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=== Primi contatti con l'anarchismo === | === Primi contatti con l'anarchismo === | ||
Fabbri iniziò la sua militanza nel [[1897]] inviando un articolo, dal titolo ''Armonia naturale'', | Fabbri iniziò la sua militanza nel [[1897]] inviando un articolo, dal titolo ''Armonia naturale'', al [[stampa anarchica|giornale anarchico]] «[[L'agitazione]]» di Ancona. Qualche tempo dopo gli giunse una lettera dalla redazione anconetana che lo invitava a recarsi di persona presso il domicilio di un anarchico, [[Cesare Agostinelli]], che di mestiere faceva il cappellaio. Una volta giunto nella sua bottega Fabbri fu accompagnato in un'altra casa dove, con sua grande sorpresa, incontrò l'esule [[Malatesta]] che tutti credevano a Londra mentre in realtà si nascondeva nel cuore di Ancona, da dove dirigeva «[[L'Agitazione]]». | ||
I due si trattennero a chiacchierare a lungo dando inizio alla militanza del giovane '''Fabbri''' che sarebbe terminata solo alla sua morte ([[1935]]). | I due si trattennero a chiacchierare a lungo dando inizio alla militanza del giovane '''Fabbri''' che sarebbe terminata solo alla sua morte ([[1935]]). | ||
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[[File:Luce1.jpg|thumb|[[Luce Fabbri]], figlia di Luigi]] | [[File:Luce1.jpg|thumb|[[Luce Fabbri]], figlia di Luigi]] | ||
Per le edizioni de «Il Pensiero» Fabbri stese anche la relazione del [[Congresso di Amsterdam (1907) |Congresso Anarchico Internazionale di Amsterdam (1907)]], durante il quale furono particolarmente dibattute le due questioni relative al [[sindacalismo]] e all'organizzazione. Cessate le attività de «Il Pensiero» collaborò a «[[Volontà ]]», svolgendo un ruolo di orientamento ideologico all'interno del movimento e di un propaganda all'esterno. | Per le edizioni de «Il Pensiero» Fabbri stese anche la relazione del [[Congresso di Amsterdam (1907) |Congresso Anarchico Internazionale di Amsterdam (1907)]], durante il quale furono particolarmente dibattute le due questioni relative al [[sindacalismo]] e all'organizzazione. Cessate le attività de «Il Pensiero» collaborò a «[[Volontà ]]», svolgendo un ruolo di orientamento ideologico all'interno del movimento e di un propaganda all'esterno. | ||
Pubblicò articoli e opuscoli su diversi argomenti legati all'[[anarchismo]]: sul [[socialismo libertario]] di [[Carlo Pisacane]], sulla questione organizzativa, su [[Francisco Ferrer y Guardia]], sul rapporto ''[[Stato]]-[[Chiesa]]'' ecc. Nel [[1916]], firmandosi "un gruppo di anarchici", ribadì con vigore il proprio [[antimilitarismo]] e si contrappose | Pubblicò articoli e opuscoli su diversi argomenti legati all'[[anarchismo]]: sul [[socialismo libertario]] di [[Carlo Pisacane]], sulla questione organizzativa, su [[Francisco Ferrer y Guardia]], sul rapporto ''[[Stato]]-[[Chiesa]]'' ecc. Nel [[1916]], firmandosi "un gruppo di anarchici", ribadì con vigore il proprio [[antimilitarismo]] e si contrappose ad alcuni anarchici ([[Kropotkin]], [[Grave]] e [[Cornelissen]]) che invece si dichiararono interventisti ([[Kropotkin]] successivamente si pentirà di quella scelta, che oggettivamente risulterà sbagliata). | ||
Nel primo dopoguerra fu tra i promotori dell''''UCAI''' ([[Unione Comunista Anarchica Italiana]]), prima che la spinta unanimista di [[Malatesta]] lo spingesse alla formazione dell''''UAI''' ([[Unione Anarchica Italiana]]). Fu direttore di «[[Umanità Nova]]», lo storico quotidiano dell''''UAI''' e ora settimanale della [[Federazione Anarchica Italiana]]. | Nel primo dopoguerra fu tra i promotori dell''''UCAI''' ([[Unione Comunista Anarchica Italiana]]), prima che la spinta unanimista di [[Malatesta]] lo spingesse alla formazione dell''''UAI''' ([[Unione Anarchica Italiana]]). Fu direttore di «[[Umanità Nova]]», lo storico quotidiano dell''''UAI''' e ora settimanale della [[Federazione Anarchica Italiana]]. | ||
Fabbri si oppose sempre a qualsiasi scissione dentro l'organizzazione operaia (anche quella che all'epoca vide la nascita dell'[[USI]]), sostenendo la necessità di un'[[organizzazione di massa]] affiancata ad [[organizzazione specifica|una specifica]]. | Fabbri si oppose sempre a qualsiasi scissione dentro l'organizzazione operaia (anche quella che all'epoca vide la nascita dell'[[USI]]), sostenendo la necessità di un'[[organizzazione di massa]] affiancata ad [[organizzazione specifica|una specifica]]. | ||
Nell'agosto del [[1920]] terminò di scrivere il libro ''[[Dittatura e Rivoluzione]]'' (considerato uno dei migliori libri scritti da anarchici e una sorta di risposta a ''[[Stato e Rivoluzione]]'' di [[Lenin]]), nel quale condannò, senza riserve, la deriva autoritaria della rivoluzione bolscevica, cogliendo l'inconciliabile | Nell'agosto del [[1920]] terminò di scrivere il libro ''[[Dittatura e Rivoluzione]]'' (considerato uno dei migliori libri scritti da anarchici e una sorta di risposta a ''[[Stato e Rivoluzione]]'' di [[Lenin]]), nel quale condannò, senza riserve, la deriva autoritaria della rivoluzione bolscevica, cogliendo l'inconciliabile antagonismo fra [[anarchismo e marxismo]] e fra il [[socialismo libertario]] e quello autoritario. | ||
:«Gli anarchici, troppo in minoranza e poco organizzati, non potevano certo contrastare ai bolscevichi la presa del potere. Questi ultimi, poco a poco, per merito anche della loro infaticabile attività e della linea di condotta intransigente, avversa alla prosecuzione della guerra, finirono col diventare maggioranza nei soviet, che avevano più a portata di mano il meccanismo statale; e, quando furono sicuri d'avere in essi una base popolare sufficiente, profittarono della prima occasione, forti dell'appoggio dei soldati stufi della guerra, per rovesciare Kerensky e gli altri democratici e social-patriottici, ed occuparne il posto più solidamente di loro.[[File:Pensiero_e_volonta.jpg|150 px|left|thumb|''[[Pensiero e Volontà ]]'']] Allora le cose cambiarono, i bolscevichi al potere poco per volta cercarono di ristabilire lo spirito di disciplina ed ubbidienza, di combattere le tendenze anarchiche, di limitare le varie forme di libertà .» <ref>''Dittatura e Rivoluzione'', pag 64</ref> | :«Gli anarchici, troppo in minoranza e poco organizzati, non potevano certo contrastare ai bolscevichi la presa del potere. Questi ultimi, poco a poco, per merito anche della loro infaticabile attività e della linea di condotta intransigente, avversa alla prosecuzione della guerra, finirono col diventare maggioranza nei soviet, che avevano più a portata di mano il meccanismo statale; e, quando furono sicuri d'avere in essi una base popolare sufficiente, profittarono della prima occasione, forti dell'appoggio dei soldati stufi della guerra, per rovesciare Kerensky e gli altri democratici e social-patriottici, ed occuparne il posto più solidamente di loro.[[File:Pensiero_e_volonta.jpg|150 px|left|thumb|''[[Pensiero e Volontà ]]'']] Allora le cose cambiarono, i bolscevichi al potere poco per volta cercarono di ristabilire lo spirito di disciplina ed ubbidienza, di combattere le tendenze anarchiche, di limitare le varie forme di libertà .» <ref>''Dittatura e Rivoluzione'', pag 64</ref> | ||