Stato e Anarchia: differenze tra le versioni

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Gli antipodi dialettici che sostengono l'argomentazione bakuniana sono lo Stato da un lato, la rivoluzione sociale anarchica dall'altro.
Gli antipodi dialettici che sostengono l'argomentazione bakuniana sono lo Stato da un lato, la rivoluzione sociale anarchica dall'altro.


Lo [[Stato]], per [[Bakunin]], è l'esaltazione per la forza, l'inebriamento per la soverchieria, il punto di non ritorno del dominio dell'uomo sull'uomo. «Qualunque Stato, anche quello rivestiti delle forme più liberali e democratiche, è necessariamente fondato sul predominio, sulla dominazione, sulla violenza e quindi sul despotismo.» (Stato e Anarchia, 1966, pg. 47). «L'imperialismo non è una deviazione dello Stato, ma un suo elemento costitutivo: ove regna la forza questa deve senz'altro agire, e per non essere conquistato, lo Stato deve farsi Stato militare e indi conquistatore» (ivi, pg. 23). «Lo Stato, come soggetto astratto di cui si sono appropriati i dominatori, deve essere rovesciato sul piano concreto: il potere deve essere distrutto in modo irreversibile e perentorio, non è contemplabile altra via che la Rivoluzione Sociale per la conquista della libertà popolare» (ivi, pg. 74-75).
Lo [[Stato]], per [[Bakunin]], è l'esaltazione per la forza, l'inebriamento per la soverchieria, il punto di non ritorno del dominio dell'uomo sull'uomo. «Qualunque Stato, anche quello rivestiti delle forme più liberali e democratiche, è necessariamente fondato sul predominio, sulla dominazione, sulla violenza e quindi sul despotismo». <ref>''Stato e Anarchia'', 1966, pag. 47</ref> «L'imperialismo non è una deviazione dello Stato, ma un suo elemento costitutivo: ove regna la forza questa deve senz'altro agire, e per non essere conquistato, lo Stato deve farsi Stato militare e indi conquistatore» <ref>''Stato e Anarchia'', 1966, pag. 23</ref>. «Lo Stato, come soggetto astratto di cui si sono appropriati i dominatori, deve essere rovesciato sul piano concreto: il potere deve essere distrutto in modo irreversibile e perentorio, non è contemplabile altra via che la Rivoluzione Sociale per la conquista della libertà popolare». <ref>''Stato e Anarchia'', 1966, pag. 74-75</ref>


: «Noi ammettiamo un solo terreno: quella della Rivoluzione Sociale fuori della quale non vediamo salvezza [...] crediamo che precisamente su questo terreno possano, a causa dei numerosi tratti comuni del carattere e del destino storico, delle aspirazioni passate e presenti di tutti i popoli [...] unirsi fraternamente non per creare uno Stato comune ma per distruggere tutti gli stati, non per formare tra di loro un mondo chiuso ma per entrare tutti assieme nell'arena internazionale» (ivi, pg. 95).
: «Noi ammettiamo un solo terreno: quella della Rivoluzione Sociale fuori della quale non vediamo salvezza [...] crediamo che precisamente su questo terreno possano, a causa dei numerosi tratti comuni del carattere e del destino storico, delle aspirazioni passate e presenti di tutti i popoli [...] unirsi fraternamente non per creare uno Stato comune ma per distruggere tutti gli stati, non per formare tra di loro un mondo chiuso ma per entrare tutti assieme nell'arena internazionale». <ref>''Stato e Anarchia'', 1966, pag. 95</ref>


La [[libertà]] popolare è possibile solo al di fuori dello [[Stato]], che lacera la naturale predisposizione alla socievolezza:  
La [[libertà]] popolare è possibile solo al di fuori dello [[Stato]], che lacera la naturale predisposizione alla socievolezza:  


:«...verrà un tempo quando non ci saranno più Stati, [...] verrà un tempo quando sulle rovine degli Stati politici sarà fondata, in piena libertà e organizzata dal basso in alto, l'unione libera e fraterna delle libere associazioni di produzione, delle comuni e delle federazioni regionali che abbraccerà senza nessuna distinzione, perché liberamente, gli individui di ogni lingua e di ogni nazionalità [...]; dove c'è lo Stato, c'è inevitabilmente la dominazione e, di conseguenza, la schiavitù; lo Stato, senza la schiavitù, aperta o mascherata, è inconcepibile» (ivi, pg. 110)
:«... verrà un tempo quando non ci saranno più Stati, [...] verrà un tempo quando sulle rovine degli Stati politici sarà fondata, in piena libertà e organizzata dal basso in alto, l'unione libera e fraterna delle libere associazioni di produzione, delle comuni e delle federazioni regionali che abbraccerà senza nessuna distinzione, perché liberamente, gli individui di ogni lingua e di ogni nazionalità [...]; dove c'è lo Stato, c'è inevitabilmente la dominazione e, di conseguenza, la schiavitù; lo Stato, senza la schiavitù, aperta o mascherata, è inconcepibile». <ref>''Stato e Anarchia'', 1966, pag. 110</ref>


Ma le pagine più rilevanti del testo sono certamente quelle di critica all'astrazione della socialità attuata da [[Hegel]] e dalla sua propaggine più odiosa: [[Marx]]. Scrive [[Bakunin]]:
Ma le pagine più rilevanti del testo sono certamente quelle di critica all'astrazione della socialità attuata da [[Hegel]] e dalla sua propaggine più odiosa: [[Marx]]. Scrive [[Bakunin]]:
:«Chi parte dal pensiero astratto non potrà mai giungere alla vita perché dalla metafisica alla vita non c'è strada. Sono separate da un abisso. Sorvolare questo abisso, compiere questo “salto mortale”, o quel che lo stesso Hegel chiamava “salto qualitativo” dal mondo della logica al mondo della natura, della vita reale non è ancora riuscito nessuno e nessuno riuscirà mai. Chi insegue l'astrazione morirà con essa».  
:«Chi parte dal pensiero astratto non potrà mai giungere alla vita perché dalla metafisica alla vita non c'è strada. Sono separate da un abisso. Sorvolare questo abisso, compiere questo “salto mortale”, o quel che lo stesso Hegel chiamava “salto qualitativo” dal mondo della logica al mondo della natura, della vita reale non è ancora riuscito nessuno e nessuno riuscirà mai. Chi insegue l'astrazione morirà con essa».  
La vita, in quanto movimento concretamente razionale è nel mondo della scienza la marcia dal fatto reale all'idea che lo abbraccia, che lo esprime e che di conseguenza lo spiega; e nel mondo pratico è il movimento che va dalla vita sociale verso la sua organizzazione più razionale possibile, conformemente alle indicazioni, alle condizioni, alle necessità e alle esigenze più o meno spontanee di quella medesima vita.
La vita, in quanto movimento concretamente razionale è nel mondo della scienza la marcia dal fatto reale all'idea che lo abbraccia, che lo esprime e che di conseguenza lo spiega; e nel mondo pratico è il movimento che va dalla vita sociale verso la sua organizzazione più razionale possibile, conformemente alle indicazioni, alle condizioni, alle necessità e alle esigenze più o meno spontanee di quella medesima vita.
Questa è la larga strada del popolo, dell'emancipazione reale e totale, accessibile a tutti e, di conseguenza, veramente popolare, la strada della Rivoluzione Sociale ‘''anarchica'''che nasce da sola dal seno del popolo distruggendo tutto quanto si opponga al traboccare generoso della sua vita, affinché, dalle stesse profondità di questo popolo, scaturiscano le nuove forme di libera comunità» (ivi, pg. 159).
Questa è la larga strada del popolo, dell'emancipazione reale e totale, accessibile a tutti e, di conseguenza, veramente popolare, la strada della Rivoluzione Sociale ‘''anarchica'''che nasce da sola dal seno del popolo distruggendo tutto quanto si opponga al traboccare generoso della sua vita, affinché, dalle stesse profondità di questo popolo, scaturiscano le nuove forme di libera comunità». <ref>''Stato e Anarchia'', 1966, pag. 159</ref>
Il potere, stigma del dominio dell'uomo sull'uomo, non deve essere delegato a nessuno, poiché chi è investito di un'autorità sarà, secondo una legge sociale immutabile, uno sfruttatore della società. Gli anarchici sono dunque nemici della società, nemici dell'autorità e propongono la distruzione dello Stato, e l'organizzazione della socialità dal basso verso l'alto, attraverso libere organizzazioni di produttori, al di fuori di qualsiasi tutela ufficiale.
Il potere, stigma del dominio dell'uomo sull'uomo, non deve essere delegato a nessuno, poiché chi è investito di un'autorità sarà, secondo una legge sociale immutabile, uno sfruttatore della società. Gli anarchici sono dunque nemici della società, nemici dell'autorità e propongono la distruzione dello Stato, e l'organizzazione della socialità dal basso verso l'alto, attraverso libere organizzazioni di produttori, al di fuori di qualsiasi tutela ufficiale.


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