Maggioranze e minoranze (di Errico Malatesta): differenze tra le versioni

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Carissimi compagni,
Carissimi compagni,


Mi rallegro della prossima pubblicazione del giornale «L'Agitazione», e vi auguro di cuore il più completo successo. Il vostro giornale compare in un momento in cui grande ne è la necessità , ed io spero che esso potrà  essere un organo serio di discussione e di propaganda, ed un mezzo efficace per raccogliere e ricongiungere le sparse file del nostro partito. Potete contare sul mio concorso per tutto ciò che le forze mie, deboli purtroppo, mi permetteranno.
Mi rallegro della prossima pubblicazione del giornale «L'Agitazione», e vi auguro di cuore il più completo successo. Il vostro giornale compare in un momento in cui grande ne è la necessità, ed io spero che esso potrà  essere un organo serio di discussione e di propaganda, ed un mezzo efficace per raccogliere e ricongiungere le sparse file del nostro partito. Potete contare sul mio concorso per tutto ciò che le forze mie, deboli purtroppo, mi permetteranno.


Per questa volta, tanto per isgombrarmi il terreno alla futura collaborazione, vi scriverò sopra alcuni punti che, se in certo modo mi riguardano personalmente, non sono senza portata sulla propaganda generale.
Per questa volta, tanto per isgombrarmi il terreno alla futura collaborazione, vi scriverò sopra alcuni punti che, se in certo modo mi riguardano personalmente, non sono senza portata sulla propaganda generale.
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Ecco: v'erano a quell'epoca molti anarchici, e ve n'è ancora un poco, che scambiando la forma colla sostanza e badando più alle parole che alle cose, si erano formati una specie di «rituale del vero anarchico» che inceppava la loro azione, e li trascinava a sostenere cose assurde e grottesche.
Ecco: v'erano a quell'epoca molti anarchici, e ve n'è ancora un poco, che scambiando la forma colla sostanza e badando più alle parole che alle cose, si erano formati una specie di «rituale del vero anarchico» che inceppava la loro azione, e li trascinava a sostenere cose assurde e grottesche.


Così essi, partendo dal principio che la maggioranza non ha il diritto d'imporre la sua volontà  alla minoranza, ne conchiudevano che nulla si dovesse mai fare se non approvato all'unanimità  dei concorrenti. Confondendo il voto politico, che serve a nominarsi dei padroni con il voto quando è mezzo per esprimere in modo spiccio la propria opinione, ritenevano anti-anarchica ogni specie di votazione. Così, si convocava un comizio per protestare contro una violenza governativa o padronale, o per mostrare la simpatia popolare per un dato avvenimento; la gente veniva, ascoltava i discorsi dei promotori, ascoltava quelli dei contraddittori, e poi se ne andava senza esprimere la propria opinione, perchè il solo mezzo per esprimerla era la votazione sui vari ordini del giorno... e votare non era anarchico. Un circolo voleva fare un manifesto: v'erano diverse redazioni proposte che dividevano i pareri dei soci; si discuteva a non finire, ma non si riusciva mai a sapere l'opinione predominante, perchè era proibito il votare, e quindi o il manifesto non si pubblicava, o alcuni pubblicavano per conto loro quello che preferivano; il circolo si scindeva quando non v'era in realtà  nessun dissenso reale e si trattava solo di una questione di stile. E una conseguenza di questi usi, che dicevano essere garanzie di libertà , era che solo alcuni, meglio dotati di facoltà  oratorie, facevano e disfacevano, mentre quelli che non sapevano o non osavano parlare
Così essi, partendo dal principio che la maggioranza non ha il diritto d'imporre la sua volontà  alla minoranza, ne conchiudevano che nulla si dovesse mai fare se non approvato all'unanimità  dei concorrenti. Confondendo il voto politico, che serve a nominarsi dei padroni con il voto quando è mezzo per esprimere in modo spiccio la propria opinione, ritenevano anti-anarchica ogni specie di votazione. Così, si convocava un comizio per protestare contro una violenza governativa o padronale, o per mostrare la simpatia popolare per un dato avvenimento; la gente veniva, ascoltava i discorsi dei promotori, ascoltava quelli dei contraddittori, e poi se ne andava senza esprimere la propria opinione, perchè il solo mezzo per esprimerla era la votazione sui vari ordini del giorno... e votare non era anarchico. Un circolo voleva fare un manifesto: v'erano diverse redazioni proposte che dividevano i pareri dei soci; si discuteva a non finire, ma non si riusciva mai a sapere l'opinione predominante, perchè era proibito il votare, e quindi o il manifesto non si pubblicava, o alcuni pubblicavano per conto loro quello che preferivano; il circolo si scindeva quando non v'era in realtà  nessun dissenso reale e si trattava solo di una questione di stile. E una conseguenza di questi usi, che dicevano essere garanzie di libertà, era che solo alcuni, meglio dotati di facoltà  oratorie, facevano e disfacevano, mentre quelli che non sapevano o non osavano parlare
in pubblico, e che sono sempre la grande maggioranza, non contavano proprio nulla. Mentre poi l'altra conseguenza più grave e veramente mortale per il movimento anarchico, era che gli anarchici non si credevano legati dalla solidarietà  operaia, ed in tempo di sciopero andavano a lavorare, perchè lo sciopero era stato votato a maggioranza e contro il loro parere. E giungevano fino a non osare di biasimare dei farabutti, sedicenti anarchici, che domandavano e ricevevano denari dai padroni – potrei citare i nomi occorrendo – per combattere uno sciopero in nome dell'anarchia.
in pubblico, e che sono sempre la grande maggioranza, non contavano proprio nulla. Mentre poi l'altra conseguenza più grave e veramente mortale per il movimento anarchico, era che gli anarchici non si credevano legati dalla solidarietà  operaia, ed in tempo di sciopero andavano a lavorare, perchè lo sciopero era stato votato a maggioranza e contro il loro parere. E giungevano fino a non osare di biasimare dei farabutti, sedicenti anarchici, che domandavano e ricevevano denari dai padroni – potrei citare i nomi occorrendo – per combattere uno sciopero in nome dell'anarchia.


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Dunque in tutte quelle cose che non ammettono parecchie soluzioni contemporanee, o nelle quali le differenze d'opinione non sono di tale importanza che valga la pena di dividersi ed agire ogni frazione a modo suo, o in cui il dovere di solidarietà  impone l'unione, è ragionevole, giusto, necessario che la minoranza ceda alla maggioranza.
Dunque in tutte quelle cose che non ammettono parecchie soluzioni contemporanee, o nelle quali le differenze d'opinione non sono di tale importanza che valga la pena di dividersi ed agire ogni frazione a modo suo, o in cui il dovere di solidarietà  impone l'unione, è ragionevole, giusto, necessario che la minoranza ceda alla maggioranza.
Ma questo cedere della minoranza deve essere effetto della libera volontà , determinata dalla coscienza della necessità ; non deve essere un principio, una legge, che s'applica per conseguenza in tutti i casi, anche quando la necessità  realmente non c'è. Ed in questo consiste la differenza tra l'anarchia e una forma di governo qualunque. Tutta la vita sociale è piena di queste necessità  in cui uno deve cedere le proprie preferenze per non offendere i diritti degli altri. Entro in un caffè, trovo occupato il posto che piace a me e vado tranquillamente a sedermi in un altro, dove magari c'è una corrente d'aria che mi fa male. Vedo delle persone che parlano in modo da far capire che non vogliono essere ascoltate, ed io mi tengo lontano, magari con incomodo mio, per non incomodar loro. Ma questo io lo fo perchè me lo impongono il mio istinto d'uomo sociale, la mia abitudine di vivere in mezzo agli uomini ed il mio interesse a non farmi trattar male se io facessi altrimenti; quelli che io incomoderei, mi farebbero presto sentire in un modo o in un altro il danno che v'è ad essere uno zotico. Non voglio che dei legislatori vengano a prescrivermi qual'è il modo col quale io debbo comportarmi in un caffè, nè credo che essi varrebbero ad insegnarmi quell'educazione che io non avessi saputo apprendere dalla società  in mezzo a cui vivo.
Ma questo cedere della minoranza deve essere effetto della libera volontà, determinata dalla coscienza della necessità ; non deve essere un principio, una legge, che s'applica per conseguenza in tutti i casi, anche quando la necessità  realmente non c'è. Ed in questo consiste la differenza tra l'anarchia e una forma di governo qualunque. Tutta la vita sociale è piena di queste necessità  in cui uno deve cedere le proprie preferenze per non offendere i diritti degli altri. Entro in un caffè, trovo occupato il posto che piace a me e vado tranquillamente a sedermi in un altro, dove magari c'è una corrente d'aria che mi fa male. Vedo delle persone che parlano in modo da far capire che non vogliono essere ascoltate, ed io mi tengo lontano, magari con incomodo mio, per non incomodar loro. Ma questo io lo fo perchè me lo impongono il mio istinto d'uomo sociale, la mia abitudine di vivere in mezzo agli uomini ed il mio interesse a non farmi trattar male se io facessi altrimenti; quelli che io incomoderei, mi farebbero presto sentire in un modo o in un altro il danno che v'è ad essere uno zotico. Non voglio che dei legislatori vengano a prescrivermi qual'è il modo col quale io debbo comportarmi in un caffè, nè credo che essi varrebbero ad insegnarmi quell'educazione che io non avessi saputo apprendere dalla società  in mezzo a cui vivo.


Come fa il Merlino a cavare da questo che un resto di parlamentarismo vi dovrà  essere anche nella società  che noi vagheggiamo?
Come fa il Merlino a cavare da questo che un resto di parlamentarismo vi dovrà  essere anche nella società  che noi vagheggiamo?
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