Banda Bonnot: differenze tra le versioni

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===Le esecuzioni===
===Le esecuzioni===
Suicidatosi [[Edouard Carouy|Carouy]] e convertita la pena dell'innocente Dieudonné ai lavori forzati a vita, il [[21 aprile]] [[1913]] furono eseguite le condanne a morte di [[Raymond Callemin|Callemin]], [[André Soudy|Soudy]] e [[Etienne Monier|Monier]]:
Suicidatosi [[Edouard Carouy|Carouy]] e convertita la pena dell'innocente [[Eugène Dieudonné|Dieudonné]] ai lavori forzati a vita, il [[21 aprile]] [[1913]] furono eseguite le condanne a morte di [[Raymond Callemin|Callemin]], [[André Soudy|Soudy]] e [[Etienne Monier|Monier]]:


: «Dieudonné, l'innocente riconosciuto innocente, graziato, vale a dire mandato in galera a vita [...] evase parecchie volte [...] raggiunse il Brasile. Raymond diede prova, nella sua cella di condannato a morte, di tanta fermezza che non gli nascosero la data dell'esecuzione. L'attese leggendo. Davanti alla ghigliottina scorse il gruppo dei reporter e grido loro: "È bello, eh?". Soudy chiede all'ultima ora un caffè e dei croissants [...] evidentemente era troppo presto, non gli trovarono che un po' di caffè nero. “Scalognato” - disse - “fino in fondo”. Veniva meno per la paura nervosa, dovettero sostenerlo per le scale, ma si dominava e canticchiò, vedendo il biancore del cielo al di sopra dei castagni, un'aria di romanza di strada: "Salute, o mio ultimo mattino" [...] Il taciturno Monnier, folle di angoscia, si dominò e fu calmo». <ref>[[Victor Serge]], ''Memorie di un rivoluzionario'', Edizioni e\o, pag. 54</ref>
: «Dieudonné, l'innocente riconosciuto innocente, graziato, vale a dire mandato in galera a vita [...] evase parecchie volte [...] raggiunse il Brasile. Raymond diede prova, nella sua cella di condannato a morte, di tanta fermezza che non gli nascosero la data dell'esecuzione. L'attese leggendo. Davanti alla ghigliottina scorse il gruppo dei reporter e grido loro: "È bello, eh?". Soudy chiede all'ultima ora un caffè e dei croissants [...] evidentemente era troppo presto, non gli trovarono che un po' di caffè nero. “Scalognato” - disse - “fino in fondo”. Veniva meno per la paura nervosa, dovettero sostenerlo per le scale, ma si dominava e canticchiò, vedendo il biancore del cielo al di sopra dei castagni, un'aria di romanza di strada: "Salute, o mio ultimo mattino" [...] Il taciturno Monnier, folle di angoscia, si dominò e fu calmo». <ref>[[Victor Serge]], ''Memorie di un rivoluzionario'', Edizioni e\o, pag. 54</ref>
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