Lotta di classe (concetto): differenze tra le versioni

Jump to navigation Jump to search
m
Sostituzione testo - "[à][\s\s]" con "à "
m (Sostituzione testo - "{{vedi anche" con "{{approff")
m (Sostituzione testo - "[à][\s\s]" con "à ")
Riga 3: Riga 3:
La lotta di classe è un concetto o una teoria che spiega l'esistenza dei conflitti sociali come il risultato di un supposto conflitto principale o di un intrinseco antagonismo esistente tra gli interessi delle diverse classi sociali.
La lotta di classe è un concetto o una teoria che spiega l'esistenza dei conflitti sociali come il risultato di un supposto conflitto principale o di un intrinseco antagonismo esistente tra gli interessi delle diverse classi sociali.


Nonostante esso sia centrale soprattutto per il [[marxismo]] ([[materialismo storico]]), non è una sua esclusività  ed anzi appartiene anche ad altri pensieri politicamente e socialmente radicali: [[sindacalismo]], [[anarchismo]], [[socialismo rivoluzionario]], ecc. Secondo [[Karl Marx]] e [[Friedrich Engels]], durante la storia le persone hanno cercato di organizzarsi in diversi tipi di società  in cui comunque si sono sempre manifestati conflitti tra ricchi e poveri, liberi e schiavi, patrizi e plebei, signori e servi, capitalisti e proletari. I fautori della lotta di classe ritengono che il conflitto [[classismo|classista]] potrebbe essere risolto esclusivamente con la lotta di classe e la costruzione di una società  senza classi e senza che ciò supponga la scomparsa del processo e progresso storico, che essi ritengono realizzarsi con il [[comunismo]].
Nonostante esso sia centrale soprattutto per il [[marxismo]] ([[materialismo storico]]), non è una sua esclusività  ed anzi appartiene anche ad altri pensieri politicamente e socialmente radicali: [[sindacalismo]], [[anarchismo]], [[socialismo rivoluzionario]], ecc. Secondo [[Karl Marx]] e [[Friedrich Engels]], durante la storia le persone hanno cercato di organizzarsi in diversi tipi di società  in cui comunque si sono sempre manifestati conflitti tra ricchi e poveri, liberi e schiavi, patrizi e plebei, signori e servi, capitalisti e proletari. I fautori della lotta di classe ritengono che il conflitto [[classismo|classista]] potrebbe essere risolto esclusivamente con la lotta di classe e la costruzione di una società  senza classi e senza che ciò supponga la scomparsa del processo e progresso storico, che essi ritengono realizzarsi con il [[comunismo]].


== Origine e sviluppo del concetto ==
== Origine e sviluppo del concetto ==


Uno dei primi che postulò l'esistenza di un conflitto centrale in tutta la società  politicamente organizzata, ma anche a definirne l'importanza rispetto all'organizzazione della società  e dello [[Stato]], fu Niccolò Machiavelli, che nel suo ''Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio'' pubblicò una serie di riflessioni e appunti che dovrebbero costituire le fondamenta di una moderna teoria politica basata sugli insegnamenti della storia della Roma antica. La suddivisione della società  in classi era infatti già  in atto presso gli antichi greci e romani. Intorno al VI secolo a.C., nell'[[La Grecia antica, una civiltà  misogina|antica Grecia]], la società  era divisa in tre-quattro classi definite in base al censo, ed individuate da [[Platone]] nei [[governo|governanti]] o [[filosofi]], nei [[guerriero|guerrieri]] e negli [[agricoltore|agricoltori]].
Uno dei primi che postulò l'esistenza di un conflitto centrale in tutta la società  politicamente organizzata, ma anche a definirne l'importanza rispetto all'organizzazione della società  e dello [[Stato]], fu Niccolò Machiavelli, che nel suo ''Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio'' pubblicò una serie di riflessioni e appunti che dovrebbero costituire le fondamenta di una moderna teoria politica basata sugli insegnamenti della storia della Roma antica. La suddivisione della società  in classi era infatti già  in atto presso gli antichi greci e romani. Intorno al VI secolo a.C., nell'[[La Grecia antica, una civiltà  misogina|antica Grecia]], la società  era divisa in tre-quattro classi definite in base al censo, ed individuate da [[Platone]] nei [[governo|governanti]] o [[filosofi]], nei [[guerriero|guerrieri]] e negli [[agricoltore|agricoltori]].
[[File:Obelisco 20Dic01.jpg|left|200px|thumb|''[[Argentinazo]]'', [[20 dicembre]] [[2001]]]]
[[File:Obelisco 20Dic01.jpg|left|200px|thumb|''[[Argentinazo]]'', [[20 dicembre]] [[2001]]]]
Il conflitto, all'epoca della '''società  schiaviste''' (antica Roma e Grecia), si sviluppò principalmente tra uomini liberi e schiavi, delineando quindi dei [[gerarchia|rapporti gerarchici]] strutturati sulla base delle relazioni di [[La proprietà |proprietà ]]. [[Jean-Jacques Rousseau]] nel [[1754]] scrisse che «il primo uomo che, avendo recinto un terreno, ebbe l'idea di proclamare questo è mio, e trovò altri così ingenui da credergli, costui è stato il vero fondatore della società  civile.» <ref>da ''Discorso sulle origini della disuguaglianza fra gli uomini'', 1754</ref>, descivendo l'ipotetico passaggio dallo stato di natura allo stato sociale come una degenerazione (non un progresso) prodotta delle disuguaglianze sociali emerse con l'affermarsi del concetto di [[proprietà  privata]] e dell'[[autorità ]]. Essa si poneva come garante legalitario del diritto alla proprietà  dei mezzi di produzione, che però non faceva altro che difendere i ricchi e i potenti e mantenere i poveri in uno stato di subalternità . L'emergere della [[proprietà  privata]] e del [[diritto]] hanno così creato un abisso [[gerarchia|gerarchico]] tra le due "classi" sociali: proprietari e nullatenenti, dominatori e sottomessi.  
Il conflitto, all'epoca della '''società  schiaviste''' (antica Roma e Grecia), si sviluppò principalmente tra uomini liberi e schiavi, delineando quindi dei [[gerarchia|rapporti gerarchici]] strutturati sulla base delle relazioni di [[La proprietà |proprietà ]]. [[Jean-Jacques Rousseau]] nel [[1754]] scrisse che «il primo uomo che, avendo recinto un terreno, ebbe l'idea di proclamare questo è mio, e trovò altri così ingenui da credergli, costui è stato il vero fondatore della società  civile.» <ref>da ''Discorso sulle origini della disuguaglianza fra gli uomini'', 1754</ref>, descivendo l'ipotetico passaggio dallo stato di natura allo stato sociale come una degenerazione (non un progresso) prodotta delle disuguaglianze sociali emerse con l'affermarsi del concetto di [[proprietà  privata]] e dell'[[autorità ]]. Essa si poneva come garante legalitario del diritto alla proprietà  dei mezzi di produzione, che però non faceva altro che difendere i ricchi e i potenti e mantenere i poveri in uno stato di subalternità . L'emergere della [[proprietà  privata]] e del [[diritto]] hanno così creato un abisso [[gerarchia|gerarchico]] tra le due "classi" sociali: proprietari e nullatenenti, dominatori e sottomessi.  
[[File:Lotta di classe.jpg|right|280 px|thumb|''[[Lotta di classe]]'' (Organo dell'[[USI]]), n° 125, giugno 2012]]
[[File:Lotta di classe.jpg|right|280 px|thumb|''[[Lotta di classe]]'' (Organo dell'[[USI]]), n° 125, giugno 2012]]
Nella '''società  feudale''' il potere apparteneva all'aristocrazia, quantunque l'importanza della [[borghesia]] crebbe gradualmente con la rivitalizzazione delle città , al cui interno aumentò progressivamente la sua importanza.<ref>Si veda: [[Rivolta dei contadini in Germania (1525)]], [[Insurrezione contadina d'Ungheria (1514)]]</ref> Iniziò comunque da allora un processo di erosione e trasformazione delle strutture sociali, sino ad allora incentrate sulle campagne, che comportarono una crescita urbana e lo sviluppo e concentrazione delle attività  commerciali e manifatturiere, per altro agevolata dalla centralizzazione politico-amministrativa operata dallo [[Stato]] moderno. Nel [[1758]] François Quesnay pubblicò il suo primo trattato fisiocratico che divideva la società  in "classe produttiva" (attività  agricole) e "classi non produttive" e sfruttatrici (militari, accademici, politici e funzionari statali, nobili e politici privilegiati, ecc). Più avanti ancora Adam Smith divise la società  in «coloro che vivono di rendita, coloro che vivono di salario e coloro che vivono di profitti».<ref>''La Ricchezza delle Nazioni'' - Grandi Tascabili Economici Newton, Roma,</ref>
Nella '''società  feudale''' il potere apparteneva all'aristocrazia, quantunque l'importanza della [[borghesia]] crebbe gradualmente con la rivitalizzazione delle città , al cui interno aumentò progressivamente la sua importanza.<ref>Si veda: [[Rivolta dei contadini in Germania (1525)]], [[Insurrezione contadina d'Ungheria (1514)]]</ref> Iniziò comunque da allora un processo di erosione e trasformazione delle strutture sociali, sino ad allora incentrate sulle campagne, che comportarono una crescita urbana e lo sviluppo e concentrazione delle attività  commerciali e manifatturiere, per altro agevolata dalla centralizzazione politico-amministrativa operata dallo [[Stato]] moderno. Nel [[1758]] François Quesnay pubblicò il suo primo trattato fisiocratico che divideva la società  in "classe produttiva" (attività  agricole) e "classi non produttive" e sfruttatrici (militari, accademici, politici e funzionari statali, nobili e politici privilegiati, ecc). Più avanti ancora Adam Smith divise la società  in «coloro che vivono di rendita, coloro che vivono di salario e coloro che vivono di profitti».<ref>''La Ricchezza delle Nazioni'' - Grandi Tascabili Economici Newton, Roma,</ref>


La [[rivoluzione francese]] del [[1789]] fu lo spartiacque che segnò la fine della società  feudale e l'emergere definitivo della [[borghesia]] come [[classismo|classe dominante]].
La [[rivoluzione francese]] del [[1789]] fu lo spartiacque che segnò la fine della società  feudale e l'emergere definitivo della [[borghesia]] come [[classismo|classe dominante]].


== Sviluppo post-rivoluzionario della lotta di classe==
== Sviluppo post-rivoluzionario della lotta di classe==
Riga 27: Riga 27:
=== Interpretazione anarchica ===
=== Interpretazione anarchica ===


Gli anarchici della [[anarco-comunismo|corrente comunista]] (ma anche di diverse [[anarco-individualismo|fazioni individualiste]]), perfettamente in linea con la sinistra rivoluzionaria, ritengono che la [[capitalismo|società  capitalista]] sia divisa in classi e che queste abbiano interessi contrapposti ed inconciliabili. Secondo gli anarchici l'origine del conflitto tra le classi non è solo di tipo economico ma riguarda anche l'idea stessa del [[potere]]. Chi lo detiene, infatti, domina le altri classi e instaura una [[gerarchia]], che ovviamente si manifesta anche materialmente. Per questo gli anarchici ritengono che la lotta di classe non debba essere considerata una prerogativa esclusiva del [[movimento operaio]] (come pensano i [[marxismo|marxisti]] nella loro visione deterministica, attribuendo la centralità  delle lotte proprio agli operai in quanto classe antagonista degli industriali) ma che essa debba essere portata avanti anche dai contadini, dal cosiddetto sottoproletariato ed eventualmente anche dal ceto medio (che tende sempre più a proletizzarsi).
Gli anarchici della [[anarco-comunismo|corrente comunista]] (ma anche di diverse [[anarco-individualismo|fazioni individualiste]]), perfettamente in linea con la sinistra rivoluzionaria, ritengono che la [[capitalismo|società  capitalista]] sia divisa in classi e che queste abbiano interessi contrapposti ed inconciliabili. Secondo gli anarchici l'origine del conflitto tra le classi non è solo di tipo economico ma riguarda anche l'idea stessa del [[potere]]. Chi lo detiene, infatti, domina le altri classi e instaura una [[gerarchia]], che ovviamente si manifesta anche materialmente. Per questo gli anarchici ritengono che la lotta di classe non debba essere considerata una prerogativa esclusiva del [[movimento operaio]] (come pensano i [[marxismo|marxisti]] nella loro visione deterministica, attribuendo la centralità  delle lotte proprio agli operai in quanto classe antagonista degli industriali) ma che essa debba essere portata avanti anche dai contadini, dal cosiddetto sottoproletariato ed eventualmente anche dal ceto medio (che tende sempre più a proletizzarsi).


Obiettivo degli anarchici è la costituzione di una società  senza [[classismo|classi]] e [[gerarchia|gerarchie]], fondata sull'[[eguaglianza]], la [[libertà ]] e la [[giustizia sociale]]. Gli anarchici ritengono che la lotta di classe rivoluzionaria non debba essere guidata da un'avanguardia che si pone al di sopra delle masse (come ipotizza il [[marxismo-leninismo]]) ma dagli sfruttati stessi che aboliscono immediatamente lo [[Stato]] (senza aspettare la sua estinzione come pensano i [[marxismo|marxisti]]) e tutte le forme di [[gerarchia]] sociale ed economica.<ref>Si vedano le divergenze tra [[anarchismo e marxismo]]</ref>
Obiettivo degli anarchici è la costituzione di una società  senza [[classismo|classi]] e [[gerarchia|gerarchie]], fondata sull'[[eguaglianza]], la [[libertà ]] e la [[giustizia sociale]]. Gli anarchici ritengono che la lotta di classe rivoluzionaria non debba essere guidata da un'avanguardia che si pone al di sopra delle masse (come ipotizza il [[marxismo-leninismo]]) ma dagli sfruttati stessi che aboliscono immediatamente lo [[Stato]] (senza aspettare la sua estinzione come pensano i [[marxismo|marxisti]]) e tutte le forme di [[gerarchia]] sociale ed economica.<ref>Si vedano le divergenze tra [[anarchismo e marxismo]]</ref>
=== Interpretazione marxista ===
=== Interpretazione marxista ===
[[File:Karl_Marx_001.jpg|thumb|[[Karl Marx]]]]
[[File:Karl_Marx_001.jpg|thumb|[[Karl Marx]]]]
Secondo [[Marx]] la storia scritta di tutte le società  esistenti ed esistite non è altro che lotta di classe:
Secondo [[Marx]] la storia scritta di tutte le società  esistenti ed esistite non è altro che lotta di classe:
:«Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della gleba, membri delle corporazioni e garzoni, in breve, oppressori e oppressi, furono continuamente in reciproco contrasto, e condussero una lotta ininterrotta, ora latente ora aperta; lotta che ogni volta è finita o con una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società  o con la comune rovina delle classi in lotta.» <ref name="Diogene">[http://www.polesine.com/pagine/cultura/letteratura/a005.htm Il Manifesto del Partito Comunista]</ref>
:«Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della gleba, membri delle corporazioni e garzoni, in breve, oppressori e oppressi, furono continuamente in reciproco contrasto, e condussero una lotta ininterrotta, ora latente ora aperta; lotta che ogni volta è finita o con una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società  o con la comune rovina delle classi in lotta.» <ref name="Diogene">[http://www.polesine.com/pagine/cultura/letteratura/a005.htm Il Manifesto del Partito Comunista]</ref>


La moderna società , che ha sostituito quella feudale, non ha posto fine agli antagonismi fra le [[classismo|classi sociali]], ma ha semplicemente sostituito quelle antiche con delle nuove. Nuove classi che hanno portato a nuove condizioni di oppressione e nuove forme di lotta.
La moderna società , che ha sostituito quella feudale, non ha posto fine agli antagonismi fra le [[classismo|classi sociali]], ma ha semplicemente sostituito quelle antiche con delle nuove. Nuove classi che hanno portato a nuove condizioni di oppressione e nuove forme di lotta.
: «La nostra epoca, l'epoca della borghesia, si distingue però dalle altre per aver semplificato gli antagonismi di classe. L'intera società  si va scindendo sempre più in due grandi campi nemici, in due grandi classi direttamente contrapposte l'una all'altra: borghesia e proletariato.» <ref name="Diogene">[http://www.polesine.com/pagine/cultura/letteratura/a005.htm Il Manifesto del Partito Comunista]</ref>
: «La nostra epoca, l'epoca della borghesia, si distingue però dalle altre per aver semplificato gli antagonismi di classe. L'intera società  si va scindendo sempre più in due grandi campi nemici, in due grandi classi direttamente contrapposte l'una all'altra: borghesia e proletariato.» <ref name="Diogene">[http://www.polesine.com/pagine/cultura/letteratura/a005.htm Il Manifesto del Partito Comunista]</ref>


Egli ritiene che se si vorrà  impedire la distruzione reciproca delle classi sociali in lotta, il [[proletariato]] dovrà  cambiare l'esistente e superare il modo [[capitalismo|capitalista]] di produzione. La [[rivoluzione sociale]] condurrà  il [[proletariato]] alla presa del potere politico, ci sarà  una fase di transizione in cui ci si approprierà  degli strumenti dello [[Stato]] per trasformare la società : da uno [[Stato]] borghese allo [[Stato]] proletario attraverso la [[dittatura del proletariato]].
Egli ritiene che se si vorrà  impedire la distruzione reciproca delle classi sociali in lotta, il [[proletariato]] dovrà  cambiare l'esistente e superare il modo [[capitalismo|capitalista]] di produzione. La [[rivoluzione sociale]] condurrà  il [[proletariato]] alla presa del potere politico, ci sarà  una fase di transizione in cui ci si approprierà  degli strumenti dello [[Stato]] per trasformare la società : da uno [[Stato]] borghese allo [[Stato]] proletario attraverso la [[dittatura del proletariato]].


Una volta terminata la fase di transizione, si arriverà  al [[comunismo]], cioè ad una società  senza classi sociali. Una volta che queste verranno a mancare, e con esse anche la lotta di classe, sparirà  anche l'istituzione che sorregge la società  classista: lo [[Stato]].  
Una volta terminata la fase di transizione, si arriverà  al [[comunismo]], cioè ad una società  senza classi sociali. Una volta che queste verranno a mancare, e con esse anche la lotta di classe, sparirà  anche l'istituzione che sorregge la società  classista: lo [[Stato]].  
=== Interpretazione fascismo ===
=== Interpretazione fascismo ===
Il [[fascismo]] ripudia la lotta di classe e auspica invece la conciliazione delle stesse in nome degli interessi "superiori" dello [[Stato]]. Per questo l'essenza del fascismo è stato ed è il [[corporativismo]], ovvero il tentativo di pacificare l'eterno conflitto capitale-lavoro. Una pacificazione che però comporta il mantenimento dello ''status quo'', ovvero la salvaguardia della rigida divisione in [[classismo|classi della società ]]. Per questo motivo il [[fascismo]] non può essere definita una ideologia rivoluzionaria ma reazionaria, perché impedisce alle classi sfruttate di emergere e abolire lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
Il [[fascismo]] ripudia la lotta di classe e auspica invece la conciliazione delle stesse in nome degli interessi "superiori" dello [[Stato]]. Per questo l'essenza del fascismo è stato ed è il [[corporativismo]], ovvero il tentativo di pacificare l'eterno conflitto capitale-lavoro. Una pacificazione che però comporta il mantenimento dello ''status quo'', ovvero la salvaguardia della rigida divisione in [[classismo|classi della società ]]. Per questo motivo il [[fascismo]] non può essere definita una ideologia rivoluzionaria ma reazionaria, perché impedisce alle classi sfruttate di emergere e abolire lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
== Note ==
== Note ==
<references/>
<references/>
64 364

contributi

I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi. Utilizzando i nostri servizi, accetti il nostro utilizzo dei cookie.

Menu di navigazione