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Rientrato in [[Italia]], dopo l'attentato di [[Bruno Filippi]] al Teatro di Milano del [[1921]], la [[repressione]] anti-anarchica lo costringe alla fuga in [[Russia]], dove, sempre come delegato dell'[[USI]], partecipa all'internazionale sindacale ''Profintern'' (Internazionale Rossa dei Sindacati del Lavoro); il rapporto tra gli [[anarco-sindacalisti]] e i leader comunisti sono molto tesi, il ''Profintern'' nega ogni [[autonomia]] al [[sindacato]] e gli arresti sono abbastanza numerosi. Grazie alla protesta formale da parte di [[Emma Goldman]] e [[Alexander Berkman]], Ghezzi ed altri compagni vengono rilasciati. | Rientrato in [[Italia]], dopo l'attentato di [[Bruno Filippi]] al Teatro di Milano del [[1921]], la [[repressione]] anti-anarchica lo costringe alla fuga in [[Russia]], dove, sempre come delegato dell'[[USI]], partecipa all'internazionale sindacale ''Profintern'' (Internazionale Rossa dei Sindacati del Lavoro); il rapporto tra gli [[anarco-sindacalisti]] e i leader comunisti sono molto tesi, il ''Profintern'' nega ogni [[autonomia]] al [[sindacato]] e gli arresti sono abbastanza numerosi. Grazie alla protesta formale da parte di [[Emma Goldman]] e [[Alexander Berkman]], Ghezzi ed altri compagni vengono rilasciati. | ||
Nel [[1922]] si reca in [[Germania]] e partecipa alla costituzione dell'[[Associazione Internazionale dei Lavoratori (anarco-sindacalista)|AIT-anarcosindacalista]]. Arrestato in [[Germania]], il governo italiano ne chiede l'estradizione per terrorismo, ma una massiccia campagna di [[solidarietà ]] organizzata dall'avvocato Michel Frenckel gli evita la galera italiana, anche grazie al Ministro degli Esteri russo Narkomindel che certificherà la sua cittadinanza russa. Tra il [[1923]] e il [[1926]] lavora in una comunità agricola di Jalta (Russia) e sviluppa contatti con anarchici stranieri. Nel [[1926]] va a lavorare a Mosca come operaio, mantenendo i contatti con il movimento anarchico che operava in condizioni di semiclandestinità . Diventa amico in particolare di [[Nikolaj Lazarevic]] e [[Pierre Pascal]]. | Nel [[1922]] si reca in [[Germania]] e partecipa alla costituzione dell'[[Associazione Internazionale dei Lavoratori (anarco-sindacalista)|AIT-anarcosindacalista]]. Arrestato in [[Germania]], il governo italiano ne chiede l'estradizione per terrorismo, ma una massiccia campagna di [[solidarietà ]] organizzata dall'avvocato Michel Frenckel gli evita la galera italiana, anche grazie al Ministro degli Esteri russo Narkomindel che certificherà la sua cittadinanza russa. Tra il [[1923]] e il [[1926]] lavora in una comunità agricola di Jalta (Russia) e sviluppa contatti con anarchici stranieri. Nel [[1926]] va a lavorare a Mosca come operaio, mantenendo i contatti con il movimento anarchico che operava in condizioni di semiclandestinità. Diventa amico in particolare di [[Nikolaj Lazarevic]] e [[Pierre Pascal]]. | ||
Con il filosofo [[Alexei Borovoi]] si unisce al gruppo del museo [[Kropotkin]], che rimarrà attivo sino al [[1928]] e da cui sorgeranno due tendenze: gli ideologi e gli [[anarchismo mistico|anarcomistici]] guidati da [[Alexei Solonovitx]]. Alcuni fuoriusciti dal Museo Kropotkin fondano una nuova sezione della [[Croce Nera Anarchica]]; Ghezzi si occupa della gestione delle donazioni provenienti dall'estero. Tra il [[1929]] e il [[1930]], come risultato di una nuova ondata di arresti, l'anarchico milanese è accusato di attività controrivoluzionarie e di essere un «agente dell'ambasciata fascista»; il [[31 maggio]] [[1929]], vittima della [[repressione]] sovietica dell'autocrate Stalin, viene internato per tre anni a Suzdal', dove si ammala di tubercolosi rischiando la morte: alcuni amici e compagni ([[Nikolaj Lazarevic]], [[Luigi Fabbri]], [[Piere Monatte]], [[Ugo Fedeli]], [[Panaït Istrati]], [[Boris Souvarine]] e [[Jacques Mesnil]]) presentano allora una petizione in [[Francia]] e [[Svizzera]] <ref>La petizione è inviata allo scrittore [[Maksim Gor'kij]] perché interceda con Stalin</ref>, firmata pure da [[Romain Rolland]], ma i sovietici rispondono ancora una volta che Ghezzi è una spia dell'[[fascismo|ambasciata fascista]]. | Con il filosofo [[Alexei Borovoi]] si unisce al gruppo del museo [[Kropotkin]], che rimarrà attivo sino al [[1928]] e da cui sorgeranno due tendenze: gli ideologi e gli [[anarchismo mistico|anarcomistici]] guidati da [[Alexei Solonovitx]]. Alcuni fuoriusciti dal Museo Kropotkin fondano una nuova sezione della [[Croce Nera Anarchica]]; Ghezzi si occupa della gestione delle donazioni provenienti dall'estero. Tra il [[1929]] e il [[1930]], come risultato di una nuova ondata di arresti, l'anarchico milanese è accusato di attività controrivoluzionarie e di essere un «agente dell'ambasciata fascista»; il [[31 maggio]] [[1929]], vittima della [[repressione]] sovietica dell'autocrate Stalin, viene internato per tre anni a Suzdal', dove si ammala di tubercolosi rischiando la morte: alcuni amici e compagni ([[Nikolaj Lazarevic]], [[Luigi Fabbri]], [[Piere Monatte]], [[Ugo Fedeli]], [[Panaït Istrati]], [[Boris Souvarine]] e [[Jacques Mesnil]]) presentano allora una petizione in [[Francia]] e [[Svizzera]] <ref>La petizione è inviata allo scrittore [[Maksim Gor'kij]] perché interceda con Stalin</ref>, firmata pure da [[Romain Rolland]], ma i sovietici rispondono ancora una volta che Ghezzi è una spia dell'[[fascismo|ambasciata fascista]]. |