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[[File:Peace Sign.png|thumb|right|110px|Un simbolo della Pace, dalle [[campagne per il disarmo nucleare]]]]
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Il '''pacifismo''' è il rifiuto della [[violenza]] e della [[guerra]] come strumenti per la soluzione di [[conflitto|conflitti]], cercando invece di costruire e mantenere la [[pace]] nella società  attraverso politiche e azioni di [[giustizia sociale]].
Il '''pacifismo''' è il rifiuto della [[violenza]] e della [[guerra]] come strumenti per la soluzione di [[conflitto|conflitti]], cercando invece di costruire e mantenere la [[pace]] nella società  attraverso politiche e azioni di [[giustizia sociale]].


Il termine si riferisce in effetti a un ampio spettro di posizioni, che vanno dalla specifica condanna della guerra a un approccio totalmente [[nonviolenza|nonviolento]] alla vita. In definitiva, il pacifismo può avere basi [[etica|etiche]] (la convinzione che la violenza sia moralmente sbagliata) oppure [[pragmatismo|pragmatiche]] (la convinzione che la violenza non sia mai efficace).
Il termine si riferisce in effetti a un ampio spettro di posizioni, che vanno dalla specifica condanna della guerra a un approccio totalmente [[nonviolenza|nonviolento]] alla vita. In definitiva, il pacifismo può avere basi [[etica|etiche]] (la convinzione che la violenza sia moralmente sbagliata) oppure [[pragmatismo|pragmatiche]] (la convinzione che la violenza non sia mai efficace).
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==Ideologia==
==Ideologia==
[[File:Shell to Sea poster.gif|400 px|thumb]]
[[File:Shell to Sea poster.gif|400 px|thumb]]
Il rifiuto, comune a tutti i sostenitori del pacifismo, a prescindere dalle differenti motivazioni, riguarda la [[guerra]], ovvero quel contenzioso organizzato tra etnie, stati, [[cultura|culture]], gruppi sociali, che sia condotto con la [[forza]], per ragioni economiche, acquisizione di territorio, ottenimento di superiorità  o dominio, o altre ragioni, e che venga combattuto da individui diversi da coloro che lo hanno deciso (militari), e - per la gran parte - subito nelle sue conseguenze da persone ancora diverse (civili).
Il rifiuto, comune a tutti i sostenitori del pacifismo, a prescindere dalle differenti motivazioni, riguarda la [[guerra]], ovvero quel contenzioso organizzato tra etnie, stati, [[cultura|culture]], gruppi sociali, che sia condotto con la [[forza]], per ragioni economiche, acquisizione di territorio, ottenimento di superiorità  o dominio, o altre ragioni, e che venga combattuto da individui diversi da coloro che lo hanno deciso (militari), e - per la gran parte - subito nelle sue conseguenze da persone ancora diverse (civili).


Su tutte le altre forme di [[violenza]] bisognerebbe soffermarsi caso per caso, con il rischio di generalizzare e dunque di banalizzare il concetto. In questo senso, è bene evitare di effettuare un qualsivoglia parallelo tra le situazioni di guerra e i conflitti interpersonali, aspetto, questo, piuttosto fuorviante in seno alle discussioni sulle opportunità  delle varie strategie di risoluzione dei conflitti. L'unica somiglianza riscontrabile tra un conflitto bellico ed uno interpersonale risiede nella constatazione che - come in [[politica]] [[internazionale]] - la maggior parte dei conflitti interpersonali non si risolve affatto con la violenza, ma in modi pacifici (a patto di accettare di considerare le minacce un mezzo pacifico).  
Su tutte le altre forme di [[violenza]] bisognerebbe soffermarsi caso per caso, con il rischio di generalizzare e dunque di banalizzare il concetto. In questo senso, è bene evitare di effettuare un qualsivoglia parallelo tra le situazioni di guerra e i conflitti interpersonali, aspetto, questo, piuttosto fuorviante in seno alle discussioni sulle opportunità  delle varie strategie di risoluzione dei conflitti. L'unica somiglianza riscontrabile tra un conflitto bellico ed uno interpersonale risiede nella constatazione che - come in [[politica]] [[internazionale]] - la maggior parte dei conflitti interpersonali non si risolve affatto con la violenza, ma in modi pacifici (a patto di accettare di considerare le minacce un mezzo pacifico).  


In altre parole, non solo il pacifista ritiene che la [[pace]] sia un'opzione migliore dal punto di vista morale: egli/ella ritiene anche che sia sempre la soluzione più efficace, funzionale, ovvero - banalmente - la più conveniente da tutti i punti di vista, qualora l'obiettivo da risolvere sia un conflitto.
In altre parole, non solo il pacifista ritiene che la [[pace]] sia un'opzione migliore dal punto di vista morale: egli/ella ritiene anche che sia sempre la soluzione più efficace, funzionale, ovvero - banalmente - la più conveniente da tutti i punti di vista, qualora l'obiettivo da risolvere sia un conflitto.
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[[Image: Cleyere.jpg|thumb|left|[[Voltairine de Cleyre]], femminista, pacifista ed anarchica]]
[[Image: Cleyere.jpg|thumb|left|[[Voltairine de Cleyre]], femminista, pacifista ed anarchica]]
[[File: Emiliecarles.gif|thumb|170 px|[[Emilie Carles]], pacifista e anarchica]]
[[File: Emiliecarles.gif|thumb|170 px|[[Emilie Carles]], pacifista e anarchica]]
Un altro elemento importante da considerare è la varietà  e il grado di efficacia delle strategie di lotta pacifiste: è opinione diffusa che, a parte il celebre esempio del [[Mahatma Gandhi]], non ci siano esempi rilevanti di pacifismo efficiente. In realtà  tale opinione è stata spesso smentita, e strategie pacifiche e non-violente hanno dato spesso i risultati sperati, anche in contesti non certo facili e contro avversari considerati tra i più crudeli e sanguinari criminali della storia. Alcuni esempi:
Un altro elemento importante da considerare è la varietà  e il grado di efficacia delle strategie di lotta pacifiste: è opinione diffusa che, a parte il celebre esempio del [[Mahatma Gandhi]], non ci siano esempi rilevanti di pacifismo efficiente. In realtà  tale opinione è stata spesso smentita, e strategie pacifiche e non-violente hanno dato spesso i risultati sperati, anche in contesti non certo facili e contro avversari considerati tra i più crudeli e sanguinari criminali della storia. Alcuni esempi:


# Durante la [[II Guerra Mondiale]], all'indomani dell'occupazione tedesca della [[Norvegia]], le scuole opposero resistenza non violenta ai [[Nazismo|nazisti]]. I [[Germania|tedeschi]] imposero un loro statuto didattico nel [[1941]]: gli insegnanti scioperarono, supportati da genitori, alunni e dalle chiese. Più di mille insegnanti furono arrestati e inviati nei campi di concentramento, nel nord del paese. Centinaia furono torturati, ma pochissimi cedettero. Nel [[1942]] gli arrestati vennero rilasciati e quello stesso autunno le scuole riaprirono senza i programmi nazisti.  
# Durante la [[II Guerra Mondiale]], all'indomani dell'occupazione tedesca della [[Norvegia]], le scuole opposero resistenza non violenta ai [[Nazismo|nazisti]]. I [[Germania|tedeschi]] imposero un loro statuto didattico nel [[1941]]: gli insegnanti scioperarono, supportati da genitori, alunni e dalle chiese. Più di mille insegnanti furono arrestati e inviati nei campi di concentramento, nel nord del paese. Centinaia furono torturati, ma pochissimi cedettero. Nel [[1942]] gli arrestati vennero rilasciati e quello stesso autunno le scuole riaprirono senza i programmi nazisti.  
# In [[Danimarca]], sempre durante il nazismo, quando furono proclamate le leggi razziali, tutto il popolo si oppose. Quando fu impartito l'ordine di scrivere "Jude" sulle vetrine dei negozi ebrei, tutti i negozianti - anche i non ebrei - lo scrissero. Quando fu imposta la stella gialla agli [[ebrei]], tutta la popolazione, a cominciare dal re, fece altrettanto. Alla fine, la Danimarca può vantare la percentuale e il numero di ebrei deportati nei campi di concentramento più bassa della II guerra mondiale.  
# In [[Danimarca]], sempre durante il nazismo, quando furono proclamate le leggi razziali, tutto il popolo si oppose. Quando fu impartito l'ordine di scrivere "Jude" sulle vetrine dei negozi ebrei, tutti i negozianti - anche i non ebrei - lo scrissero. Quando fu imposta la stella gialla agli [[ebrei]], tutta la popolazione, a cominciare dal re, fece altrettanto. Alla fine, la Danimarca può vantare la percentuale e il numero di ebrei deportati nei campi di concentramento più bassa della II guerra mondiale.  
# Durante il [[XIX secolo]], nell'[[Ungheria]] dominata dall'[[Austria]], le chiese protestanti subirono una dura repressione. Ai processi contro vescovi e pastori arrestati, gli studenti fecero manifestazioni di solidarietà , in totale silenzio e vestiti di nero. Il popolo intero fece resistenza nonviolenta per l'indipendenza del paese. Furono boicottati i prodotti austriaci; nessuno pagò le tasse. Nel [[1866]], l'imperatore [[Francesco Giuseppe]] introdusse la coscrizione militare per la guerra contro la Prussia: nessuno si presentò. Nel 1867 l'Ungheria ottenne l'indipendenza anche grazie ai "disertori" (e quindi in barba ad una diffusa definizione militarista di patriottismo), disertori che oggi chiameremmo semplicemente [[Obiezione di coscienza|obiettori di coscienza]]  
# Durante il [[XIX secolo]], nell'[[Ungheria]] dominata dall'[[Austria]], le chiese protestanti subirono una dura repressione. Ai processi contro vescovi e pastori arrestati, gli studenti fecero manifestazioni di solidarietà , in totale silenzio e vestiti di nero. Il popolo intero fece resistenza nonviolenta per l'indipendenza del paese. Furono boicottati i prodotti austriaci; nessuno pagò le tasse. Nel [[1866]], l'imperatore [[Francesco Giuseppe]] introdusse la coscrizione militare per la guerra contro la Prussia: nessuno si presentò. Nel 1867 l'Ungheria ottenne l'indipendenza anche grazie ai "disertori" (e quindi in barba ad una diffusa definizione militarista di patriottismo), disertori che oggi chiameremmo semplicemente [[Obiezione di coscienza|obiettori di coscienza]]  
# Sempre nel XIX secolo, la Norvegia ottenne l'indipendenza dalla Svezia con mezzi esclusivamente non violenti, soprattutto per la fondamentale mediazione di [[Fridtjof Nansen]], in seguito [[Premio Nobel per la pace]].
# Sempre nel XIX secolo, la Norvegia ottenne l'indipendenza dalla Svezia con mezzi esclusivamente non violenti, soprattutto per la fondamentale mediazione di [[Fridtjof Nansen]], in seguito [[Premio Nobel per la pace]].


Gli esempi citati appartengono a situazioni sostanzialmente già  precipitate, il che non fa giustizia all'idea di pacifismo nella sua totalità , poiché alla soluzione di conflitti già  avviati, bisogna aggiungere due tipi contesti tutt'altro che marginali:  
Gli esempi citati appartengono a situazioni sostanzialmente già  precipitate, il che non fa giustizia all'idea di pacifismo nella sua totalità , poiché alla soluzione di conflitti già  avviati, bisogna aggiungere due tipi contesti tutt'altro che marginali:  


# Quelli in cui i mezzi non violenti ([[diplomazia]], manifestazioni, trattati e quant'altro) hanno evitato 'in via preventiva' il conflitto. Questa porzione di eventi va considerata la maggior forza, anche se la meno eclatante, del pacifismo come soluzione di conflitti "latenti" o imminentì.
# Quelli in cui i mezzi non violenti ([[diplomazia]], manifestazioni, trattati e quant'altro) hanno evitato 'in via preventiva' il conflitto. Questa porzione di eventi va considerata la maggior forza, anche se la meno eclatante, del pacifismo come soluzione di conflitti "latenti" o imminentì.
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==Il pacifismo oggi==
==Il pacifismo oggi==


La tensione tra sostenitori della [[pace]] e sostenitori del conflitto armato è oggi sostituita da una forma di contrasto apparentemente più tenue, ma in realtà  molto simile.<br>
La tensione tra sostenitori della [[pace]] e sostenitori del conflitto armato è oggi sostituita da una forma di contrasto apparentemente più tenue, ma in realtà  molto simile.<br>
A livello prettamente terminologico, la storica figura del 'guerrafondaio', ovvero colui che traeva immediati vantaggi politici, personali od economici dalla guerra e dalle sue conseguenze (sospensione dei diritti, commesse di armi o altre forniture militari), o che semplicemente abbracciava ideologie [[militarismo|militariste]] e magari [[evoluzionismo|evoluzioniste]], sembra essere del tutto scomparsa - magari solo dal dibattito pubblico - alla fine della [[Seconda Guerra Mondiale]], sostituita da quella più sottile del sostenitore del "male necessario", ovvero colui che considera determinate situazioni (violazioni dei fondamentali diritti umani per fare un esempio) esclusivamente - e dolorosamente - risolvibili con un conflitto armato, magari proponendo l'uso di "armi intelligenti" e/o interventi di "guerra chirurgica" come espressioni di forme avanzate e democratiche di conflitti armati.<br>
A livello prettamente terminologico, la storica figura del 'guerrafondaio', ovvero colui che traeva immediati vantaggi politici, personali od economici dalla guerra e dalle sue conseguenze (sospensione dei diritti, commesse di armi o altre forniture militari), o che semplicemente abbracciava ideologie [[militarismo|militariste]] e magari [[evoluzionismo|evoluzioniste]], sembra essere del tutto scomparsa - magari solo dal dibattito pubblico - alla fine della [[Seconda Guerra Mondiale]], sostituita da quella più sottile del sostenitore del "male necessario", ovvero colui che considera determinate situazioni (violazioni dei fondamentali diritti umani per fare un esempio) esclusivamente - e dolorosamente - risolvibili con un conflitto armato, magari proponendo l'uso di "armi intelligenti" e/o interventi di "guerra chirurgica" come espressioni di forme avanzate e democratiche di conflitti armati.<br>
Tutto ciò sposta apparentemente il dibattito su un terreno del tutto nuovo.
Tutto ciò sposta apparentemente il dibattito su un terreno del tutto nuovo.
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*Salvatore A., ''Il pacifismo'', Carocci, Roma 2010.
*Salvatore A., ''Il pacifismo'', Carocci, Roma 2010.
* Catarci M., ''Il pensiero disarmato. La pedagogia della nonviolenza di Aldo Capitini'', Edizioni Gruppo Abele, Torino, 2007.
* Catarci M., ''Il pensiero disarmato. La pedagogia della nonviolenza di Aldo Capitini'', Edizioni Gruppo Abele, Torino, 2007.
*Manara F. C., ''Una forza che dà  vita. Ricominciare con Gandhi in un'età  di terrorismi'', UNICOPLI, Milano, 2006.
*Manara F. C., ''Una forza che dà  vita. Ricominciare con Gandhi in un'età  di terrorismi'', UNICOPLI, Milano, 2006.
*Cozzo A., ''Conflittualità  nonviolenta. Filosofia e pratiche di lotta comunicativa'', Mimesis, 2004.
*Cozzo A., ''Conflittualità  nonviolenta. Filosofia e pratiche di lotta comunicativa'', Mimesis, 2004.
*[[Hannah Arendt]], ''Sulla violenza'', Pratiche, Parma, 2001
*[[Hannah Arendt]], ''Sulla violenza'', Pratiche, Parma, 2001
*Sharp G., ''Politica dell'azione nonviolenta'', EGA, Torino, 1985-1997.
*Sharp G., ''Politica dell'azione nonviolenta'', EGA, Torino, 1985-1997.
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