Narodnaja Volja: differenze tra le versioni

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Il [[5 febbraio]] [[1880]] «Volontà  del Popolo» attaccò il Palazzo d'Inverno approfittando di un suo militante, Stepan Chalturin, che nel settembre [[1879]] era riuscito a farsi assumere come ebanista sotto falsa identità  di Batičkov. Questo fu il '''quarto''' tentativo messo in piedi dai populisti. Inizialmente Chalturin pensava di uccidere lo Zar a colpi d'ascia non appena ne fosse capitata l'occasione, però il Comitato esecutivo rifiutò la proposta e optò per il "solito" attentato dinamitardo. Probabilmente Chalturin non riuscì a procurarsi una quantità  di esplosivo sufficiente, per questo la carica che piazzò nella stanza da pranzo creò abbastanza danni ma senza riuscire ad uccidere alcun famigliare dello zar. Inoltre, al momento dell'esplosione, lo zar non era nemmeno presente a pranzo in quanto in leggero ritardo. Nel panico che ne seguì gli autori materiali dell'attentato fuggirono.  
Il [[5 febbraio]] [[1880]] «Volontà  del Popolo» attaccò il Palazzo d'Inverno approfittando di un suo militante, Stepan Chalturin, che nel settembre [[1879]] era riuscito a farsi assumere come ebanista sotto falsa identità  di Batičkov. Questo fu il '''quarto''' tentativo messo in piedi dai populisti. Inizialmente Chalturin pensava di uccidere lo Zar a colpi d'ascia non appena ne fosse capitata l'occasione, però il Comitato esecutivo rifiutò la proposta e optò per il "solito" attentato dinamitardo. Probabilmente Chalturin non riuscì a procurarsi una quantità  di esplosivo sufficiente, per questo la carica che piazzò nella stanza da pranzo creò abbastanza danni ma senza riuscire ad uccidere alcun famigliare dello zar. Inoltre, al momento dell'esplosione, lo zar non era nemmeno presente a pranzo in quanto in leggero ritardo. Nel panico che ne seguì gli autori materiali dell'attentato fuggirono.  


Due giorni dopo l'ultimo attacco fallito, Narodnaja Volja pubblicò una dichiarazione che esprimeva il proprio rammarico: «Avvertiamo ancora una volta l'imperatore che proseguiremo la lotta fino a che non si dimette dal suo potere a beneficio del popolo. Fino a quando non affiderà  il compito di riorganizzare le istituzioni ad una Assemblea costituente»<ref>Hélène Carrère d'Encausse, ''Alexandre II'', pag. 424.</ref>. L'attacco rivelò anche l'insicurezza perenne in cui viveva la famiglia imperiale e qualcuno pensò che dietro potesse esserci un complotto ordito dai nobili (alcuni arrivarono al punto di includere tra i mandanti Konstantin Nikolaevič, il fratello dello Zar). Ovviamente Narodnaja Volja negò fortemente l'idea complottista e rivendicò la paternità  dell'azione compiuta da Khalturine. Il [[19 febbraio]], alcuni giornali stranieri riportano che la notizia che Alessandro II avrebbe l'intenzione di elaborare una nuova costituzione per celebrare il 25° anniversario della sua ascesa al trono. I flebili entusiasmi si ruppero quando fu eletto come ministro dell'interno il militare Michail Loris-Melikov, che annunciò l'inizio della «dittatura del cuore e dello spirito».  
Due giorni dopo l'ultimo attacco fallito, Narodnaja Volja pubblicò una dichiarazione che esprimeva il proprio rammarico: «Avvertiamo ancora una volta l'imperatore che proseguiremo la lotta fino a che non si dimette dal suo potere a beneficio del popolo. Fino a quando non affiderà  il compito di riorganizzare le istituzioni ad una Assemblea costituente» <ref>Hélène Carrère d'Encausse, ''Alexandre II'', pag. 424.</ref>. L'attacco rivelò anche l'insicurezza perenne in cui viveva la famiglia imperiale e qualcuno pensò che dietro potesse esserci un complotto ordito dai nobili (alcuni arrivarono al punto di includere tra i mandanti Konstantin Nikolaevič, il fratello dello Zar). Ovviamente Narodnaja Volja negò fortemente l'idea complottista e rivendicò la paternità  dell'azione compiuta da Khalturine. Il [[19 febbraio]], alcuni giornali stranieri riportano che la notizia che Alessandro II avrebbe l'intenzione di elaborare una nuova costituzione per celebrare il 25° anniversario della sua ascesa al trono. I flebili entusiasmi si ruppero quando fu eletto come ministro dell'interno il militare Michail Loris-Melikov, che annunciò l'inizio della «dittatura del cuore e dello spirito».  


Un '''quinto''' attentato fu organizzato da [[Andrej Želiabov]] per il [[16 agosto]] [[1880]] a San Pietroburgo, sul ponte Kamenny, lungo il tragitto che dal Palazzo d'Inverno conduceva alla stazione ferroviaria di Tsarskoe Selo. L'attentato fallì per mancata sincronizzazione tra i militanti; parte dell'esplosivo fu perso nelle acque del fiume e ritrovato un anno più tardi.
Un '''quinto''' attentato fu organizzato da [[Andrej Želiabov]] per il [[16 agosto]] [[1880]] a San Pietroburgo, sul ponte Kamenny, lungo il tragitto che dal Palazzo d'Inverno conduceva alla stazione ferroviaria di Tsarskoe Selo. L'attentato fallì per mancata sincronizzazione tra i militanti; parte dell'esplosivo fu perso nelle acque del fiume e ritrovato un anno più tardi.
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