Mafia e Fascismo: differenze tra le versioni

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: «I mafiosi che erano sfuggiti alla repressione del Prefetto Mori, emigrando in America, avevano fatto fortuna, esercitavano una rispettabile influenza e disponevano di non poche entrature in vari ambienti come quelli militari, dove prestavano il loro ausilio come interpreti, o strani accompagnatori. Alcuni di loro furono addirittura arruolati direttamente nei servizi segreti della Marina Americana. Illustrissimi, del calibro di Joe Profacy, Vincent Mangano, Nick Gentile, Vito Genovese e l'immancabile Lucky Luciano, si resero disponibili ad offrire la loro preziosa consulenza sfruttando gli antichi legami mai interrotti con la terra natia. Per portarsi avanti, nel contempo, L'OSS (Office Strategic Service) mandò Max Corvo e Vincent Scamporino, il capo del settore italiano del secret intelligence, a Favignana dove erano rinchiusi i mafiosi “perseguitati” dal Prefetto di ferro e li fece liberare» <ref>da [https://docplayer.it/13342121-Dossier-mafia-servizi-segreti-una-storia-di-stragi-e-misteri-di-giorgio-bongiovanni.html ''Una storia di stragi e misteri''], di Giorgio Bongiovanni</ref> ''"
: «I mafiosi che erano sfuggiti alla repressione del Prefetto Mori, emigrando in America, avevano fatto fortuna, esercitavano una rispettabile influenza e disponevano di non poche entrature in vari ambienti come quelli militari, dove prestavano il loro ausilio come interpreti, o strani accompagnatori. Alcuni di loro furono addirittura arruolati direttamente nei servizi segreti della Marina Americana. Illustrissimi, del calibro di Joe Profacy, Vincent Mangano, Nick Gentile, Vito Genovese e l'immancabile Lucky Luciano, si resero disponibili ad offrire la loro preziosa consulenza sfruttando gli antichi legami mai interrotti con la terra natia. Per portarsi avanti, nel contempo, L'OSS (Office Strategic Service) mandò Max Corvo e Vincent Scamporino, il capo del settore italiano del secret intelligence, a Favignana dove erano rinchiusi i mafiosi “perseguitati” dal Prefetto di ferro e li fece liberare» <ref>da [https://docplayer.it/13342121-Dossier-mafia-servizi-segreti-una-storia-di-stragi-e-misteri-di-giorgio-bongiovanni.html ''Una storia di stragi e misteri''], di Giorgio Bongiovanni</ref> ''"


Così scrive Giorgio Bongiovanni direttore di ''Antimafia 2000''<ref>[http://www.antimafiaduemila.com/ Antimafia 2000] </ref>:
Così scrive Giorgio Bongiovanni direttore di ''Antimafia 2000'' <ref>[http://www.antimafiaduemila.com/ Antimafia 2000] </ref>:
: «Dopo lo sbarco il loro primo incarico fu quello di mettere ordine, chi poteva farlo meglio di coloro che avevano sempre avuto un controllo serrato del territorio? In pochissimo tempo i padrini ripresero il comando e eliminarono con accanita sistematicità le decine di bande che infestavano l'isola, tutte tranne una: quella di Salvatore Giuliano, ricondotta sotto l'egida della famiglia di Montelepre, che controllava da giusta distanza la mitica azione rivoluzionaria del bandito. In men che non si dica venne a crearsi in Sicilia una catena di persone e personaggi, in numero sempre crescente, disposti a mettersi dalla parte dei vincitori. I capimafia di fatto si sentirono nobilitati e vennero elevati al grado di “liberatori”. Ma la vera legittimazione venne con l'assegnazione dei comuni ai vecchi boss che si ritrovarono di nuovo padroni dei loro feudi e con la fascia tricolore posta di traverso sul petto: Don Calò ([[Calogero Vizzini]]) divenne sindaco di [[Villalba]], [[Salvatore Malta]] di Vallelunga, Genco Russo ([[Giuseppe Genco Russo]]) sovrintendente agli Affari Civili di Mussomeli e altri rivestirono incarichi ufficiali in diversi ambiti» <ref>da [https://docplayer.it/13342121-Dossier-mafia-servizi-segreti-una-storia-di-stragi-e-misteri-di-giorgio-bongiovanni.html ''Una storia di stragi e misteri''] di [[Giorgio Bongiovanni]], direttore di [http://www.antimafiaduemila.com/ Antimafia 2000] </ref>  
: «Dopo lo sbarco il loro primo incarico fu quello di mettere ordine, chi poteva farlo meglio di coloro che avevano sempre avuto un controllo serrato del territorio? In pochissimo tempo i padrini ripresero il comando e eliminarono con accanita sistematicità le decine di bande che infestavano l'isola, tutte tranne una: quella di Salvatore Giuliano, ricondotta sotto l'egida della famiglia di Montelepre, che controllava da giusta distanza la mitica azione rivoluzionaria del bandito. In men che non si dica venne a crearsi in Sicilia una catena di persone e personaggi, in numero sempre crescente, disposti a mettersi dalla parte dei vincitori. I capimafia di fatto si sentirono nobilitati e vennero elevati al grado di “liberatori”. Ma la vera legittimazione venne con l'assegnazione dei comuni ai vecchi boss che si ritrovarono di nuovo padroni dei loro feudi e con la fascia tricolore posta di traverso sul petto: Don Calò ([[Calogero Vizzini]]) divenne sindaco di [[Villalba]], [[Salvatore Malta]] di Vallelunga, Genco Russo ([[Giuseppe Genco Russo]]) sovrintendente agli Affari Civili di Mussomeli e altri rivestirono incarichi ufficiali in diversi ambiti» <ref>da [https://docplayer.it/13342121-Dossier-mafia-servizi-segreti-una-storia-di-stragi-e-misteri-di-giorgio-bongiovanni.html ''Una storia di stragi e misteri''] di [[Giorgio Bongiovanni]], direttore di [http://www.antimafiaduemila.com/ Antimafia 2000] </ref>  


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: ... Mentre Liggio si nascondeva a Catania, ricevette la visita di due capi dello spessore di Sa«lvatore Greco e Tommaso Buscetta... dovevano discutere della partecipazione della mafia a un colpo di Stato, il cosiddetto Golpe Borghese... si trattava di aderire ad un golpe militare che sarebbe partito da Roma... e il ruolo della mafia era di partecipare alle operazioni in Sicilia. Al momento stabilito, i mafiosi dovevano accompagnare nelle diverse prefetture della Sicilia, un personaggio che si sarebbe sostituito al prefetto. Il tramite con i golpisti era un mafioso palermitano... un certo Carlo Morana... un tipo un po'pazzo molto amico di Giuseppe Di Cristina... Si concluse di aderire al colpo di Stato... Mio fratello Giuseppe andò a Roma per incontrare il principe Valerio Borghese... Questi disse a mio fratello che voleva degli uomini per occupare le prefetture siciliane e imporre nuovi prefetti... e se qualcuno avesse fatto resistenza lo avrebbero dovuto immediatamente arrestare... Pippo ascoltò pazientemente ma quando il principe arrivò a parlare degli arresti ebbe un sussulto. Giuseppe replicò scandalizzato che noi mafiosi non ci mettiamo a fare arresti... che cose di polizia non le facciamo... noi non arrestiamo nessuno... Se dobbiamo ammazzare qualcuno va bene, ma servizi di polizia non se ne fanno. Valerio Borghese convenne che gli uomini d'onore non avrebbero fatto arresti... avrebbero appoggiato le azioni di forza necessarie, affiancando i giovani fascisti catanesi, palermitani e di altre città, che già sapevano cosa dovevano fare». <ref name="borghese">[http://nuke.alkemia.com/Home1/Lemafie/19701982MafiaeroinaeGolpeBorghese/tabid/753/Default.aspx Il golpe borghese]</ref>
: ... Mentre Liggio si nascondeva a Catania, ricevette la visita di due capi dello spessore di Sa«lvatore Greco e Tommaso Buscetta... dovevano discutere della partecipazione della mafia a un colpo di Stato, il cosiddetto Golpe Borghese... si trattava di aderire ad un golpe militare che sarebbe partito da Roma... e il ruolo della mafia era di partecipare alle operazioni in Sicilia. Al momento stabilito, i mafiosi dovevano accompagnare nelle diverse prefetture della Sicilia, un personaggio che si sarebbe sostituito al prefetto. Il tramite con i golpisti era un mafioso palermitano... un certo Carlo Morana... un tipo un po'pazzo molto amico di Giuseppe Di Cristina... Si concluse di aderire al colpo di Stato... Mio fratello Giuseppe andò a Roma per incontrare il principe Valerio Borghese... Questi disse a mio fratello che voleva degli uomini per occupare le prefetture siciliane e imporre nuovi prefetti... e se qualcuno avesse fatto resistenza lo avrebbero dovuto immediatamente arrestare... Pippo ascoltò pazientemente ma quando il principe arrivò a parlare degli arresti ebbe un sussulto. Giuseppe replicò scandalizzato che noi mafiosi non ci mettiamo a fare arresti... che cose di polizia non le facciamo... noi non arrestiamo nessuno... Se dobbiamo ammazzare qualcuno va bene, ma servizi di polizia non se ne fanno. Valerio Borghese convenne che gli uomini d'onore non avrebbero fatto arresti... avrebbero appoggiato le azioni di forza necessarie, affiancando i giovani fascisti catanesi, palermitani e di altre città, che già sapevano cosa dovevano fare». <ref name="borghese">[http://nuke.alkemia.com/Home1/Lemafie/19701982MafiaeroinaeGolpeBorghese/tabid/753/Default.aspx Il golpe borghese]</ref>


Borghese aveva offerto in cambio la revisione dei processi in atto, riferendosi soprattutto al '''processo Rimi'''<ref name="senzamemoria">[http://archive.is/iVmG da www.senzamemoria.com]</ref> (che aveva già visto la condanna di Filippo e Vincenzo Rimi), proprio per questo si cercò di coinvolgere anche Gaetano Badalamenti, che aveva a cuore la sorte dei due Rimi Salvatore Greco “Cicchiteddu”, Salvatore Riina, Gerlando Alberti e Giuseppe Calderone incontrarono a Milano Badalamenti spiegando quanto loro proposto dai [[Fascismo|fascisti]] di Borghese.
Borghese aveva offerto in cambio la revisione dei processi in atto, riferendosi soprattutto al '''processo Rimi''' <ref name="senzamemoria">[http://archive.is/iVmG da www.senzamemoria.com]</ref> (che aveva già visto la condanna di Filippo e Vincenzo Rimi), proprio per questo si cercò di coinvolgere anche Gaetano Badalamenti, che aveva a cuore la sorte dei due Rimi Salvatore Greco “Cicchiteddu”, Salvatore Riina, Gerlando Alberti e Giuseppe Calderone incontrarono a Milano Badalamenti spiegando quanto loro proposto dai [[Fascismo|fascisti]] di Borghese.


Al termine dell'incontro la mafia decise di rifiutare l'offerta ma la famiglia mafiosa di Alcamo si interessò autonomamente del progetto di “golpe”, tanto che Natale Rimi, figlio di Vincenzo Rimi, a cui importava la revisione del processo a carico del padre e del fratello, era tra coloro che nella notte tra il [[7 dicembre|7]] e l'[[8 dicembre]] [[1970]] si recarono a prendere le armi in una caserma militare di Roma (dettaglio stato riferito a Buscetta da Gaetano Badalamenti). Nonostante il “golpe” non fu mai messo in atto, le circostanze esposte da Buscetta coincidono con quelle di Antonino Calderone.
Al termine dell'incontro la mafia decise di rifiutare l'offerta ma la famiglia mafiosa di Alcamo si interessò autonomamente del progetto di “golpe”, tanto che Natale Rimi, figlio di Vincenzo Rimi, a cui importava la revisione del processo a carico del padre e del fratello, era tra coloro che nella notte tra il [[7 dicembre|7]] e l'[[8 dicembre]] [[1970]] si recarono a prendere le armi in una caserma militare di Roma (dettaglio stato riferito a Buscetta da Gaetano Badalamenti). Nonostante il “golpe” non fu mai messo in atto, le circostanze esposte da Buscetta coincidono con quelle di Antonino Calderone.
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Il dossier pubblicato dagli [[Dossier Casarrubea Cereghino|storici Casarrubea e Cereghino]] <ref>[http://montagna-longa.noblogs.org/gallery/68/Dossier%20Casarrubea%20e%20Cereghino%20su%20Stati%20Uniti,%20eversione%20nera%20e%20guerra%20al%20comunismo%20in%20Italia%201943%20-%201947.pdf  Dossier Casarrubea Cereghino] </ref> dimostra che esiste un filo logico che lega numerosi oscuri episodi verificatori dall'8 settembre 1943 in poi. Episodi troppo a lungo trascurati sia dalla "sinistra" [[Italia|italiana]] che da molti storici.
Il dossier pubblicato dagli [[Dossier Casarrubea Cereghino|storici Casarrubea e Cereghino]] <ref>[http://montagna-longa.noblogs.org/gallery/68/Dossier%20Casarrubea%20e%20Cereghino%20su%20Stati%20Uniti,%20eversione%20nera%20e%20guerra%20al%20comunismo%20in%20Italia%201943%20-%201947.pdf  Dossier Casarrubea Cereghino] </ref> dimostra che esiste un filo logico che lega numerosi oscuri episodi verificatori dall'8 settembre 1943 in poi. Episodi troppo a lungo trascurati sia dalla "sinistra" [[Italia|italiana]] che da molti storici.
==Note==
==Note==
<references/>
<references/>
== Bibliografia ==
== Bibliografia ==
*[[Ezio Taddei]], ''Il "caso" Tresca'', 2006
*[[Ezio Taddei]], ''Il "caso" Tresca'', 2006
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*'''[https://web.archive.org/web/20070927234026/http://www.liberalfondazione.it/archivio/fl/numero04/verita.htm  Tutta la verità sul caso Tresca di Mauro Canali]''' <ref>Mauro Canali è fra gli autori accreditati dal SISDE per i suoi lavori che spesso ne riportano stralci sul sito.</ref>
*'''[https://web.archive.org/web/20070927234026/http://www.liberalfondazione.it/archivio/fl/numero04/verita.htm  Tutta la verità sul caso Tresca di Mauro Canali]''' <ref>Mauro Canali è fra gli autori accreditati dal SISDE per i suoi lavori che spesso ne riportano stralci sul sito.</ref>
*[http://archive.is/fSwtU Mario Scelba: padre della Repubblica o regista di trame? I documenti che qui si presentano, di cui alcuni sottratti di recente al segreto di Stato, aiutano a rispondere di Carlo Ruta]
*[http://archive.is/fSwtU Mario Scelba: padre della Repubblica o regista di trame? I documenti che qui si presentano, di cui alcuni sottratti di recente al segreto di Stato, aiutano a rispondere di Carlo Ruta]
*[http://archive.is/qzja4 Documenti statunitensi e italiani sulla banda Giuliano, la Decima Mas e il neofascismo in Sicilia di Giuseppe Casarrubea].<ref> «Dalle centinaia di documenti rinvenuti nel 1997 dallo storico Aldo Sabino Giannuli presso l'archivio dell'Ufficio Affari Riservati di Federico Umberto D'Amato (noto anche come archivio del Servizio informazioni e sicurezza, Sis), apprendiamo che negli anni 1944 - 1947 la banda di Salvatore Giuliano è direttamente collegata ai gruppi eversivi neofascisti, monarchici e antibolscevichi, in particolare romani e meridionali (cfr. Aldo Sabino Giannuli, Salvatore Giuliano, un bandito fascista, rivista Libertaria, anno 5, n. 4, ottobre - dicembre 2003, pp. 48 - 58). Sul tema, citiamo di seguito alcuni documenti: ecc.» (da [http://archive.is/qzja4 ''Documenti statunitensi e italiani sulla banda Giuliano, la Decima Mas e il neofascismo in Sicilia''] di Giuseppe Casarrubea).</ref>
*[http://archive.is/qzja4 Documenti statunitensi e italiani sulla banda Giuliano, la Decima Mas e il neofascismo in Sicilia di Giuseppe Casarrubea]. <ref>«Dalle centinaia di documenti rinvenuti nel 1997 dallo storico Aldo Sabino Giannuli presso l'archivio dell'Ufficio Affari Riservati di Federico Umberto D'Amato (noto anche come archivio del Servizio informazioni e sicurezza, Sis), apprendiamo che negli anni 1944 - 1947 la banda di Salvatore Giuliano è direttamente collegata ai gruppi eversivi neofascisti, monarchici e antibolscevichi, in particolare romani e meridionali (cfr. Aldo Sabino Giannuli, Salvatore Giuliano, un bandito fascista, rivista Libertaria, anno 5, n. 4, ottobre - dicembre 2003, pp. 48 - 58). Sul tema, citiamo di seguito alcuni documenti: ecc.» (da [http://archive.is/qzja4 ''Documenti statunitensi e italiani sulla banda Giuliano, la Decima Mas e il neofascismo in Sicilia''] di Giuseppe Casarrubea).</ref>
*[http://archive.is/iEt50 Lettera di Salvatore Giuliano a "La Voce di Sicilia", 31 agosto 1947, e commento-risposta di Girolamo Li Causi]
*[http://archive.is/iEt50 Lettera di Salvatore Giuliano a "La Voce di Sicilia", 31 agosto 1947, e commento-risposta di Girolamo Li Causi]
*[https://web.archive.org/web/20070927003401/http://www.romacivica.net/anpiroma/rendina.pdf Biografia Peter Tompkins]
*[https://web.archive.org/web/20070927003401/http://www.romacivica.net/anpiroma/rendina.pdf Biografia Peter Tompkins]
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