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Mario Moret nasce a Vittorio Veneto (TV) il [[29 maggio]] [[1904]] da Tiziano e Luigia Piccin. Impiegato in diversi ambiti lavorativi (impiegato, libraio, antiquario viaggiante..), diventa socialista e aderisce al PCd'I, diventandone fiduciario della sezione giovanile vittoriese, anche se in maniera clandestina ed autonoma dopo lo scioglimento del partito dal regime fascista. | Mario Moret nasce a Vittorio Veneto (TV) il [[29 maggio]] [[1904]] da Tiziano e Luigia Piccin. Impiegato in diversi ambiti lavorativi (impiegato, libraio, antiquario viaggiante..), diventa socialista e aderisce al PCd'I, diventandone fiduciario della sezione giovanile vittoriese, anche se in maniera clandestina ed autonoma dopo lo scioglimento del partito dal regime fascista. | ||
Sempre molto partecipe nei quadri delle attività | Sempre molto partecipe nei quadri delle attività di partito, corrisponde per "l'Unità " sotto pseudonimo di ''Elio''. Lascia il partito nel marzo del [[1925]] e riporta la sua prima condanna a 40 giorni di arresto (sentenza della R. Pretura di Vittorio Veneto [[24 novembre]] [[1925]]) per aver «indotto dei giovani, in occasione di una festa patriottica, ad esporre la bandiera rossa nei giardini pubblici ed a dipingere emblemi sovietici sulla facciata del municipio». | ||
Ripetutamente arrestato e tenuto sotto vigilanza dalle forze dell'ordine dal [[1927]] al [[1930]], viene assegnato al confino di polizia con delibera datata [[19 febbraio]] [[1931]] e tradotto a Dorgali ([[Storia dell'anarchismo sardo|Sardegna]]) il [[27 marzo]]. Il [[2 settembre]] del [[1932]] viene trasferito a Ventotene, per poi essere rimpatriato a Vittorio Veneto il [[13 dicembre]], dove viene messo sotto stretta sorveglianza. In data [[19 aprile]] [[1937]] la Commissione provinciale lo destina nuovamente al confino politico a causa della sua indomita ribellione al regime e giunge nella colonia di Tremiti il [[10 maggio]]. Un rapporto della prefettura di Foggia del [[23 ottobre]] [[1937]] rende pubblico che anche al confino gli atteggiamenti e le manifestazioni di Moret sono sistematicamente oppositive al regime [[fascista]], tanto che gli viene proibito ripetutamente anche la libera uscita. Il [[27 settembre]] [[1941]] viene trasferito a Limosano (CB), dove resta confinato fino al [[20 aprile]] [[1942]] per essere il giorno successivo rimpatriato a Treviso. | Ripetutamente arrestato e tenuto sotto vigilanza dalle forze dell'ordine dal [[1927]] al [[1930]], viene assegnato al confino di polizia con delibera datata [[19 febbraio]] [[1931]] e tradotto a Dorgali ([[Storia dell'anarchismo sardo|Sardegna]]) il [[27 marzo]]. Il [[2 settembre]] del [[1932]] viene trasferito a Ventotene, per poi essere rimpatriato a Vittorio Veneto il [[13 dicembre]], dove viene messo sotto stretta sorveglianza. In data [[19 aprile]] [[1937]] la Commissione provinciale lo destina nuovamente al confino politico a causa della sua indomita ribellione al regime e giunge nella colonia di Tremiti il [[10 maggio]]. Un rapporto della prefettura di Foggia del [[23 ottobre]] [[1937]] rende pubblico che anche al confino gli atteggiamenti e le manifestazioni di Moret sono sistematicamente oppositive al regime [[fascista]], tanto che gli viene proibito ripetutamente anche la libera uscita. Il [[27 settembre]] [[1941]] viene trasferito a Limosano (CB), dove resta confinato fino al [[20 aprile]] [[1942]] per essere il giorno successivo rimpatriato a Treviso. | ||
Dopo l'[[8 settembre]] [[1943]] partecipa attivamente alla [[Gli anarchici e la resistenza antifascista|Resistenza]] entrando in clandestinità. Il suo compito è di fare da tramite tra il CLN e le brigate partigiane della zona, un lavoro pericoloso che lo porta a rischiare la vita diverse volte. Alla liberazione lo troviamo membro del CLN di Vittorio Veneto ma in [[anarchia|posizioni anarchiche]], tanto è vero che rifiuterà | Dopo l'[[8 settembre]] [[1943]] partecipa attivamente alla [[Gli anarchici e la resistenza antifascista|Resistenza]] entrando in clandestinità. Il suo compito è di fare da tramite tra il CLN e le brigate partigiane della zona, un lavoro pericoloso che lo porta a rischiare la vita diverse volte. Alla liberazione lo troviamo membro del CLN di Vittorio Veneto ma in [[anarchia|posizioni anarchiche]], tanto è vero che rifiuterà diverse offerte di cariche pubbliche e in più occasioni denuncerà ogni forma di potere istituzionale, dal momento che riteneva lo [[Stato]] la vera minaccia alla realizzazione della vera [[libertà]] e della [[giustizia sociale]]. | ||
Da anarchico, riprende la sua attività | Da anarchico, riprende la sua attività di propaganda sia su argomenti locali che nazionali attraverso il volantinaggio e la diffusione di manifesti improntati verso un'ideologia antiautoritaria. | ||
Negli ultimi anni della sua vita, sebbene un male lo costringa a lunghe assenze, trova conforto nei compagni (in particolare [[Aldo Pontiggia]]) e nel vedere il sorgere di gruppi anarchici giovanili nell'intera area della pedemontana da Vittorio Veneto a Valdobbiadene . | Negli ultimi anni della sua vita, sebbene un male lo costringa a lunghe assenze, trova conforto nei compagni (in particolare [[Aldo Pontiggia]]) e nel vedere il sorgere di gruppi anarchici giovanili nell'intera area della pedemontana da Vittorio Veneto a Valdobbiadene . |