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{{vedi|Socialismo scientifico}} | {{vedi|Socialismo scientifico}} | ||
Il [[socialismo scientifico]] è una forma di [[socialismo]] che Marx ed [[Friderich Engels|Engels]] definiscono in questo modo per distinguere il proprio [[socialismo]] (scientifico appunto) da quello [[socialismo utopistico|utopico]]. Il loro pensiero, basato sull'analisi e la comprensione scientifica (vera o presunta) delle leggi della storia e della società , è improntato su una visione della storia incentrata sulla [[lotta di classe]] e sull'ineluttabile sconfitta della [[borghesia]] che sarà soppiantata dal proletariato con la [[rivoluzione sociale]] che condurrà al [[comunismo]] e alla soppressione delle [[classismo|classi sociali]]. | Il [[socialismo scientifico]] è una forma di [[socialismo]] che Marx ed [[Friderich Engels|Engels]] definiscono in questo modo per distinguere il proprio [[socialismo]] (scientifico appunto) da quello [[socialismo utopistico|utopico]]. Il loro pensiero, basato sull'analisi e la comprensione scientifica (vera o presunta) delle leggi della storia e della società, è improntato su una visione della storia incentrata sulla [[lotta di classe]] e sull'ineluttabile sconfitta della [[borghesia]] che sarà soppiantata dal proletariato con la [[rivoluzione sociale]] che condurrà al [[comunismo]] e alla soppressione delle [[classismo|classi sociali]]. | ||
Per Marx il [[materialismo storico]] è «la concezione materialista della storia» ed è un metodo di analisi reale delle condizioni materiali (cioè economiche) dello sviluppo sociale e quindi uno strumento pratico atto a modificarle rivoluzionariamente. Invece il [[materialismo dialettico]], che Karl Marx "abbraccia" in una fase successiva all'elaborazione del materialismo storico, reinterpreta la dialettica hegeliana, considerando l'evoluzione della materia e non dell'Idea (come faceva [[Hegel]]). Il materialismo dialettico non solo reinterpreta la realtà , ma ha la pretesa di offrire una visione scientifica e [[determinismo|deterministica]] degli avvenimenti storici, prevedendo la crisi del [[capitalismo]] e il conseguente arrivo del [[comunismo]]. | Per Marx il [[materialismo storico]] è «la concezione materialista della storia» ed è un metodo di analisi reale delle condizioni materiali (cioè economiche) dello sviluppo sociale e quindi uno strumento pratico atto a modificarle rivoluzionariamente. Invece il [[materialismo dialettico]], che Karl Marx "abbraccia" in una fase successiva all'elaborazione del materialismo storico, reinterpreta la dialettica hegeliana, considerando l'evoluzione della materia e non dell'Idea (come faceva [[Hegel]]). Il materialismo dialettico non solo reinterpreta la realtà, ma ha la pretesa di offrire una visione scientifica e [[determinismo|deterministica]] degli avvenimenti storici, prevedendo la crisi del [[capitalismo]] e il conseguente arrivo del [[comunismo]]. | ||
La concezione materialista della storia porta Marx a sostenere che la storia dell'umanità è [[lotta di classe]] e quella che attualmente vede contrapposte borghesia e proletariato è il risultato della contraddizione [[capitalismo|capitalista]]. La schiavitù dell'uomo non è quindi data dalle loro rappresentazioni bensì dalle condizioni materiali (“''non è la coscienza che determina la vita, ma la vita che determina la coscienza''”), quindi solo la ''praxis umana'' (teoria e pratica rivoluzionaria) può modificare le strutture sociali e quindi anche il modo il modo di pensare degli esseri umani. Poiché le idee delle classi dominanti sono le idee dominanti, è quindi necessario modificare i rapporti di produzione materiale ('''struttura''') per cambiare le idee politiche religiose, culturali, filosofiche, morali ecc. ('''sovrastruttura'''). | La concezione materialista della storia porta Marx a sostenere che la storia dell'umanità è [[lotta di classe]] e quella che attualmente vede contrapposte borghesia e proletariato è il risultato della contraddizione [[capitalismo|capitalista]]. La schiavitù dell'uomo non è quindi data dalle loro rappresentazioni bensì dalle condizioni materiali (“''non è la coscienza che determina la vita, ma la vita che determina la coscienza''”), quindi solo la ''praxis umana'' (teoria e pratica rivoluzionaria) può modificare le strutture sociali e quindi anche il modo il modo di pensare degli esseri umani. Poiché le idee delle classi dominanti sono le idee dominanti, è quindi necessario modificare i rapporti di produzione materiale ('''struttura''') per cambiare le idee politiche religiose, culturali, filosofiche, morali ecc. ('''sovrastruttura'''). | ||
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=== Marx contro l'anarchismo === | === Marx contro l'anarchismo === | ||
In alcuni scritti di Marx è evidente la pessima opinione che egli aveva della teoria e della pratica dell'[[anarchismo]], del quale Marx non perdeva l'occasione di sottolineare, con sprezzante sarcasmo, la debolezza degli aspetti politici ed economici. In «L'indifferenza in materia politica» (scritto del [[1873]] pubblicato in lingua italiana nell'''Almanacco repubblicano per l'anno 1874''), Marx ironizza su alcuni saggi di [[Proudhon]], attribuendogli il «diritto alla sciocchezza» e definendolo «sciovinista». Negli appunti sul libro di [[Bakunin]] «Stato e Anarchia», Marx rivolge ripetutamente al padre fondatore dell'[[anarchismo]] moderno l'appellativo di «asino» e «politicante da caffè» dedito al «vaneggiamento», al «delirio», all'«insulsaggine», giacché «egli non comprende assolutamente nulla della rivoluzione sociale; non conosce a questo riguardo che delle fasi politiche; le condizioni economiche della rivoluzione per lui non esistono [...] il signor Bakunin ha soltanto tradotto l'[[anarchismo proudhoniano|anarchia proudhoniana]] e [[Stirner|stirneriana]] in un selvaggio dialetto tartaro». In una lettera di Marx a Bolte del [[1871]] (pubblicata per la prima volta nel [[1906]]), che tratta della lotta sostenuta contro [[Bakunin]] dal Consiglio Generale dell'Internazionale, Marx ribadisce che [[Bakunin]] è un «uomo privo di ogni conoscenza teorica» e che il suo programma era «[...] un pasticcio messo assieme superficialmente da destra e da sinistra - eguaglianza delle classi (!), abolizione del diritto d'eredità , come punto di partenza del movimento [[socialista]] (sciocchezza sansimonista), astensione dal movimento politico. Questo abbicì fu ben accolto in Italia e in Spagna, dove le condizioni reali del movimento operario sono ancora poco sviluppate, e da alcuni dottrinari, vanagloriosi e vuoti, della Svizzera romanza e del Belgio. Per il signor Bakunin la dottrina (la brodaglia mendicata da Proudhon, Saint-Simon, ecc.) è cosa di secondaria importanza, un semplice mezzo per mettere in mostra la sua persona. Dal punto di vista teorico è uno zero, ma come intrigante, Bakunin è nel suo elemento». | In alcuni scritti di Marx è evidente la pessima opinione che egli aveva della teoria e della pratica dell'[[anarchismo]], del quale Marx non perdeva l'occasione di sottolineare, con sprezzante sarcasmo, la debolezza degli aspetti politici ed economici. In «L'indifferenza in materia politica» (scritto del [[1873]] pubblicato in lingua italiana nell'''Almanacco repubblicano per l'anno 1874''), Marx ironizza su alcuni saggi di [[Proudhon]], attribuendogli il «diritto alla sciocchezza» e definendolo «sciovinista». Negli appunti sul libro di [[Bakunin]] «Stato e Anarchia», Marx rivolge ripetutamente al padre fondatore dell'[[anarchismo]] moderno l'appellativo di «asino» e «politicante da caffè» dedito al «vaneggiamento», al «delirio», all'«insulsaggine», giacché «egli non comprende assolutamente nulla della rivoluzione sociale; non conosce a questo riguardo che delle fasi politiche; le condizioni economiche della rivoluzione per lui non esistono [...] il signor Bakunin ha soltanto tradotto l'[[anarchismo proudhoniano|anarchia proudhoniana]] e [[Stirner|stirneriana]] in un selvaggio dialetto tartaro». In una lettera di Marx a Bolte del [[1871]] (pubblicata per la prima volta nel [[1906]]), che tratta della lotta sostenuta contro [[Bakunin]] dal Consiglio Generale dell'Internazionale, Marx ribadisce che [[Bakunin]] è un «uomo privo di ogni conoscenza teorica» e che il suo programma era «[...] un pasticcio messo assieme superficialmente da destra e da sinistra - eguaglianza delle classi (!), abolizione del diritto d'eredità, come punto di partenza del movimento [[socialista]] (sciocchezza sansimonista), astensione dal movimento politico. Questo abbicì fu ben accolto in Italia e in Spagna, dove le condizioni reali del movimento operario sono ancora poco sviluppate, e da alcuni dottrinari, vanagloriosi e vuoti, della Svizzera romanza e del Belgio. Per il signor Bakunin la dottrina (la brodaglia mendicata da Proudhon, Saint-Simon, ecc.) è cosa di secondaria importanza, un semplice mezzo per mettere in mostra la sua persona. Dal punto di vista teorico è uno zero, ma come intrigante, Bakunin è nel suo elemento». | ||
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