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Parigi è una città ricca di fermenti culturali e politici, nella stessa capitale parigina ebbe contatti con diversi intellettuali, tra cui [[Engels]], [[Etienne Cabet|Cabet]], il pubblicista tedesco Heinrich Bornstein (fondatore del ''Vorwarts'', nel luglio [[1844]] ospitò l'anarchico russo in una stanza della sua abitazione) e soprattutto [[Proudhon]]. Tutte queste esperienze fecero maturare definitivamente in lui idee rivoluzionarie e antiautoritarie: | Parigi è una città ricca di fermenti culturali e politici, nella stessa capitale parigina ebbe contatti con diversi intellettuali, tra cui [[Engels]], [[Etienne Cabet|Cabet]], il pubblicista tedesco Heinrich Bornstein (fondatore del ''Vorwarts'', nel luglio [[1844]] ospitò l'anarchico russo in una stanza della sua abitazione) e soprattutto [[Proudhon]]. Tutte queste esperienze fecero maturare definitivamente in lui idee rivoluzionarie e antiautoritarie: | ||
:«...sono lo stesso, come prima, nemico dichiarato della realtà esistente, solo con questa differenza, ho cessato di essere teorico [...] Io amo, Pablo, amo appassionatamente: non so se posso essere amato come io vorrei esserlo, ma non dispero, -so almeno che si ha molta simpatia verso di me-; devo e voglio meritare l'amore di quella a cui amo, amandola religiosamente, vale a dire, attivamente -è sottomessa alla più terribile ed alla più infame schiavitù- e devo liberarla combattendo i suoi oppressori e accendendo sul suo cuore il sentimento della sua propria dignità , suscitando in lei l'amore e la necessità della libertà , gli istinti della ribellione e della indipendenza, ricordandola a se stessa, al sentimento della sua forza e di suoi diritti. Amare è volere la libertà [...] Abbasso tutti i dogmi religiosi e filosofici -non sono più menzogne-; la verità non è una stupidaggine, se non un fatto, la vita stessa è la comunità di uomini liberi e indipendenti, è la santa unità dell'amore che germoglia dalle profondità misteriose e infinite della libertà individuale.» (Lettera di Michail Bakunin al fratello Paolo, Parigi, [[29 marzo]] [[1845]])<ref>[http://www.anarchaos.org/forum/index.php?topic=1246.0 Lettera di Michail Bakunin al fratello Paolo]</ref> | :«...sono lo stesso, come prima, nemico dichiarato della realtà esistente, solo con questa differenza, ho cessato di essere teorico [...] Io amo, Pablo, amo appassionatamente: non so se posso essere amato come io vorrei esserlo, ma non dispero, -so almeno che si ha molta simpatia verso di me-; devo e voglio meritare l'amore di quella a cui amo, amandola religiosamente, vale a dire, attivamente -è sottomessa alla più terribile ed alla più infame schiavitù- e devo liberarla combattendo i suoi oppressori e accendendo sul suo cuore il sentimento della sua propria dignità, suscitando in lei l'amore e la necessità della libertà, gli istinti della ribellione e della indipendenza, ricordandola a se stessa, al sentimento della sua forza e di suoi diritti. Amare è volere la libertà [...] Abbasso tutti i dogmi religiosi e filosofici -non sono più menzogne-; la verità non è una stupidaggine, se non un fatto, la vita stessa è la comunità di uomini liberi e indipendenti, è la santa unità dell'amore che germoglia dalle profondità misteriose e infinite della libertà individuale.» (Lettera di Michail Bakunin al fratello Paolo, Parigi, [[29 marzo]] [[1845]])<ref>[http://www.anarchaos.org/forum/index.php?topic=1246.0 Lettera di Michail Bakunin al fratello Paolo]</ref> | ||
Nel frattempo, mentre si trovava temporaneamente in [[Svizzera]], il governo russo gli aveva ritirato lo status di nobile e condannato ''in absentia'' ai lavori forzati in Siberia. Principalmente Bakunin risedette dal [[1844]] fino al [[1847]] in [[Francia]], anno in cui venne espulso per aver scritto un proclama rivoluzionario contro la [[Russia]]. | Nel frattempo, mentre si trovava temporaneamente in [[Svizzera]], il governo russo gli aveva ritirato lo status di nobile e condannato ''in absentia'' ai lavori forzati in Siberia. Principalmente Bakunin risedette dal [[1844]] fino al [[1847]] in [[Francia]], anno in cui venne espulso per aver scritto un proclama rivoluzionario contro la [[Russia]]. | ||
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: «Il rumore delle vostre nobili e patriottiche imprese scosse la mia apparente inerzia riportandomi tutte le passioni della giovinezza. Del resto non fui il solo a commuovermi...» (Masini-Bovio, Bakunin, Garibaldi e gli affari slavi 1862-63) | : «Il rumore delle vostre nobili e patriottiche imprese scosse la mia apparente inerzia riportandomi tutte le passioni della giovinezza. Del resto non fui il solo a commuovermi...» (Masini-Bovio, Bakunin, Garibaldi e gli affari slavi 1862-63) | ||
In seguito, Bakunin inviò a Garibaldi, nel febbraio [[1862]], la sua prima pubblicazione - ''Romanov, Pugacev, Pestel, la causa del popolo'' – facendola seguire da una lettera: | In seguito, Bakunin inviò a Garibaldi, nel febbraio [[1862]], la sua prima pubblicazione - ''Romanov, Pugacev, Pestel, la causa del popolo'' – facendola seguire da una lettera: | ||
: «Il nostro scopo è l'abbattimento della centralizzazione moscovita-pietroburghese, l'emancipazione e la completa libertà , l'autonomia e l'indipendenza delle province polacche e di quelle non polacche che costituiscono lo Stato russo». | : «Il nostro scopo è l'abbattimento della centralizzazione moscovita-pietroburghese, l'emancipazione e la completa libertà, l'autonomia e l'indipendenza delle province polacche e di quelle non polacche che costituiscono lo Stato russo». | ||
Sempre a Londra, a causa del suo profondo interesse per i moti risorgimentali, aveva inoltre conosciuto Mazzini, presentatogli da [[Herzen]] dopo la sua fuga in Siberia. Il [[12 novembre]] [[1863]] Mazzini scrisse a Federico Campanella: | Sempre a Londra, a causa del suo profondo interesse per i moti risorgimentali, aveva inoltre conosciuto Mazzini, presentatogli da [[Herzen]] dopo la sua fuga in Siberia. Il [[12 novembre]] [[1863]] Mazzini scrisse a Federico Campanella: | ||
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===La Comune di Parigi e le attività insurrezionali.=== | ===La Comune di Parigi e le attività insurrezionali.=== | ||
Nel [[1867]] si stabilì a Ginevra, dove assistette al Congresso inaugurale della [[Lega per la Pace e la Libertà ]] (in cui militavano i democratici di tutta Europa, tra cui [[Victor Hugo]], [[Stuart Mill]], [[Louis Blanc]] e [[Giuseppe Garibaldi]], ma senza alcuna velleità rivoluzionarie), con la speranza di trascinarla su posizioni più radicali, e scrisse ''Libertà , Federalismo e Anti-teologismo''. | Nel [[1867]] si stabilì a Ginevra, dove assistette al Congresso inaugurale della [[Lega per la Pace e la Libertà ]] (in cui militavano i democratici di tutta Europa, tra cui [[Victor Hugo]], [[Stuart Mill]], [[Louis Blanc]] e [[Giuseppe Garibaldi]], ma senza alcuna velleità rivoluzionarie), con la speranza di trascinarla su posizioni più radicali, e scrisse ''Libertà, Federalismo e Anti-teologismo''. | ||
Il [[25 settembre]] del [[1868]], la fazione dei socialisti rivoluzionari si scisse dalla [[Lega per la Pace e la Libertà ]], originando l'[[Alleanza Internazionale dei Socialisti Democratici]] (sciolta poi nel [[1869]]), aggregandosi all'[[l'Internazionale dei lavoratori| Associazione Internazionale dei Lavoratori]] (Bakunin aderì alla sezione ginevrese). Nel [[1869]] entrò in contatto con il rivoluzionario russo [[Netchaiev]] e autore del ''[[Catechismo rivoluzionario]]''. Interessatosi ai fermenti rivoluzionari spagnoli, incaricò l'italiano [[Giuseppe Fanelli]] di diffondere in [[Spagna]] l'[[anarchia|idea anarchica]] e [[Prima Internazionale|internazionalista]]. | Il [[25 settembre]] del [[1868]], la fazione dei socialisti rivoluzionari si scisse dalla [[Lega per la Pace e la Libertà ]], originando l'[[Alleanza Internazionale dei Socialisti Democratici]] (sciolta poi nel [[1869]]), aggregandosi all'[[l'Internazionale dei lavoratori| Associazione Internazionale dei Lavoratori]] (Bakunin aderì alla sezione ginevrese). Nel [[1869]] entrò in contatto con il rivoluzionario russo [[Netchaiev]] e autore del ''[[Catechismo rivoluzionario]]''. Interessatosi ai fermenti rivoluzionari spagnoli, incaricò l'italiano [[Giuseppe Fanelli]] di diffondere in [[Spagna]] l'[[anarchia|idea anarchica]] e [[Prima Internazionale|internazionalista]]. | ||
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In apparenza asistematico, in quanto mancante di una organicità manifestata dall'assenza di opere compiute al di fuori di "[[Stato e Anarchia]]" il pensiero di Bakunin ruota attorno all'idea, fondamentale per lui, di [[libertà]]. La [[libertà]] è il bene supremo che il rivoluzionario deve cercare a qualunque costo. Bakunin non ammette che la [[libertà ]] individuale venga limitata da quella degli altri: | In apparenza asistematico, in quanto mancante di una organicità manifestata dall'assenza di opere compiute al di fuori di "[[Stato e Anarchia]]" il pensiero di Bakunin ruota attorno all'idea, fondamentale per lui, di [[libertà]]. La [[libertà]] è il bene supremo che il rivoluzionario deve cercare a qualunque costo. Bakunin non ammette che la [[libertà ]] individuale venga limitata da quella degli altri: | ||
: «Io non sono veramente libero che quando tutti gli esseri umani che mi circondano, uomini e donne, non sono ugualmente liberi: posso dirmi libero solo in presenza di altri uomini e in rapporto con loro. [...] Io stesso sono umano e libero solo nella misura in cui riconosco la libertà e l'umanità di tutti gli uomini che mi circondano. La libertà degli altri, lungi dall'essere un limite o una negazione della mia libertà , ne è al contrario la condizione necessaria e la conferma. Non divengo veramente libero se non attraverso la libertà degli altri, così che più numerosi sono gli uomini liberi che mi circondano, più profonda e più ampia è la loro libertà , più estesa e più profonda e più ampia diviene la mia libertà . Io intendo quella libertà per cui ciascuno, anziché sentirsi limitato dalla libertà degli altri vi trova al contrario la sua conferma e la sua estensione all'infinito». (Bakunin in ''[[Dio e lo Stato]]'') | : «Io non sono veramente libero che quando tutti gli esseri umani che mi circondano, uomini e donne, non sono ugualmente liberi: posso dirmi libero solo in presenza di altri uomini e in rapporto con loro. [...] Io stesso sono umano e libero solo nella misura in cui riconosco la libertà e l'umanità di tutti gli uomini che mi circondano. La libertà degli altri, lungi dall'essere un limite o una negazione della mia libertà, ne è al contrario la condizione necessaria e la conferma. Non divengo veramente libero se non attraverso la libertà degli altri, così che più numerosi sono gli uomini liberi che mi circondano, più profonda e più ampia è la loro libertà, più estesa e più profonda e più ampia diviene la mia libertà . Io intendo quella libertà per cui ciascuno, anziché sentirsi limitato dalla libertà degli altri vi trova al contrario la sua conferma e la sua estensione all'infinito». (Bakunin in ''[[Dio e lo Stato]]'') | ||
La [[libertà ]] può essere realizzata solo se ogni individuo insorge contro la società che «domina con gli uomini, con i costumi e le usanze, con la massiccia pressione dei sentimenti, dei pregiudizi e delle abitudini...la sua azione è molto più potente di quella dell'[[autorità ]] dello [[Stato]]». | La [[libertà ]] può essere realizzata solo se ogni individuo insorge contro la società che «domina con gli uomini, con i costumi e le usanze, con la massiccia pressione dei sentimenti, dei pregiudizi e delle abitudini...la sua azione è molto più potente di quella dell'[[autorità ]] dello [[Stato]]». | ||
Ribellarsi contro questi “valori” imposti dalla società , significa ribellarsi contro se stesso, in quanto ogni individuo non è altro che il prodotto della società . La libertà , come entità infinita, per espletarsi, abbisogna della società : l'uomo, infatti, nella misura in cui è interiormente infinito, immortale e libero, è altresì esteriormente limitato, mortale, debole e dipendente dal mondo circostante. Il riconoscimento della libertà , dunque, avviene nell'organizzazione sociale degli uomini: di più, la società è il nido della libertà e fuori di essa nulla è possibile. Libertà come costitutivo della società , libertà come cifra della civiltà , libertà come bisogno insopprimibile. E, al raggiungimento della libertà , la rivolta contro il dominio è un fatto necessitante. L'organizzazione di questa rivolta individuale contro il principio di autorità , in favore della libertà , non è altro che la rivoluzione, cuore e stigma del pensiero dell'anarchico russo. | Ribellarsi contro questi “valori” imposti dalla società, significa ribellarsi contro se stesso, in quanto ogni individuo non è altro che il prodotto della società . La libertà, come entità infinita, per espletarsi, abbisogna della società : l'uomo, infatti, nella misura in cui è interiormente infinito, immortale e libero, è altresì esteriormente limitato, mortale, debole e dipendente dal mondo circostante. Il riconoscimento della libertà, dunque, avviene nell'organizzazione sociale degli uomini: di più, la società è il nido della libertà e fuori di essa nulla è possibile. Libertà come costitutivo della società, libertà come cifra della civiltà, libertà come bisogno insopprimibile. E, al raggiungimento della libertà, la rivolta contro il dominio è un fatto necessitante. L'organizzazione di questa rivolta individuale contro il principio di autorità, in favore della libertà, non è altro che la rivoluzione, cuore e stigma del pensiero dell'anarchico russo. | ||
La [[libertà ]] è però irrealizzabile senza l'uguaglianza di fatto ([[uguaglianza]] sociale, politica, ma soprattutto economica). Il fenomeno che spinge gli uomini all'ineguaglianza e alla schiavitù è il '''principio di autorità ''', esemplificato nella modernità , da soggetti astratti che però si fanno concreti socialmente, schiacciando la libertà : '''Dio''' e la [[religione]], lo [[Stato]] e il [[capitale (economia)|Capitale]]. Abbattuti questi, grazie a una rivoluzione strettamente popolare, si sarebbe giunti all'[[anarchia|Anarchia]]. | La [[libertà ]] è però irrealizzabile senza l'uguaglianza di fatto ([[uguaglianza]] sociale, politica, ma soprattutto economica). Il fenomeno che spinge gli uomini all'ineguaglianza e alla schiavitù è il '''principio di autorità ''', esemplificato nella modernità, da soggetti astratti che però si fanno concreti socialmente, schiacciando la libertà : '''Dio''' e la [[religione]], lo [[Stato]] e il [[capitale (economia)|Capitale]]. Abbattuti questi, grazie a una rivoluzione strettamente popolare, si sarebbe giunti all'[[anarchia|Anarchia]]. | ||
=== Dio e la religione === | === Dio e la religione === | ||
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Bakunin ritiene che ammettere l'esistenza di ''Dio'' significa abdicare alla ragione e alla giustizia. '''Dio''' priva la [[libertà ]] all'uomo non solo nel pensiero, ma anche nella vita concreta e reale: obbedire a '''Dio''' significa obbedire ai suoi rappresentanti in terra ([[Stato]], Chiesa, preti, vescovi, re, capi di stato ecc.). Infatti ogni tiranno, ogni peggior nemico della [[libertà ]], ha legittimato la propria [[autorità ]] coll'approvazione divina. | Bakunin ritiene che ammettere l'esistenza di ''Dio'' significa abdicare alla ragione e alla giustizia. '''Dio''' priva la [[libertà ]] all'uomo non solo nel pensiero, ma anche nella vita concreta e reale: obbedire a '''Dio''' significa obbedire ai suoi rappresentanti in terra ([[Stato]], Chiesa, preti, vescovi, re, capi di stato ecc.). Infatti ogni tiranno, ogni peggior nemico della [[libertà ]], ha legittimato la propria [[autorità ]] coll'approvazione divina. | ||
:«Poiché Dio è tutto, il mondo reale e l'uomo sono nulla. Poiché Dio è la verità , la giustizia, il bene, il bello, la potenza e la vita, l'uomo è la menzogna, l'iniquità , il male, la bruttezza, l'impotenza e la morte. Poiché Dio è il padrone, l'uomo è lo schiavo. Incapace di trovare da sé la giustizia, la verità e la vita eterna, l'uomo non può che arrivarvi per mezzo d'una rivelazione divina. Ma chi dice rivelazione, dice rivelatori, messia, profeti, preti e legislatori, ispirati da Dio stesso; e questi, una volta riconosciuti come rappresentanti di Dio sulla terra, come i santi istitutori dell'umanità eletti da Dio per dirigerla verso la via della salvezza, debbono necessariamente esercitare un potere assoluto. Tutti gli uomini devono loro un'obbedienza passiva e illimitata; perché contro la Ragione divina non c'è ragione umana e contro la Giustizia di Dio non vi è giustizia terrestre che tenga. Schiavi di Dio, gli uomini devono esserlo anche della [[Chiesa]] e dello Stato, in quanto quest'ultimo è consacrato dalla [[Chiesa]]. [...] l'idea di Dio [...] è la negazione più decisa della libertà umana e comporta necessariamente la servitù degli uomini, tanto in teoria quanto in pratica.» (da "''[[Dio e lo Stato]]''") | :«Poiché Dio è tutto, il mondo reale e l'uomo sono nulla. Poiché Dio è la verità, la giustizia, il bene, il bello, la potenza e la vita, l'uomo è la menzogna, l'iniquità, il male, la bruttezza, l'impotenza e la morte. Poiché Dio è il padrone, l'uomo è lo schiavo. Incapace di trovare da sé la giustizia, la verità e la vita eterna, l'uomo non può che arrivarvi per mezzo d'una rivelazione divina. Ma chi dice rivelazione, dice rivelatori, messia, profeti, preti e legislatori, ispirati da Dio stesso; e questi, una volta riconosciuti come rappresentanti di Dio sulla terra, come i santi istitutori dell'umanità eletti da Dio per dirigerla verso la via della salvezza, debbono necessariamente esercitare un potere assoluto. Tutti gli uomini devono loro un'obbedienza passiva e illimitata; perché contro la Ragione divina non c'è ragione umana e contro la Giustizia di Dio non vi è giustizia terrestre che tenga. Schiavi di Dio, gli uomini devono esserlo anche della [[Chiesa]] e dello Stato, in quanto quest'ultimo è consacrato dalla [[Chiesa]]. [...] l'idea di Dio [...] è la negazione più decisa della libertà umana e comporta necessariamente la servitù degli uomini, tanto in teoria quanto in pratica.» (da "''[[Dio e lo Stato]]''") | ||
L'ateo è comunque solo parzialmente libero; lo è solo spiritualmente. Per completare il proprio percorso deve trovare nella società la completa [[libertà ]] sociale e individuale. | L'ateo è comunque solo parzialmente libero; lo è solo spiritualmente. Per completare il proprio percorso deve trovare nella società la completa [[libertà ]] sociale e individuale. | ||
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La dottrina dello [[Stato]] di Bakunin è ciò che differenzia, fin dalla loro formazione, le due correnti del [[socialismo]] ottocentesco e novecentesco. Lo [[Stato]], per definizione di ambedue le fazioni, rappresenta quell'insieme di organi polizieschi, militari, finanziari ed ecclesiastici che permettono alla classe dominante (nel caso specifico, la [[borghesia|borghesia]]) di rimanere in possesso dei suoi privilegi. Lo Stato è l'ostentazione della forza, l'amore per la soverchieria, la depredazione di pochi a spese dei molti. L'unico modo per emanciparsi, dice Bakunin, è la distruzione '''immediata''' del potere statale e di ogni sua possibile ricreazione. | La dottrina dello [[Stato]] di Bakunin è ciò che differenzia, fin dalla loro formazione, le due correnti del [[socialismo]] ottocentesco e novecentesco. Lo [[Stato]], per definizione di ambedue le fazioni, rappresenta quell'insieme di organi polizieschi, militari, finanziari ed ecclesiastici che permettono alla classe dominante (nel caso specifico, la [[borghesia|borghesia]]) di rimanere in possesso dei suoi privilegi. Lo Stato è l'ostentazione della forza, l'amore per la soverchieria, la depredazione di pochi a spese dei molti. L'unico modo per emanciparsi, dice Bakunin, è la distruzione '''immediata''' del potere statale e di ogni sua possibile ricreazione. | ||
La questione problematica si presenta però nell'utilizzo dello [[Stato]] durante il periodo rivoluzionario. Per i [[Karl Marx|marxisti]], infatti, si sarebbe dovuta presentare una situazione in cui lo [[Stato]] sarebbe stato arma in mano al proletariato per eliminare la controrivoluzione. Solo allora, con la dissoluzione dell'apparato statale si sarebbe passati all'assenza di classi. La posizione di Bakunin (e, con lui, di tutti gli [[anarchici|anarchici]]) è che lo [[Stato]], strumento prettamente in mano alla borghesia, non può essere usato che contro il proletariato: dato che l'intera classe sfruttata non può amministrare l'infrastruttura statale, ci vorrà una classe burocratica che lo amministri. Bakunin temeva l'inevitabile formazione di una "burocrazia rossa", padrona dello [[Stato]] e nuova dominatrice. L'[[eguaglianza|ugualianza]] e quindi la [[libertà ]], secondo il pensatore Russo, non possono esistere nella società marxista. Lo [[Stato]] va quindi abbattuto in fase rivoluzionaria, poiché, finché qualcuno detiene il potere, non lo cederà , e chiunque sia investito di un'autorità , si trasforma inevitabilmente in un oppressore e in uno sfruttatore della società . | La questione problematica si presenta però nell'utilizzo dello [[Stato]] durante il periodo rivoluzionario. Per i [[Karl Marx|marxisti]], infatti, si sarebbe dovuta presentare una situazione in cui lo [[Stato]] sarebbe stato arma in mano al proletariato per eliminare la controrivoluzione. Solo allora, con la dissoluzione dell'apparato statale si sarebbe passati all'assenza di classi. La posizione di Bakunin (e, con lui, di tutti gli [[anarchici|anarchici]]) è che lo [[Stato]], strumento prettamente in mano alla borghesia, non può essere usato che contro il proletariato: dato che l'intera classe sfruttata non può amministrare l'infrastruttura statale, ci vorrà una classe burocratica che lo amministri. Bakunin temeva l'inevitabile formazione di una "burocrazia rossa", padrona dello [[Stato]] e nuova dominatrice. L'[[eguaglianza|ugualianza]] e quindi la [[libertà ]], secondo il pensatore Russo, non possono esistere nella società marxista. Lo [[Stato]] va quindi abbattuto in fase rivoluzionaria, poiché, finché qualcuno detiene il potere, non lo cederà, e chiunque sia investito di un'autorità, si trasforma inevitabilmente in un oppressore e in uno sfruttatore della società . | ||
:«I marxisti non si rendono conto di questa contraddizione [...] Dicono che questo gioco dello Stato, questa dittatura (del proletariato, ndA) è una misura transitoria necessaria per poter raggiungere l'emancipazione totale del popolo; l'anarchia o la libertà sono il fine, lo Stato e la dittatura sono il mezzo. E così, per emancipare le masse popolari, si dovrà prima di tutto soggiogarle. [...] Che bella la liberazione!» (da ''[[Stato e Anarchia]]'') | :«I marxisti non si rendono conto di questa contraddizione [...] Dicono che questo gioco dello Stato, questa dittatura (del proletariato, ndA) è una misura transitoria necessaria per poter raggiungere l'emancipazione totale del popolo; l'anarchia o la libertà sono il fine, lo Stato e la dittatura sono il mezzo. E così, per emancipare le masse popolari, si dovrà prima di tutto soggiogarle. [...] Che bella la liberazione!» (da ''[[Stato e Anarchia]]'') | ||
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* M. Bakunin, ''Opere complete, 8 voll.'', [http://www.edizionianarchismo.net/search/label/Opere%20complete%20di%20M.%20Bakunin Edizioni Anarchismo], 1976-2009 | * M. Bakunin, ''Opere complete, 8 voll.'', [http://www.edizionianarchismo.net/search/label/Opere%20complete%20di%20M.%20Bakunin Edizioni Anarchismo], 1976-2009 | ||
* M. Bakunin, ''La reazione in Germania'', [http://www.edizionianarchismo.net Edizioni Anarchismo], 2009 | * M. Bakunin, ''La reazione in Germania'', [http://www.edizionianarchismo.net Edizioni Anarchismo], 2009 | ||
* M. Bakunin, ''Libertà , uguaglianza, rivoluzione: scritti scelti del grande rivoluzionario anarchico'', a cura di S. Dolgoff. Milano, Antistato, 1972 | * M. Bakunin, ''Libertà, uguaglianza, rivoluzione: scritti scelti del grande rivoluzionario anarchico'', a cura di S. Dolgoff. Milano, Antistato, 1972 | ||
* M. Bakunin, ''Tre conferenze sull'anarchia'' (1871), Ed. it Roma, ilmanifestolibri, 1996 | * M. Bakunin, ''Tre conferenze sull'anarchia'' (1871), Ed. it Roma, ilmanifestolibri, 1996 | ||
* M. Bakunin, ''Stato e Anarchia'' (1873), Milano, Feltrinelli. Ed. it. 1968 | * M. Bakunin, ''Stato e Anarchia'' (1873), Milano, Feltrinelli. Ed. it. 1968 |