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== L'utopia prima di Moro == | == L'utopia prima di Moro == | ||
Uno dei primi esempi di quelle teorie, che da Moro in poi si chiameranno utopie, è stata ''La repubblica'' di [[Platone]]. In quest'opera vengono delineati i tratti principali di una comunità | Uno dei primi esempi di quelle teorie, che da Moro in poi si chiameranno utopie, è stata ''La repubblica'' di [[Platone]]. In quest'opera vengono delineati i tratti principali di una comunità ideale in cui regna la pace e la [[giustizia sociale|giustizia]]. Secondo molti studiosi "tracce" di utopia si possono riscontrare anche in alcune opere di [[Aristofane]], [[Plutarco]], [[Ovidio]] e [[Orazio]]. | ||
== L'utopia di Moro == | == L'utopia di Moro == | ||
In l'''[[Utopia (romanzo)|Utopia]]'' (''Libellus vere aureus, nec minus salutaris quam festivus de optimo rei publicae statu, deque nova insula Utopia'' è il titolo completo), [[Tommaso Moro]] vagheggia l'abolizione della [[La proprietà |proprietà | In l'''[[Utopia (romanzo)|Utopia]]'' (''Libellus vere aureus, nec minus salutaris quam festivus de optimo rei publicae statu, deque nova insula Utopia'' è il titolo completo), [[Tommaso Moro]] vagheggia l'abolizione della [[La proprietà |proprietà privata]], la tolleranza religiosa e una vita ideale per i cittadini, in cui essi hanno molto tempo da dedicare ai propri piaceri. Non è ben chiaro se Moro intenda l'utopia come «regno perfetto della felicità» o «luogo inesistente» oppure entrambi. | ||
== Il dopo Moro == | == Il dopo Moro == | ||
Subito dopo l'[[utopia (romanzo)|Utopia]] di [[Tommaso Moro]], viene pubblicato ''[[La Città | Subito dopo l'[[utopia (romanzo)|Utopia]] di [[Tommaso Moro]], viene pubblicato ''[[La Città del Sole]]'' ([[1602]]) di [[Tommaso Campanella]], ''[[La Nuova Atlantide]]'' ([[1622]]) di [[Francesco Bacone]], ''[[Novae Solymae libri sex]]'' ([[1648]]) di [[Samuel Gott]] e altri minori. | ||
== L'utopia sociale e politica == | == L'utopia sociale e politica == | ||
[[File:Charles Fourier.gif|thumb|left|140 px|[[Charles Fourier]]]] | [[File:Charles Fourier.gif|thumb|left|140 px|[[Charles Fourier]]]] | ||
Alcune opere successive a quella di Moro auspicavano una sorta di [[comunismo]] idealistico. Tra questi: ''[[Viaggio in Icaria]]'' ([[1840]]) di [[Etienne Cabet]], ''[[La Razza Futura]]'' ([[1871]]) di [[Edward Bulwer-Lytton]] e ''[[Notizie da Nowhere]]'' ([[1890]]) di [[William Morris]]. | Alcune opere successive a quella di Moro auspicavano una sorta di [[comunismo]] idealistico. Tra questi: ''[[Viaggio in Icaria]]'' ([[1840]]) di [[Etienne Cabet]], ''[[La Razza Futura]]'' ([[1871]]) di [[Edward Bulwer-Lytton]] e ''[[Notizie da Nowhere]]'' ([[1890]]) di [[William Morris]]. | ||
Col passare del tempo la parola utopia assume il significato di "chimera", "impossibile", "irrealizzabile", ecc. Al contempo l'utopia diviene anche una critica della realtà, assumendo le caratteristiche di un'idea tesa al raggiungimento della felicità | Col passare del tempo la parola utopia assume il significato di "chimera", "impossibile", "irrealizzabile", ecc. Al contempo l'utopia diviene anche una critica della realtà, assumendo le caratteristiche di un'idea tesa al raggiungimento della felicità dei popoli. Questa idealizzazione ha portato allo sviluppo di una sorta di socialismo idealistico, che [[Karl Marx|Marx]] definisce [[socialismo utopistico]], considerato precursore del [[comunismo]] e dell'[[anarchismo]], e di cui si possono ricordare le opere di [[Robert Owen]], [[Saint-Simon]], [[Fourier]] e altri minori. | ||
== Ideologia e utopia == | == Ideologia e utopia == | ||
Il concetto di utopia viene ripreso nel [[XX secolo]] da [[Karl Mannheim]], teorico della «sociologia della conoscenza», nel suo saggio ''Ideologia e utopia'' pubblicato inizialmente nel 1929 e diffusosi nei decenni successivi. Qui l'utopia viene vista quasi come motore dell'ideologia, come una verità | Il concetto di utopia viene ripreso nel [[XX secolo]] da [[Karl Mannheim]], teorico della «sociologia della conoscenza», nel suo saggio ''Ideologia e utopia'' pubblicato inizialmente nel 1929 e diffusosi nei decenni successivi. Qui l'utopia viene vista quasi come motore dell'ideologia, come una verità prematura. Una visione è utopica quando è in contraddizione con il presente. Ma solitamente la definizione di cosa sia oggi utopico viene data da chi oggi è al potere. | ||
== Utopia ed utopismo == | == Utopia ed utopismo == | ||
La proposta romanzata di una società | La proposta romanzata di una società radicalmente diversa da quella esistente ('''utopia''') può essere concettualmente distinta dall'azione organizzativa per la realizzazione di un diverso ordine sociale ('''utopismo'''). Mentre l''''utopia''' non ha mai suscitato aspre opposizioni (nemmeno da parte del potere costituito), l''''utopismo''' ha sollecitato, soprattutto dopo la rivoluzione francese e ancor più dopo quella russa, una reazione diffusa. Nei secoli XIX e XX, parallelamente al discorso utopico, si snoda senza soluzione di continuità un'opposizione critica che coinvolge pensatori di ogni tendenza: conservatori che temono venga turbato l'ordine esistente, moderati illuminati consapevoli dell'esistenza di forze innovative inarrestabili seppure pericolose, progressisti e rivoluzionari gelosi del loro progetto di mutamento e avversari accaniti di quelli altrui. | ||
== L'utopismo di Pierre Joseph Proudhon == | == L'utopismo di Pierre Joseph Proudhon == | ||
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Colui che la storia ci ha consegnato come il più importante utopista anarchico è [[Pierre Joseph Proudhon]], il quale, tuttavia, ci appare per molti versi meno utopista di chi lo utopista lo definiva (a cominciare da [[Karl Marx|Marx]]): | Colui che la storia ci ha consegnato come il più importante utopista anarchico è [[Pierre Joseph Proudhon]], il quale, tuttavia, ci appare per molti versi meno utopista di chi lo utopista lo definiva (a cominciare da [[Karl Marx|Marx]]): | ||
: «Guai, dice [[Pierre Joseph Proudhon|Proudhon]], se arrivassimo a un tipo di società | : «Guai, dice [[Pierre Joseph Proudhon|Proudhon]], se arrivassimo a un tipo di società dove non ci fossero più contraddizioni, non ci fossero più conflitti, in cui tutti gli esseri fossero soddisfatti: verrebbe a mancare l'attenzione verso soluzioni migliori, l'attenzione verso il perfezionamento continuo della società. [[Pierre Joseph Proudhon|Proudhon]], quindi, è senz'altro un critico del perfettismo, un critico del messianismo rivoluzionario, vale a dire dell'idea che qui ed ora, sulla terra, sia possibile trovare una organizzazione sociale tale per cui tutte le imperfezioni della condizione umana e tutte le imperfezioni della vita in comune siano, quasi magicamente, eliminate. Da questo punto di vista, [[Pierre Joseph Proudhon|Proudhon]] è senz'altro assai poco utopista. È molto più utopista [[Karl Marx|Marx]], proprio perché la meta finale di [[Pierre Joseph Proudhon|Proudhon]] e il modello di società che aveva in mente, tutto sommato, era un modello abbastanza realistico, che si basava su due idee fondamentali: | ||
:1) il mutualismo e l'autogestione | :1) il mutualismo e l'autogestione | ||
:2) l'idea del federalismo». | :2) l'idea del federalismo». | ||
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[[File:Anarchy symbol neat.png|thumb|130px|L'anarchia non è utopia]] | [[File:Anarchy symbol neat.png|thumb|130px|L'anarchia non è utopia]] | ||
: «Le [[utopia|utopie]] autoritarie del XIX secolo, sono principalmente responsabili dell'atteggiamento antiutopistico prevalente tra gli intellettuali di oggi. Ma le utopie non hanno sempre descritto società | : «Le [[utopia|utopie]] autoritarie del XIX secolo, sono principalmente responsabili dell'atteggiamento antiutopistico prevalente tra gli intellettuali di oggi. Ma le utopie non hanno sempre descritto società irreggimentate, stati centralizzati e nazioni di robot. Tahiti di [[Denis Diderot|Diderot]] o Notizie di [[William Morris|Morris]] ci hanno presentato utopie in cui gli uomini erano liberi da costrizione sia fisica che morale, in cui essi lavoravano non per necessità o per un senso di dovere ma perché trovavano il lavoro un'attività piacevole, in cui l'amore non conosceva leggi ed in cui ogni uomo era un artista. Le utopie sono state spesso progetti di società che funzionavano meccanicamente, strutture morte da economisti, politicanti e moralisti; ma esse sono anche stati i sogni viventi di poeti.» ([[Maria Luisa Berneri]], ''Journey through Utopia'') | ||
Nonostante il pensiero comune l'[[anarchia]] non è un'utopia (nell'accezione di progetto irrealizzabile). Innanzitutto, per gran parte della sua storia l'umanità | Nonostante il pensiero comune l'[[anarchia]] non è un'utopia (nell'accezione di progetto irrealizzabile). Innanzitutto, per gran parte della sua storia l'umanità è vissuta senza alcuna '''archia''' (inteso come “potere”, “dominio”), poi, anche in epoche successive, vi sono state numerose esperienze anarchiche (vedi, per esempio, [[Ucraina libertaria]] e [[la Rivoluzione spagnola (1936-39)|Rivoluzione spagnola]]), infine, l'anarchico può vivere immediatamente, seppur con i limiti e le contraddizioni che naturalmente si ingenerano in un [[capitalismo|sistema capitalistico]], il suo [[Anarchia#Anarchia e anarchismo| essere anarchico]]. | ||
==Citazioni== | ==Citazioni== |