetto serbatoio di reclutamento nel tessuto sociale proletario parmense incline al socialismo radicale ed all'[[anarchismo]].


Si vedrà nel prosieguo che il reclutamento per i fatti di Parma sarà anche in altri strati con la caduta in combattimento di [[Ulisse Corazza]], consigliere del [[partito popolare]], che assieme ad un gruppo dei suoi disse "metto il mio moschetto a sua disposizione, comandante Picelli" (Pino Caccucci,"Oltretorrente"). Anche sui giornali di matrice liberale e borghese del periodo, a Parma, ci son violenti attacchi agli [[Fascismo|squadristi]], individuati senza peli sulla lingua come criminali.
Si vedrà nel prosieguo che il reclutamento per i fatti di Parma sarà anche in altri strati con la caduta in combattimento di [[Ulisse Corazza]], consigliere del [[partito popolare]], che assieme ad un gruppo dei suoi disse "metto il mio moschetto a sua disposizione, comandante Picelli" (Pino Caccucci,"Oltretorrente"). Anche sui giornali di matrice [[liberale]] e borghese del periodo, a Parma, ci son violenti attacchi agli [[Fascismo|squadristi]], individuati senza peli sulla lingua come criminali.


Nei primi giorni di agosto vennero mobilitati dal Partito Fascista per l'attacco a Parma circa 10.000 uomini, giunti dai paesi del Parmense e dalle province limitrofe; a comandarli venne inviato [[Italo Balbo]], dopo il breve comando di Farinacci, già protagonista di simili spedizioni militari contro Ravenna e Forlì, il numero dei fascisti si incrementerà notevolmente con sopravvenuti rinforzi, proprio a causa della Resistenza opposta dalle [[Formazioni di difesa proletaria/squadre di autodifesa proletaria]] che aumentano la loro capacità di rintuzzare gli attacchi: alla fine si conteranno circa 40 morti fra gli [[Fascismo|squadristi]], solo 5 fra gli [[Arditi del Popolo]], fra i quali il valoroso Corazza. Gli [[Fascismo|squadristi]] dovranno allontanarsi, su consiglio anche del capo della polizia locale, Lodomez, uomo astuto che vista la situazione pericolosa per il fascismo (Eros Francescangeli, "Arditi del Popolo"), non solo a livello locale, preferisce mantenersi neutrale dicendo a Balbo: "che è meglio abbandoni la spedizione in quanto lui ed i suoi sottoposti non sono grado di garantire l'incolumità dei suoi uomini (di Balbo)". I 5 caduti fra i difensori sono Ulisse Corazza, consigliere comunale del P.P.I, Carluccio Mora, Giuseppe Mussini, Mario Tomba e il giovanissmo Gino Gazzola, la cui morte, [[Pino Cacucci]] dice nel suo libro "Oltretorrente", scatenò la furia di [[Antonio Cieri]], che baionetta fra i denti e bombe a mano, seguito da popolani e donne, guidò l'epica sortita dal Naviglio spezzando l'ormai avvenuto accerchiamento da parte degli [[Fascismo|squadristi]]. [[Antonio Cieri]] aveva già compiuto un atto del genere che gli portò la decorazione nella prima guerra mondiale, non per fanatismo nazionalistico, (era un anarchico mandato al fronte ed andato di malavoglia), ma per salvare i commilitoni ormai intrappolati sotto fuoco austriaco. [[Antonio Cieri]] non perderà l'abitudine di condurre gli assalti davanti a tutti: morirà ad Huesca in [[Spagna]], in difesa della Repubblica, attaccando una postazione dei nemici di sempre al comando della sua squadra di "bomberos", la postazione verrà conquistata ma Cieri morirà nell'attacco.
Nei primi giorni di agosto vennero mobilitati dal Partito Fascista per l'attacco a Parma circa 10.000 uomini, giunti dai paesi del Parmense e dalle province limitrofe; a comandarli venne inviato [[Italo Balbo]], dopo il breve comando di Farinacci, già protagonista di simili spedizioni militari contro Ravenna e Forlì, il numero dei fascisti si incrementerà notevolmente con sopravvenuti rinforzi, proprio a causa della Resistenza opposta dalle [[Formazioni di difesa proletaria/squadre di autodifesa proletaria]] che aumentano la loro capacità di rintuzzare gli attacchi: alla fine si conteranno circa 40 morti fra gli [[Fascismo|squadristi]], solo 5 fra gli [[Arditi del Popolo]], fra i quali il valoroso Corazza. Gli [[Fascismo|squadristi]] dovranno allontanarsi, su consiglio anche del capo della polizia locale, Lodomez, uomo astuto che vista la situazione pericolosa per il fascismo (Eros Francescangeli, "Arditi del Popolo"), non solo a livello locale, preferisce mantenersi neutrale dicendo a Balbo: "che è meglio abbandoni la spedizione in quanto lui ed i suoi sottoposti non sono grado di garantire l'incolumità dei suoi uomini (di Balbo)". I 5 caduti fra i difensori sono Ulisse Corazza, consigliere comunale del P.P.I, Carluccio Mora, Giuseppe Mussini, Mario Tomba e il giovanissmo Gino Gazzola, la cui morte, [[Pino Cacucci]] dice nel suo libro "Oltretorrente", scatenò la furia di [[Antonio Cieri]], che baionetta fra i denti e bombe a mano, seguito da popolani e donne, guidò l'epica sortita dal Naviglio spezzando l'ormai avvenuto accerchiamento da parte degli [[Fascismo|squadristi]]. [[Antonio Cieri]] aveva già compiuto un atto del genere che gli portò la decorazione nella prima guerra mondiale, non per fanatismo nazionalistico, (era un anarchico mandato al fronte ed andato di malavoglia), ma per salvare i commilitoni ormai intrappolati sotto fuoco austriaco. [[Antonio Cieri]] non perderà l'abitudine di condurre gli assalti davanti a tutti: morirà ad Huesca in [[Spagna]], in difesa della Repubblica, attaccando una postazione dei nemici di sempre al comando della sua squadra di "bomberos", la postazione verrà conquistata ma Cieri morirà nell'attacco.
Riga 89: Riga 89:
*'''[[Enrico Griffith]]''', [https://web.archive.org/web/20081105172341/http://www.romacivica.net/anpiroma/antifascismo/biografie%20antifascisti96.html ANPI] [https://web.archive.org/web/20070930094715/http://www.criticaeconflitto.org/artpdf/storia_movimentooperaio_parma/griffit1.pdf storia movimento operaio di Parma]
*'''[[Enrico Griffith]]''', [https://web.archive.org/web/20081105172341/http://www.romacivica.net/anpiroma/antifascismo/biografie%20antifascisti96.html ANPI] [https://web.archive.org/web/20070930094715/http://www.criticaeconflitto.org/artpdf/storia_movimentooperaio_parma/griffit1.pdf storia movimento operaio di Parma]
*'''[[Giuseppe Isola]]''', antifascista e dirigente dei socialisti internazionalisti "terzini" di Parma (Parma, 1881- 1957)
*'''[[Giuseppe Isola]]''', antifascista e dirigente dei socialisti internazionalisti "terzini" di Parma (Parma, 1881- 1957)
*'''[[Aroldo Lavagetto]]''' (Parma, [[1896]] - [[1981]]), reduce dalla guerra del 1915-18. Fu fra i rappresentanti di spicco dell'[[antifascismo]] liberale e repubblicano, redattore capo presso il giornale "il Piccolo Esponente" di Parma che fu fondato da Tullio Masotti. La sede del [[Il Piccolo]] fu devastata dagli squadristi durante l'attacco a Parma anche se i giornalisti tentarono una difesa armata e fu spostata quindi la stessa redazione presso la tipografia della Camera del Lavoro di borgo delle Grazie, in Oltretorrente, zona non conquistata dai fascisti e roccaforte del Fronte Unito [[Arditi del Popolo]]. A [[fascismo]] affermato, Lavagetto dovette fuggire a Milano riuscendo a trovar lavoro al «Corriere della Sera», in seguito si spostò ancora all'ufficio stampa delle Terme di Salsomaggiore ed infine nel [[1935]] trovò sistemazione in una societaà petrolifera appartenente a Nando Peretti. Dopo l'[[8 settembre]] del [[1943]] si stabilì a Roma e nel 1965 tornò a Parma.  
*'''[[Aroldo Lavagetto]]''' (Parma, [[1896]] - [[1981]]), reduce dalla guerra del 1915-18. Fu fra i rappresentanti di spicco dell'[[antifascismo]] [[liberale]] e repubblicano, redattore capo presso il giornale "il Piccolo Esponente" di Parma che fu fondato da Tullio Masotti. La sede del [[Il Piccolo]] fu devastata dagli squadristi durante l'attacco a Parma anche se i giornalisti tentarono una difesa armata e fu spostata quindi la stessa redazione presso la tipografia della Camera del Lavoro di borgo delle Grazie, in Oltretorrente, zona non conquistata dai fascisti e roccaforte del Fronte Unito [[Arditi del Popolo]]. A [[fascismo]] affermato, Lavagetto dovette fuggire a Milano riuscendo a trovar lavoro al «Corriere della Sera», in seguito si spostò ancora all'ufficio stampa delle Terme di Salsomaggiore ed infine nel [[1935]] trovò sistemazione in una societaà petrolifera appartenente a Nando Peretti. Dopo l'[[8 settembre]] del [[1943]] si stabilì a Roma e nel 1965 tornò a Parma.  
*'''[[Tullio Masotti]]''' (Falerone, Ascoli Piceno, [[1886]] - Milano, [[1949]]), si stabilì a Parma nel 1907 come collaboratore di [[Alceste De Ambris]], al momento dei fatti di Parma del 1922 era direttore de "Il Piccolo". A Parma, in breve divenne segretario della Federazione giovanile e vicesegretario della Camera del Lavoro [[sindacalista rivoluzionaria]], dopo il 20 giugno [[1908]], data del grande sciopero agrario, si scatenò la represione della polizia e dovette rifigiarsi prima a [[Nizza]] poi a [[Lugano]]: la Corte d'Assise di Lucca pronunciò sentenza assolutiva per i sindacalisti rivoluzionari promotori dello sciopero, accusati di insurrezione armata contro il potere dello stato e Masotti rientrò a Parma nel maggio [[1909]], immediatamente si mise a ricostruire le fila del sindacalismo rivoluzionrio, indisse azioni contro la Guerra di Libia e iniziative di appoggio al proletariato in lotta in altre parti d'Italia. Tutto ciò aumentò sensibilmente il peso della Camera del Lavoro sindacalista rivoluzionaria di Parma sulla cui scia e, dietro iniziativa di Masotti, nacque l'Unione Sindacale Italiana di Modena nel [[1912]], ne divenne segretario fino alla crisi dovuta la problema dell'interventismo. Masotti, volontario, combatté col grado di ufficiale nella prima guerra mondiale Volontario e combattente con il grado di ufficiale partecipò alla Grande guerra. Dopo la guerra nuovamente a Parma si mise a dirigere un nuovo quotidiano: "Il Piccolo" di indirizzo democratico combattentistico, attirato dal primo fascismo come frange dei sindacalisti, ne divenne oppositore quando il fascismo, immediatamente dopo, rivelò la sua indole antiproletaria: gli squadristi, durante i fatti di Parma devastarono sia la casa di Masotti che la sede del "Piccolo". Molti anni dopo, nel 1940 Masotti si avvicinò alla formazione antifascista di [[Giustizia e Libertà]] diventando redattore di "Italia Libera". Dopo lo scioglimento di [[Giustizia e Libertà]] aderì al Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, nel quale si occupò di "Battaglie sindacali", organo di stampa del partito.
*'''[[Tullio Masotti]]''' (Falerone, Ascoli Piceno, [[1886]] - Milano, [[1949]]), si stabilì a Parma nel 1907 come collaboratore di [[Alceste De Ambris]], al momento dei fatti di Parma del 1922 era direttore de "Il Piccolo". A Parma, in breve divenne segretario della Federazione giovanile e vicesegretario della Camera del Lavoro [[sindacalista rivoluzionaria]], dopo il 20 giugno [[1908]], data del grande sciopero agrario, si scatenò la represione della polizia e dovette rifigiarsi prima a [[Nizza]] poi a [[Lugano]]: la Corte d'Assise di Lucca pronunciò sentenza assolutiva per i sindacalisti rivoluzionari promotori dello sciopero, accusati di insurrezione armata contro il potere dello stato e Masotti rientrò a Parma nel maggio [[1909]], immediatamente si mise a ricostruire le fila del sindacalismo rivoluzionrio, indisse azioni contro la Guerra di Libia e iniziative di appoggio al proletariato in lotta in altre parti d'Italia. Tutto ciò aumentò sensibilmente il peso della Camera del Lavoro sindacalista rivoluzionaria di Parma sulla cui scia e, dietro iniziativa di Masotti, nacque l'Unione Sindacale Italiana di Modena nel [[1912]], ne divenne segretario fino alla crisi dovuta la problema dell'interventismo. Masotti, volontario, combatté col grado di ufficiale nella prima guerra mondiale Volontario e combattente con il grado di ufficiale partecipò alla Grande guerra. Dopo la guerra nuovamente a Parma si mise a dirigere un nuovo quotidiano: "Il Piccolo" di indirizzo democratico combattentistico, attirato dal primo fascismo come frange dei sindacalisti, ne divenne oppositore quando il fascismo, immediatamente dopo, rivelò la sua indole antiproletaria: gli squadristi, durante i fatti di Parma devastarono sia la casa di Masotti che la sede del "Piccolo". Molti anni dopo, nel 1940 Masotti si avvicinò alla formazione antifascista di [[Giustizia e Libertà]] diventando redattore di "Italia Libera". Dopo lo scioglimento di [[Giustizia e Libertà]] aderì al Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, nel quale si occupò di "Battaglie sindacali", organo di stampa del partito.
*'''[[Gaetano Perillo]]''', [[comunismo|comunista]], capo degli [[Arditi del Popolo]] di [[Genova]], partigiano, storico, Genova gli ha destinato un fondo per lo studio del movimento operaio genovese; alcuni storiografi che si sono occupati del riordino della vicenda degli [[Arditi del Popolo]] lo danno presente anche a Parma in quel periodo.  
*'''[[Gaetano Perillo]]''', [[comunismo|comunista]], capo degli [[Arditi del Popolo]] di [[Genova]], partigiano, storico, Genova gli ha destinato un fondo per lo studio del movimento operaio genovese; alcuni storiografi che si sono occupati del riordino della vicenda degli [[Arditi del Popolo]] lo danno presente anche a Parma in quel periodo.  
64 364

contributi

I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi. Utilizzando i nostri servizi, accetti il nostro utilizzo dei cookie.

Menu di navigazione