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Discepolo di [[Theodor Adorno]], Marcuse rielabora le tematiche [[Hegel|hegeliane]] e [[marxismo|marxiste]] che lo portano ad una teorizzazione del cosiddetto pensiero-negativo, cioè a porre in primo piano il momento negativo della [https://www.anarcopedia.org/index.php/Hegel#La_Dialettica_hegeliana dialettica hegeliana]. Da qui la critica alla società repressiva, all'alienazione del lavoro (sia dei paesi socialisti che di quelli [[capitalismo|capitalistici]]), al consumismo e alla convinzione che la [[rivoluzione]] non possa più essere opera della classe operaia (oramai integrata ampiamente nel sistema) ma solo da “coloro che sono senza speranza”, cioè gli emarginati, le minoranze e in generale da tutti i non integrati nel sistema. | Discepolo di [[Theodor Adorno]], Marcuse rielabora le tematiche [[Hegel|hegeliane]] e [[marxismo|marxiste]] che lo portano ad una teorizzazione del cosiddetto pensiero-negativo, cioè a porre in primo piano il momento negativo della [https://www.anarcopedia.org/index.php/Hegel#La_Dialettica_hegeliana dialettica hegeliana]. Da qui la critica alla società repressiva, all'alienazione del lavoro (sia dei paesi socialisti che di quelli [[capitalismo|capitalistici]]), al consumismo e alla convinzione che la [[rivoluzione]] non possa più essere opera della classe operaia (oramai integrata ampiamente nel sistema) ma solo da “coloro che sono senza speranza”, cioè gli emarginati, le minoranze e in generale da tutti i non integrati nel sistema. | ||
In "Eros e civiltà " il pensatore tedesco formula l'idea di una società “liberata” in aperta polemica con alcune tesi di [[Sigmund Freud|Freud]]. Per quest'ultimo infatti la storia dell'uomo è storia della sua [[repressione]]; ciò nel preciso senso che la cultura e la [[civiltà ]] sono state possibili e sopravvivono solo grazie a costrizioni sociali e biologiche sopportate dai singoli [[individuo|individui]]. | In "Eros e civiltà " il pensatore tedesco formula l'idea di una società “liberata” in aperta polemica con alcune tesi di [[Sigmund Freud|Freud]]. Per quest'ultimo infatti la storia dell'uomo è storia della sua [[repressione]]; ciò nel preciso senso che la cultura e la [[civiltà]] sono state possibili e sopravvivono solo grazie a costrizioni sociali e biologiche sopportate dai singoli [[individuo|individui]]. | ||
La [[repressione]] degli istinti e la trasformazione del principio del piacere in principio della realtà sono i presupposti necessari alla civiltà; e il progresso è frutto di duro lavoro. | La [[repressione]] degli istinti e la trasformazione del principio del piacere in principio della realtà sono i presupposti necessari alla civiltà; e il progresso è frutto di duro lavoro. | ||
Scrive Marcuse a proposito: «Il convincimento che una civiltà non repressiva sia impossibile, è una pietra angolare della costruzione teorica freudiana». | Scrive Marcuse a proposito: «Il convincimento che una civiltà non repressiva sia impossibile, è una pietra angolare della costruzione teorica freudiana». | ||
Per Marcuse, invece, una [[civiltà ]] può vivere anche senza [[repressione]]. | Per Marcuse, invece, una [[civiltà]] può vivere anche senza [[repressione]]. | ||
Poiché il progresso tecnologico ha generato le premesse per la liberazione della società dall'obbligo del lavoro, per una dilatazione del tempo libero: «Il regno della libertà, espandendosi sempre di più, diventa veramente il regno del gioco, del libero gioco delle facoltà individuali». | Poiché il progresso tecnologico ha generato le premesse per la liberazione della società dall'obbligo del lavoro, per una dilatazione del tempo libero: «Il regno della libertà, espandendosi sempre di più, diventa veramente il regno del gioco, del libero gioco delle facoltà individuali». | ||
Ma l'[[utopia|Utopia]], ormai tecnicamente possibile, resta inafferrabile. | Ma l'[[utopia|Utopia]], ormai tecnicamente possibile, resta inafferrabile. |